Titolo: Carpe Diem
Fandom: Green Day
Autore:
mistressvalePairing: implied!Trè Cool/Billie Joe e implied!Trè Cool/Mike Dirnt
Rating: pg
Genere: angst e vagamente fluff
Avvertimenti: questa ff non è betata e poi direi OOC perché Trè è particolarmente serio ma, del resto, ultimamente, non è più il cretino di una volta ç_ç
Info: ieri sera avevo voglia di leggere una Mike-Trè-Bille, poi però mi son persa a vedere Bullet in a Bible e poi Awesome as Fuck e non ho potuto non notare la differenza tra il Trè dell’era AI e il Trè dei nostri giorni (o meglio, dell’era 21CB, perché ora sembra essersi FINALMENTE rincretinito) e questo è ciò che la mia mente ha partorito. Poco meno di 4500 parole che dedico a
queenseptienna perché è lei che mi ha fatto scoprire quanto i Green siano slashosi (anche se qui ce n’è assai poco di slash) .
Disclaimer: I Green Day non mi appartengono. Billie Joe, Mike Dirnt e Trè Cool non mi appartengono (anche se, se Trè fosse in vendita, me lo comprerei immediatamente). E tutto ciò che leggerete è frutto della mia mente malata, e delle loro battute sconce. Sappiate che tutto ciò non è mai accaduto (o così vogliono farci credere)
Carpe DiemUn luogo imprecisato. Un Club. Un divano. E tre uomini. Stanchi. Sfibrati. Esausti.
Uno di loro ha degli stupefacenti occhi verdi; capelli nerissimi e spettinati gli incorniciano il viso; ha dei denti bianchissimi e talmente storti da farlo somigliare ad uno squalo. Billie Joe Armstrong sorride mentre abbraccia Adrienne, sua moglie, la sua dolcissima e mordace moglie.
Ce n'è un altro con i capelli scuri; è il migliore amico di Billie Joe. Con i suoi occhi azzurri non smette mai di vigilare sopra l'intero gruppo di amici neppure quando abbraccia Britney, la sua compagna. Perfino quando la bacia, Mike Dirnt, non smette di scrutare le azioni e le smorfie di tutti.
E poi c'è lui: Trè Cool. L'unico; l'unico ed il solo. L'unico da solo. L'unico che non ride, l'unico che non sorride. Anche i suoi bellissimi occhi cerulei sembrano non conoscere pace: come quelli di Mike balzano da una parte all'altra del piccolo cantuccio che il quintetto sta occupando: destra, sinistra; sinistra, destra. Le sue iridi sembrano due palline da ping-pong impazzite. Guarda Mike; si sofferma un istante appena su Billie Joe; ignora Brit; fulmina 80.
- Hitchin' a ride mi è sembrata sottotono stasera - cinguetta allegramente Adrienne mentre accarezza il viso del marito; con l’altra mano gli stringe possessivamente un ginocchio: non si vedevano da più di due mesi ed è impaziente di stare da sola con lui.
- Niente sconcezze, finalmente. - aggiunge Britney con una risatina sciocca.
Billie Joe, che proprio non sopporta quell’oca bionda, le fa un sorriso tirato e Mike lo interrompe con una fragorosa risata prima che la mano del frontman possa scomparire del tutto dentro i propri pantaloni per dare a Brit una dimostrazione ravvicinata della sconcezza che lei sembra tanto detestare.
- Siamo invecchiati, ecco tutto. - riesce a dire Dirnt tra le -finte- risate.
Trè Cool, solo nel suo divanetto, sprofonda ancor di più nella pelle nera e nell'irritazione che quel breve scambio di battute gli ha provocato. La sua solita espressione gioviale e scanzonata, in quel momento, è sostituita da una smorfia di assoluta indifferenza.
- Hey! - esclama Billie Joe con una vocina stridula e gracidante che gratta impietosa sui nervi già troppo provati del batterista - Non siamo vecchi. Solo cresciuti, e certe cose, non le posso mica più fare! Non davanti a tutti, almeno. - Allunga una mano verso la bottiglia di Corona abbandonata sul tavolino e la spessa fede d'oro che porta al dito entra in un cono di luce. Rifulge nella penombra del privet e il suo scintillio sembra colpire Trè Cool negli occhi come il pugno di un peso massimo; il batterista sa che quel misero istante di luce accecante gli provocherà un mal di testa più forte di quello che ricaverebbe sbronzandosi con la sua amata Tequila. Tutto ciò non gli interessa, però, perché Trè, in quel momento, è concentrato a guardare il braccio di Billie Joe allungarsi e ad apprezzare l’armoniosità in cui i muscoli si stendono sotto la pelle fine e pallida del cantante.
