[Supernatural] In a perfect world you'd still be here (1/11)

Nov 27, 2011 00:47

Titolo: In a perfect world you'd still be here
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel, Death, Michael, Lucifer, Mary Winchester, OMC, OFC, presenza minore di Bobby Singer
Pairings: Michael/Lucifer, Dean/OFC (diciamo... più o meno XD)
Rating: PG
Genere: AR (Alternative Reality), drammatico, angst
Parte: 1/11
Warnings: lieve linguaggio, accenni di incesto slash tra due angeli, spoiler fino alla fine della 6° stagione
Warning SPOILER sulla trama: Character death (sort of, la morte è solo temporanea)
Note: Post 6x22, inizio alternativo della 7° stagione.
Scritta per il bigbangitalia insieme alla mia adorata soulmate arial86.
Riassunto: Per riportare l’ordine nell’ormai irrimediabile anarchia causata dai Winchester negli equilibri di vita e morte, Death prende una drastica decisione: intervenire personalmente nel passato, modificando gli eventi. Le conseguenze riscrivono l’intera esistenza di Dean e Sam, creando una realtà alternativa in cui i due fratelli sono cresciuti vivendo una vita normale, completamente ignari dell’esistenza del soprannaturale. A 32 anni, Dean vive con sua moglie e i suoi due bambini, sereno seppur con il ricordo doloroso di suo fratello, morto quattro anni prima. Ma lo spirito di Sam, dilaniato dai ricordi della sua vera vita, ora vaga nel tormento. E mentre Dean, tra déjà-vu e ombre del passato, scopre l’esistenza di un mondo fatto di fantasmi, medium e cacciatori, qualcuno si sta muovendo in segreto per rimettere ogni cosa al suo posto.
Disclaimer: Caroline, Richard e i pupetti sono roba nostra, su tutti gli altri personaggi non deteniamo alcun diritto, per fortuna per loro e purtroppo per noi. Non ci guadagniamo niente se non il piacere di soffrire e far soffrire. ♥
Masterpost: QUI

← Prologo

I can feel your sorrow
You won't forgive me
But I know you'll be all right
It tears me apart that you will never know
But I have to let go
(Frozen - Within Temptation)

“Sono il vostro nuovo Dio. Un Dio migliore.” Lo sguardo di Castiel si staccò da loro, sollevandosi verso l’alto, contemplando la grandezza del proprio potere. Cieco a ogni altra cosa. “Perciò vi prostrerete e professerete il vostro amore per Me, vostro Signore. O vi distruggerò.”
Il silenzio di quell’attimo fu riempito dal gelo delle sue parole, un’eco che tuonava loro nella mente. Tremando, Sam cercò ancora lo sguardo di Dean, solo per trovarlo confuso e terrorizzato quanto il proprio, e seppe esattamente cosa stavano silenziosamente gridando quegli occhi verdi fissi nei suoi.
Non so cosa fare! Non so come proteggerti!
Un solo attimo, e poi ogni cosa scomparve. La stanza, il sangue sulle pareti, la presenza fiera e minacciosa di colui che un tempo era stato un loro amico. Sam sentì vacillare il proprio precario equilibrio e cadde pesantemente a terra, ritrovandosi su un vecchio tappeto che copriva un pavimento polveroso.
“Sammy! Tutto bene?” Dean gli fu subito accanto. Prendendogli il viso tra le mani, lo sollevò verso di sé. Il soggiorno di Bobby li circondava, e il loro vecchio amico si guardava intorno come se stentasse a riconoscere la propria casa.
“Come… come siamo arrivati…” Il sussurro confuso di Sam si spense nell’improvviso abbraccio del fratello maggiore, e solo allora Sam ricordò che fino a pochi attimi prima, Dean non sapeva ancora se avrebbe mai più riaperto gli occhi. Si appoggiò alla sua spalla con un sospiro, lasciandosi stringere e ricambiandolo debolmente.
“Che diavolo è successo?!” sbottò infine Bobby, ancora non del tutto certo di non essere in preda a un’allucinazione.
Dean si alzò, aiutando anche Sam a rimettersi in piedi. “Non ne ho idea, ma non mi lamento di sicuro,” ribatté. “Quando qualcuno o qualcosa teletrasporta il mio culo lontano da un ex-angelo appena promosso a dio strafatto e psicopatico, la cosa tende a farmi piacere. Stai bene? Sicuro?” chiese poi, rivolgendosi nuovamente a Sam. Pur restando appoggiato al suo braccio, Sam annuì.
