[MERLIN] - Incubi

Dec 28, 2009 13:36



TITOLO: Incubi
FANDOM: Merlin
PAIRING: Merlin\Arthur
RATING: PG15
BETA: nike158
AVVERTIMENTI: è una storia a tematica omosessuale. Se non piace non leggere.
DISCLAIMER: i personaggi nominati nella storia appartengono all BBC e non a me (sfortunatamente). Niente di quanto segue è scritto a scopo di lucro.


Merlin si sveglia nel mezzo della notte, terrorizzato.
Sente il cuore battere impazzito nel petto e il sudore che gli scorre sulla schiena e gli appiccica i capelli sulla fronte pallida.
Si mette di scatto a sedere sul letto, le gambe incastrate in un groviglio di lenzuola e coperte, cercando di mettere a fuoco la stanza intorno a lui.
Il freddo che prova è un gelo profondo che gli penetra nelle ossa, lasciandogli addosso una delle sensazioni più sgradevoli che abbia mai provato nella sua vita.
Il sogno, l’incubo, è stato così vivido e reale che Merlin si domanda se non si tratti di qualcosa di più del semplice prodotto onirico della sua mente. Se non si tratti di uno di quei sogni che rispecchiano il reale verificarsi delle cose. Come i sogni di Lady Morgana. Merlin ha capito bene che nella giovane figlioccia di Uther c’è qualcosa di speciale, qualcosa di speciale come è speciale quello che c’è in lui. Qualcosa di magico. Quindi, se quei sogni premonitori capitano a Morgana, potrebbero capitare anche a lui.
Però, il mago scaccia subito il pensiero. Perché a lui non è mai capitato di averne, quindi non c’è motivo per cui questo sia qualcosa di diverso da un semplice sogno dettato da troppa ansia e agitazione per la partenza del Principe. Arthur, infatti, ha lasciato Camelot per occuparsi di una banda di briganti che si sono spinti troppo vicini ai confini della città. Quindi, è solo la sua preoccupazione per Arthur che lo suggestiona. Si, la parte razionale di lui non fa che ripetergli questo. La verità è che sta cercando di convincersi con ogni fibra del suo corpo che sia così, visto qual’era il contenuto del suo sogno.
Arthur morto.
Il suo corpo freddo, immobile e privo di vita tra gli alberi del bosco.
Niente più occhiate altezzose, niente più stupide battute o commenti irritanti.
Niente più levatacce all’alba perché vuole portarlo sempre a caccia con sé, niente più mani sul suo collo, niente più respiro che gli solletica la pelle quando lo bacia.
Niente più Arthur.
Merlin è costretto a premersi una mano sul petto per riuscire a prendere una boccata d’aria che in quel momento non vuole saperne di scivolargli fino ai polmoni, fregandosene del suo rischiare di soffocare.
Allontana, di nuovo, quella terribile immagine dalla sua testa e si alza definitivamente dal letto. Non c’è speranza che riprenda sonno e non è certo di volerlo fare, se quello è ciò che lo aspetta una volta chiusi gli occhi.
Si infila una casacca, lasciata distrattamente sopra la sedia vicino al letto, sopra le braghe che indossa per dormire e si avvia verso la porta. Cautamente, attento a non fare rumore per non svegliare Gaius, la apre e sguscia fuori dalla stanza. Passa vicino al letto del medico in punta di piedi e, quando è sicuro che non si sia destato, si allontana definitivamente.
Una volta fuori, Merlin lascia che l’aria fredda gli schiarisca le idee e lo calmi. Vaga per i corridoi bui del castello, che oramai conosce a memoria, fino a che, inevitabilmente, si ritrova attratto verso la stanza di Arthur. Vi arriva quasi senza rendersene conto, come se quella fosse la meta destinata del suo vagabondare. E, d’altronde, la cosa non lo stupisce visto che il destino è qualcosa di talmente tanto insita nel rapporto tra lui e Arthur da sembrare, quasi, ridicolo.
Osserva la pesante porta della camera di Arthur e poi, un po’ titubante, la spinge facendo pressione contro il legno scuro; la apre e, dopo essere entrato, se la richiude alle spalle.
Appena è dentro l’odore di Arthur gli arriva alle narici, forte e potente, facendolo sentire subito meglio. E poi, nota il disordine indescrivibile di quella camera che, anche dopo due giorni d’assenza del proprietario, dà l’impressione di trovarsi nel mezzo della sala dei ricevimenti dopo un banchetto. Sta diventando familiare anche quello, date le (cattive) abitudini di Arthur. Si china a raccogliere una camicia (rossa, ovviamente) dal pavimento e, nonostante tutto, gli sfugge un mezzo sorriso. Avrà parecchio da fare l’indomani mattina. E’ come se quella stanza generasse confusione e si divertisse a sparpagliare autonomamente abiti e pezzi d’armatura, tanto per non fargli perdere dimestichezza col rassettare.
Merlin sospira leggermente e si guarda intorno. Lancia uno sguardo alla grande finestra che dà sul cortile esterno e si rende conto di quanto debba essere tardi; probabilmente mancano poche ore all’alba. Senza esserne del tutto cosciente, si avvicina al letto di Arthur e vi si stende sopra. Lì l’odore è ancora più forte e Merlin inspira a fondo contro il cuscino, cercando di trattenerne la maggior quantità possibile per sé.
Si rigira un paio di volte nel letto, pensando di sfuggita che sta sgualcendo le coperte del letto del Principe. Poi, non pensa più niente perché cade in un sonno agitato e, per fortuna, senza sogni.

