Titolo: My past, present and future
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): vampire!Elena-centric; prevalentemente Kelena, ma in sostanza Damon/Elena/Stefan/Katherine (sì, è una foursome)
Rating: PG-13
Avvertimenti: what if?, oneshot, non betata, scritta in fretta perchè OMG è la follia ma devo assolutamente far vincere il mio team!
Conteggio parole: 3068
Challenge/Prompt: scritta per il team fucking!Angels del COW-T @
maridichallenge, missione#2 della IV settimana
Credits: titolo rubato a Tom Riddle/Voldemort (sì, proprio lui) + pezzi di “Numb” dei Linkin Park buttati qua e là tra i paragrafi.
Note iniziali: ambientata in un futuro molto improbabile e imprecisato, post-battaglia con Klaus eccetera. Dubito fortemente che anche solo la metà di ciò che ho scritto si avvererà, anzi SPERO CHE NON SUCCEDA MAI (E QUI FACCIO CORNA ASSURDE TOCCANDO FERRO). Avrei voluto aspettare e elaborare meglio il tutto, ma il mio team ne aveva bisogno e io sono in ritardo e di frettafrettafretta D: EDITERO' TUTTO, LO GIURO.
A volte si ferisce il polso coi denti solo per guardarsi sanguinare.
Il taglio aperto, pulsante, vivo, e le gocce rosse che scivolano lente lungo l'avambraccio.
Elena le osserva con occhi spenti e lontani, per poi riscuotersi qualche secondo dopo.
La ferita si rimargina talmente in fretta e così perfettamente da non lasciare altra traccia che sangue secco a prova che davvero sia esistita.
È frustrante.
Allora il gesto di avvicinare le labbra alla pelle e sfiorare il segno con la punta della lingua le viene automatico.
Un profumo lieve la avvolge per un attimo, riportandola indietro al momento della sua trasformazione.
(“Farà male?”)
Il tocco di una carezza, una risata familiare e poi il buio.
Elena chiude gli occhi e si passa una mano sul viso, esausta.
Il desiderio di cancellare l'appartenenza a quel sangue è appena più forte di quello devastante di berne ogni giorno, ma a ferirla è altro.
Un vuoto all'altezza del petto, come se - banalmente - una parte di sé le fosse stata strappata via.
Un'assenza che le toglie il respiro, se solo si ferma un attimo ad ascoltarne il suono.
Il battito di un cuore morto.
O che, più semplicemente, non esiste.
Com'è cominciato tutto questo?
Come ha potuto arrivare fin lì?
E la risposta è sempre e solo lo stesso nome.
Katherine Pierce.
Lei, che è il suo passato, presente e futuro.
"I'm tired of being what you want me to be
Feeling so faithless, lost under the surface
I don't know what you're expecting of me
Put under the pressure of walking in your shoes”
Per tanto tempo, Katherine non era stata più che una fotografia.
Un volto antico, una favola dalle tinte cupe, a volte malinconiche, altre ancora seducenti e irresistibili.
Un nome ricorrente, sulle labbra di Stefan e Damon, su quelli di altri vampiri.
Qualcosa di incancellabile.
Non era mai stato facile per Elena convivere con quella consapevolezza.
E lei, come un'ombra che la seguiva ad ogni passo, infine l'aveva raggiunta.
Doppelganger.
"Tu devi essere Elena”
Se glielo avessero raccontato soltanto qualche mese prima, Elena probabilmente sarebbe impazzita - Katherine era identica a lei, l'aveva toccata.
Ma accettando il segreto di Stefan, accogliendolo in sé, pareva che lo shock e lo stupore per le cose sovrannaturali non potessero fare altro che durare il tempo di un sussulto, prima di perdersi nel mare di meraviglia e magia che era diventata Mystic Falls.
Katherine avrebbe dovuto essere così - sovrapporsi ai problemi e alle promesse di morte che minacciavano Elena ogni giorno.
Ordinaria amministrazione.
Ma il destino, o chi per lui, aveva deciso diversamente, spingendole l'una verso l'altra in modo totalmente imprevisto.
