Quando ero ragazzina aspettavo la classifica delle canzoni più vendute o richieste di mtv il sabato sera per vedere se corrispondessero al mio gusto. Non è successo quasi mai, ma il seguire quelle ore di mtv mi ha dato una cultura pop abbastanza più vasta di quanto farei supporre a prima vista, con il mio leggio vicino al pianoforte.
Ho sempre avuto l'ambizione di essere tra i primi in Italia, ma d'altro canto mi spaventa moltissimo il ragionamento dell'italiota medio, per cui una buona posizione in una qualunque delle classifiche è legato a scosciamento o vendita della propria morale. Tra l'altro, nonostante il mio apparente cinismo non lo farebbe presupporre, non riuscirei mai a lavorare per qualcosa che non abbia dei confini etici ben chiari (e se qualcuno ha visto la scorta che ho fornito a Benedetta lunedì scorso, nonostante l'aria apparentemente divertita, un pochino di politica ho parlato). Quindi, niente. E' uscito per il secondo anno di fila che Divergenze sarebbe la seconda casa editrice in Italia (dietro a quello stupendo catalogo che è quodlibet per cui pubblica una persona che se ho mai invidiato qualcuno, beh, lei è l'unica possibile candidata. E c'è un mix di ammirazione, in quello che dico. Ho letto un suo libro e ho pensato che lì, no, lì non c'era una virgola da cambiare).
Non so come prenderla, tranne pensare che va ringraziato l'editore, tutti i ragazzi e le ragazze della redazione, tutti i collaboratori, gli autori e le autrici, soprattutto loro, che si sono fatti un m...o tanto per tirare fuori tutto e anche più di tutto durante un periodo triste. Viene da pensare a chi collaborava e non c'è più, a tutti i cambiamenti. Io devo ringraziare una persona in particolare, perché è stato l'unico a credere in me, anche quando tutti mi dicevano che non ce l'avrei mai fatta, io compresa.
Grazie.