È cosi fine, pensa il batterista, da essere trasparente; così fine che, se la toccassi con i miei polpastrelli ruvidi e callosi, potrei squarciarla.
Le dita snelle di Armstrong si chiudono sicure attorno al collo della bottiglia di vetro e la camicia nera che indossa si sposta un po’ più su, un po’ più in alto, rivelando una porzione di bicipite con i suoi tatuaggi.
Mike scoppia a ridere nello stesso istante in cui Trè si trova a pensare che tutte quelle stelline sulla pelle del suo amico gli danno il volta stomaco.
- Magari io e Trè siamo anche cresciuti come dici tu - afferma il bassista mentre a sua volta afferra la propria Stella Artois - Ma tu… Mi dispiace dirtelo, caro mio, tu non puoi proprio definirti cresciuto. -
Finalmente il batterista riesce a focalizzare davvero lo sguardo sui suoi due amici: Dirnt ha le labbra fini increspate in un raro ghigno, mentre Billie Joe sta diventando paonazzo per lo sforzo di mantenere l’espressione offesa e non scoppiare a ridere. Alla fine il frontman si arrende e la sua risata roca risuona nella stanzetta.
Trè Cool si sente sempre più escluso; sempre più isolato; sempre più solo. Come un estraneo vede i due levare in alto le birre.
- A noi tre piccoli adulti bastardi! - esclama Armstrong con un’aria così esaltata che Frank fatica a ricordarsi che lui, che Billie Joe, certe cose non le prende più.
- A noi tre piccoli adulti bastardi! - gli fa eco Mike; lui ha il solito cipiglio serio e, a Trè, all’improvviso viene in mente quell’amica di Ramona, sua figlia, che aveva definito quell’espressione di Dirnt “ghigno da vecchio randagio” e quasi quasi il batterista si metterebbe a ridere, se non fosse in quel momento gli occhi di tutti sono puntati su di lui: aspettano che si unisca al brindisi. Wright comincia ad innervosirsi mentre Mike, Adrienne e Britney lo guardano con aspettativa.
Non così Billie Joe. Lui ha uno sguardo diverso dagli altri, solo lui si è reso conto che c’è qualcosa che non va.
Gli occhi del frontman sono preoccupati, socchiusi, marcati dall’apprensione. Per Trè. Per lui. Solo per lui.
E Trè Cool si sente mancare il fiato.
- Ho bisogno di un po’ d’aria. Qui non respiro. - borbotta il batterista scattando all’improvviso in piedi; volge un ultimo sguardo al gruppo di amici mentre si asciuga sui bermuda neri i palmi delle mani improvvisamente bagnati fradici di sudore freddo, e si accorge che ora anche 80 lo guarda in un modo strano, come se avesse intuito anche lei qualcosa.
Dannato intuito femminile pensa Trè con una vena d’irritazione mentre s’incammina verso la terrazza del locale e sogghigna realizzando che quella donna, con uno semplice sguardo, è come sempre in grado di fargli perdere il controllo, di innervosirlo così tanto da farlo ritrovare con delle mani così tremanti da far invidia ad un alcolizzato in pieno delirium tremens.
Una volta all’aria aperta, decide di sedersi sul parapetto della terrazza, con le gambe penzoloni nel vuoto e ben stretta fra i denti una bestemmia. Ora che è lì, ora che è da solo, sa di dover affrontare la causa di quello strano malumore.
Quasi terrorizzato chiude gli occhi per rivivere la scena di poche ore prima che sembra averlo colpito così profondamente.
- Vieni qua, piccolo bastardo. - aveva detto Billie e lui, prontamente, aveva lanciato le bacchette in aria, raggiungendo il suo frontman accanto al microfono.
Billie Joe aveva ghignato e con un movimento rapidissimo gli aveva messo attorno al collo la tracolla della chitarra e spinto in mano il plettro.
