" Sex and the Nations " - ヘタリア Axis Powers (1/??)

Jun 14, 2009 16:51

Titolo: Sex and the Nations
Fandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Power Hetalia)
Personaggi: Spero un pò tutti. Per ora sempre i soliti: Arthur, Francis, Antonio e Gilbert.
Parte: 1/??
Beta: non betata, qualsiasi correzione sarà la mia salvezza
Rating: PG-17
Conteggio Parole: 989 (word)
Note: 1. Palesemente AU e un miscuglio tra Sex and the City (mavvà) e Queer as Folk e si svolge a Manhattan nell'odierno 2009. Spero di rendere i personaggi più IC possibile, ci tengo che rimangano sempre loro.
2. Io narrante é Arthur, un pò come in Sex and the City lo era Carrie Bradshaw (e le sue parti vengono scritte in corsivo).
3. Essendo la mia prima longfic mi piacerebbe avere molte opinioni in merito, anche da parte di chi non segue il fandom di Hetalia.
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Tre del mattino, il caffè ancora bollente sulla scrivania e computer acceso. L'ennesima pagina di word pronta per essere riempita attende trepidante.
Scrivere non é facile, soprattutto quando senti le pressioni esterne e il redattore che si ripresenta ogni santa mattina con un messaggio sulla segreteria; Kirkland deve essere pronto! Kirkland hai intenzione di non finirlo quello scritto? Kirkland???
Se non si era capito mi chiamo Kirkland, Arthur Kirkland e sono uno scrittore.
Scrittore é una grande parola, non sarò mai come Dickens (che detesto tra l'altro, odio i suoi buonismi) o Wilde eppure nel mio piccolo mi do da fare, anche se gli editori pensano il contrario.

"Dovresti seriamente pensare di assumere un assistente, magari qualcuno di carino e con un fondoschiena da urlo!" Lo redarguì con il suo solito modo di fare, sbatté vigorosamente una mano sul tavolino parlando a voce ben alta così che anche dall'altra parte della città qualcuno potesse aver ben sentito, anche chi era duro d'orecchi.

Antonio, o semplicemente Tonio per gli amici. E' la classica persona che se parli seriamente reagirà nel modo opposto per quanto é insensibile.
Lavora, anche se sembra che tenersi un impiego per più di un mese sia il suo vero obbiettivo. Ci conosciamo da svariati anni, anche se non ricordo precisamente quanti. Non sono mai stato bravo con i numeri.

"Assumere qualcuno per fare che? Pulirmi il gabinetto o dare da mangiare al gatto? E con che soldi poi? Questo mese é saltato il pagamento e dovrò aspettare il mese prossimo. " Sospirò il biondo mangiucchiando la ciliegina del cocktail dell'amico senza fare caso all'altro, che evidentemente avrebbe voluto mangiarla lui.
Intorno a loro c'era il classico vociare di un normale cocktail bar nel centro di Manhattan all'ora di punta.
"Benvenuto nel mondo degli squattrinati signorini! Ora sai come mi sento, e non é piacevole vero?" Lo canzonò divertito. Non sembrava dispiaciuto dei problemi dell'amico.
Non fece neanche tempo a rispondere che senti qualcuno stringergli la spalla. Era sempre il solito, sempre in ritardo.
"Avete ordinato per me un gin tonic? Davvero ne ho bisogno é stato uno strazio questa giornata non immaginate davvero!" Sospirò e non notando il suo gin tonic osservò i due compagni contrariati. Neanche avessero macchiato le sue scarpe di Cavalli si fosse perso l'ultimo concerto dei Daft Punk (e non se ne era perso neanche uno).

Francis Bonnefoy. Padre francese e madre ignota come diceva lui.
Se non fosse uno dei miei più cari amici me lo sarei già portato a letto, peccato che in questi anni la mia coscienza non me l'abbia mai permesso. Lavora come PR, ed é uno dei più gettonati. Finisce sempre per farci imbucare in locali dove non possiamo neanche permetterci di guardare da fuori, come ora.
Sembra frivolo di facciata. Le feste e i vestiti alla moda sono uno specchietto per le allodole perché dietro si nascondo buoni sentimenti e tanto amore (che non darà mai a me).
E' un rapporto strano il nostro, sembra che non possiamo fare a meno uno dell'altro implicitamente eppure alla fine finiamo sempre con persone diverse.

"Arthur, pensi davvero che lasciare a metà il tuo lavoro e venire qua é la cosa giusta?" Apostrofò serio il francese che faceva tutto tranne che dare cattivi consigli. "Sono affari tuoi eh, però non voglio doverti ospitare di nuovo a casa, l'ultima volta sembrava una stalla." Bevve il suo gin tonic appena il cameriere lo portò al tavolo. Sembrava che non bevesse da ieri sera.

Stalla o no, abitare con lui era un delirio. Non sono particolarmente disordinato; ho il mio ordine personale però quando si entra in casa sua sembra che ogni cosa non debba mai essere toccata più del dovuto. Ci mancava solo che mettesse il suo cane (un barboncino nano di nome chouchou) sotto una campana di vetro.
L'ultima volta avevamo dormito assieme, senza sfiorarci né darci il solito bacio sulle labbra (casto e puro) e avevo finito per bere litri di caffè e non dormire per tutta la notte. A detta SUA la casa era "una stalla" solo perché avevo versato un po’ di caffè a terra e altre minuzie.

Antonio rise e ordinò dello scotch con ghiaccio mentre l'inglese fece altrettanto, senza rispondere alle domande dell'amico. Una volta al mese tutto ciò si ripeteva, era una cosa ciclica, all'inizio ci si innervosiva poi bastava ignorare e lasciare che la domanda cadesse.
"Certo Francis che sembri stravolto, ti hanno fatto correre troppo in giro oggi?" Rise il bruno appoggiando i gomiti sul tavolo rivolgendosi con la sua espressione serafica.
"Magari, dannazione i pazzi devo averli alle calcagna io?" Sbuffò e buttò giù l'ultimo sorso di gin tonic, ordinando un altro al cameriere. "Mattina, sono in ufficio e mi si presenta un tipo che sembra uscito da una rivista, Vougue Man, roba da copertina mica da retro..." Sorrise sornione come se immaginasse di nuovo la scena. "e mi si rivolge in modo rude e penso subito 'oddio questo é il mio uomo'. Corpo da favola, capelli così biondi da sembrare bianchi e occhi intensi, sembra l'uomo perfetto per me, sapete quelli con cui si starebbe giorni interi a letto." Annuirono entrambi senza perdersi una parola. "Poi mi rifila un lavoro noiosissimo e..." Afferra il suo nuovo e fresco gin tonic e lo beve senza finire la frase.
"E?" In coro sia Arthur che Antonio si rivolgono a lui mostrano la solita curiosità che si ha quando il proprio amico gay incontra un uomo da copertina.
"...verrà qua."

Fin da bambino ho sempre desiderato fare magie. Quando avevo cinque anni e vivevo ancora in Inghilterra, mio nonno, un brav’uomo che fumava la pipa e bestemmiava una parola si e le altre pure, ne intagliò una e fino a che Peter non la ruppe l'avevo custodita con gelosia, credendo che avrebbe davvero potuto creare incantesimi, come far scomparire le cose o fermare il tempo.
Ora in questo momento la desidero così tanto.

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