[Inoobu] Last Hope

Jun 30, 2013 11:09

Titolo: Last Hope
Fandom: Hey! Say! JUMP
Rating: Nc-17
Genere: Angst, AU, death
Pairing(s):  Inoobu, Inoojima, Yamajima
Wordcount: 2479 fiumidiparole
Prompt: Amori infelici; Amare il proprio carnefice
Disclaimer: I fatti narrati non si basano su avvenimenti reali e sono senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono ed io non intendo in alcun modo offenderli o dare una rappresentazione vera del loro carattere.
Note: scritta per il Decamemanicomeron della 365days_fic e per la tabella 10 love di contestmania
Introduzione:  La sua vita non era delle più felici, non lo era mai stata.

Amore. La forza di questo sentimento è sempre stata incredibile, in grado di unire persone completamente diverse, in grado di rendere triste e felice allo stesso tempo. Un sentimento che ognuno spera di ricevere o di dare un giorno. Anche Kei lo desiderava, l’aveva sempre atteso, sognandolo, immaginandolo, chiedendosi se insieme ad esso sarebbe anche riuscito a trovare la forza per guardare verso un futuro.
La sua vita non era delle più felici, non lo era mai stata. Durante la sua infanzia, aveva sempre assistito ai litigi fra i suoi genitori, litigi violenti ed eccessivi, anche se da fuori sembravano una di quelle famiglie impeccabili, perfette. Menzogne. Se all’esterno erano sorridenti, all’interno di quei muri si celavano grida, pianti, lividi e sangue.
Aveva deciso di essere felice quando sarebbe diventato grande. Nessuno avrebbe dovuto rubargli quella felicità tanto assente nel suo passato.
E la trovò, la sua luce, quella melodia differente che lo portò lontano dal mondo così sofferente.
I suoi genitori decisero di separarsi quando aveva appena iniziato le scuole medie, andò a vivere con sua madre, la quale, tuttavia, si ammalò e morì pochi mesi dopo. Si trasferì dallo zio in una città lontana dalla dente. Fu in quel luogo che lo incontrò.
Yuto Nakajima, un suo compagno di classe. Solare, gentile, totalmente opposto a Kei.
Divennero amici quasi subito, lo stesso tempo che Inoo impiegò per innamorarsene.
Decise di dichiararsi due anni dopo il loro primo incontro, preparandosi a ricevere l’ennesima sofferenza.
“Mi piaci Kei-chan!” Rispose l’altro, sorridendo felicemente, sorprendendo Kei che per la prima volta si sentì riempire di gioia.

La loro relazione fu delle più normali, uscivano insieme ai loro amici, Yabu e Yamada, tutti compagni di classe, non c’era niente che avrebbe rovinato quel momento e Kei avrebbe fatto di tutto per far sì che quelle emozioni non sarebbero mai svanite nel nulla.

Passarono altri due anni, periodo in cui i quattro amici avevano terminato il liceo, cominciando a frequentare l’università ed il passato di Inoo era stato quasi completamente dimenticato grazie a quel presente luminoso che lo aveva accolto.

“Kei-chan, aspettami al solito bar”
Diceva un messaggio. Kei sospirò. Negli ultimi tempi, tuttavia, erano cambiate molte cose. Inoo e Yuto avevano cominciato a vivere insieme, ma durante questa convivenza, i sentimenti di Nakajima erano mutati. Cominciò a rientrare tardi in casa, ad evitare l’altro con scuse sempre più ridicole, non ci volle molto a Kei per scoprire cosa c’era dietro lo strano comportamento del fidanzato; bastò seguirlo una notte per ritrovarsi davanti all’appartamento di Yamada.
Si sentiva deluso, tradito, eppure non riuscì a smettere la loro relazione; Yuto rappresentava la sua ancora di salvezza dalle tenebre e sarebbe riuscito a tenersela vicino.