“Sì, ma quando qualcuno o qualcosa mi salva la pelle senza che possa guardarlo in faccia e sapere perché, io tendo a preoccuparmi,” borbottò Bobby, pensieroso.

“Tieni.”
Sam accettò con un sorriso e un cenno del capo la birra che Dean gli porgeva. Aprendone un’altra per sé, il fratello maggiore gli si sedette accanto sul vecchio divano.
“Potrebbe essere stato Balthazar?” ipotizzò Bobby.
Dean bevve un sorso di birra, stringendosi nelle spalle. “Mi sorprenderebbe, ma è l’unico nome che ho in lista al momento.”
“Non che mi fidi di lui, ma diceva di essere dalla nostra parte ora,” rifletté Sam.
Dean sbuffò una risata amara e sarcastica. “Sì, be’, se c’è una cosa che ho imparato è che gli angeli ne dicono di cazzate.” Sospirò e i suoi occhi si fecero più seri. “Ha paura di Cas. Non ha nessuna intenzione di affrontarlo.”  Scuotendo appena il capo, Dean abbassò lo sguardo verso terra. “E onestamente non posso dargli torto.”
Per un lungo momento, nessuno di loro spezzò il silenzio amareggiato che era sceso nella stanza. Neanche Sam disse nulla, mentre posava una mano sulla spalla del fratello.
“Se anche fosse pronto a farlo, non servirebbe a granché,” mormorò Bobby, così piano da dare l’impressione di parlare a se stesso. “Cas ha ridotto in carne macinata un arcangelo con uno schiocco di dita. Se dovesse decidere di venirci a cercare…”
“Se avesse voluto inseguirci, l’avrebbe già fatto,” ribatté Dean, con voce più decisa. “Ad ogni modo, resta il fatto che Balthazar è l’unico che mi venga in mente. E se è stato lui a salvarci, potrebbe aiutarci ancora. In fin dei conti, non conviene nemmeno a lui che Cas diventi l’Hitler dei piani alti.”
“E soprattutto, non abbiamo nessun altro,” aggiunse Bobby.
Dean sollevò la birra, brindando all’aria. “Grazie mille, Bobby, e io che per un attimo mi ero illuso che non nuotassimo in un mare di merda.”
“Idiota,” bofonchiò l’uomo.
Dean si concesse il lusso di un sorriso tirato ma sincero, prima di vedere Bobby spostare lo sguardo e il suo corpo farsi teso. Il sorriso scomparve, Dean si voltò verso Sam. Appoggiato al bracciolo del divano, la fronte affondata nel palmo aperto e il viso nascosto dai capelli scivolati in avanti, Sam boccheggiava nel tentativo di prendere respiri profondi, incontrando evidenti difficoltà nel riuscirci.
Respirare. Piano, ascoltando il suono del proprio soffio, il più vicino e concreto che Sam avesse. Quel suono era la realtà, era la casa di Bobby, il suo soggiorno, il suo divano, la luce tenue del suo lampadario in quella notte troppo lunga. Il dolore voleva trascinarlo via, in luoghi lontani cento anni. Martellava dietro i suoi occhi, contro le sue tempie, sempre più intenso contro le sue resistenze sempre più deboli.
“Sam?! Sammy, cosa c’è?”
Con un sussulto, Sam si voltò verso Dean, aggrappandosi al suo braccio e fissandolo ansimante. La realtà. Dean era la realtà. La sua voce ansiosa, il suo volto spaventato e preoccupato. Di nuovo. Sam prese finalmente un lungo respiro e chiuse gli occhi per un attimo, scostandosi i capelli dal viso e facendo del suo meglio per offrirgli uno sguardo rassicurante.
“Sto bene,” mormorò. “Sto bene.”
Dean scambiò un’occhiata con Bobby, in piedi davanti a loro: dirlo due volte non lo aveva reso più credibile.
Bobby si schiarì nervosamente la gola. “D’accordo, vediamo di darci da fare,” sospirò.
Esaminando ancora Sam con lo sguardo, Dean ripeté distrattamente. “Da fare?”
Bobby si stava già muovendo verso la porta. “Penso sia davvero il caso di fare una chiacchierata urgente col nostro presunto salvatore. Avete ancora l’occorrente per l’evocazione?”
