Scusate se ho saltato il turno lunedì, ma purtroppo sto avendo un po' di problemi con la creatività in questi giorni...XD; Comunque, la storia procede! Presto arriveranno anche altri extra dalle onsen (per chi gradisce un po' di porno!u__u;), saranno in inglese perché come ho già detto mi rifiuto con tutto il mio essere di scrivere questo genere in italiano!XD
Nel precedente capitolo i ragazzi sono andati alle onsen su proposta di Kame, che voleva organizzare qualche evento per socializzare. Per rendere la cosa più avvincente (?) aveva anche deciso che le camere sarebbero state assegnate tramite sorteggio. Ovviamente tutti hanno passato il tempo a cercare di riorganizzarsi di nascosto, per finire in camera con chi più gli aggradava. L'unico sfigato è proprio il nostro Taisuke, che nonostante si aspettasse scintille (?) da questo viaggio, deve arrendersi all'idea che il suo Wataru è finito proprio in stanza con Kame, rendendo impossibile lo scambio. Per fortuna Kame ama più le bottiglie che socializzare, quindi con l'aiuto di Kitayama, i ragazzi riescono a far ubriacare Kame e renderlo inoffensivo. E direi che dopo trenta capitoli, Taisuke se l'è proprio meritata la sua NC-17!u__u
Ma andiamo avanti in un territorio più PG! Come ricorderete Hasshi ha lasciato il locale per dedicarsi agli studi e Kame comincia ad avere sospetti sui dipendenti.
Capitolo 31
Fujigaya sarebbe entrato nel camerino zompettando se non avesse avuto una reputazione da mantenere. Dopo le onsen, il suo rapporto con Wataru era sempre più saldo ed allo stesso tempo più eccitante che mai. Tutti i suoi altri clienti avevano notato il cambiamento di umore e l’atteggiamento radioso che ne derivava, e ne avevano beneficiato. Aveva ricevuto un bonus superiore alle sue aspettative quel mese ed era corso a spenderlo in shopping. Insomma la sua vita era praticamente quasi perfetta. L’unica cosa che non era ancora riuscito a fare era diventare il numero uno. Ma stava pian piano lavorando anche su quello.
Nel camerino, Kitayama sta cercando di rammendare uno dei suoi costumi, che stava cominciando a perdere le decorazioni fatte di nastri di stoffa e piume. Nonostante l’impegno non è andato molto avanti con il lavoro di rammendo.
“Ciao Kitayama! Tutto bene? Come mai non stai dormendo oggi?” sorride cordialmente Fujigaya.
“Sparisci, tu e il tuo sorriso perenne! Ho da fare!” risponde acido Kitayama senza alzare lo sguardo, innervosito dalla stoffa.
“Dammi qua!” Fujigaya gli strappa di mano la giacca e l’ago con il filo e comincia a rammendare, senza neanche pensare di rispondergli male.
“Sai che? Il buonumore un po’ ti dona!” esclama Kitayama sorpreso.
“Ma che stai dicendo? Tu piuttosto. Sono giorni che non fai il tuo pisolino. Sembri stare giù ultimamente. Più o meno da quando siamo tornati dalle terme...”
“Non tutti si sono divertiti come te, eh!” risponde amaro Kitayama.
“Colpito. Che è successo? Credevo che tu e Totsuka vi foste divertiti... non ha più trovato la tua stanza per caso?”
“L’ha trovata... non è quello il problema.” sospira Kitayama.
“Allora che hai?”
“Non vedi che il nostro piano non sta funzionando? Forse dovremmo cominciare a parlare con Koki...”
“Non stiamo parlando del piano adesso! Sono certo che la tua mente è preoccupata per altro.” lo riprende Fujigaya sapientemente.
“Ok, ok. Sono preoccupato per Shota. Ultimamente lavora come un forsennato e quando lo vedo sembra così sciupato e stanco.” ammette Kitayama, finalmente contento che Fujigaya voglia ascoltarlo invece di parlare della sua vita come al solito.
“Lo stai consolando per bene, spero.” ammicca Fujigaya.
“Taisuke, non è questo il punto. Io e Shota siamo molto amici, ma sai bene che a Shota manca qualcosa.”
“Intendi Hasshi? Ma se è lui che ha fatto tutto quel casino per farlo andare via? Diceva che era per il suo bene e tutto!”