A complicare la situazione si aggiunse un’improvvisa dichiarazione da parte di Yabu, colui che era diventato il suo migliore amico negli ultimi anni.
“Yuto ti tradisce Kei e tu lo sai perfettamente!” Cercò di farlo ragionare, sedendosi sul divano accanto al più piccolo “Non posso essere io la tua felicità?” Gli chiese poi, stringendogli delicatamente le mani.
Kei restò immobile, fissando il vuoto davanti a sé, riflettendo su quello che Yabu gli aveva detto.
“Non ho garanzie che tu possa garantirmi la felicità!” Gli fece notare, allontanando le sue mani dalla stretta del più grande, sistemandosi poi in modo da poterlo osservare meglio negli occhi.
“Mi ha deluso persino Yuto, chi mi dice che tu non lo farai?” Continuò, avvicinandosi al volto dell’altro.
“Kou, facciamo qualcosa di cattivo…”
E Kota non se lo fece ripetere di nuovo. Afferrò la nuca del più piccolo, sigillando le sue labbra su quelle dell’altro, assaporandole gentilmente. Le aveva sempre desiderate, fin dalla prima volta che Kei entrò nell’aula della loro scuola media. Se ne era innamorato a prima vista, ma l’altro sembrava avere occhi solo per Yuto e nessun altro.
Si trovava insieme a loro quando due anni più tardi Kei si dichiarò a Yuto, sentendo il suo cuore distruggersi in mille pezzi. Aveva deciso di sopprimere i suoi sentimenti per il bel ragazzo, perché era giusto così, perché Kei meritava di essere felice, eppure, quando lo vide piangere da solo, nella notte, in un parco non molto distante dall’appartamento di Yamada, non seppe resistere. Ascoltò la sua storia, lo portò a casa sua e alla fine era stato sedotto.
Lo fece sdraiare sul divano, baciandogli il collo, lasciando vari segni di tanto in tanto. Leccò ogni parte di pelle, assicurandosi di non tralasciare neanche un minimo centimetro.
Gli tolse la maglietta, venendo a contatto con la sofferenza che il più piccolo aveva provato nei vari anni.
Il petto era completamente ricoperto da cicatrici di ogni genere, così come i polsi. Qualche ferita era più vecchia, altre più fresche.
“Kei… cosa … ?”

La prima volta che Yuto vide il corpo di Kei ne rimase sorpreso. In un primo momento fu scioccato dai segni sui suoi polsi, così netti e ben definiti dal contrasto con la pelle pallida del ragazzo; ma ciò che lo sorprese di più fu il pensiero che quelle cicatrici erano perfette sul corpo del fidanzato. Cominciò a fargli male, come sfogo personale, come desiderio personale, voleva sentirlo urlare al suo tocco, lo trovava eccitante, come un cacciatore quando trova la sua preda. E poi, in fin dei conti, anche Kei desiderava quel dolore. Lo chiedeva, lo pretendeva. Il dolore lo teneva in vita, lo portava alla realtà.
“Come può farti questo?” Chiese Yabu più a se stesso che al più piccolo.
“Lui mi ama Kou!” Rispose Kei, sorridendo, alzandosi leggermente dal divano per baciare il collo del più grande.
“E io amo lui…” Continuò, sbottonandogli la camicia.
“Questo non è amore…” Cercò di farlo ragionare inutilmente.
Kei cambiò le loro posizioni, sistemandosi sul corpo del più grande ancora senza parole.
“Tu non mi farai male, Kou?” Domandò malizioso, passando distrattamente una mano sul sesso di Kota, facendolo gemere silenziosamente.
Non attese risposta, scivolò giù, lungo i pantaloni, slacciando la cintura e togliendoli insieme agli slip che comprimevano il membro del più grande, completamente eccitato dai modi di fare del più piccolo e dal suo corpo.
Kei leccò la sua punta senza staccare mai gli occhi da quelli del più grande, osservandolo assumere espressioni di piacere ogni volta che si spingeva fino alla base, succhiandolo completamente.
Cominciò a muoversi più velocemente, come la mano di Kota sulla sua testa comandava, fermandosi poco prima che potesse raggiungere l’orgasmo.
Si sistemò sopra di lui, sfregando il suo sesso con la sua apertura, facendolo entrare subito dopo, cercando di sopprimere ogni tipo di suono.
Si mosse quasi subito velocemente, cercando di sopprimere l’immagine di Yuto con Yamada che cominciava a formarsi nella sua testa.
“Yuto…” Sussurrò fra i vari gemiti, facendosi scendere una lacrima, distruggendo con quella parola ogni aspettativa del più grande che, sotto di lui, lasciava che l’altro facesse quello che voleva, un po’ per farlo sfogare, un po’ perché era quello che desiderava, anche se, infondo, non era quello il modo in cui sperava.
Quando raggiunsero l’orgasmo, Kota non attese neanche un minuto, afferrò il più piccolo fra le sue braccia e lo cullò, mentre le le lacrime di Kei bagnavano la sua spalla.

