Fandom: Blood+
Titolo: Prologue - Alive
Autore: moon_lolita
Beta Reader:
levyrasputinRating: G
Genere: introspettivo
Avvertimenti: mhm... se non avete visto la serie e volete farlo... beh aspettate almeno i primi 25 episodi prima di leggerla
Personaggi: Diva
Riassunto: “Perché sei tornata” chiese con voce calma, monocorde.
“Perché siamo amiche, ricordi?” rispose la ragazzina con entusiasmo.
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mezzadozzinafic tema: liberazione
Dal parco dell’immensa villa non si riusciva a vederla se non addentrandosi coraggiosamente, era una torre alta ed abbandonata, così lontana per forma e decoro da quel luogo lussuoso e rassicurante che era il palazzo principale.
In quella torre diroccata, ricoperta di rovi, nessuno avrebbe mai pensato di trovare qualcosa di vivo.
Eppure, da lontano, si riusciva a percepire un debole e strano, inquietante senso di vita.
Rose rosse selvatiche crescevano e si estendevano infinite alla luce del sole e a mano a mano che il sole si nascondeva impaurito dietro quella fortezza trascurata esse lasciavano il posto a rose blu, di un blu brillante, ma con l’aspetto di fiori cresciuti nella luce della notte.
Dall’alto della torre una voce di donna sembrava far vibrare quelle stesse piante; sembrava che esse prendessero vita dalle note limpide e precise dell’esecutrice per poi morire con la fine del suo canto. Nessuno aveva mai osato avvicinarsi a quella torre e nessuno avrebbe immaginato che al suo interno regnasse incontrastata una regina nera, una regina plasmata nell’oscurità della notte e della morte.
Capelli lunghi e neri, occhi blu scuro, pelle candida e bianca, di chi cresce lontano dalla luce del sole, vestita di stracci la regina sentiva il peso di comandare su quella moltitudine di nulla e solitudine.
Bramava la vita come null’altro, la voglia di liberare la sua furia divorava le stesse pareti che la tenevano imprigionata.
Cantava ancora la regina, intrappolata in una prigione di odio e solitudine cantava la sua ira e il suo dolore, le sue corde vibravano al ritmo irrequieto del suo animo producendo una melodia tenebrosa e maledetta, eppure perfetta.
Abituata com’era al silenzio, la regina udì i passi della ragazzina avvicinarsi ancora ai piedi della torre.
“Perché sei tornata” chiese con voce calma, monocorde.
“Perché siamo amiche, ricordi?” rispose la ragazzina con entusiasmo.
“… amiche…” ripeté con rabbia inconscia la regina nera.
Al suono di quelle parole la regina provava una strana stretta nel petto, faceva male e bruciava, strinse a se con forza lo straccio che portava indosso.
“Liberami! - sussurrava forte quella voce - Voglio vedere il cielo al di fuori di queste mura.”
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di non vedere più quelle pietre nere ed odoranti di muffa sopra di se, voleva godere del dolce sapore del sole sulla pelle e non più l’umidità di quella cella così fredda, così cupa.
La bestia per troppo tempo chiusa in gabbia ora pretendeva la libertà, una vita.
“Il giorno del compleanno di Joel, tu ci sarai, te lo prometto, potrai cantare per tutti noi - riprese la ragazzina - vedrai, sarà meraviglioso”.
I passi si allontanarono.
La regina intonò il suo canto, era l’ultima volta che avrebbe cantato per quelle rose e in quella reggia che la aveva fatto da prigione.
Ora fiamme e paura circondavano il palazzo, avvolto da quel rossore la villa brillava di una luce diversa, cupa, e le risa della festa lasciavano adesso spazio ad un canto, a quel canto oscuro e dannato eseguito con la solita perfezione dalla sovrana nera.
Finalmente libera la regina poteva cantare di gioia.
Libera e viva.
Libera.