- Facciamo cantare Trè! - aveva ridacchiato Armstrong sparendo dietro alla batteria bianca di Cool, lasciando il povero Frank Edwin III da solo di fronte ai loro fan. Trè aveva sorriso nervoso alla folla, così come aveva fatto nel lontano 1994 a Chicago ed aveva attaccato con il primo riff di Dominated Love Slave, notando si da subito uno scarso coinvolgimento della gente: alcune ragazze in prima fila gli avevano sorriso, una perfino aveva incominciato ad urlare a ripetizione il suo nome, ma tutti gli altri sembravano statici, come se non conoscessero quella canzone, o peggio, come se avessero qualcosa contro di lui, come se detestassero il batterista che fino al concerto precedente avevano adorato ed osannato.
E proprio mentre Trè stava decidendo se cantare anche All by my-self o meno, un cartello, alla sua destra aveva catturato la sua attenzione, sconvolgendolo.
“Vogliamo indietro il vecchio stupido Trè Cool. Quello nuovo fa schifo!”
Il batterista aveva fatto un passo indietro, come se quell’offensivo pezzo di carta l’avesse colpito con un pugno, ed era inciampato, facendo scoppiare a ridere quei pochi fortunati della prima fila ch’erano riusciti a vederlo.
-Per lo meno li faccio ancora ridere- aveva pensato Trè mentre Billie Joe e Mike, sconvolti dalle risate, lo aiutavano a rimettersi in piedi.
Frank Edwin III riaprì gli occhi, tornando al presente.
Quei ragazzi si sbagliavano di grosso. Lui non era cambiato. Lui era sempre il solito Trè Cool, certo, aveva messo su qualche chilo rispetto a vent’anni prima e, forse, stava cominciando a stempiarsi un pochino, ma continuava e bere, ruttare, fare stupidaggini e fumare esattamente come quando, quasi due decadi prima, Billie Joe lo aveva trovato sul ciglio della strada vestito da clown ed intento a fare l’auto stop.
Come a voler sottolineare il punto, il mancato violinista tira fuori dalla tasca della sua giacca una delle sue sigarette speciali e, facendo un teatrale inchino ad una folla immaginaria, l’accende e ne aspira la prima boccata.
Circondato dall’odore di Mary Jane e pervaso dal suo intossicante fumo, Trè Cool sente i suoi nervi distendersi, le preoccupazioni di essere rigettato dai suoi amati fan dissolversi e si sente abbastanza sicuro da poter chiudere gli occhi mentre aspira la seconda boccata di fumo.
Scelta sbagliata perché, adesso, tutto quello che riesce a vedere è Billie Joe, stravaccato su quel divano di pelle nera, le gambe spalancate e gli occhi verdi socchiusi in una smorfia accusatoria che si dissolve in una soddisfatta solo quando Adrienne lo bacia sulla guancia e gli accarezza il viso con devozione, mentre con l’altra mano cerca quella del marito per intrecciare le loro dita. Sono schifosamente felici ed innamorati.
Una lacrima scende. Solitaria. Traditrice. Solca la soffice e piena guancia di Trè Cool e lascia una traccia nera di Kohl disciolto dietro di se.
- Non si offre agli amici, egoista? - esclama una voce alle spalle del batterista, fecendolo sussultare spaventato. Ma in fondo se lo era aspettato. Sapeva che lui sarebbe venuto a cercarlo.
- Va al diavolo, Billie Joe! - ringhia il batterista cercando di non farsi notare mentre si asciuga la guancia. Fa oscillare le gambe nel vuoto e si spinge un poco in avanti. Se si gettasse di sotto, si farebbe un male del diavolo, ma sono sarebbe abbastanza alto, il volo, per toglierlo di mezzo definitivamente.
Perso in quei pensieri idioti, Trè Cool non si accorge che il suo amico si è seduto vicino a lui, così vicino che, se solo prestasse un po’ di attenzione, sarebbe in grado di sentire il fruscio dei vestiti del cantante che sfregano fra loro mentre lui respira.
- Sei strano stasera. - borbotta Billie Joe rubandogli la sua speciale sigaretta dalle dita.
- E tu puzzi. - risponde piccatamente il batterista - eppure non mi ricordo di essermene lamentato, perciò vedi di lasciarmi in pace! -
Armstrong sorride amaramente aspirando dallo spinello fatto con della Marijuana scadente ed appoggia il capo sulla spalla di Trè.