“Lo abbiamo...” iniziò Dean, alzandosi per poi bloccarsi e lasciar andare un verso frustrato. “Nell’Impala.” L’Impala che giaceva ancora rovesciata a chilometri di distanza.
“Tutta questa fortuna finirà per commuovermi,” bofonchiò il vecchio cacciatore. “Bene. Dean, va’ di sotto a cercare un recipiente per l’altare, io spero di avere ancora dell’incenso e del cardamono qui da qualche parte. Porta su anche delle candele.”
Muovendosi verso le scale, Dean fece in tempo a vedere con la coda dell’occhio Sam che si alzava dal divano.
“Ehi ehi, dove pensi di andare?!” esclamò, tornandogli accanto e posandogli una mano sul petto, già pronto a spingerlo nuovamente seduto senza tante cerimonie. Sam però si scostò.
“Vado fuori e inizio a tracciare i simboli per l’evocazione. Non starò qui seduto a guardare, Dean, voglio aiutarvi.”
“Tu non...”
“Al momento, andare là fuori da solo sarebbe una pessima idea anche per qualcuno in grado di reggersi in piedi senza difficoltà, ragazzo,” intervenne Bobby. Tuttavia, la sua espressione era più conciliante. “Aiutami a trovare questa roba, mentre tuo fratello procura il resto.”
Sam gli rivolse un debole sorriso e lo raggiunse in mezzo al disordine di volumi e pergamene che circondava la sua scrivania, sfuggendo allo sguardo ansioso di Dean, che con riluttanza riprese la strada verso lo scantinato.
“Stavolta non sta esagerando, lo sai, vero?” fece Bobby a bassa voce, una volta che i passi di Dean si furono smorzati al piano di sotto. Continuò senza sollevare gli occhi dal cassetto in cui stava rovistando. “Pensi di poter risparmiare almeno a me le stronzate sullo stare bene e dirmi come vanno le cose realmente? Cardamono... eccolo. E dov’è quel dannato incenso?” borbottò tra sé.
Sam, inginocchiato a cercare tra vecchi scatoloni, trasse un breve sospiro, socchiudendo le palpebre. “Non... non lo so. Immagino che ci voglia del tempo, ma... voglio dire... dovrei aver superato la parte peggiore, giusto?”
L'altro non rispose. Sam sentì solo il rumore dei suoi gesti interrompersi, per riprendere subito dopo. Si alzò e restò immobile per un attimo, prima di girarsi e tendere la mano verso Bobby. “Incenso,” sorrise tristemente.
Bobby sollevò lo sguardo, un’ombra di dolore e paura a velarlo mentre guardava negli occhi il giovane Winchester. Si riscosse e prese il sacchetto che Sam gli porgeva. “Andiamo a tracciare questo dannato altare.”
Sam lo seguì mentre Bobby oltrepassava la soglia e usciva nel cortile. Lo ascoltò ragionare ad alta voce su possibili passi successivi, se davvero si fossero ritrovati con il briciolo di fortuna di avere ancora un angelo dalla loro parte, per quanto inaffidabile e codardo potesse essere. Ma distinguere le sue parole diventò improvvisamente difficile, erano sempre più lontane, e lo era Bobby stesso... e lo erano gli stipiti della porta che Sam aveva attraversato, e il terreno su cui avanzava barcollando... Il suo respiro. Non riusciva più a sentirlo. Dean. Dean non c’era, non c’erano la sua voce e il suo sguardo e le sue braccia a cui aggrapparsi. Non c’era la realtà. Fu quasi certo di sentire una voce gridare il nome di suo fratello, prima che il dolore e il fuoco esplodessero insieme. Dolore nella sua testa, nel suo corpo, ovunque. La sua pelle bruciava, non vedeva più nulla, troppo accecanti le fiamme che ora avevano circondato e invaso ogni cosa, o forse non erano al di fuori, forse bruciavano dentro i suoi occhi, e ruggivano, ruggivano come bestie feroci, coprivano persino le sue stesse grida - era certo di stare gridando, la sua bocca era spalancata e la sua gola vibrava come se stesse lacerandosi, annegandolo nel suo stesso sangue. Ogni cosa era fuoco e sangue e dolore e quella era la realtà, quella...
“...-am... Sam...”
Questa...
“SAM! SAM, ANDIAMO! GUARDAMI! SAMMY!”
Questa. Questa era la realtà.