“Senti, ti va di andare a vedere come sta Hasshi uno di questi giorni? Voglio farci quattro chiacchiere.”
“Uhm sono molto impegnato... perché non vai con Senga?”
“Sei pazzo?! Quanto pensi che la mia mente potrà reggere alla presenza dei due insieme senza impazzire?!”
“Tama?”
“Che me lo porto a fare? Non è che abbia molti argomenti convincenti visto che starebbe lì a fissarci e basta.”
“Allora Kawai.”
“Me lo stai davvero suggerendo? Perché Kawai verrebbe e farebbe una scenata che combinerebbe solo casino...”
“Hai ragione. Ok, verrò io con te. Ma tu aiutami a pensare a come rabbonire Koki.”
Fujigaya posa sul tavolo la giacca perfettamente rammendata e si avvicina allo specchio per sistemarsi i capelli per la serata.
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Il baretto deserto è vuoto come al solito. Il barista si sta facendo i fatti suoi, ascoltando la musica dall’iPod mentre lucida i bicchieri. In fondo la professionalità è sprecata quando nel tuo caffè vengono solo bambini delle medie. E sono anni che nel suo caffè si radunano solo studenti fino ai sedici anni. Il barista pensa sempre di più di emigrare alle Hawaii ed aprire un cocktail bar su una spiaggia. Perché il suo caffè non era mai diventato popolare come Le Petit BonBon?!
Seduti ad un tavolo, dei ragazzini discutono animatamente. Il barista non può e non vuole sentire i loro discorsi, sicuramente incentrati su qualche nuovo videogioco oppure su come ingannare gli insegnanti.
“Hai davvero sentito che parlavano di un piano?! Ma di che piano si tratta?” chiede Shintaro scuotendo Marius per le spalle.
“N-non ho ben capito. Parlavano di rinbonire Koki...”
“Rinbo-che?! Che intendi?” continua Shintaro.
“Ahh non ricordo!”
“Che facciamo? Lo diciamo a Kame, Ryutaro?” chiede Shitaro al fratello.
“Uuhm... io direi di sì. Intanto abbiamo scoperto che c’è una sorta di complotto!” esclama Ryutaro senza pensarci.
“Ma non avete scoperto di che si tratta!” esclama Juri emergendo dal fondo ombroso del baretto.
“Juri?! Non eri alla scuola serale?” domanda Ryutaro.
“Koki è solo contento quando la salto. Pensa che in fondo la sua pecorella bianca ha ancora qualche macchia nera. Comunque vi dicevo, secondo me prima dovreste scoprire che cos’è questo piano. Non fareste bella figura se è solo un piano per organizzare un party a sorpresa per il compleanno di Kame.”
“Oh, hai ragione! Ma perché, il suo compleanno è tra poco?” chiede Shintaro.
“Nessuno se lo ricorda mai, ma Koki mi ha detto che ha organizzato una cosa divertente per il suo compleanno. Beh, non so se sarà divertente per Kame in realtà.” sogghigna Juri.
“Ad ogni modo, Marius! Torna a spiarli e facci sapere! Noi continueremo a spiare gli altri... per fortuna che anche Taiga e Shori hanno deciso di aiutarci! Beh, convincerli ha avuto il suo prezzo...” afferma Ryutaro pensando che dovrà rinunciare ai suoi manga qualla settimana.
Detto questo i ragazzini escono tutti dal locale senza pagare. Il barista borbotta qualche accidente e poi va al tavolo a prendere i bicchieri di Coca Cola vuoti e a raccogliere le carte dei dolcetti comprati al combini e consumati lì. Dopotutto sapeva che prima o poi sarebbero tornati nel loro ritrovo preferito.
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“Certo che è difficile scalare questa classifica, anche se tu vieni qui tutti i giorni a spendere denaro per me.” si lamenta Taisuke versando da bere nel bicchiere di Wataru.
“Certo Wataru-san, tu potresti direttamente comprare il locale e farla finita con questa storia nel giro di un minuto!” esclama Kawai, seduto sullo stesso divano con Totsuka.
“Kawai!!! Che dici, non sarebbe giusto!” esclama Fujigaya.
“Perché, è in vendita forse?” domanda Wataru ansiosamente.
“Watta! Che dici?! Non ti ci mettere anche tu!” lo riprende Fujigaya.