*****************************************************

Quando si sveglia, non molto dopo, Merlin sbatte un paio di volte le palpebre e vede le prime luci del sole filtrare attraverso la finestra. Si sente stanco e tutto tranne che riposato, mentre ascolta in lontananza il rumore di passi che riconoscerebbe ovunque. Attutiti e ovattati, ma sempre fieri e alteri.
Il cuore di Merlin fa un salto, perché quei passi vogliono dire che Arthur è tornato. Sano e salvo.
Stupido sogno che gli ha fatto immaginare solo delle stupide, terribili, cose.
Merlin fa per alzarsi (dato che si ricorda dove si è mezzo addormentato), quando Arthur entra nella stanza.
Trascina i piedi ed ha le spalle un po’ curve (Merlin lo capta subito perché Arthur cammina sempre dritto e spedito, mai ingobbito e mai con la testa china, quindi Arthur è stanco); ha i capelli tutti scompigliati e, anche se ha già tolto l’armatura, è  ancora sporco di polvere e sangue.
Arthur si volta e non gli sfugge la sua presenza.
“Merlin.” dice il principe in un sussurro “Che ci fai qui?”
Merlin non sa esattamente cosa rispondere. E’ perso in un miscuglio di sollievo, perché l’asino reale è tornato sano e salvo, e titubanza, perché non dovrebbe essere lì, a voler essere onesti.
“Non riuscivo a dormire.” biascica solo Merlin, alzandosi del tutto in piedi.
“Hai passato tutta la notte sveglio, vero?” chiede ancora il giovane Pendragon, ma, visto che non è la prima volta che succede, sa già che cosa dirà il ragazzo davanti a lui.
“Ho dormito! Beh, un paio d’ore…” protesta Merlin.
“Come no, lo immagino. Domani… beh, oggi ad essere onesti, sarai più distratto del solito. E questo vuol dire che ne combinerai molte più del solito.” ribatte Arthur, gettando i guanti e il cinturone sul tavolo li vicino e avvicinandosi a Merlin. “Senza contare” prosegue “che qualcuno avrebbe potuto vederti. Le guardie, o qualche servitore. Non c’hai pensato?”
No, ad essere sincero Merlin non c’ha pensato. A voler dire la verità, era troppo preso a preoccuparsi per la sua vita per pensare a cosa non avrebbe dovuto fare.
“Non mi ha visto nessuno. E, anche se mi avessero visto, non ci sarebbe niente di strano in un servitore che si reca nelle stanze del suo padrone.”
“Questo non toglie che sei stato, comunque, imprudente.” insiste Arthur che, oramai, è arrivato a pochi passi dal suo interlocutore. Sulle labbra campeggia quel sorrisino impudente di sempre, anche se è meno strafottente del solito.
E mano mano che il Principe si fa più vicino, Merlin percepisce una specie di calore che lo avvolge e lo stordisce.
“Ero solo preoccupato…” fa in tempo a borbottare Merlin prima che le labbra di Arthur lo interrompano. Si posano sulle sue, aderendovi con facilità estrema, e Merlin barcolla per un attimo sotto la spinta del corpo dell’altro, ritrovandosi con le spalle contro il muro.
“Non sai che il tuo principe è un guerriero abile e valoroso?” soffia Arthur contro il suo collo, dove ha fatto scivolare la bocca, posandogli una mano alla base della nuca.