Un singhiozzo strozzato, e Sam sgranò gli occhi mentre i contorni del mondo attorno a lui tornavano a ricomporsi. Era disteso a terra, e l’aria della notte che gli accarezzava il viso non bruciava. Dean gli era accanto, la sua mano stringeva la stoffa della camicia di Sam come se temesse di vederlo dissolversi.
“Sam? Sei con me, fratellino?” Lo sguardo del maggiore era lucido e terrorizzato, la sua voce tremava.
Sam chiuse gli occhi e annuì debolmente. Sentì le braccia di Dean e di Bobby che con cautela lo aiutavano a mettersi seduto. Dean si portò prontamente alle sue spalle per sostenerlo, e Sam si abbandonò all'indietro, contro il petto del fratello. Quando risollevò le palpebre, Bobby stava inginocchiato di fronte a lui e lo fissava con aria grave.
“Riesci ad alzarti?”
Sam deglutì con fatica. “Un... un momento solo...” rispose, con un filo di voce, la testa appoggiata sulla spalla di Dean. Prese qualche profondo respiro e poi fece un leggero cenno con il capo, provando a muoversi. Sostenendolo da entrambi i lati, gli altri due lo rimisero in piedi, e fu allora che il tono di Bobby si fece perentorio.
“Adesso riporti il culo su quel divano, ti ci distendi e ci resti.”
“Ma... Balthazar...”
“Ti sembra che per uno stupido rituale di evocazione abbia bisogno del tuo aiuto?! Va’ dentro e riposati. Se saremo davvero dannatamente fortunati, riuscirai ad avere qualche ora di sonno prima che succeda Dio solo sa cosa. Letteralmente.”
Troppo esausto per discutere, ancora incapace di sedare il tremore del proprio corpo, Sam non rispose più, ma sollevò gli occhi su Dean quando sentì la sua presa farsi più stretta.
Un’ombra di smarrimento fece esitare suo fratello per qualche attimo. “Bobby ha... ha ragione, Sam,” asserì Dean infine, distogliendo il viso con uno scatto nervoso. “Hai bisogno di riposare.” Sollevò il braccio di Sam fino a portarselo attorno alle spalle. Lo sguardo che rivolse a Bobby tradiva tutta la paura che la sua voce stava cercando di mascherare. “Ci penso io,” disse soltanto, prima di guidare nuovamente il fratello minore verso l’interno.
Muovere un passo dietro l’altro non gli era mai sembrata un’impresa tanto estenuante, e quando raggiunsero il divano, a Sam sembrò di aver percorso interi chilometri sostenuto dalla presa sicura di Dean. Non riuscì a reprimere un sospiro di stremato sollievo, mentre abbandonava la testa su di un cuscino, il corpo che poteva smettere di lottare.
“Grazie,” mormorò.
Dean si sedette sul bordo accanto a lui. Quando Sam cercò i suoi occhi, vide che gli sfuggivano per vagare tra le assi del pavimento.
“Dean?” Il fratello non rispose. “Ehi,” insistette Sam, posando una mano sul suo braccio, “lo so che tutta questa situazione fa schifo, ma... insieme troveremo un modo. Anche stavolta.” Sorrise debolmente, sperando che Dean ignorasse lo sconsiderato e ingiustificato ottimismo di quella previsione e decidesse semplicemente di volerci credere.
Il maggiore abbozzò un sorriso incerto e finalmente lo guardò. “Già, farai bene a darmi una mano, Sammy, perché qui il livello di schifo è pericolosamente fuori dalla nostra media standard.”
Si passò una mano sul viso e sospirò, sentendosi più patetico di una ragazzina paranoica.
Idiota. Se non sarà adesso, succederà tra qualche ora, o domani... prima o poi dovrà comunque dormire, non può certo evitarlo per sempre solo perché tu hai il terrore che non si risvegli più!
Scosse impercettibilmente la testa, tornando a guardare Sam. Aveva già chiuso gli occhi, e Dean dovette sopprimere una gelida stilettata di paura. Si abbassò un po’ di più verso di lui, ascoltando il soffio del suo respiro che si faceva più lento e regolare.
“Okay,” sussurrò. “Riposa, Sam. E... torna. Ti prego.”

“Torna. Ti prego.”
Sam aprì gli occhi. Era certo di aver sentito la voce di Dean, ma il soggiorno era vuoto. Si guardò attorno, confuso. Per quanto tempo aveva dormito? Aveva l’impressione di essersi disteso solo un attimo prima, di non aver nemmeno fatto in tempo ad addormentarsi del tutto, eppure... Si sollevò a sedere, dapprima adagio, ma scoprì di non avvertire più la debolezza e le vertigini. Quando si alzò in piedi, non vacillò.
