(no subject)

Sep 19, 2008 22:55

Ieri un abbraccio mi sarebbe servito.
Dopo un giorno d'inferno.
Ieri in un abbraccio sarei sceso.
Un abbraccio sincero.
Un abbraccio come un bacio.
Fabiana sotto una ciocca di capelli dagli occhi mi guarda e mi accarezza.
Le sorrido. E' bella "Eppure potrebbe essere mia madre." Penso.
Penso come sarebbe se l'amore riempisse l'aria.
No, no! Non voglio! E muovo il cucchiaio dentro il bicchiere.
Due spirali di latte e caffè si muovono quasi in un amplesso.
"Non ti preoccupare. Va tutto bene." E io non riesco a guardarla in viso.
Il sorriso non mi s'illumina come sempre, cos'è? L'angolo attorno alla bocca ci prova, ma mente.
Niente, niente! Mi sembra di non avere niente. "Tratta così anche me. Non le sono mai stata simpatica".
Le sue iridi cercano le mie. Ma io sono come scomparso.
Mi capita spesso in questi giorni. Ora che non ho più scuse, che la maturità mi ha snudato.
Non hai più una madre e neanche una donna che curi le tue ferite.
Sei solo Omar, solo con le tue forze. E vuoi esser solo.
Dico che è una prova, dico che un giorno sarò di nuovo pronto, ora no.
E mi vengono alle orecchie le parole di Alessandro, come la saliva delle onde nelle conchiglie:
"Però quanto è bello stare insieme" non potevo dirgli che son tutte scuse.
Stupido, gli avrei detto se avessi avuto più coraggio fra i denti.
Mi ricordo bene quando il mio cuore si gonfiò per l'ultima volta d'amore.
Ricordo quante volte il giardino dell'eden si è bruciato sotto il fuoco dei suoi occhi
o per una parola sbagliata che a me sembrava il verbo.
Bastava uno sguardo malinteso perché il cielo cadesse.
No, no! Io non credo più ai sorrisi degli innamorati.
Quante storie ho udito di cuori che davanti s'amavano e dietro si pugnalavano.
Non voglio più stare in quel martirio.
Mi è bastato lo sguardo sperduto di Matteo per sfuggire dai fili di Amore.
Non sarò anch'io una sua marionetta ansiosa.
"Però quanto è bello stare insieme" Vaffanculo gli avrei detto se solo fossi stato un po' meno ipocrita.
E avrei preso uno specchio per farlo specchiare, mentre ha gli occhi fissi su quel cellulare.
Le mani che si agitano sui tasti in spasmi. E gli occhi, quando lei non gli parla, inquieti come fantasmi.

IO SONO LIBERO!

Ai campanelli non credo più. Sono solo nuvole nere che passano. Paure. Paure di star soli.
Ma non sapete la soddisfazione di uccidere gli incubi da soli.
Se potessi, ve la farei provare. Vi farei cavalcare le onde con me.
L'acqua si muove sotto i piedi come la schiena possente di un leviatano.
E tu sopra, a dominarla.
"Non ti preoccupare, Omar" mi dice Fabiana.
"Non ti preoccupare" mi dice anche Alessandro.
"Non ti preoccupare" continua Matteo tra le spalle tremanti e stanche.
Ma non capiscono che non sono io quello preoccupato.
Tutti mi parlano con aria paterna, come se fossi io quello da curare, l'appestato.
E intanto il nulla poco a poco se li sta rosicchiando.
E intanto un altro giorno in nulla se ne sta andando.
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