Titolo:Ti brillano gli occhi
Autore n-atreides
Beta: hikaruryu
Rating: NC17
Pairing: merlin/arthur
Word Count: 1531
Dedica: scritta per il p0rn fest di fanfic_italia e per il compleanno di mel_kaine, che oltre ad essere una scrittrice deliziosa, fa anche tante altre cosine interessanti come merlin_italia . Buon compleanno, mel_kaine .
Ti brillano gli occhi.
<> affermò con sicurezza il Principe Ereditario Arthur Pendragon, rivolgendosi con il suo solito tono da principe al servitore alla sua destra.
Merlin non diede segno di voler cogliere la provocazione del suo signore.
<> Aggiunse quest’ultimo, come se quel particolare fosse il più disdicevole.
A quelle parole il valletto, sdraiato di fianco all’Erede al trono, ridacchiò leggermente e si voltò. Guardò il volto di Arthur, la sua bocca gonfia di baci, e non poté resistere. Al dire il vero, l’opporsi a quello che voleva fare non era proprio nei suoi piani.
Non erano andati molto oltre nella loro relazione: baci appassionati - quelli a migliaia - e timide carezze sopra i vestiti. Dal loro primo bacio - più che bacio lui lo avrebbe definito uno scontro finito con un coinvolgente succhiarsi le tonsille a vicenda - non era passato poi così tanto tempo; forse metà luna.
In quel momento, però, il giovane Mago seppe di volere di più, lo percepiva con la stessa solida e languida sensazione che sentiva quando usava il suo Dono.
Così si distese sul corpo del Principe, catturando avidamente le sue labbra, e le sue dita scesero fino ad infilarsi sotto la tunica di Arthur.
Il Principe lo scostò un po’ da sé e lo fissò dritto negli occhi, con un’espressione che era per metà di desiderio e per metà di sorpresa. Poi, senza indugiare oltre, il giovane Pendragon lo afferrò per la nuca, chiedendo - esigendo - un altro bacio, ed a quel punto Merlin seppe che stavolta non si sarebbero fermati.
Conscio di quella rivelazione, lo Stregone si prese il suo tempo, sfilando lentamente la tunica del suo padrone, e baciandogli il collo con tutta la calma del mondo.
La risposta di Arthur non si fece attendere: le sue mani corsero sulla pelle di Merlin, fin sotto i calzoni, afferrandogli le natiche in una presa ferrea.
A quel tocco, il Mago staccò di colpo la bocca dal collo del Principe, gemendo lievemente. Non si aspettava tutta quella passione da lui, ma avrebbe dovuto essere preparato. Infatti, da quando avevano iniziato ad andare oltre le parole, il suo Signore si era mostrato a lui - ancor più che in passato - con il suo volto reale: non quello del figlio di Uther Pendragon, del Principe Ereditario che aveva doveri da compiere e non poteva provare nulla per il suo servo, ma quello di Arthur, dell’uomo che aveva prima provato affetto per lui e poi qualcosa di ben più profondo.
Merlin era ormai ad un passo dal perdere il controllo: sentiva le mani del compagno dovunque e la sua bocca sulle proprie labbra. Non sapeva quando, ma il futuro sovrano aveva capovolto la situazione, portandolo sotto di sé e prendendo il controllo.
Il servitore gemette, forse per il desiderio di essere appagato o più probabilmente a causa di quello che Arthur gli stava facendo. Le sue mani si fecero coraggiose, mentre esploravano il corpo del suo amante e, senza alcuna ritrosia, scesero fino alla durezza di Arthur, dove si fermarono un attimo, prima di afferrarlo con decisione.
Il Principe emise un gemito che gli fece riprendere coscienza, o quasi. Senza neanche rendersene conto, infatti, aveva continuato per tutto il tempo a far scivolare il palmo sul suo sesso, mentre con l’altro cercava di togliergli i calzoni ed avere, così, maggiore libertà di movimento.
Con la mente un poco più lucida, Merlin si costrinse a lasciare la presa, ma solo per poter togliere più agevolmente quel pezzo di stoffa ormai davvero fastidioso. Quando finalmente ci riuscì, Arthur si tirò su, in ginocchio, e il mago poté vedere la fortuna sfacciata che gli era capitata: il suo signore era bello, e non solo in quel modo comune che faceva ridacchiare tutte le servette di palazzo e perfino qualche nobildonna, ma in una maniera tutta sua; era come se risplendesse dall’interno, o magari era solo la luce della candela che, ai suoi occhi, creava quell’illusione. Quando, però, il suo amato sorrise, Merlin si scordò tutto. Gli era letteralmente impossibile resistere a quel sorriso senza replicare nella stessa maniera.