“Dean? Bobby?”
Nessuno rispose. Sam mosse qualche passo nervoso per la casa, vuota e silenziosa, infine si avvicinò alla finestra. Era ancora buio fuori, e nel cortile vide finalmente suo fratello e Bobby davanti al cofano di una vecchia auto, ora improvvisato altare per evocare un angelo. Erano veramente passati solo pochi minuti, allora. Disorientato ma sollevato, uscì velocemente e si diresse verso di loro.
“Ehi,” chiamò, accennando un sorriso, mentre si avvicinava.
Nessuno dei due cacciatori sollevò neppure lo sguardo. Dean buttò un fiammifero nel recipiente al centro dell’altare. Dai suoi movimenti nervosi e dai rimasugli che giacevano sul terreno, non doveva essere il primo tentativo.
“Dean?” chiamò ancora Sam, nuovamente ignorato. Il fuoco consumava le erbe mistiche, Dean e Bobby si guardavano intorno in attesa. Quando gli occhi di suo fratello passarono su di lui senza fermarsi, Sam si bloccò. “Dean...”
“Dove diavolo è questo figlio di puttana?!” Dean assestò un calcio frustrato a un copertone.
Bobby scosse la testa. “Se aveva intenzione di aiutarci, deve averci ripensato,” sospirò.
Lo sguardo confuso e spaventato di Sam passava da uno all’altro, l’inascoltato appello a Balthazar era diventato l’ultimo dei suoi pensieri.
“Ehi... ragazzi...” azzardò, con un tremito nella voce. Ancora nessuna risposta, nessuna reazione.
Non mi vedono... Perché non mi vedono?!
“Non possono.” Una voce calma e profonda lo fece sussultare e voltare di scatto. Dietro di lui, nel suo elegante abito nero, il volto scarno e impassibile, un uomo lo fissava. Un uomo che non era un essere umano. Sam fece un passo indietro, il cuore che gli martellava nel petto.
“Death!”
Il Cavaliere gettò un’occhiata verso Dean e Bobby. “Stanno sprecando il loro tempo. L’angelo non risponderà.” All’espressione confusa di Sam, Death rispose scrollando impercettibilmente le spalle. “È morto,” aggiunse, noncurante. “Non che la cosa abbia più molta importanza, comunque. Vogliamo tornare dentro, Sam? Facciamo due chiacchiere.”
Senza attendere una risposta, si voltò e s’incammino verso la porta. Ansimando angosciosamente, Sam guardò ancora una volta Dean e Bobby, completamente indifferenti alla presenza sua e del Cavaliere. Prese un respiro profondo e seguì Death in casa di Bobby.
Lo trovò mollemente adagiato su una sedia, lo sguardo che contemplava il divano. E il divano non era vuoto.
“Ma cosa...” balbettò Sam, fissando l’immagine di se stesso ancora disteso e profondamente addormentato.
“È lì che ti trovi veramente,” cominciò Death. “O almeno, lì si trova il tuo corpo.” Sollevò su Sam il suo sguardo freddo, e il ragazzo indietreggiò istintivamente. “Dormire non ti aiuterà. Avevo avvisato tuo fratello. Niente può arginare quello da cui il muro ti proteggeva. Non passerà molto prima che la tua mente si perda del tutto.”
Sam si sentì mancare il fiato. “Tu... tu potresti farlo?” azzardò. “Costruirne un altro? Sei qui per questo?”
Death gli rivolse un’occhiata perplessa, la prima nota di colore in quei suoi occhi imperturbabili. “No. Non posso farlo. E se potessi, non lo riterrei comunque tanto importante da portarvi in salvo e venire qui da te solo per questo.”
Sam fece un passo in avanti, sorpreso. “Ci hai salvati tu? Perché?”
“Perché il tempo dell’attesa è finito.”
Il ragazzo scosse il capo, non comprendendo le sue parole. “L’attesa?”
“Attesa che tu e tuo fratello poteste rivelarvi abbastanza utili da farmi rimandare o cancellare la mia decisione.” Si alzò e iniziò ad avvicinarsi a Sam. “Gli equilibri dell’esistenza, Sam. Vita e morte, destino e compimento. Voi li avete stravolti e questo continua ad avere conseguenze sempre maggiori. Avete gettato il primo cumulo di neve di una valanga che non potrà essere arrestata. E dopo quanto successo stanotte,” concluse, rivolgendogli uno sguardo di sottile disprezzo, “è evidente che non possiate offrire una contropartita valida.”
