Titolo: Tears - Lacrime
Fandom: Axis Powers Hetalia
Coppia: Cina/Inghilterra (Arthru Kirkland/Yao Wang)
Prompt: 28 Lacrime
Rating: PG
Riassunto: Non aveva mai pianto, Yao Wang
Avvertimenti: shonen ai
Note: //
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Panda's Journal #28 Lacrime » Tears
Yao non aveva mai pianto prima di allora.
Non aveva mai conosciuto così tanta tristezza prima, non aveva mai provato la vera disperazione.
E anche in quel momento, mentre versava lacrime amare appoggiato al davanzale della sua stanza, al riparo da sguardi indiscreti e malelingue che avrebbero potuto additarlo come debole, ripensava ai momenti felici del suo passato, insieme al fratellino che gli era stato strappato via, sperando che ciò potesse aiutarlo ad alleggerire il cuore, ottenendo invece il risultato contrario.
Non erano le ferite a fargli male, non era il dolore che quel maledetto inglese gli aveva inflitto a farlo piangere.
Non era nemmeno riuscito a salutarlo.
Non lo aveva accarezzato, abbracciato, coccolato. Non aveva sentito il suo profumo un ultima volta, non aveva visto il suo sorriso ancora. Eppure sapeva che Hong Kong in quel momento non stava versando nemmeno una lacrima, ovunque si trovasse. Lui invece...
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza.
Sapeva chi c'era dall'altra parte.
Eppure quel po' di dignità che gli era rimasta gli impediva di ignorare il continuo bussare contro il legno e lo costringeva a mostrarsi superiore a lui, non gli avrebbe chiuso la porta in faccia come desiderava.
Asciugatosi le lacrime sulla stoffa aprì la porta in carta di riso e legno facendola scorrere, e si ritrovò faccia a faccia col viso sorridente di Inghilterra, che ammiccava soddisfatto.
“Non dovevi essere già partito tu, aru?” domandò acido in un ringhio, inoltrandosi di nuovo nella sua camera.
“Volevo solo passare a salutarti, poi non dire che noi europei non siamo educati!”
Cina non rispose, trattenendo un ultima lacrima ostinata che cercava di uscire, invano.
Inghilterra però rise vedendolo così distrutto e demoralizzato, sghignazzando con gusto.
“Non mi dire che hai pianto, Yao!”
Il cinese lo fissò con astio, fulminandolo con lo sguardo. Gli occhi arrossati gonfi e lucidi però tradivano ciò che stava cercando di nascondere.
Arthur lo fissò divertito. Era così buffo vedere una delle nazioni più forti del mondo piangere come un bambino sotto il suo controllo. Un altra prova che era lui la Nazione più potente ora.
“E allora!? Ti da per caso fastidio, aru?!” esclamò nervoso, aveva fatto molto male a farlo entrare. Lo mandava sui nervi, solo lui ci riusciva, nemmeno sopportando per anni le molestie Corea del Sud aveva mai perso la pazienza.
“Calmati Yao, non sono venuto a litigare” “E allora cosa sei venuto qui a fare? Ad infierire su di me, aru”
Le lacrime ricominciarono a scendere copiose, nonostante Cina stesse facendo di tutto per trattenerle. Se le asciugò in fretta, ma ciò non bastò per nasconderle all'inglese. Più vedeva il suo viso irritante più riaffioravano alla mente ricordi dolorosi durati fino a pochi giorni prima. Ricordi che gli laceravano il cuore e le ferite non ancora rimarginate.
Inghilterra mise da parte sorrisi maligni e beffe vedendo quanto fragile fosse l'uomo davanti a sé, nonostante per anni l'avesse ritenuto forte, più di chiunque altro -ma non di lui-.
“Cina...” “Vattene via, Arthur. Hai l'oppio, e Hong Kong aru. Non ho più nulla da darti”
Il cinese era ferito anche nell'orgoglio, quello stesso orgoglio che gli faceva da caposaldo e di cui andava fiero.
Inghilterra non era venuto da lui per offenderlo o fargli ancora male. Anzi, riteneva di avergliene fatto abbastanza per ora. All'inizio, era vero, era andato da lui solo per prendersi gioco di lui, ma ora no, non più.
Ignorò il secco ed autoritario ordine della Cina per avvicinarsi ad essa, che si era tornato ad accovacciare sul davanzale, illuminato dalla pallida luce lunare, ignaro del fatto che Inghilterra era ancora in quella stanza, lasciando che le lacrime scivolassero via sulla sua pelle.
Arthur prese il viso dell'altra nazione tra le mani, tirandolo verso di sé, asciugandogli le gocce salate coi polpastrelli celati dai guanti. Yao tremò, già troppe volte durante la guerra quelle stesse mani lo avevano ferito, e aveva paura che anche in quel momento la scena sarebbe stata la stessa.
Ma non fu così. La Gran Bretagna gli sorrise, senza malizia e senza ribrezzo, quasi a volerlo confortare “Come on! Che razza di nazione sei se premetti al tuo nemico di vedere le tue lacrime?”
Cina lo guardò, confuso e sorpreso, tirando via le mani di Arthur dal suo viso abbassandogliele.
“L...lo terrò a mente, aru” rispose balbettando, sembrava essersi tranquillizzato, e non piangeva più, come se le parole della nazione odiata fossero servite a farlo stare meglio.
“Well, è meglio che vada ora, una nave mi aspetta per Londra!”
Fino a pochi giorni ga Arthur Kirkland era ostile nei suoi confronti. Non si sarebbe mai immaginato che, infondo, anche quello stupido inglese fosse buono.
Nonostante ciò che aveva appena detto all'inglese, Yao Wang non riuscì a far scorrere un ultima, lenta lacrima sul suo viso