- C’è qualcosa che ti turba, Frank - borbotta seriamente il corvino - lo sai che a me non puoi nascondere nulla. -
Il batterista non sa che dire, perché non vuole lamentarsi dei fan che non lo amano più perché lo vedono cambiato e neppure vuole dire all’amico che ha capito che anche lui la pensa come quei ragazzi che al concerto gli avevano sventolato sotto il naso quell’ammasso di stronzate. Si limita a stringersi nelle spalle; non vuole allontanare Armstrong, ma quel movimento fa scivolare la testa di Billie Joe, il quale ringhia in disappunto.
- Frank Edwin Wright! - sbotta avendo, come al solito, già perso la pazienza - Pretendo di sapere che diavolo ti succede! - Ha i capelli sparati in ogni direzione ed il trucco nero sbavato attorno agli occhi gli da l’aria da pazzo.
Trè Cool stringe i pugni e serra gli occhi per non vedere il mozzicone ancora ardente della sua canna scivolare nel vuoto e nel buio, proprio come la sua vita sembra in procinto di fare.
E, all’improvviso, la soluzione a tutto quel malumore gli si palesa nella mente. Ecco come evitare i fan che lo odiano; ecco come evitare Billie che non lo vuole più.
- Io mollo, Billie. - sussurra Frank piano, consapevole che quelle parole strazieranno l’universo di entrambi - Lascio i Green Day. -
Billie Joe strabutta gli occhi. Quel fumo, forse, non era poi così scadente, perché all’improvviso il mondo sembra andare al rallentatore, la testa gli gira così forte da fargli perdere l’equilibrio e farlo sbilanciare in avanti.
Armstrong chiude gli occhi, aspettando la caduta ed il dolore che entro pochi istanti è sicuro che lo colpirà. Ma delle forti braccia si serrano attorno alle sue spalle.
Niente vento fra i capelli, dunque. Niente volo. Niente dolore.
Beh. Niente dolore fisico. Però, mentre affonda il viso nel petto morbido e pieno di Trè , avverte le prime lancinanti avvisaglie di dolore. All’altezza del cuore. Nel più profondo dell’anima.
- Stai scherzando. - dice Armstrong semplicemente. Frank Edwin non può lasciare lui e Mike. Non può e basta.
- Non sono mai stato così serio. - ribatte il batterista lasciando andare le spalle dell’amico solo quando lo vede nuovamente in controllo del proprio equilibrio fisico.
- Ma… Perché? Non capisco. Trè, non capisco! - sussurra Billie Joe cercando disperatamente lo sguardo celeste dell’amico.
- Perché tu e Mike siete andati avanti ed io sono rimasto indietro. - borbotta Cool sfuggendo allo sguardo del proprio frontman. Chiude gli occhi, per non dover essere costretto a fronteggiare quelle tanto famigerate iridi verdi ma, come marchiato a fuoco sulle sue palpebre, il batterista rivede il cartello che tanto l’ha sconvolto.
Vogliamo il vecchio Trè. Il vecchio Trè. Quello nuovo fa schifo. Schifo. SCHIFO. NUOVO, SCHIFO!
- Anzi, in realtà voi siete rimasti indietro. - si corregge Frank, con un sorriso amaro -Sono io quello che è andato avanti. Io sono cresciuto, voi no. O voi siete maturati ed io sono rimasto solo un cretino. Non lo so Billie, e sono consapevole che in questo momento ti sto propinando solo tante cazzate, ma questo è quanto: io mollo. Per il prossimo cd dovrete cercarvi un nuovo batterista. - Si passa una mano fra i capelli e, quando le sue dita incontrano quella cresta bassa che le sue fan adorano (O, forse, sarebbe meglio dire: adoravano gli suggerisce una vocina), Trè si ritrova a sospirare contrariato: quella cresta sarebbe adatto ad un adolescente, non ad un uomo separato dai quarant’anni da tre anni ed una manciata di giorni. Quella cresta è infantile! Quella cresta è giovane! Quella cresta è vecchia!
Ma perché non riescono a capirlo?
Quella cresta è il simbolo della giovinezza di Trè Cool. O della sua vecchiaia.
Il batterista non lo sa più; Frank Edwin non sa più che pensare, a cosa aggrapparsi e, frustrato, si tira debolmente i capelli, cercando di distruggere quella cresta castana, l’ennesima cosa riuscita a confonderlo in quella serata maledetta.
