Harry Potter - Santa Claus is coming to Hogwarts Parte 3/3

Dec 19, 2009 21:14

Titolo: Santa Claus Is Coming to Hogwarts - Parte 3/3
Autore: Nico
Fandom: Harry Potter
Pairing: Ron/Hermione
Rating: Per Tutti (PG)
Sommario: Anche nel mondo della magia esistono magie che riescono ancora a stupire...ma è Natale, e tutto può accadere!

Parte 1 Parte 2


Affrontando l'insidia del prato, sommerso da una coltre di neve spessa mezzo metro, Ron arrivò finalmente alla capanna di Hagrid e bussò alla porta, ma nessuno venne ad aprire.

“Accidenti, non si sarà mica dimenticato!” Poi sentì l'abbaiare di Thor provenire dal retro.

Dietro la capanna, in un punto che rimaneva nascosto alla vista del castello dalle pareti, vide Hagrid chinato su quella che pareva proprio una slitta. Poco lontano notò quattro Thestral legati ad un palo, che mansueti si stringevano l'uno all'altro per riscaldarsi.

“Hagrid...”

Il guardiacaccia si voltò per salutarlo, e notò che lo sguardo del ragazzo rimaneva fisso sui cavalli. “Hanno freddo anche loro, poverini. Avevo pensato di fare delle coperte e di mettergliele addosso come dei vestiti. A Londra ho visto delle donne babbane mettere cose simili ai loro cani, povere bestie! Però, forse, stanno più caldi, no?”

“Forse si”, disse Ron. “Pensavo che ...può essere che non siano animali molto adatti per trainare la slitta di Babbo Natale. Sono un pò...”

“Troppo fieri?”, tentò Hagrid.

“No, troppo inquietanti, piuttosto. Voglio dire, se fossi un bambino, regali o no scapperei a gambe levate davanti a loro!”

“Quando ero bambino avrei dato chissà cosa per avere un Thestral tutto mio!”, borbottò Hagrid.

“Ad ogni modo, non credo che disponiamo di nient'altro, quindi andranno bene lo stesso”, affermò Ron.

“Da dove cominciamo?”

“Ho sistemato un po' la slitta, il peso degli alberi l'aveva sfondata su un lato. Io, però, non posso usare la magia, quindi per le rifiniture dovrai cavartela da solo”, disse Hagrid.

“Non c'è problema. Reparo”, esclamò Ron, e una piccola sbucciatura del legno scomparve. “Credo che ci vorrà un po' di tempo per fare un bel lavoro”.

In effetti ci vollero circa tre ore per completare l'opera, ma alla fine Ron e Hagrid si guardarono in faccia, soddisfatti.

La slitta appariva come nuova, solida e dipinta di un bellissimo rosso sfavillante. “Ci sai fare con quella bacchetta!”, esclamò Hagrid.

“Per tutto questo lavoro dovresti scontare almeno 15 giorni al mio debito!”, disse lui.

“Vedremo”, rispose Hagrid.

Non era la risposta che desiderava, ma era comunque meglio che un no categorico! “E adesso credo che tocchi ai tuoi vestiti”.

“Non me li rovinare, sai!”, esclamò Hagrid, allontanandosi di un passo. “Sono quasi nuovi, li ho comperati solo dieci anni fa!”

Ron lo squadrò da capo a piedi. Sembrava appena uscito da una lotta all'ultimo sangue con una Manticora! Ma non aveva ne il tempo, ne la voglia di perdersi con un mezzo gigante in una discussione sul suo abbigliamento, quindi tentò di rassicurarlo. “Basterà trasfigurarli... sono pur sempre vestiti, non dovrebbe essere troppo difficile!”, disse, sperando vivamente di apparire più sicuro di quello che era.

“Ok, allora”, borbottò Hagrid, incerto.

Ron gli puntò la bacchetta contro. “Feraverto!”, esclamò.

Immediatamente gli abiti di Hagrid si irrigidirono in maniera innaturale, finchè lui non riuscì più nemmeno a piegare un gomito. “Cos'è successo?!”, gridò.

“Ehm, credo di aver sbagliato incantesimo”, balbettò Ron, grattandosi la nuca. “Lo abbiamo usato per trasformare uccelli in teiere, ho l'impressione che i tuoi vestiti siano diventati di metallo!”

L'impresa non si rivelò affatto facile, ma dopo parecchie ore, durante le quali Hagrid si ritrovò persino in mutande, con un nugolo di uccelli che gli svolazzavano attorno e una folta peluria arancione sulla faccia, finalmente apparve un qualcosa di simile ad un vestito rosso, e la barba assunse una tonalità bianco panna.

Ron si sedette su un ceppo, esausto. “Che faticaccia!”