Arthur poteva dire quello che voleva sull’essere disgustoso per il fatto che gli brillavano gli occhi, ma il Mago sapeva quanto il Principe tenesse a lui. Non che questo gliene avesse mai parlato apertamente, quello no, ma Merlin lo capiva da come lo accarezzava, e quello gli era più che sufficiente.
Ripresero a baciarsi e sembrava non potessero averne mai abbastanza l’uno del sapore dell’altro, fino a quando il giovane Pendragon, evidentemente ben più coinvolto dalla situazione di quanto volesse far credere, emise un suono che di umano aveva ben poco e, con uno strappo deciso, tolse al compagno quel che rimaneva dei vestiti.
Merlin era quasi scioccato - e avrebbe dovuto preoccuparsi del fatto che dopo non avrebbe avuto più nulla da mettersi - ma il suo signore non gli lasciò il tempo di riprendersi: con un movimento fulmineo si chinò sul suo corpo e prese in bocca il suo membro. Il Mago annaspò, voleva urlare, gemere, fare qualsiasi cosa, ma in quel momento non riusciva nemmeno a ricordare come fosse il semplice atto di respirare. Quando, poi, il Principe cominciò a suggere, Merlin perse definitivamente ogni capacità mentale che avesse mai avuto. Il suo universo si addensò, riducendosi solo alla figura di Arthur che lo fissava, mentre era intento a portargli via anche l’anima. C’era qualcosa di incredibilmente erotico in quello spettacolo: vedere quel ragazzo steso su di lui, sentire quegli occhi su di sé, percepire quelle labbra fare su e giù, lo stava facendo annegare in una sensazione di estasi; come quando usava la magia a lungo e questa scorreva libera nelle sue vene.
Poi, proprio nel momento in cui sentì che stava per scoppiare, l’Asino si scostò da lui, facendolo mugugnare parecchio indispettito.
<> spiegò Arthur, baciandogli la gola.
Merlin prese un respiro profondo, tentando di calmarsi. Forse il momento aveva avuto qualche effetto anche su di lui, perché si sentiva lo stomaco tutto aggrovigliato, come se dei serpenti ci vivessero dentro. Quando alzò le mani per toccare il suo Principe, si accorse che tremavano, e gli sembrava di non avere più voce. Sussultò lievemente al sentire le sue dita premere tra le proprie natiche. Aveva solo una pallida idea di quello che stava per succedere e, anche se era del tutto a suo agio tra le braccia del suo signore, era un po’ teso.
L’Erede al trono, senza bisogno di parole, capì il suo disagio e, mentre con una mano lo preparava attentamente, con l’altra lo accarezzò rassicurandolo.
Alla fine lo Stregone era rilassato, e pronto. Voleva Arthur dentro di sé, lo voleva come mai aveva voluto qualcosa in vita sua.
Il giovane Pendragon cominciò piano ad entrare in lui, osservando ogni più piccola espressione del suo viso e, quando fu completamente dentro, si fermò. Tutto quel calore gli stava dando alla testa, era davvero stretto, ma Merlin sembrava stare bene, per cui si scostò un po’ e affondò di nuovo.
Gemettero entrambi, all’unisono, e quello tolse anche l’ultimo baluardo di controllo a tutti e due. Arthur spinse e spinse, portando Merlin quasi sull’orlo di un collasso.
Questi non si aspettava che tutto quel piacere risalisse lungo la propria colonna vertebrale come una pioggia di fulmini. Sentiva il calore crescere dentro, montare, fino a quando tutto intorno a lui esplose in scintille d’estasi. Dopo qualche altro minuto, sentì Arthur collassava sopra di sé, e percepì al proprio interno il calore del frutto del suo piacere.
Gli sembrava di essere in quella stanza da veglie intere, quando in realtà non doveva esserne passata nemmeno una. Si sentiva languido, come se avesse le ossa fatte d’acqua, ma non gli importava granché.
Poi, all’improvviso, realizzò che Arthur gli aveva tolto i calzoni strappandoglieli di dosso. Si girò verso il Principe, che giaceva accanto a lui quasi sull’orlo del sonno, e gli diede un buffetto sulla spalla.
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Arthur lo guardò per un attimo, poi liquidò la questione con un borbottio appena udibile, prima di tirarselo addosso e coprire entrambi: <>
Epilogo
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Un momento di silenzio assoluto scese nelle stanze del Principe Ereditario Arthur Pendragon.
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<> gli assicurò il valletto, aspettando che il suo padrone lasciasse la camera, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Non lo avrebbe detto ad anima viva, vero, ma quello non gli avrebbe impedito di prenderlo in giro fino alla fine dei suoi