- Lo vedi? Lo vedi? - ride, ormai fuori di se, mentre cerca di raschiare via dai capelli i residui di cera con le unghie - Io non sono cresciuto. Voi sì. Tu e Mike siete cresciuti, dannazione! -
- Ma tu non crescerai mai, Trè! - esclama Billie Joe afferrando l’uomo per l’avambraccio destro. - Sei Trè Cool. E Trè Cool non cresce! Il giorno che Trè Cool crescerà, non esisterà più alcun Trè Cool. E saremo tutti quanti fottuti! -
Frase decisamente sbagliata perché la risata isterica di Wright cessa, e il sorriso delirante sulle labbra del batterista, s’incrina e finisce col frantumarsi del tutto, lasciando spazio solo ad una smorfia amara, triste e sconsolata.
Frank si sente troppo spossato, troppo stanco anche solo per pensare, per cercare di dire qualcosa di coerente, per cercare di spiegare al proprio frontman la tempesta di emozioni che sembrano sconvolgerlo.
Sono proprio un’enorme, patetica femminuccia. Pensa Trè mentre alcune lacrime cominciano a solcargli le guance. Neanche Ramona sa essere così suscettibile, neppure Frankito sa essere così infantile.
Billie Joe, dal canto suo, osserva l’amico di sempre lasciarsi andare ad un pianto che, spera il chitarrista, servirà a rimettergli in sesto i nervi; ma Cool comincia a tirar su col naso, e Armstrong comincia a pensare seriamente che sia arrivato il momento di porre fine alla questione.
Con affanno Billie cerca di trovare le parole adatte da dire al proprio batterista per farlo smettere di piangere perché sa che, appena la verità verrà fuori, contenere Trè Cool sarà impossibile e forse quella serata segnerà davvero la fine dei Green Day perché, se Beej dovesse dire anche solo una parola sbagliata, il batterista potrebbe incazzarsi così tanto da serrargli le dita attorno al collo e stringere, stringere, stringere.
Non essere ridicolo, idiota! Si rimprovera Armstrong perché, in fin dei conti, sa che Trè gli vuole così bene che non gli farebbe mai del male; quei pensieri insulsi sono solo colpa del suo cervello che, nel disperato tentativo di trovare le parole più giuste per metter fine al crollo emotivo del batterista, sembra girare a mille, come se il frontman avesse appena assunto dello Speed.
E proprio quando pensa di aver trovato le parole adatte, Billie Joe viene interrotto da una voce risoluta alle sue spalle.
- Neppure io sono cresciuto, razza di bastardo! - dichiara Mike con le mani in tasca, una sigaretta in bilico dietro l’orecchio destro ed un’espressione ancor più seria del solito.
- Già! Io sono l’idiota di vent’anni fa! - esclama Armstrong stringendo un po’ di più la presa sul braccio del batterista.
- Non mi sembra che nessuno si sia mai lamentato di tutto ciò. - asserisce Dirnt, afferrando il braccio libero di Trè. - Per di più non ci puoi abbandonare così, Wright! -
- Io il mio lavoro con voi l’ho finito. - è la risposta stentorea di Frank - Non vi servo più a nulla. - Non ha la forza di fronteggiare anche il bassista e, forse, non ne ha neanche voglia.
Il viso di Mike si trasforma in una maschera d’ira intensa ed i suoi occhi azzurri si assottigliano sino ad assomigliare a due affilatissime lame pronte ad uccidere il batterista.
- Tu stai delirando. - dice Billie Joe in un soffio mortifero.
- Vi ho aiutato a trovare la perfezione - sussurra Trè Cool volgendo gli occhi al cielo stellato. E sa che Beej ha ragione, è pienamente consapevole di essere sprofondato in un delirio che giorni interi passati a farsi le canne e a bere Tequila non sarebbero mai in grado di eguagliare, ma deve trovare una giustificazione plausibile e se arrampicarsi sugli specchi, gli servirà ad evitare di ammettere che quell’improvvisa depressione è dovuta ad uno stupido striscione, allora Trè Cool è prontissimo a farlo.
- Vedila in termini musicali: - dice al proprio frontman - Tu suoni la chitarra, Mike il basso, sono due strumenti complementari. Io… Sono solo un batterista. - dice ben consapevole di aver buttato lì un’accozzaglia di stupidaggini, una scusa patetica che perfino Frankito, dall’alto dei suoi miseri otto anni, sarebbe in grado di distruggere con poche parole.
- Il miglior batterista al mondo! - lo interrompe Billie Joe.