“Tu?!”, esclamò Hagrid, stizzito. “E io? Non mi sono mai vergognato tanto! Io, un insegnante di Hagwarts, circondato da uno stormo!”

“Non era lo stormo ad essere imbarazzante, piuttosto le tue mutande! Snasi?! Si è mai sentito di qualcuno che ha Snasi disegnati sulla biancheria?”

Hagrid divenne rosso quasi come il suo nuovo costume. “Sono carini gli Snasi!”, cercò di difendersi.

“Certo”, ridacchiò Ron.

“Si, carini”, borbottò Hagrid tra sè e sè.

“Che ore sono?”, domandò Ron, alla fine.

Hagrid estrasse il suo grosso orologio da taschino e strabuzzò gli occhi. “Sono già le undici e mezzo! Dobbiamo attaccare i Thestral alla slitta se vogliamo fare in tempo a decollare prima della mezzanotte!”

“Muoviamoci, allora”, disse Ron, rialzandosi a fatica e ripromettendosi di stare molto più attento, da quel momento in poi, alle lezioni di trasfigurazione. Hermione ci avrebbe messo dieci minuti a fare ciò che a lui aveva occupato ore!

Hagrid slegò gli animali, che docili lo seguirono fino alla slitta. Non ebbe difficoltà ad attaccarli, erano abituati a trainare le carrozze di Hagwarts, e anche per questo motivo, in fin dei conti, erano molto più adatti al compito degli Ippogrifi.

“Perfetto, adesso devo solo far levitare la slitta, così potranno trascinarsela dietro senza che sia lei a trascinare loro a terra, in picchiata!”, disse Ron.

Puntò la bacchetta ed esclamò, “Slitta Locomotor!”, e la vide sollevarsi da terra di quasi mezzo metro.

“E io dovrei salire lì sopra, adesso?”, chiese Hagrid, scettico.

“Il piano era questo”.

“Non so se reggerà...insomma, non sono grasso, ma sono pur sempre abbastanza pesante!”

“L'incantesimo non è tarato in base al peso. Solleva le cose e basta, non importa quanto siano grosse o ingombranti”, spiegò Ron.

Hagrid si avvicinò con diffidenza, ma appena appoggiò un piede sul bordo della slitta, quella oscillò pericolosamente di lato, facendogli quasi perdere l'equilibrio.

“Eh, no!”, esclamò. “Io lì sopra non ci salgo! E se si rovescia? Non ho mica le ali come loro!”, protestò, indicando i cavalli.

“Ma Hagrid! Me l'avevi promesso! Non posso fare questa cosa senza di te!”, esclamò Ron, disperato.

“Vorrei farlo, te lo giuro, ma l'altezza mi ha sempre spaventato a morte!”, ripetè lui. “Soprattutto su mezzi poco stabili come questo!”

“Giochi con le Acromantule come se fossero dei cucciolotti e ti spaventa l'altezza?!”, protestò Ron. Mancava poco meno di un quarto d'ora a mezzanotte, e le speranza di decollo si allontanavano sempre di più ogni secondo che passava.

All'improvviso, però, un forte rumore li prese entrambi alla sprovvista, e quando si voltarono nella direzione da cui era parso provenire rimasero letteralmente sbigottiti.

Una meravigliosa, lucida e perfetta slitta rosso fuoco, molto più grande rispetto alla loro, era atterrata nel grande prato, proveniente da chissà dove, e trainata da otto magnifiche renne.

“Oh, miseriaccia!”, esclamò Ron, cadendo col sedere nella neve.

E fu ancora più stupito quando riconobbe i due uomini che stavano scendendo.

Il primo, quello più alto, era senza dubbio Albus Silente, il preside di Hogwarts. La sua veste color porpora spuntava appena dal lungo cappotto bordato di pelliccia, gli occhiali a mezzaluna appoggiati come sempre sul naso, a conferirgli quella sua tipica espressione sorniona. Ma l'altro...l'altro era certamente...

“Babbo Natale!”, mormorò Ron, tentando di rialzarsi.

“Babbo Natale, o Claus Hallowsson, signor Weasley, come preferisce”, disse calmo Silente.

“Io...non credevo...non pensavo...”, balbettò Ron, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi.

“Non pensava che esistesse davvero colui che i babbani chiamano Babbo Natale? Si, ne sono a conoscenza”, disse lui, rivolgendo un largo sorriso ad Hagrid.

“Deve essermi scappato”, borbottò il guardiacaccia, guardandosi imbarazzato la punta degli stivaloni neri.

“Ma allora è tutto vero!”, esclamò Ron, finalmente persuaso che quello che stava vedendo non era solo il frutto di qualche strana pozione allucinogena che poteva avere assunto per sbaglio, chissà quando. “E come...come è possibile!”

