Mar 25, 2005 00:16
“Musica leggera e appassionata che somiglia a un brillante uccello volteggiante sugli orrori dell’abisso".
Baudelaire Charles
La scorsa notte per la prima volta ho ascoltato interamente il “Notturno in Do diesis minore” di Chopin, esecuzione degli Szpilman.
Ho deciso che avrei attraversato quest’abisso tenendo per tutto il tempo gli occhi chiusi.
Inizialmente la mia era una semplice passeggiata.
Ma poi nei momenti più intensi mi son ritrovata ad irrigidire il corpo involontariamente.
Solo dopo un poco ho imparato a lasciarmi travolgere, a vivere tra le note, a volare e a cadere con esse.
Questa musica è sofferenza.
Fa del male.
A tratti sembra le speranze non abbiano abbandonato l’autore, ma subito dopo
stridore, stridore, stridore!
E sprofondo di nuovo.
Eppure da questi baratri sono irrimediabilmente attratta.
Li temo ed allo stesso tempo non riesco ad allontanarmi da essi.
Vi gravito intorno. Ne sono sedotta e mi ci specchio.
Immersa o forse compresa in questo vuoto.
Mi sento destabilizzata.
Odi et amo.
Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Ci sta tutta. E mi tormento.
Perché il tormento generato da un dono così celestiale è sublime.
Per l’ennesima volta il piacere inscindibile dal dolore.
Ancora solitudine.