- Stronzate. - sospira Cool - Uno dei tanti batteristi. Sono solo un batterista. Tu e Mike vi completate a vicenda, io sono sostituibilissimo. Io... Io vi ho dato il ritmo perfetto e adesso non ho più nulla da fare con voi. Se solo rimanessi con te e Mike rischierei di rovinare i Green Day perché il mio stile è vecchio rispetto al vostro. O è nuovo, non lo so neanche io. Perciò mollo e sappi che vi sto facendo il più grande favore di questo mondo. -
Billie Joe e Michael si guardano inorriditi e, per un misero istante, Mike ha la decenza di provare del rimorso, di sentirsi in colpa perché entrambi i chitarristi sanno che se Trè, in quel momento, è in quel pietoso stato emotivo, è solo colpa di mr. Pritchard. Tutto ciò, però, non serve a smorzare l'ira che Billie Joe sente crescere dentro di se: sa che è tutta colpa di Dirnt e sa che Frank Edwin, dietro alla maschera del pagliaccio, nasconde un animo dolce, gentile, ma soprattutto ipersensibile, eppure lo prenderebbe ugualmente a cazzotti.
Lo scoppio del frontman, viene smorzato da Mike, il quale, a discapito della serietà della situazione e delle lacrime di Trè, scoppia a ridere fragorosamente.
Wright ed Armstrong lo guardano sconcertati, disorientati e Billie Joe teme che Mike possa venire allo scoperto, ha paura che il bassista possa dire la verità e che la riveli con le parole sbagliate, alienando per sempre da loro il buon vecchio ed amato batterista, perciò, con il cuore in gola e la voce strozzata, si costringe a parlare.
- So che mi pentirò di avertelo chiesto - sbuffa piano il cantante, ruotando di novanta gradi la propria posizione, in modo da fronteggiare il profilo destro di Frank Edwin e di avere una gamba a penzoloni nel vuoto e l'altra solidamente piantata a terra - perché stai ridendo? Mi sembra una cosa piuttosto seria! - finisce pregando il Dio in cui non crede che il batterista non si sia accorto di quanto la sua voce tremasse o che, peggio ancora, non si accorga del suo bluff.
- E' ironico! - riesco solo a dire Mike, prima di scoppiare nuovamente a ridere, del tutto incurante dello sguardo di fuoco con cui il proprio frontman sta cercando di fulminarlo. -
- Ancora: perché? - fa Armstrong disegnando con i polpastrelli delle dita il tatuaggio Horseshoes and Handgrenades sull'avambraccio di Trè, il quale sta continuando a piangere silenziosamente.
- Perché quello lì è uno stronzo! Ecco perché! Ed è pure un dannato egoista! - esclama allora Dirnt, sfilandosi dall'orecchio la sigaretta ed usandola per indicare Wright.
Trè Cool scaccia via la mano di Armstrong e, sbigottito, si gira a guardare Mike. Il batterista non sa a cosa stia pensando di preciso Pritchard, ma il bassista deve essere senz'altro arrivato ad una conclusione tutta sua, lo capisce dal modo in cui il suo viso affilato è contratto in una smorfia di assoluta concentrazione mentre si accende la sua Marlboro e ne ispira la prima boccata.
- Ti ho visto prima, sai? - sogghigna Dirnt allacciando il proprio sguardo a quello di Frank Edwin - Ho visto come guardavi Bill, come guardavi me. Tu non sopporti di vedere gli altri felici se prima non lo sei tu. - Mike parla piano, così piano che i due uomini seduti sul parapetto della terrazza devono tendere le orecchie per afferrare tutte le parole. Sei un egoista, Trè Cool. Vuoi abbandonarci perché così noi diventeremo infelici. Beh, sai che ti dico? Amo troppo i Green Day per permetterti di mollare. Amo troppo Billie, amo troppo te, per permetterti di fare una simile fesseria. Non ti permetterò mai di mollare, almeno non prima di averti spaccato quella faccia da pagliaccio che ti porti dietro. -
Frank Edwin sussulta sorpreso: in vent'anni di sesso e concerti Mike non gli aveva mai detto di amarlo, mai! Eppure non riesce a far a meno di pensare che, quella della scazzottata, sia un'idea fantastica. Ma ciò che preoccupa di più il batterista è che, prima delle parole di Dirnt, neppure lui aveva capito quale fosse realmente il problema che lo turbava, che lo angosciava così tanto.
