Avrei voluto, ma non sono morta.
Scusate se vi ho fatti stare in pensiero, ma sono successe un paio di cose importanti e non potevo ritagliarmi tempo per scrivere. Una delle macchine si è rotta qualche giorno fa, serve una nuova batteria: nessuno di noi ha ovviamente pensato di portarne una di scorta, così ci siamo accampati in una villa diroccata e stiamo organizzandoci per scendere in autostrada e prenderne un paio buone. Fortunatamente, sembra un paradosso usare la parola fortuna in questo ambito, siamo fermi in zone che conosco molto bene: ho passato la mia infanzia in queste campagne e posso affermare di averci portato solo persone che per me contavano molto. Abbiamo passato un giorno interno nel bosco subito dietro casa, per controllare che non ci fossero Gialli nelle vicinanze e per vedere di trovare qualcosa di utile da portare a casa. Abbiamo trovato un fienile abbandonato da tempo, prima della pestilenza, e abbiamo preso a smontarlo giorno dopo giorno per rinforzare le finestre e la porta di ingresso. Come se potessimo permetterci di stare fermi a lungo, siamo in alto, è vero, ma non abbastanza.
Odio stare ferma, mi ricorda di quando soffrivo di attacchi di panico: la sensazione è la stessa. Testa che formicola, ginocchia deboli e quel senso di pericolo imminente. Come quando prima degli esami mi sentivo tesissima e pronta a scattare, adesso vivo nella costante sensazione del "pronta a combattere o fuggire": ho con me sempre la pistola che papà teneva in casa e, per quanto possa sembrare infantile, la Katana di legno che mi ero costruita da bambina. È di noce, solida, con un buon diamentro e in questi tempi mi sono allenata a colpire all'altezza del collo delle persone in vista di un eventuale attacco. Ed è infantile perchè ricordo ancora quando giocavo con un amico a fare i Ninja e ci divertivamo ad immaginare calamità nel nostro mondo e noi eravamo gli unici due eroi in grado di fare qualcosa. Buffo.
La vita in villa è tranquilla, gli uomini stanno studiando un percorso per scendere e salire nel minor tempo possibile: fosse stato tutto normale ci avrebbero messo un'oretta tra andata e ritorno, ma adesso potrebbe volerci tutto il pomeriggio e stare fuori di sera non pare una buona idea. Le donne fanno la conta delle cose che abbiamo e preparano una lista di cosa rubare nella prossima città. (Credo che faremo una deviazione verso Ovada o giù di lì). Mentre noi giovani ci dividiamo i turni di guardia attorno alla casa: bighelloniamo per lo più e ci teniamo in esercizio. Qualche giorno fa si è unita una donna con la figlia, di un anno più piccola di me. È carina. Se non fosse che i miei ormoni devono essere partiti per un luogo evidentemene più ospitale di questo, ci avrei anche provato. Purtroppo, mi tocca limitarmi ad essere gentile, mi ci manca aver da tenere d'occhio un'altra persona a me cara.
Poi magari se questa storia finisce, la invito a prendere un caffè.
Dubito che qualcosa finità, ma il pensiero che possa esserci un dopo mi aiuta a dormire la notte.
State bene.