Per la prima volta, l'uomo chiamato Babbo Natale parlò. “Nella stessa maniera in cui è possibile che tu voli su una scopa, o trasformi i vestiti di questo simpatico guardiacaccia in un costume rosso! Magia!”

“Dunque...dunque lei è un mago?”, domandò il ragazzo, stupito. Dopotutto, Hermione aveva avuto ragione anche questa volta!

“Un mago potente, che proviene da una famiglia di maghi potenti originari della Finlandia”, intervenne Silente. “Claus ha già fatto da Babbo Natale a tre generazioni di bambini”.

“Ma non capisco”, disse Ron. “Credevo che esistesse da molto più tempo!”

“Infatti, signor Weasley!”, rispose Silente. “Vuoi spiegarglielo tu?”, disse poi, rivolgendosi all'altro.

Sotto la folta barba bianca, Ron intravide un sorriso gentile. “Da molte generazioni, ormai, la mia famiglia ha deciso di svolgere questo compito. Io sono il quinto Babbo Natale mai esistito, per la precisione.”

“E perchè la sua famiglia ha deciso di fare...di fare quello che fate?”, domandò Ron, sempre più curioso.

Lui sorrise di nuovo. “Tanti e tanti anni fa, i babbani non avevano ancora inventato tutte le cose che hanno adesso. Non vivevano comodamente nelle loro case con la televisione, il riscaldamento, la radio, l'automobile e il forno a microonde. Ma credevano nella magia, nel bene e nel male che da essa si generava. Tutti. Così, i miei antenati, hanno deciso che, almeno una volta all'anno, questa magia sarebbe andata loro incontro, toccandoli per davvero. Poi le cose sono cambiate”.

“Cambiate?”

“Piano piano tutti hanno cominciato a dimenticare, a non credere più, a voler spiegare tutto con leggi e formule. E questa è stata una cosa buona, da un lato, perchè ha permesso loro di inventare, crescere e migliorare la loro vita. Ma purtroppo hanno lasciato indietro molti dei loro sogni, hanno messo da parte tutto quello che non riuscivano a capire”.

“Ma allora...allora perchè lei continua a farlo? Perchè lo fa, se nessun babbano crede più nella magia?”

“Oh, non ho detto che nessun babbano crede più nella magia!”, affermò Babbo Natale. “I bambini ci credono! Tutti, e naturalmente! La maggior parte smette di farlo, ad un certo punto, ma alcuni no. Alcuni si scoprono maghi loro stessi, altri sapranno semplicemente che quel qualcosa che noi chiamiamo magia è lì, da qualche parte. E lo ricorderanno per tutta la vita”.

Silente guardò l'orologio che portava appeso al collo. “Mancano cinque minuti a mezzanotte, signor Weasley. Credevo che avesse un impegno improrogabile!”

“Si...cioè, Hagrid doveva aiutarmi ma poi...”, farfugliò Ron.

“Credo che Hagrid dovrà rimanere qui con me. Ho una voglia improvvisa di conoscere tutto sui Thestral, questa sera!”, disse Silente. “Ma se per lei fa lo stesso, signor Weasley, Claus potrebbe accompagnarla al suo appuntamento!”

Babbo Natale salì sulla slitta con movimenti sorprendentemente agili per la sua età, e tese la mano a Ron che, riluttante, la afferrò e vi si isso sopra. “Nasconditi lì sotto, le farai una bella sorpresa!”, disse.

Ron si sedette sul fondo della slitta, e iniziò a sentirla tremare.

“Oh, oh! Blitzen, Dasher! Forza!”, gridò, e prima che se ne potesse rendere conto stavano virando sulle guglie del castello. Era sorprendente come un mezzo così massiccio ed impacciato sulla terra potesse dimostrarsi così agile e aerodinamico in cielo!

“Dove dobbiamo andare?”, gridò Claus, per sovrastare il turbinio del vento.

“Alla Torre di Astronomia”, rispose Ron, sollevandosi un po' per dare una sbirciata all'esterno. Si vedevano solo le luci del castello, tutto il resto era immerso nell'oscurità più assoluta.

Babbo Natale indirizzò le sue renne verso la Torre di Astronomia, e Ron aguzzò la vista. Per un attimo temette che Hermione non ci fosse, poi, però, man mano che la distanza diminuiva, riuscì a scorgere i contorni scuri di una figura, delineati dalla luce che proveniva dalla porta alle sue spalle.

“Stai giù, adesso!”, disse Babbo Natale, e un attimo dopo, tirando le redini ed emettendo un suono con la lingua, simile ad uno schiocco, la slitta si bloccò, fluttuando nell'aria invernale, proprio davanti alla torre.

“Salve signorina Granger”, disse lui, gaio, “ben ritrovata!”