Sam deglutì, una morsa gelida a stringergli il petto. Iniziava a capire. Dean gli aveva detto qualcosa a proposito del suo ultimo incontro con il Cavaliere. Erano tornati indietro dalla morte, e questo li rendeva pericolosi. Non dimostrarsi utili in quella vita che non sarebbe già dovuta esistere ormai da tempo, li rendeva...
“Siete dannosi,” sentenziò Death.
“Vuoi ucciderci?” sussurrò Sam, lo sguardo che istintivamente andava verso la finestra, verso l’esterno. Verso Dean.
“No. Questo non risolverebbe nulla.” Un istante di silenzio, Sam tornò a guardare il Cavaliere che lo fissava, serafico. “Io impedirò a quella prima manciata di neve di cadere.”
Il giovane cacciatore rimase in silenzio, troppo confuso e spaventato per dare una forma razionale al senso di quelle parole.
“Ciò che sarebbe dovuto restare morto resterà morto,” continuò Death.
Sam sussultò, muovendo un passo verso di lui. “Stai parlando di Dean? Del patto che lo ha salvato? Vuoi annullare il patto di mio padre?!” gridò, con le lacrime agli occhi.
Death scosse la testa. “No, Sam. Dean è stato salvato prima che il mietitore lo prendesse. Il filo della sua vita non era stato reciso.” Sam rimase immobile, a quelle parole. Potevano significare una sola cosa. “Sei tu. Il patto di tuo fratello è stato l’inizio. Ciò che ha causato il disordine,” disse Death, con calma gelida. “Tu sei ciò che sarebbe dovuto restare morto.”
Sam indietreggiò lentamente, fino ad appoggiarsi tremante alla parete. Il suo sguardo vagò per qualche momento, le parole di Death che si plasmavano nella sua mente e diventavano reali in tutto il loro spietato significato.
“Annullerai il patto di Dean...” mormorò, in un soffio.
Death si concesse un sospiro infastidito. “Non ci sarebbe modo di impedire a tuo fratello di stringere quel patto, salvo ucciderlo.” Sam sollevò il volto di scatto. “Non lo farò,” aggiunse subito Death, senza scomporsi. “Sarebbe inutile.  Quando tu sei morto per la prima volta, Sam, angeli e demoni avevano già tracciato un cammino per voi. Un cammino che li avrebbe spinti a riportarvi indietro personalmente, se fosse stato necessario,” spiegò, avvicinandosi inesorabile. “Ecco come andrà. Io tornerò a quella notte e farò la sola cosa che potrebbe impedire a Dean di stringere un patto per riportarti indietro.” Si fermò davanti a Sam. “Impedirò la tua morte.”
Sam sgranò gli occhi, confuso. “Io... non capisco. Avevi detto...”
“Non è tutto qui,” lo interruppe Death. “Voglio farti una domanda. Quando eri in fasce, un demone ti ha nutrito del suo sangue. Tu sai in che modo quel demone era arrivato alla tua famiglia?”
Sam rimase in silenzio, scuotendo la testa.
Death annuì impercettibilmente, prima di proseguire. “È stato a causa di Dean.”
“Dean?! Ma come...”
“Quando gli angeli lo hanno portato in un tempo precedente alla vostra nascita, la presenza di Dean ha fatto sì che quel demone arrivasse a tua madre. Capisci cosa significa questo?”
“Io non...” balbettò Sam.
“Significa che impedire la tua morte provocherà un cambiamento degli eventi successivi. Dean non venderà la propria anima. Non morirà, non verrà precipitato all’Inferno. Non sarà salvato dagli angeli.” Death s’interruppe per un secondo, scrutando Sam. “E non sarà trasportato indietro nel tempo.”
Con un sussulto, Sam si allontanò di scatto. Barcollò fino al centro della stanza, crollando in ginocchio sul pavimento. “Questo... questo vuol dire...” Voltò lo sguardo verso Death, smarrito. La comprensione della portata di quel cambiamento prendeva forma dentro di lui, pungeva il suo cuore con la paura. E con la speranza. “Azazel non mi troverà? La nostra intera vita... tutto verrà cambiato... ogni cosa?!”
