- E un cane! - le dissi. - Ti comprerò un cagnolino, un cucciolo. Lo chiameremo Willie.
Batté le mani. - Oh, si! - esclamò. - Willie, vieni qui Willie!
- E un gatto, un siamese. Un gattone con gli occhi dorati, che chiameremo Chang.
Lei rabbrividì e si coprì la faccia con le mani. - No, - disse. - Un gatto no. Li odio i gatti.
- D'accordo, niente gatti. Anch'io li odio."
p. 199.
Deposi la macchina da scrivere prima in un posto, poi in un altro. Niente da fare, non riuscivo a trovarle una sistemazione. C'era qualcosa che non andava, anzi, c'era tutto che non andava.
Andai a fare un giro. Dio mio, ecco che riprendevo a vagabondare per le strade! Guardai le facce della gente attorno a me, e sentii che la mia era uguale alle altre. Facce senza sangue, facce tirate, preoccupate, smarrite. Facce sbiadite come fiori strappati alla radice e ficcati in un vaso. Dovevo andarmene da quella città." p. 203
"[...]...perché ti amo, Camilla, e il tuo nome è sacro come quello della principessa che morì sorridendo per un amore non ricambiato."
p. 165.
"Non la baciai, ma lei baciò me, che avevo scritto Il cagnolino rise."
p. 156.