“Oh, si. E, anche, avventato… imprudente... e sconsiderato…” cerca di elencare l’altro a fatica, nel tentativo di resistere al tocco della dita di Arthur che hanno iniziato a infilarsi oltre l’orlo della sua blusa.
“Questa è la ricompensa per aver sconfitto quei briganti, impedendogli di fare del male a te e al resto della popolazione?”
“E’ vero. Sei un guerriero molto valoroso e capace.” asserisce il mago  tentando di rimanere serio, ma non riesce ad impedire che un sorriso gli affiori alle labbra. Sta per aggiungere qualcos’altro, ma Arthur lo afferra per i fianchi e, in un secondo, si ritrova steso sopra il materasso morbido del letto regale, mentre l’altro gli è subito sopra e insinua un ginocchio tra le sue gambe.
“Mi fa piacere che tu lo riconosca.”
 “Forse… forse, prima di dimostrare, ancora, il tuo valore, dovresti riposare un po’.” ansima Merlin, provando a non prestare attenzione solo alla pressione che sente in corrispondenza del ginocchio di Arthur e che rischia di fargli perdere la concezione di qualsiasi pensiero coerente. Afferra una ciocca dei suoi capelli biondi e se la fa scorrere tra le dita: è sporca e sudata e ricorda a Merlin da dove è appena tornato Arthur.
Il Principe si tira su, puntellandosi con le mani alle spalle di Merlin e fissandolo negli occhi.
“Sto cominciando a pensare che tutta la storia della preoccupazione fosse solo una farsa. L’unica cosa che volevi era dormire su un letto comodo. Ammettilo.” ghigna, mordendosi il labbro inferiore.
Merlin sbuffa e si divincola un po’ tra le sue braccia.
“A volte, sei davvero un asino. Vorrà dire che la prossima volta, invece di preoccuparmi tanto, ringrazierò il cielo per essermi liberato di una tale piaga reale.” butta fuori, fingendosi seccato.
Arthur si china verso di lui, i loro toraci che si strusciano e premono l’uno contro l’altro, mentre il ginocchio sfrega contro l’inguine del ragazzo sotto di lui; gli sfiora una tempia con la fonte e gli bacia uno zigomo.
“In realtà,” soffia a pochi centimetri dalla sua bocca “è bello sapere che c’è qualcuno che ti aspetta e si preoccupa per te.”
Merlin trattiene il respiro, il cuore che comincia a battere frenetico come le ali di un colibrì, senza sapere cosa dire.
Sa quanto sia costato ad Arthur pronunciare quella frase, ogni singola parola. Perciò, davvero, non ne trova altre adatte per ricambiare.
Cattura le labbra a pochi centimetri dalla sua bocca in un bacio che vale più di qualsiasi parola avesse potuto dire, stringendo le mani sulle spalle di Arthur per fargli capire che si, lui è li e lo aspetterà sempre; che tutte le volte che si volterà, lui sarà al suo fianco; che si prenderà cura di lui e potrà appoggiarsi al suo braccio tutte le volte che si sentirà stanco o soprafatto.
E davvero, davvero, le parole non contano più niente. Contano solo i loro corpi che si fondono e gli incubi che si allontanano, svanendo nel nuovo giorno che nasce.

merlin, merlin\arthur, fanfic: merlin

Previous post Next post
Up