Scordatevi ogni altra festività.
Le cose serie hanno ancora da venire.
Ecco, tu, avevi un posto per il mio nuovo anno? Della mia festa hai fatto lauto cibo, succo d'essenza: acqua con liquore, sangue nient'affatto scipito, e finalmente c'eri tutto.
I colori forse non giusti, le musiche forse non determinanti alla riuscita degli incontri.
Ma, ammonticchiato come un sassolino nelle fenditure d'un tacco vecchio, m'hai condotto per balli dall'eleganza innata; dei nostri corpi, ad arco, abbiamo dipinto porticati antichi nell'orlo della notte.
Eppure non ne hai colpa: mica mi conosci davvero. Nessuno, credo, potrebbe. Nessuno, credo, vorrà.
Tuttavia, la tua non è scuola, mera improvvisazione che disprezzabil non è, lo concedo, ma la danza con me sa essere lunga, spossante. Saprai reggere, farti scoppiare piedi, e parti?
Io lo spero, perchè stavo bene, di più, oserei dire, e forse dovrei tacerlo: felice. Null'altro direi, per evitarci dissonanze che sciuperebbero le note.
Oh, ecco, ne lascio una, in levare: ricordati di noi quando appesi alle nostre bocche dimentichiamo il tempo, non fare calcolo dei chicchi di grano.
Balla ancora con me, liquore mio, e avremo un'abbondante messe.
Perché un anno è solo un altro insieme di giorni.