Quello fu l’inizio di una strana relazione: ogni sera Yuto andava a casa di Yamada, ed ogni sera Kei incontrava Kota, al solito bar, quello sotto casa del più grande.
Lanciò nuovamente un’occhiata al telefono.
“Kei-chan, aspettami al solito bar”
Non era felice di quella situazione. Amava Yuto, fino alla follia, ed era per scappare alla sofferenza di essere stato tradito che si era rifugiato dietro l’ombra di Kota; sapeva che il più grande aveva dei sentimenti per lui, lo aveva sempre saputo; eppure non poteva sopportare di assecondarlo anche con i sentimenti. Kei e Kota erano troppo simili, entrambi disposti a soffrire sperando che un giorno sarebbe arrivata la loro felicità; ma Kei aveva ormai imparato a non aspettarsi niente, perché il niente è ciò che rimane a coloro che si sforzano sempre. Kota invece, non aveva mai provato sofferenze; erede di una grande famiglia di affari, genitori che amavano il figlio; per questo aveva deciso di ferirlo, prima con la dichiarazione a Yuto, poi con la scelta di andare a vivere con quest’ultimo ed infine usando il suo corpo per convincersi che l’amore per Yuto era ancora viva nel suo cuore.
Non era giusto, lo sapeva perfettamente, ma non poteva farne a meno, in qualche modo la sofferenza era sempre presente nella sua vita, come la polvere, non importa quanto tenti di eliminarla, alla fine si riformerà ancora e ancora.

“Kei!” Lo chiamò una voce. Era entrato nel bar dell’appuntamento, chiedendosi quanto questa volta avrebbe dovuto aspettare il più grande.
“Sei in ritardo” Si lamentò.
Entrarono in casa, come tutte le sere, si sedettero sul divano e poi cominciavano a baciarsi; era la routine di tutte le sere, ma non di quella.
Kei si avvicinò a Kota, cercando le sue labbra, ma l’altro si allontanò, alzandosi dal divano, indicando con quel gesto la poca voglia di giocare che aveva quella sera.
“Che c’è?” Chiese infastidito Inoo, sistemandosi meglio sul sofà. “Sei stato tu a chiamarmi!” Gli ricordò, ancora più infastidito.
“Lo so, ma sono stanco di questa relazione…” Sussurrò, quasi con pentimento.
“Sei stanco di me?” Chiese Kei, divertito nel sentire le parole di Kota “Il tuo amore per me è così debole?”
Quella frase fece fissare gli occhi del più grande in quelli dell’altro. Era furioso, tanto furioso.
“Amore?” Chiese, avvicinandosi minacciosamente al più piccolo, poggiando una mano sulla spalliera del divano per osservarlo meglio.
“Cos’è per te l’amore, Kei?”
Inoo parve pensarci un po’, era una domanda a cui non aveva mai pensato, in fondo, non aveva mai pensato neanche al significato dell’amore in sé.
“B - Beh, l’am-“
“Hai anche il coraggio di rispondere?” Lo interruppe, ridendo dallo stupore. “Come puoi parlare di un sentimento che non hai mai provato?”
“Io amo Yuto!”
Si affrettò a rispondere, chiedendosi se effettivamente era davvero così.
“Lo ami?” Continuò Kota, allontanandosi, ma senza smettere di fissarlo.
“Non è amore Kei, tu vuoi solamente che qualcuno ti faccia soffrire, in modo da poter fare la vittima con qualcun altro che ti consoli che ti consoli, cercando quindi di far soffrire sia chi ti ha reso infelice, sia chi tenta di consolarti.” Spiegò, centrando perfettamente ogni punto.
“Vuoi soltanto che le persone provino il male che hai provato tu…” Riprese, distogliendo poi lo sguardo.
“Non mi sorprende che Yuto abbia preferito Yamada.”
Quello, fece più male di mille coltelli che lacerano la carne. Si alzò dal divano, afferrò il più grande per il colletto della camicia da lavoro e lo colpì con un pugno.
Aveva sempre desiderato fargli male, ma quando lo vide con quel sangue vicino al labbro, con lo sguardo ferito e triste per ciò che aveva detto, quando lo vide afferrare il cappotto e uscire dalla porta senza guardarsi indietro, si sentì improvvisamente solo.

Negli ultimi tempi i sentimenti di Kei erano cambiati senza che quest’ultimo se ne rendesse conto. Salutava Yuto la mattina, l’unico momento della giornata in cui avrebbe visto il più alto, per poi passare l’intera giornata in attesa di una chiamata, di un messaggio, o di un qualsiasi altro segno da parte di Yabu. Lo cercava, lo desiderava, anche se non riusciva ad ammetterlo. Era una relazione basata sul sesso, ma ogni volta che i loro corpi erano così vicini, il cuore di Kei batteva velocemente. Se ne era innamorato, anche se non voleva ammetterlo. Il sentimento che provava per Kota era dieci volte più grande quello che provava per Yuto.
“Cos’è l’amore per te Kei?” Fissò il pavimento dell’appartamento del più grande, realizzando in quel momento la risposta a quella domanda.
“Yabu Kota” Sussurrò, lasciando che le lacrime bagnassero il suo viso.
“L’amore per me, è Yabu Kota”