"Sarei felice di vederti morta, ma se vogliamo cercare di arrivare a Klaus, ci servi viva. Quindi non sono una minaccia per te, Elena. Se qualcuno di voi ha intenzione di credere a qualcosa, credete a questo”
Le alleanze portano ad un contatto - più profondo di ciò che ci si impone di fare - , e il contatto sfocia a propria volta in vicinanza e, inevitabilmente, in fiducia.
Dovevano fidarsi di Katherine.
Per quanto i fratelli Salvatore le avessero creduto - seppur con le loro buone riserve, Damon in particolare - , Elena era comunque la più scettica.
Katherine le aveva salvato la vita, sì, e ammetterlo era difficile almeno quanto tollerare la sua presenza al fianco di Stefan, ma era sicura che alla fine dei giochi lei li avrebbe traditi.
La ragazza aveva avuto abbastanza brutte esperienze per sapere che dietro a un solo piano, la vampira ne celava almeno altri cinque, e che non avrebbe esitato a rovesciare il tutto a proprio favore, una volta arrivati allo scontro con Klaus.
In quella situazione, c'era molto del primo periodo con Damon - dover collaborare per forza di cose con un vampiro spietato - , eppure Elena, verso Katherine, non aveva le stesse certezze né l'empatia che aveva provato con Damon.
Lui, nelle proprie azioni contorte, seguiva le regole - quelle semplici e spietate dell'amore, anche se spesso ne veniva sopraffatto e ferito fino a sanguinare e perdersi.
Katherine no, era di tutt'altro stampo.
Non vacillava, non perdeva mai la freddezza, e sapeva vincere perchè per lei non esisteva altra regola che non fosse continuare a vivere.
Contro tutti, contro tutto.
"Meglio morti voi che io”
Di notte, Elena si sveglia spesso con quelle parole a farle eco nella mente.
Rivede il brillio spietato negli occhi di Katherine, vede le sue labbra piegate in una smorfia.
E la sente ridere, la risata di chi sa quale sia il proprio destino e si fa beffe di chi invece lo ignora.
In quei momenti, Elena si stringe a Stefan, al proprio fianco, cercando il suo abbraccio.
Ovviamente, lui la sente agitarsi nel sonno, e sussultare perfino.
Ma non le chiede mai il motivo, non serve. Lo sa.
Per loro due, come per Damon, la situazione è la stessa.
Solo che Elena finge ancora che non sia successo veramente, che non sia così importante, come se davvero bastasse semplicemente rimettersi a dormire per mentire a se stessa, per fermare la marea che riporta indietro Katherine, ancora e ancora, ogni volta.
(Caught in the undertow, just caught in the undertow)
Every step that I take is another mistake to you
I primi raggi di sole filtravano attraverso le finestre, nel salotto di casa Salvatore, in una mattina come tante.
Stefan a caccia e Damon impegnato con il Consiglio delle Famiglie Fondatrici, avevano lasciato Elena sola con Katherine.
Neanche poche settimane prima nessuno di loro avrebbe nemmeno osato sfiorarne l'idea - poteva essere pericoloso e Elena odiava la sola vista della sua doppelganger - , ma il tempo che trascorrevano insieme a studiare una strategia per sconfiggere Klaus e a salvarsi la pelle a vicenda aveva cambiato molte cose.
Se coesistere prima sembrava solo mera utopia, ora era diventato piuttosto naturale.
Certo, ogni giorno c'erano battibecchi, litigi, insulti e nervi tesi, ma nel prepararsi a quella battaglia mortale Elena, Stefan e Damon avevano imparato ad adattarsi alla presenza di Katherine.
A dire il vero, ognuno di loro, Katherine compresa, aveva preso il proprio ruolo e spazio in una sorta di bizzarra famiglia che conviveva più o meno forzatamente, nello sregolato equilibrio che era diventato la loro vita insieme.
Stefan era l'anello che congiungeva gli uni agli altri, il baricentro che impediva alla bilancia di puntare troppo da un lato.