“Dai su, scherzavo!” ride Wataru. “Ora scusatemi, andrò un attimo in bagno.” Wataru si alza lasciando i tre sul divano.
“Possiamo organizzarlo questo matrimonio allora?” ammicca Kawai guardando Fujigaya.
“Ma smettila di scherzare Kawai, tu parli sempre troppo!”
“Proprio tu me lo vieni a dire?! E comunque sarebbe proprio un bel tama no koshi! Beato te, poter vivere in un appartamento di lusso, girare in una macchina con l’autista...”
“Kawai, sei solo invidioso!” dice freddamente Fujigaya.
“Ehm... nessuno si preoccupa del fatto che io sia ancora qui ad ascoltare i vostri discorsi?” dice Totsuka con un filo di voce.
“E perché dovremmo preoccuparcene?” domanda Kawai.
“Beh... potrei riferirli al capo o...”
“Uno: non lo faresti mai. Due: non sono discorsi seri. Tre: niente di quello che dice Kawai è mai serio.” lo interrompe Fujigaya. “Si può sapere che ti prende Totsuka? Sei l’ombra di te stesso questi giorni!”
“Ecco io...”
“Vuoi che ti chiami Kitayama per parlare? Dovrebbe aver finito con il cliente di prima, quel Nakai sarà sicuramente già ubriaco.”
“Grazie Fujigaya, ma non preoccuparti...”
“Ti manca Hasshi, vero?” domanda brutalmente Kawai.
“Certo che sei il re del tatto, Fumito!” esclama Fujigaya.
“Disse la regina della gentilezza!” ribatte Kawai.
Tottsu guarda il fondo del suo bicchiere e sospira.
“Sono ridicolo. Non pensate che io sia ridicolo?”
“Sei ridicolo. Sei l’uomo più ridicolo che conosca!” esclama Kitayama arrivando in quel momento vicino al loro tavolo. Tottsu guarda in alto per incrociare lo sguardo serio di Kitayama. Fujigaya si porta una mano alla fronte e scuote la testa.
“Hai voluto mandarlo via tu, no? Volevi il meglio per lui! Ed ora sei qui a piagnucolare? Da quant’è che non mangi? Da quanto tempo non riposi decentemente?”
“Kitayama...”
“Io non so più che dirti Shota, non lo so. E’ evidente che non c’è nessuno che può farti sentire meglio, tranne la persona che hai mandato via tu stesso.”
“E’ per il suo...”
“Se è per il suo bene perché sei ridotto così?! Il fatto che lui stia facendo del suo meglio ogni giorno dovrebbe rincuorarti e invece...”
Totsuka abbassa lo sguardo. Fujigaya si alza e mette un braccio sulla spalla di Kitayama.
“Ora basta, ok?”
Kitayama si scrolla il braccio di dosso e si allontana, la frustrazione che traspare ad ogni passo.
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Wataru controlla lo stato del suo volto e dei suoi capelli, mentre si asciuga le mani sull’asciugamano color porpora nel lussuoso bagno dello Shokura. Annota con piacere che non è ancora ubriaco, quindi può comprare un’altra bottiglia di vino per far salire i punti di Taisuke. Qualcosa si muove furtivamente dietro di lui. Wataru si gira di scatto e si ritrova faccia a faccia con Kame.
“Buonasera Wataru-san! Grazie per aver scelto il nostro locale anche quest’oggi!” sorride Kame.
“Ehm... buonasera Kame! Se vuoi scusarmi...”
Wataru fa per uscire, ma Kame gli blocca il braccio in una stretta.
“Che ne diresti di scegliere me qualche volta? In ricordo dei vecchi tempi!”
“Kame... scusami tanto, ma non mi pare ci sia molto da ricordare...?”
“Ah no? Che ne dici allora di quella volta in cui ti ho dato una mano?” sorride beffardo Kame.
“Perché tiri fuori quella storia?” esclama Wataru impallidendo.
“Niente, solo... Taisuke sarebbe molto deluso se venisse a sapere di quella storia, non credi? E non sarebbe l’unico ad avere da ridire anche se è passato del tempo...”
“Mi stai ricattando?” Wataru guarda Kame con disprezzo.
“No, che dici? Sto solo cercando di convincerti a passare un po’ di tempo con me. Non volevo ricordarti quella storia... scusa. Voglio davvero passare del tempo con te in nome della nostra vecchia amicizia!”