Al diavolo gli striscioni ed i fan a cui non piaceva più, era solo una la reale cosa che lo terrorizzava: che Mike e Billie smettessero di credere in lui.
- Gesù Cristo! Io sarò anche una Drag Queen, ma tu sei una Drama Queen, Mike! - decide, allora, di scherzare il batterista per non dare a vedere il proprio turbamento.
- Anche Brit si è accorta che ci guardi in modo diverso. Che guardi me, e soprattutto Billie, in modo morboso. - ringhia Dirnt assomigliando oramai per davvero ad un vecchio randagio.
A quelle parole, Billie Joe sembra scattare, ignaro del rossore che è apparso sulle guance e sul collo di Trè.
- Ok. Adesso basta. - sbotta il frontman - Mike, lasciaci soli. - aggiunge con quel tono di voce che incute troppo timore, troppa soggezione per uno scricciolo come lui.
Il bassista scrolla le spalle, mentre spegne con la suola delle sue Macbeth il mozzicone di sigaretta. - Bene. - ringhia soltanto - Se lo devi ammazzare, è meglio che tu non abbia testimoni. - ed un brivido gelido percorre nella sua interezza la spina dorsale di Wright.
- So esattamente come convincerti a rimanere con noi. - soffia piano Armstrong, quasi dolcemente, una volta rimasto solo con Trè Cool - Girati, guardami. - ordina.
Di nuovo quel tono di voce così autoritario cui neppure Frank Edwin può rifiutarsi di obbedire; così, il batterista, si gira e si mette a gambe incrociate sul parapetto, in modo da fronteggiare Armstrong.
- Chiudi gli occhi. - e, di nuovo, Wright obbedisce, anche se con una punta di esitazione: non gli piace l'idea di essere in bilico sul vuoto e alla completa mercé del chitarrista, ma sa che del suo frontman si può fidare.
Quando Frank Edwin sente le dita di Billie Joe accarezzargli piano il viso, il cuore gli salta nel petto e quando le mani si fermano, prendendo a coppa le sue guance, il batterista smette completamente di respirare: sa cosa sta per arrivare.
Le labbra di Billie Joe si posano delicate su quelle di Trè Cool. Ed il mondo sempre fermarsi per onorare quell'istante.
Ma il bacio è troppo delicato e fuggevole per soddisfare Wright e, quando Armstrong lo priva delle proprie labbra, lui mugola indispettito.
- Mia moglie mi aspetta. - dice Armstrong con tono asciutto. - Ma domani sera... Domani sera ti fornirò la giusta colla per tenerti appiccicato a me per i prossimi cento anni. - aggiunge ammorbidendo il tono di voce vedendo lo sguardo quasi ferito di Trè. Gli accarezza una guancia e, prima di posargli un bacio leggero sullo zigomo gli sussurra all'orecchio: - Non ti preoccupare, Britney è già in viaggio verso l'aeroporto e Mike potrà prendersi cura di te, stasera.
Frank Edwing sorride, guardando Billie Joe avviarsi verso la porta e si ritrova a ghignare quando il frontman, con un piede già dentro il locale e senza girarsi a guardarlo gli dice poche dolci parole.
- Ti amo, Trè. Cerca di ficcartelo bene in testa. -
E così Billie Joe lascia il suo batterista da solo, sulla terrazza, a sorridere come un'ebete, e a ripensare ad un'intervista di qualche anno prima in cui gli avevano chiesto quale fosse la colla che teneva insieme la loro band.
-Sperma! - aveva risposto sinceramente lui.
E mentre Frank Edwing ridacchia spensierato sul terrazzo, accendendosi un altro spinello, Billie Joe, pieno di rabbia cerca Mike Dirnt. E lo trova, perché anche Michael lo stava cercando.
- Non c'era bisogno di devastarlo in quel modo. - ringhia rabbioso Armstrong, spingendo il bassista contro il muro - Se volevi portartelo a letto, potevi dirglielo, Trè non si sarebbe di certo tirato indietro! Ma organizzare quella messinscena al concerto? Pregare i fan di far finta di odiare Trè? Mike, certe volte mi deludi. -
E Dirnt fa spallucce, levandosi senza difficoltà l'amico di dosso.
- Certe volte bisogna cogliere l'attimo. - dice sogghignando - Altre volte l'attimo bisogna crearselo. -