“Quasi ogni cosa,” rispose Death. “Io l’ho vista. Ho visto gli eventi che avranno origine quando la realtà verrà riscritta. Sarete i figli di John e Mary Winchester. Avrete vissuto la vita di due comuni esseri umani. E tu, Sam Winchester, avrai seguito quello che era il percorso scritto per te. La tua vita verrà recisa così com’era stato stabilito in origine, e questo riporterà l’ordine.” I suoi occhi sottili e freddi trafissero Sam, mentre Death pronunciava la sua sentenza. “Ventiquattro anni dopo la tua nascita, morirai.”
Sam abbassò il volto, per qualche momento non disse nulla. Poi, senza muoversi, lo sguardo rivolto a terra, pronunciò a voce alta una consapevolezza che non aveva bisogno di conferme. “Non me lo stai chiedendo. Lo hai già deciso. Sta già per succedere.”
Death annuì, anche se Sam non lo stava guardando. “È stata un’azione di tuo fratello a dare origine al caos, ma ora sarai tu a pagare il prezzo più alto. È giusto che tu lo sappia.”
Il ragazzo si alzò in silenzio e si avvicinò alla finestra. Là fuori, alla luce fioca delle candele, Dean parlava con Bobby. C’erano angoscia e ansia sul suo viso, cerchi scuri segnavano gli occhi. I suoi lineamenti erano tesi, circondati da rughe troppo profonde per un uomo così giovane.
“Lui starà bene,” mormorò Sam. Avvertì la presenza del Cavaliere accanto a sé.
“Ma tu morirai.”
“Ma lui starà bene,” ripeté. Accennò un sorriso triste, abbassando lo sguardo. “Se sarà davvero come dici... se avremo davvero una vita normale, lui ce la farà. Ce la farà ad andare avanti.” Si staccò dalla finestra, deglutendo dolorosamente.
Death lo fissò in silenzio, per un attimo. “Succederà tra poco,” annunciò infine il Cavaliere. “Un altro minuto, Sam Winchester. È tutto ciò che ti offro.”
Quando Sam si voltò nuovamente verso di lui, Death era scomparso. Un singhiozzo sottile gli sfuggì dalla gola. Un istante dopo, corse all’esterno e si fermò a pochi passi da Dean.
“Non so cosa fare, Bobby. Se Balthazar non dà segni di vita, non so cos’altro fare.” Dean si passò le mani sul volto e tra i capelli, la disperazione che lentamente ma inesorabilmente si faceva strada in lui.
Sam si avvicinò fin quasi a toccarlo, attraversato dal suo sguardo. Gli rivolse un sorriso tremante che suo fratello non poteva vedere. “Andrà bene. Andrà tutto bene, Dean.”
Nella sua mente, la voce di Dean risuonò, calda e spaventata.
“Torna. Ti prego.”
Le lacrime gli raggiunsero le guance, e Sam le lasciò cadere. “Non posso,” disse, in un sussurro.
La sua mano si sollevò incerta e si mosse verso Dean, cercandolo per l’ultima volta prima che tutto ciò che erano stati l’uno per l’altro venisse spazzato via...

Jake giaceva svenuto a terra, nella notte di Cold Oak. Sopra di lui, Sam abbassò la mano che per un attimo era stata sul punto di infliggere il colpo di grazia. Barcollando, si allontanò. Sentì la voce di Dean che lo chiamava, lo vide finalmente arrivare assieme a Bobby e andò verso di loro, sul volto un sorriso affaticato e sofferente ma pieno di sollievo.  Nessuno avvertì l’invisibile presenza di un uomo vestito di nero che osservava da vicino la scena. Nessuno di loro si accorse di quando Jake iniziò a riprendere i sensi, per poi abbandonarsi nuovamente a terra, privo di vita, dopo essere stato sfiorato dall’uomo in nero. Quando Death si risollevò, Cold Oak era deserta. Il corpo di Jake era scomparso, così come Dean, Sam e Bobby. L’aria vibrò per un istante, attraversata dall’eco di una realtà che si sfaldava per ricomporsi in un nuovo presente.

Capitolo 2 →

genre: angst, content: hurt!sam, character: dean winchester, !big bang italia, genre: incest, character: castiel, fandom: supernatural, content: post-hell!sam, genre: alternative reality, pairing: dean/ofc, character: sam winchester, pairing: michael/lucifer, genre: slash, !fanfiction

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