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Se non ci fosse stata oltre una vita in mezzo, saremmo stati più che amanti.
Una, due, tre esistenze ci dividono al di là della carne.
La distanza non importa. No. Sono i cuori che contano.
E per unirne due dovremmo ferirne almeno tre.
Cosa dici? Vale un amore più di una trinità di sofferenze?
E se poi non fosse amore? Se si rivelasse solo un incontro di solitudini?
Eppure tutto ci dice che le nostre labbra avrebbero sempre i contorni felici
se solo potessero sfiorarsi più di un attimo in un istante.
Mi manca ancora una notte con te per amarti. E non l’ho mai avuta.
Ogni tanto ritorno dalla stazione ma sento che le mie gambe e i sorrisi sono ancora
in quel treno che sta partendo con te, dentro me.
E mi chiedo perché due vite così unite non possano rimanere insieme
più del tempo e dello spazio che è stato loro concesso.
Perché, tu lo sai, nessuno è stato così simile a te come lo sono stato io.
Abbiamo gli stessi occhi, uguali sguardi
due battiti soli in un’aritmia
e infinite città invisibili e sommerse di corpi di amanti non ancora abitati.
Eh. Io credo che se vivessimo insieme avremmo perfino lo stesso nome.
In fondo ci rimarrebbe solo quello a dividere i nostri gesti
se non ci fosse di mezzo una vertigine e la paura di volare.
E allora che volino i sogni per noi
fino a che le ali avranno voglia di librare.