Fic: Late Night Calls

Jun 26, 2010 16:43

Titolo: Late night calls
Fandom: Lie to me
Personaggi: Cal Lightman, Gillian Foster
Pairing: Cal/Gillian
Disclaimer: Se fossero miei, secondo voi sarebbero ancora single sti due??

Riassunto: “Loker, spero tu abbia un motivo più che valido per chiamare alle... 3.15 del mattino, altrimenti ti giuro che non solo ti lascio senza paga ma anche...”

Note: per il compleanno della splendida donna che è l'origine della mia dipendenza da questa serie e dal Callian. Hai scontato la tua pena, adesso puoi goderti la tua libertà. XD 
Happy Birthday LUV!!*


Late Night Calls
Lo sguardo di Cal si perdeva lontano nell’azzurro sconfinato dell’oceano di fronte a lui. Lo scroscio ritmico delle onde gli infondeva un senso di infinita tranquillità e i suoi piedi affondavano in un mare di sabbia bianca finissima.
All’improvviso quella meravigliosa quiete fu infranta da un trillare insistente. Si guardò attorno, ma non riuscì ad individuare la fonte di quel fastidioso rumore. Poi a quello si aggiunsero anche il suono di una voce che lo chiamava e una mano che lo scuoteva con insistenza.
“Cal! Cal, svegliati.”
L’uomo sbatté le palpebre ripetutamente, cercando di mettere a fuoco ciò che lo circondava. Il sole, l’oceano e la spiaggia sparirono per lasciar posto al buio della sua camera da letto.
“Rispondi al telefono...”
Svegliandosi definitivamente, Cal allungò il braccio e afferrò il cellulare sul comodino, mentre la donna al suo fianco si tuffava di nuovo sotto le coperte. Due secondi dopo si era già riaddormentata.
“Lightman,” rispose, un po’ seccato.
“Sono Loker,” si identificò la voce dall’altra parte.
“Loker, spero tu abbia un motivo più che valido per chiamare alle...” cercò con lo sguardo i caratteri luminosi della sveglia, “3.15 del mattino, perché altrimenti ti giuro che non solo ti lascio senza paga, ma manderò Torres ogni volta che ci capita un caso con una cliente anche lontanamente carina.”
“Hanno trovato la moglie di Stevenson,” lo interruppe il suo assistente, rabbrividendo appena alle minacce del suo capo. Era già brutto lavorare gratis, meglio non peggiorare le cose. “Sono convinti che lei sappia dove si nasconde il suo ex marito. Vogliono che la interroghiamo, forse siamo ancora in tempo per salvare Clarisse.”
Cal si mise a sedere di scatto. Era una settimana che cercavano una dannatissima traccia che li portasse al maniaco che negli ultimi due mesi aveva rapito e violentato quattro ragazzine poco più piccole di Emily, ma fino alla sera prima erano ad un punto morto. I vicini insistevano nel dire che Ron Stevenson era una persona assolutamente tranquilla e riservata, un po’ burbero forse, ma decisamente incapace di un gesto simile. Dicevano anche che era in buoni rapporti con la sua ex moglie. Secondo le testimonianze la loro era stata una separazione pacifica, nessuna recriminazione, nessun litigio. Tuttavia non avevano potuto confermarlo, perché anche l’ex signora Stevenson sembrava scomparsa nel nulla.
E due giorni prima era sparita un’altra ragazza.
“Arrivo subito, digli di portarla nella stanza di vetro e preparala.”
“Ok. Vuoi che chiami Foster?” si offrì Loker.
“No, faccio io.” Declinò Lightman deciso. “Dovrò comunque passarla a prendere, non è molto lucida appena sveglia, preferisce non dover guidare.”
“D’accordo, ti faccio trovare tutto pronto per quando arrivi allora,” dichiarò prima di riattaccare.
Cal ripose il cellulare e si passò una mano tra i capelli mentre ascoltava il respiro regolare della sua compagna.
Negli ultimi giorni avevano dormito pochissimo, presi com’erano dal caso, recuperando qualche ora di sonno non appena ne avevano l’occasione.
L’aveva vista barcollare la sera prima in ufficio, più morta che viva, e l’aveva trascinata a casa, insistendo che in quello stato non sarebbe stata di alcuna utilità. Lei aveva ceduto immediatamente, troppo stanca anche per protestare. Dormiva già prima che potesse mettere in moto la macchina.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla lasciare lì, a riposare ancora un po’, ma sapeva che non l’avrebbe mai perdonato se non l’avesse svegliata.
Così, con un sospiro, scostò leggermente le coperte e, quasi ripensandoci quando lei affondò la testa nel cuscino, si avvicinò posandole un bacio leggero sul collo e iniziò a sussurrarle con dolcezza all’orecchio.
“Gill... tesoro, svegliati. Abbiamo una pista.”

lie to me, fanfiction: lie to me, callian

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