Titolo: Giù
Fandom: Axis Powers Hetalia
Coppia: Cina/Inghilterra (Arthru Kirkland/Yao Wang) [+ Francia (Francis Bonnefoy)]
Prompt: #24 Incubo
Rating: Per tutti
Riassunto:
Avvertimenti: Ruhm!POV
Note: Partecipa alla Superalcolici!Challenge indetta da
terryh_nyan in cui bisogna scrivere una storia dal punto di vista dell'alcolico, e quindi del Ruhm, come da Prompt scelto
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Panda's Journal #24 Incubo ~ Giù
Cina mi prende per il collo e mi guarda, ma è uno sguardo vuoto, come se non mi stesse veramente guardando. Nell'aria c'è un tanfo terribile, è l'odore dell'oppio che ha fumato per lenire il suo dolore. E, nonostante sappia benissimo che alcol e droghe sono una miscela omicida, mi versa nel bicchiere lentamente e meccanicamente, è un gesto che ha ripetuto infinite volte negli ultimi tempi, ubriacandosi sempre di più ogni sera, quando i suoi fratellini sono sotto le coperte e dormono ignari della sbronza a cui Yao si sottopone. Come se fosse una punizione, come se fosse colpa sua se Inghilterra gli ha portato via Hong Kong, come se fosse lui il colpevole della sofferenza del suo popolo. Lui, che ha dato via l'anima -e un fratello- per scacciare Arthur dalla sua terra.
E giù.
Scorro placido lungo la faringe e l'esofago per finirgli direttamente nello stomaco.
Se potessi parlare, se potessi anche solo dirgli una volta di smetterla di uccidersi da solo -perchè sono un assassino-, allora lo fermerei. Se avessi mani lo bloccherei. Ma sono solo del Ruhm, puro e semplice, un alcolico che non ha arti per fermare chi mi beve.
E come al solito, come d'abitudine ormai, dopo il primo sorso Cina si abbandona alle lacrime. Nasconde gli occhi dietro il palmo della sua mano e piange. Si nasconde dalla vergogna, vergogna di sé stesso, come se ci fosse qualcun altro in questa stanza, ma questa è vuota. Non ci sono fratellini, non ci sono nemici. Ci sono solo una pipa colma di oppio ancora fumante e io, una bottiglia di Ruhm, che non ho né bocca né parole per giudicare il suo pianto quasi isterico.
E giù.
Come se potessi alleviare ogni dolore, fermare ogni lacrima, mi beve ancora, finchè non si abbandona al sonno, un sonno tormentato da incubi che solo l'oppio e l'alcol provocano. Un incubo dove Arthur persiste, lo percuote, lo ferisce, lo minaccia, lo costringe.
Un incubo così vero che sa quasi di ricordo.
Urla nel sonno, geme di dolore, come se vecchie ferite si fossero riaperte, ferite dell'animo umano che mai si rimarginano. E io posso solamente guardare.
E giù.
A chilometri di distanza in un salone adornato a festa Arthur Kirkland mi beve con nonchalance, mentre gli altri invitati alla festa sono seduti al tavolo e mangiano con gusto pietanze francesi -pietanze che in Inghilterra sognano-.
Fa ondeggiare il bicchiere colmo di me, un buon Ruhm d'annata che si tiene gelosamente conservato in una fiaschetta dento una tasca interna del suo giaccone.
Facendomi girare in circolo mi fissa, come ipnotizzato da un pendolo, e i ricordi lo prendono. Perchè il Rhum, che ha vantato per anni quando era ancora un pirata e mi beveva a fiumi come sua bevanda preferita, è un altra delle piccole cose che ha rubato alla Cina.
E i ricordi viaggiano nella sua mente, facendogli male alla testa.
Ricordi che sembrano un incubo.
Ricordi della sua vita passata, quando sadicamente amava fare del male ad un cinese inetre, senza possibilità di difendersi.
Un mostro, che quando lo picchiava si divertiva, che quando lo offendeva rideva. E come se bere aiutase davvero a dimenticare mi manda giù ancora.
La mano trema, insieme al bicchiere di cristallo, che cade a terra e si frantuma in tanti piccoli pezzi -come il suo cuore, spezzato in tanti piccoli pezzi, e gli fa male.
Francia, il padrone di casa, si avvicina all'inglese preoccupato. È la sua festa, e non vuole che qualcuno stia male quando in realtà si deve ridere e festeggiare, e nemmeno Inghilterra doveva trovarsi in questo stato per lui.
“Qualcosa non va, Arthur?” domanda, ma Inghilterra lo ignora, fissando il giardino fuori dalla finestra.
“No, non è niente. Ho solo bevuto troppo, tutto qui”. Francis gli dona un amorevole pacca sulla spalla per confortarlo, cosa di cui Arthur necessita un assoluto bisogno, di un amico al fianco.
“Cina non é venuto, eh? Chissà perchè, eppure avevo invitato anche lui...” mormorò il francese pensieroso, aprendo un altra ferita, mentre Arthur mi riprende e mi beve direttamente dalla fiaschetta.
“Cina non verrà più a nessuna festa se sono invitato anche io, lo sai”
“Ci credo anche, con tutto quello che gli hai fatto...”
Inghilterra fissa il francese con astio, prima che questo, con una risata, si corregga, stappandomi dalle sue mani e bevendomi a sua volta.
“Penso che tu debba chiedergli scusa un giorno”
La Gran Bretagna sbuffa, continuando a lanciargli sguardi truci e riprendendomi con uno strattone.
“Perchè dovrei, mi odia, e non so se potrà perdonarmi dopo tutto quello che gli ho fatto. Sono stato un mostro”
“Angleterre, io penso che tutti meritino il perdono, e Cina non è uno che tiene il broncio a vita”
“Non lo conosci bene a quanto pare”
“E' sempre meglio chiedere il perdono che incappare in una vendetta, non trovi?”
Beve ancora Inghilterra, dando dello stupido al francese, eppure pensa che sì, forse sarà meglio per entrambi se lui rinunciasse ad un po' di orgoglio per chiedere il perdono, anche in ginocchio, di Cina.
E giù.