Il suo autocontrollo, la pacatezza, i modi gentili ma fermi gli permettevano di sedare le liti tra suo fratello e Katherine - quando non facevano sesso, interagivano praticamente solo tramite frecciatine al vetriolo -, ma anche di difendere Elena dal veleno di entrambi.
Damon amava Elena e Katherine amava Stefan.
Dettagli come quelli non potevano essere semplicemente ignorati, quando portavano a ferirsi e a mettere l'uno contro l'altro.
Quel giorno, Katherine camminava attorno alla sua doppelganger con quel suo passo elegante e sinuoso, sfiorando con la punta delle dita il bordo del bicchiere colmo di sangue che teneva tra le mani.
Elena, che stava leggendo seduta sul divano, alzò gli occhi, scoprendo senza troppa sorpresa ma con un vago disagio, che lei la stava osservando attentamente.
Katherine sorrise, piegando la testa di lato in quel modo tutto suo.
"Non fare quella faccia, Elena. Non mordo mica.”
Poi corrugò le sopracciglia, riproducendo un'espressione praticamente identica a quella della sua sosia.
"Ti sto solo studiando. Tutto secondo i piani, giusto?”
Elena serrò le labbra, colpita ancora una volta dalla facilità con cui Katherine sapeva imitarla.
"Giusto”
Non avevano un vero e proprio piano, a dirla tutta.
Avevano tra le mani solo ciò che Jonas aveva passato a Bonnie.
Il sacrificio si sarebbe compiuto necessariamente in una notte di luna piena, ma incanalando l'energia che riposava nel luogo del rogo delle streghe, Bonnie avrebbe potuto interromperlo e attaccare Klaus assieme a Damon, Stefan e Caroline. Era comunque necessario attirare il vampiro in trappola - la cosa più importante e non esattamente facile.
Sarebbe stata Katherine a farlo, fingendosi Elena.
Una strategia che prevedesse l'ennesima sostituzione era l'unica certezza che al momento potevano permettersi.
Grazie a un bracciale incantato da Bonnie, Katherine aveva addosso il profumo umano della ragazza, così che Klaus o qualunque altro Originale con lo stesso potere di Elijah, non avrebbero scoperto l'inganno prima di uno scontro diretto.
Semplice? Sì.
Fin troppo.
Banale e prevedibile.
Più Elena ci rimuginava su e più si accorgeva di quante cose sarebbero potute andare storte, di quanto fosse alta la posta in gioco. Tutte le persone a lei più care avrebbero combattuto, e lei? Che ruolo avrebbe avuto, in quella guerra?
Fino a quel momento Elena si era limitata ad essere solo il motivo del conflitto, come la sua omonima nell'Iliade.
Non voleva essere solo questo, la pedina immobile e inutile...
Quando Katherine le aveva offerto per la prima volta, Elena aveva rifiutato senza nemmeno pensarci.
Non poteva nemmeno considerare l'idea di morire.
A dire il vero, non aveva mai pensato concretamente a diventare un vampiro.
Tutto quel tempo trascorso al fianco di Stefan era servito solo a rafforzarla in una convinzione: sarebbe rimasta umana - debole, semplice, mortale - , ma viva il più a lungo possibile. Lontana da quella che le sembrava una delle peggiori maledizioni.
Ora non ne era più così sicura.
Era per la sua umanità, che stavano tutti combattendo.
Se avesse scelto la strada di Katherine, allora... Avrebbe potuto combattere ad armi pari, al loro fianco.
Non aveva mai parlato a Stefan né a Damon di come quella possibilità le girasse in mente sempre più spesso. Poteva immaginare bene le loro reazioni. E comunque era piuttosto certa che nessuno dei due le avrebbe donato il sangue, se non per salvarle la vita. Ma ucciderla o lasciarla morire... Chi dei due ne avrebbe mai avuto il coraggio o le forze?
Non avrebbero capito.
"Ci stai pensando seriamente, ora, vero?” chiese Katherine all'improvviso, come leggendole nel pensiero.
Non c'era il solito tono canzonatorio nella sua voce.
Era fredda e seria.
Elena sussultò, ma si impedì di risponderle.
Come se poi ce l'avesse davvero, una risposta adatta.