Corse fuori dall’appartamento, incurante della pioggia che aveva cominciato a bagnare la città, quasi in rappresentanza del suo stato d’animo. Scrutò nella notte alla ricerca di una sagoma, di quella sagoma, sperando che non fosse troppo lontano.
Lo trovò tre minuti più tardi, seduto ad una panchina, fissando il vuoto.
“Non puoi andartene!” Urlò, sorprendendolo.
“Non puoi lasciarmi solo!” Continuò, dando sfogo alla sua rabbia ed alla delusione che provava.
“Altrimenti non avrebbe senso! Come puoi consolarmi per il tradimento di Yuto se poi te ne vai anche tu?!”
Kota distolse lo sguardo, chiedendosi se dovesse rispondere o lasciare che l’altro si sfogasse. Optò per la seconda, lasciandolo parlare.
“Hai ragione!” Riprese Kei “Non ho mai amato Yuto, né allora, né adesso; volevo solo distruggere quella felicità che lo aveva sempre circondato e volevo anche di struggere la tua…” Spiegò, rivelando i suoi intenti.
“Volevo distruggerti perché mi davi una speranza futura…”
“C’è sempre speranza finché c’è il futuro, Kei”
Inoo lo fissò con gli occhi rossi a causa delle lacrime.
“Non c’è speranza per me…” Sussurrò.
Kota si alzò dalla panchina, avvicinandosi alla figura minuta che tremava. Gli accarezzò una guancia, baciandogli poi le labbra delicatamente.
“Devi avere il coraggio di prendere questa speranza al volo Kei, altrimenti ti sfuggirà di mano…”
Spiegò, guardandolo tristemente.
“Non puoi essere tu la mia speranza?”
“E’ tardi, troppo tardi…” Spiegò, allontanandosi dal ragazzo.
“Mi sposo la settimana prossima Kei, un matrimonio combinato…” Spiegò, voltandosi dalla parte opposta del più giovane.
“Beh, avrei potuto rifiutare, ma non avevo niente a cui aggrapparmi-“
“Avevi me!”
“Non ti ho mai avuto!” Urlò, perdendo la pazienza, sentendosi ferito ed arrabbiato allo stesso tempo.
“Non hai mai neanche considerato i miei sentimenti, Kei!”
Era vero, e Inoo non poteva ribattere a quella realtà. Si era reso conto di amare il più grande da solo quindici minuti, un tempo troppo breve considerando gli anni che il più grande aveva passato ad amarlo.

La pioggia continuava a cadere incessante, il fiume sotto il ponte si era riempito d’acqua, diventando scuro ed arrabbiato, come lo stato d’animo dei due ragazzi che attraversavano il ponte.
“Smettila di seguirmi…” Si voltò Kota, infastidito dalla presenza dell’altro.
Quando lo vide, però, gli si presentò una scena orribile. Kei aveva smesso di piangere. Si era poggiato alla ringhiera del ponte e fissava il fiume in tempesta sotto di loro con un espressione malinconica.
“Kei…”
“Kota, sai, non avrei mai pensato che un giorno avrei pianto per te…” Sussurrò sorridendo.
“Fa davvero male…” Continuò, lasciando scivolare una lacrima lungo la sua guancia.
“E la settimana prossima sarai intoccabile…” Disse, guardandolo tristemente.
“Mi hai detto di aggrapparmi ad una speranza, ma io non la trovo questa speranza!” Continuò.
“Kei, devi continuare a cercarla-“
“Sono stanco! Sono ventitré anni che continuo a cercare una felicità, un amore, ma alla fine non c’è niente per me…”
Tornò a fissare il fiume il fiume di cui si poteva percepire solo il rumore tempestoso.
“Yabu Kota…” Cominciò a dire, sorridendo.
“Ti amo” Concluse, gettandosi dalla ringhiera.
Yabu poteva solo assistere alla scena, spaventato, sorpreso, deluso e infelice. Una marea di sentimenti avevano cominciato a nascere nel suo cuore.
Era la prima volta che parole del genere uscivano dalle labbra di Inoo ed era la prima volta che il pensiero del più piccolo era rivolto a lui.
Si riprese quasi subito, fissando il fiume sotto il ponte. Sorrise. Inoo Kei era il suo carnefice. Lo aveva distrutto, torturato, ed alla fine lo aveva ucciso.
Si buttò dalla ringhiera, chiedendosi se almeno in un'altra vita avrebbe potuto essere la speranza futura che Kei aveva tanto cercato.

::challenge: 10love, -pairing: inoobu, -pairing: inoojima, ::challenge: 365days[decamemanicomeron], -pairing:yamajima

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