Titolo: Judith
Autrice:
izzieanneBeta::
eowieRating: R
Conteggio Parole: cinquecentocinquanta (550 W)
Note: Non so come spiegarla… davvero, ignoro. Angst, accenni al sesso, nonsense, horror...
Judith. Judith. Judith in un certo senso è quanto di più strano io abbia mai scritto, Judith è una di quelle fanfic che a distanza di anni ami alla follia e nelle quali ti ritrovi sempre. Eppure, rileggendola, non ricordo assolutamente nulla né del mio stato d'animo né del bisogno che sentivo di postarla.
Disclaimer: tutto mio.
*
Ogni volta che si sveglia la mattina ha paura. Con il tempo è persino diventata un abitudine ma non gli piace, perché quando apre gli occhi, alle otto, sente come una stretta alla gola.
Non sa spiegare il motivo ma è sicura di aver sentito persino una presenza fisica… ogni volta è convinta che c’è un artefice a quella stretta dannata.
Eppure, in quella casa, c’è solo lei.
Probabilmente è una forma di stress - la porta a immaginare cose che non sono - e le sue giornate sono monotone: sempre la stessa storia tanto che, Judith, ha un po’ di paura… non vuole continuare così. Qualcosa deve essere, per quella sensazione che le mette un po’ di confusione addosso, ma non osa immaginare nulla.
È single da poco - non si abbatterà mai, odia essere sola - e sente che qualcosa non torna, anche in questo… forse, inconsciamente, collega i due fatti; ma non ha molto senso.
Perché? Perché non riesce a unire tutti i pezzi? È tutto troppo complicato.
Ma probabilmente non è nemmeno così.
È solo il periodo.
Non dovrebbe preoccuparsi troppo, in effetti; la cosa che la turba non è la mattina - nessuna mattina - ma la sera, perché ogni volta trema e impiega ore per addormentarsi.
Quando ci riesce è ancora peggio; Judith è tormentata dai sui incubi.
Anche questa notte è andata come al solito, ha chiuso gli occhi da poco.
Ed è a quel punto che lui arriva.
Apre la porta, come se sapesse che qualcuno era nel letto, e si avvicina con un passo tranquillo.
Judith non lo vede bene, non riesce nemmeno a distinguere il suo aspetto, non sa com’è fatto; pare che tutto il buio si sia incentrato sulla sua figura, impedendole di scorgere anche una qualche caratteristica… di certo non è molto alto ma la sua presenza è eccitante, sensuale.
Judith si sente male al pensiero che un ombra così bella - come fa a dire che è bella? Non riesce a vederlo ma sa che è così - sia lì dentro per lei, d’un tratto sente che il suo posto è con quella cosa. Per un attimo avverte una terribile sensazione, più o meno vicino allo stomaco, e sente che vorrebbe dirgli di raggiungerla, in quel letto, e fare ciò che vuole - sesso -.
Ed è la prima volta che prova un sentimento simile per uno sconosciuto.
Ma non è confusa, stranamente ha la mente lucidissima. E sa perfettamente che cosa vuole: che lui la tocchi.
Ma l’uomo non lo fa, non ciò che vuole lei; preferisce afferrargli il collo e stringerlo.
E lei si sente così piccola nelle sue mani - la stringono - da tremare, il suo corpo ha i fremiti e la mente inizia a perdere tutto.
È terribile, è qualcosa di ignoto e si sente uccidere.
Ma finisce subito.
Apre gli occhi e la stanza è vuota; è sola in quella casa e il miraggio - o incubo? Ma lo era davvero? - è finito, l’unica cosa che ricorda è l’eccitazione che quel uomo le ha dato, con la sua presenza.
Anche se solo per un attimo, lei non potrà dimenticare mai quella sua… delicata presenza.
Ma lui non è mai esistito, era solo una proiezione della sua mente perché è sola da troppo tempo.
A stringere il suo collo sono le sue mani.
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