Fissando un punto indefinito di fronte a sé, scosse la testa e ignorò la vampira, nella speranza che prima o poi si stancasse e lasciasse cadere il discorso.
Incredibilmente, Katherine lo fece.
Rimase zitta per un po', sorseggiando dal bicchiere, e poi, d'un tratto, se ne uscì dal nulla con una delle sue più classiche provocazioni.
"Sai, quando tutto sarà finito Stefan sceglierà me”
Nonostante il malumore, Elena provò l'impulso di riderle in faccia - Katherine parlava sempre del futuro come se fosse già scritto, nitido e assoluto quanto il presente.
"Ma davvero?”
Katherine annuì e si sedette al suo fianco, accavallando le gambe.
"Andremo lontano da qui. Nessuno si metterà di nuovo tra noi” spiegò con semplicità, avvolgendosi una ciocca di capelli mossi attorno all'indice.
"Fammi indovinare” la sfidò Elena, incrociando le braccia al petto.
"Dopo aver ucciso Klaus, ucciderai me. Così vivrete per sempre felici e contenti”
"Non sarà necessario, Elena” rise Katherine, quasi stupita da quell'accusa.
"Sarà una sua scelta”
"Lui ama me” sibilò la ragazza, senza riuscire a trattenersi.
"Lui ama anche me”
Fu la risposta tranquilla.
A questo, Elena non ebbe forza di replicare.
Stefan aveva visto in lei l'antica Katherine - l'angelo che ancora non si era mostrato nelle sue fattezze di demone, e che - Elena era gelosa di questo, più che di tutto il resto - s'era presa il meglio di lui.
I suoi giorni di adolescente, il suo amore più puro, la sua prima volta, il sangue, la morte e l'ossessione di ricreare ciò che aveva perso tornando a Mystic Falls.
La possibilità che una parte di Stefan fosse ancora innamorata di Katherine e l'ipotesi che lui potesse compiere quella scelta, non erano poi così impossibili.
No, erano terribilmente reali.
Vivendo insieme a loro, Elena aveva visto come la vicinanza avesse mitigato l'odio che Stefan cercava di ostentare per Katherine. Non che facessero chissà cosa, ma nella complicità che condividevano, Elena ritrovava scintille di quello stesso sentimento sconosciuto che la attraeva a propria volta verso Damon, come una falena a una fiamma.
Forse stava impazzendo, forse tutta quella situazione era troppo da sopportare per una diciassettenne che ne aveva viste di ogni, ma per la prima volta Elena si sentì più simile e vicina a Katherine di quanto non fosse mai stata.
Loro, con il fuoco dei Petrova nelle vene.
Loro, le figlie abbandonate, odiate e amate disperatamente dalle stesse persone, per secoli interi.
E capì anche perchè, a modo suo, Katherine avesse amato e voluto entrambi i fratelli Salvatore.
Come li amasse ancora.
Al contempo e con intensità diversa, sì.
Ma costantemente e veramente.
Qualcosa che non poteva essere negato, per quanto ci si provasse.
Allora forse anche per Stefan e Damon era lo stesso?
Ed era questa, la sorte di loro quattro?
Rincorrersi e incasinarsi la vita a vicenda, spezzarsi il cuore e ricominciare da capo?
"Hai ancora tempo per decidere” sussurrò Katherine, rompendo il silenzio e riportandola alla realtà.
"La mia offerta è sempre valida”
Le porse il bicchiere con naturalezza, in un gesto distratto che a Elena ricordò quando Damon le aveva donato una rosa, e che, come quella volta, lei accettò, senza quasi accorgersene.
Aprì la bocca per dire qualcosa - non sapeva bene nemmeno lei cosa - , ma Katherine si era già alzata, lasciando la stanza.
“I've become so numb I can't feel you there
Become so tired
so much more aware”
Da quando è diventata un vampiro, molte cose sono cambiate e non si tratta solo di indossare una collana magica, nutrirsi di sangue e aver smesso di crescere.
Elena è cambiata nell'essenza.