Wataru resta in silenzio.
“A presto dunque!” Kame lascia il suo braccio ed esce.
“Wataru! Ci hai messo tre ore e ho visto Kame uscire da lì? Che combinavi?” urla Kawai mentre Fujigaya lo guarda adirato. “Ops, scusa Taisuke.”
“Non fa niente, mica sono geloso. Però è Kame, ecco.” dice Fujigaya mascherando a fatica il broncio.
“Non ho fatto niente!” risponde Yokoo. “Ora scusatemi, mi sono ricordato un affare urgente...”
“Hey, ma non dovevi venire da me stasera?” chiede Taisuke.
“Scusa Taisuke, ma se non ti spiace facciamo un’altra volta...”
“Come vuoi...” dice Taisuke mandando giù un sorso dal bicchiere.
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Il giorno dopo, di buon’ora e arrivando in ritardo entrambi, Kitayama e Fujigaya si incontrano per recarsi da Hasshi.
“Ma come ti sei vestito, Kitayama?!” esclama Taisuke occhieggiando il completo scuro dell’altro.
“Volevo fare una buona impressione sui genitori...” risponde Kitayama sistemandosi la cravatta.
“Mica devi andare a chiedere la sua mano!” dice Fujigaya guardandolo di traverso.
“Ma guardati! Sembri un pezzante! Ti pare il modo di presentarti da quella gente?”
“Come osi?! Lo sai quanto costa questa giacca?!” risponde offeso Fujigaya. “Poi tanto la madre di Hasshi ti odia già, cosa vuoi che cambi come sei vestito?!”
“Fujigaya, smetti di parlare così tanto che è mattina e non ti ascolto comunque, e datti una mossa!” dice Kitayama mentre è già in cammino.
La madre di Hasshi non è in casa, quindi il ragazzo apre la porta e li fa accomodare.
“Sono contento che siate venuti a trovarmi!” dice Hasshi porgendo loro del tè malfatto e degli snack ipocalorici che Fujigaya guarda con sdegno prima di ignorare il fatto che siano lì.
“Non ci girerò attorno, Hasshi. So che ora hai un tipo di vita diverso e ti sei riconciliato con la tua famiglia. Ma a qualcuno manchi. Sai di chi parlo.” dice d’un fiato Kitayama.
“Forse potreste vedervi ogni tanto... sono certo che non sarebbe un problema per i tuoi studi...” aggiunge Fujigaya.
“So che Totsuka ti ha detto di fare del tuo meglio e non pensare a lui adesso, ma io non trovo che sia giusto.”
“Ragazzi... io vorrei tanto poterlo fare. Ma Totsuka non vi ha detto tutto.”
I due si guardano incuriositi e poi Fujigaya domanda:
“Tutto cosa?”
“Dopodomani parto per l’Inghilterra. I miei hanno deciso che è meglio se studio all’estero visto che non ho molte speranze di entrare all’università qui, ora come ora.”
“EH!?! Ma Hasshi, in Inghilterra parlano Inglese!Tu sai a stento la tua lingua...” esclama Fujigaya stupito.
“Sto studiando Inglese... e studierò lì prima di entrare al corso di studi.” mugugna Hasshi, pensando all’impegno che ha provato a mettere nelle sue lezioni private.
“Mi sembra che tu e i tuoi siate un po’ troppo ottimisti su questa cosa...” incrocia le braccia Fujigaya.
“Non è questo il punto! Perché Totsuka non ci ha detto nulla? Perché... perché è successo tutto questo per colpa sua!” Kitayama si alza in piedi di scatto. “Ha fatto tutto da solo per il tuo bene, ma... cosa ne ha ricavato lui?!”
“Kitayama... io... non voglio deludere Tottsu!”
“Ma è lui che delude tutti noi! E’ palese che il tuo posto non è questo, qualsiasi cosa ne dica e pensi la società. E non dirmi che non ho ragione, Fujigaya!” Kitayama si gira verso Fujigaya che stava cominciando a parlare.
“Io... voglio solo che Tottsu sia felice. Lui mi ha detto che se riesco a studiare, lui sarà felice.”
“Quello scemo!” Kitayama corre via dalla stanza, lasciando i due lì a guardarsi.
“Sei proprio sicuro di voler andare Hasshi? Mi hanno detto che il tempo è brutto lì...”
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