Per un attimo Hermione tacque, evidentemente troppo stupita per dire qualunque cosa, poi Ron sentì la sua voce.

“Ma tu sei...tu sei davvero Babbo Natale?”, la sentì domandare.

Tipico di Hermione, doveva sempre fare domande!

“Credi che io sia un impostore?”, rispose lui, divertito.

“No! Assolutamente! E' solo che non ero sicura che...”

“Pensi che un impostore potrebbe sapere che nel Natale del 1987, quando avevi appena otto anni, tra gli altri, hai ricevuto in regalo il tuo primo libro sulla storia delle streghe?”

Ron potè solo sentire un sussulto nella voce di Hermione, ma avrebbe dato qualunque cosa per vedere lo stupore e la gioia dipinti sul suo viso.

“E le pantofole a forma di coniglio, l'anno successivo”, mormorò lei.

“Ed un ciondolo di ametista l'anno dopo ancora”, continuò lui.

“Poi ho scoperto di essere una strega”, terminò lei, e per un attimo calò il silenzio.

Fu Babbo Natale a spezzarlo di nuovo. “Ma ho ancora un altro regalo da farti, Hermione. Forse il più importante di tutti.”

Allungò il braccio verso Ron, lui afferrò la sua mano e si alzò in piedi.

Fu allora che Hermione potè solo guardare, rimanendo,probabilmente per la prima volta nella sua vita, senza parole.

Ron le sorrise, arrossendo fino alla punta delle orecchi. “C...ciao”, mormorò.

“Ron...”, disse lei in un respiro.

La slitta si avvicinò di più al cornicione, finchè, con un balzo, il ragazzo atterrò sul piancito della torre.

“Le piace il suo regalo, signorina Granger?”, chiese Babbo Natale, bonario.

“Io...si...si!”, esclamò lei, muovendo un passo verso Ron, ancora incredula.

“Il signor Weasley desiderava talmente tanto che noi due ci incontrassimo che non ho potuto fare a meno di accontentarlo!”, continuò lui, “e sono molto felice di averlo fatto. Ho sempre saputo che lei sarebbe diventata una strega, la magia, attorno a lei, era nell'aria!”

“La magia era nell'aria...”, ripetè lei, con gli occhi che le si riempivano di lacrime.

“Come è nell'aria adesso, attorno a voi...dentro di voi!”, disse.

Ron guardò Hermione e le tese la mano. I loro occhi si incontrarono e sorrisero, e lei unì le sue dita a quelle di lui. “Grazie”, mormorò.

“Bene ragazzi miei”, disse alla fine Babbo Natale, “Si è fatto tardi, e il mondo è vasto, per quanto la bacchetta possa aiutarmi se non mi sbrigo non finirò in tempo per l'alba!”

“Io volevo...volevo ringraziarla per essere venuto”, iniziò Ron, ma l'altro lo fermò.

“Non devi ringraziarmi, ho fatto solo il mio lavoro! Ho consegnato un regalo a qualcuno che lo meritava! Arrivederci, e buon Natale!”, disse, e in una nuvola di vento e neve scomparve, inghiottito dalla notte.

Hermione lo vide scomparire, ma il suo cuore era talmente colmo della gioia più grande e meravigliosa che avesse mai provato che senza riflettere nemmeno per un momento buttò le braccia al collo di Ron e lo attirò a se, baciandolo con tutto il trasporto e la passione che sentiva per lui.

Fu un momento, nemmeno un minuto, ma parve durare all'infinito. Quando si separarono lui era allibito, ma lei gli accarezzò i capelli, e di nuovo gli sfiorò le labbra. “Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me. Sei stato fantastico, davvero”, sussurrò, sfiorandogli la pelle.

“Io...non volevo che tu fossi triste, e invece è quello che faccio sempre. Mi dispiace di non sapere mai fare la cosa giusta”, disse lui, chiudendo gli occhi. “Ma ci proverò, te lo giuro”.

Gli bastava sentire il calore che lei emanava, sentire il suo profumo portato dal vento. Non aveva bisogno di nient'altro.

“Solo se tu non ci fossi sarei veramente triste. E Babbo Natale aveva ragione, sai?”

“Su cosa?”

Lei sorrise. “Apri gli occhi, voglio guardarli mentre te lo dico”.

Lui socchiuse piano le palpebre, finchè il suo sguardo non incontrò quello di lei. “Ti amo, Ronald Weasley, e non avrò mai nessun regalo più importante di te”, disse.

Lui l'abbracciò stretta, assaporando il Natale più bello della sua vita.

“Anche io ti amo, Hermione”, mormorò, “e la sai una cosa?”

“Cosa?”, chiese lei.

“Anche questa volta eri tu ad avere ragione! Sei sempre la solita so tutto io”, rise, trascinandola dentro, nel tepore del castello.

FINE

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