Forse è qualcosa che si è innescato non appena ha sentito gli istinti di quella natura sconosciuta muoverle i muscoli e incendiarle dentro la sete, o forse è un processo cominciato da prima della trasformazione.
Con lei.
Quando si guarda allo specchio, Elena sente di non esistere.
Non davvero.
È Katherine nel riflesso, Katherine in ogni gesto.
Scivola nell'ombra dei suoi silenzi, cammina con la sua postura, parla con l'accento aspro che le sale alle labbra senza che abbia mai conosciuto la lingua bulgara.
È una traccia sulla pelle quando la bocca di Stefan la bacia, quando Damon la abbraccia e le sfiora i capelli.
Ma più di tutto, Katherine scorre e vive nel sangue.
Immortale.
“I'm becoming this
all I want to do
Is be more like me
and be less like you”
"Ha preso Stefan e Damon”
Tutto era crollato. Una disfatta totale...
Come avevano anche solo pensato di poter mettere nel sacco Klaus?
Stupidi. Folli.
E ora ne pagavano le conseguenze.
"Li ucciderà a mezzanotte, se la doppelganger non si consegnerà a lui”
Elena era terrorizzata, ma più di tutto furiosa con se stessa. E con Katherine, che gli dava quelle notizie con una freddezza insopportabile, con quei suoi occhi neri e taglienti come pezzi di vetro, totalmente inespressivi.
Come poteva averlo permesso?
Come aveva potuto lasciare che li prendessero?
Non importava che fosse o meno colpa sua, che Klaus avesse colto tutti di sorpresa, senza scampo.
Si scagliò contro Katherine, irrazionalmente.
"È colpa tua! È solo colpa tua!”
Lei bloccò il suo attacco senza sforzo, con gesti quasi annoiati e deboli, aspettando che Elena si calmasse. Ma la ragazza continuava a dimenarsi, gridare e ora anche a piangere.
Mai lo sconforto l'aveva presa così tanto prima d'ora. Se ne vergognava, ma non poteva farne a meno.
Era troppo.
Stefan e Damon erano sempre stati al suo fianco.
Sempre...Sempre...
Infine, priva di forze, restò immobile, stretta nella presa di Katherine.
"Se ti consegnerai...” cominciò la vampira.
"Li ucciderà comunque” terminò Elena, tra le lacrime.
Aveva bisogno di un vampiro, per il sacrificio, e chissà quale dei due avrebbe usato. Magari entrambi, giusto per stare sul sicuro.
Se io muoio, anche se mi sacrifico, moriranno tutti.
Per vendetta, per gioco, per il semplice fatto di avergli messo i bastoni tra le ruote, Klaus li avrebbe sterminati, ed entrambe lo sapevano.
E allora la scelta più semplice, quella più orribilmente ovvia, l'unica che Elena potesse compiere, adesso, tornò a sfiorarle la mente.
Katherine aveva visto giusto - lei che era sempre un passo avanti a tutti.
Elena avrebbe dovuto fidarsi di lei, fin dall'inizio, arrendendosi all'evidenza.
Senza il doppelganger Petrova, il sacrificio non poteva compiersi, in alcun modo.
Di certo avrebbe scatenato ancora di più l'ira di Klaus, forse li avrebbero sconfitti ugualmente, ma almeno Elena se ne sarebbe andata senza rimpianti, a testa alta. Sapendo di aver dato tutto ciò che poteva e possedeva - anche la sua vita da umana.
"Io... io voglio...” balbettò Elena.
Si asciugò gli occhi e alzò lo sguardo su Katherine, che annuì, senza bisogno d'altro.
Aveva capito.
Can't you see that you're smothering me?
Holding too tightly, afraid to lose control
'Cause everything that you thought I would be
Has fallen apart right in front of you
Elena a volte riesce a non pensare a quel che è successo.
È un vampiro, è vero, ma sorprendentemente ha ottenuto la vita che aveva sempre desiderato.
A Mystic Falls, con Stefan e con Damon, con Caroline, Bonnie, Jeremy, Jenna e Alaric.
I suoi amici e la sua famiglia.
Cos'altro potrebbe volere di più?
Eppure, come dopo la morte dei suoi genitori, sente sempre il peso della colpa, nascosto dietro la felicità, che minaccia di rivelarsi da un momento all'altro.
Sente come se non se la meritasse, una vita del genere, perchè l'ha rubata a qualcuno che avrebbe dovuto essere lì a condividerla.
A quel punto sente Katherine ridere e smentire quel pensiero.
“Non illuderti, bambina. Non passerei mai un secondo di più con voi bambocci, se non fosse che mi servite”
Bugie.
Katherine non se ne sarebbe andata per il semplice motivo che Mystic Falls era la sua casa, e tutti loro, ognuno di loro, erano ciò che l'avrebbe tenuta legata lì per sempre, volente o nolente.
E agli occhi della ragazza, sarebbe stato giusto.
Come Stefan e Damon, lei aveva contribuito a plasmare Elena, a definirla, a comprenderla.
A salvarmi.
Fa che accada in fretta, pregava Elena tra sé, pur sapendo quanto fosse ingenuo quel pensiero, e tra le braccia di Katherine, tremava.
"Farà male?” chiese in un sussurro spezzato, e Katherine per tutta risposta le porse il proprio polso sanguinante, forzandole la bocca.
Elena non si oppose, cercando di vincere il disgusto e abituarsi al sapore ferroso che aveva già assaporato in passato con Damon e poi con Stefan.
Pensò a loro, intensamente, con tutte le proprie forze, ma la paura che le si avvolgeva attorno era quasi intollerabile.
"Bevi” ordinò Katherine, poggiandole il mento sulla spalla.
Continuando a nutrirla, le stava sfiorando piano i capelli con l'altra mano, quasi dolcemente - ed era così strano, trovare qualcosa di dolce, in Katherine, che Elena provò d'un tratto un sollievo incomprensibile.
Sperò che fosse dolce anche la morte, che avvenisse in fretta e senza dolore.
“Pensa solo al sangue. Al mio sangue che diventa tuo.”
La voce di Katherine era bassa, ipnotica.
Elena sentì il suo sospiro lieve sulla guancia, e poi un'ultima carezza, prima di provare uno strano freddo al contatto delle dita Katherine, che dai capelli si erano spostate sul collo.
Un'esitazione disperata salì alle labbra - un ultimo disperato tentativo di fermarsi, forse - , un attimo prima di rendersi davvero conto che sì, sarebbe successo e non si tornava indietro.
"Kath-...!”
E il nulla.
A volte si ferisce il polso coi denti solo per guardarsi sanguinare.
Il taglio aperto, pulsante, vivo, e le gocce rosse che scivolano lente lungo l'avambraccio.
Elena osserva tutto con occhi attenti, vivi, che bruciano di intensità, e ricorda la battaglia.
Alla fine, con l'aiuto Tyler, giunto all'ultimo minuto col suo branco di licantropi - alleati inattesi -, gli incantesimi di Bonnie e dei suoi antenati, il coraggio di Caroline e dei fratelli Salvatore, Klaus era stato sconfitto.
Mystic Falls era salva, le sue persone importanti erano salve e stavano bene.
Tutti...
Tutti tranne Katherine.
Era morta per difendere Stefan o Damon?
Nessuno avrebbe mai saputo dirlo, ma il suo sacrificio era valso tutto.
Per una volta, il “meglio voi che io” era diventato “meglio io che voi”, capovolgendo le sorti dello scontro.
E quasi come una magia, come un'altra maledizione, nel momento esatto in cui lasciava il mondo, Katherine si riversava in Elena come sangue denso e scuro.
Goccia dopo goccia.
Niente era stato più lo stesso.
Elena chiude gli occhi e si passa una mano sul viso, esausta, ma finalmente consapevole.
Sa qual è il proprio destino, e prima o poi riuscirà anche ad accettarlo.
Non sapere più dove inizi Katherine e dove finisca se stessa.
Amare Damon e Stefan più di quanto nessuna delle due abbia mai fatto.
Vivere anche per lei e con lei.
Katherine Pierce.
Il suo passato, presente e futuro.