Titolo: Annientamento
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: John Watson
Rating: NC17
Avvertimenti: slash
Conteggio parole: 602 (
fiumidiparole)
Riassunto: “Lo sai che è pericoloso, John?” gli aveva detto sulle labbra, prima di morderlo. Si preme ancora di più contro la parete, sollevando il bacino, la mano che ormai frega piano tra le gambe.
Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento.
Note: Scritta per il
mmom_italia, set Roberta, prompt #2.Mani, e per lo Sherlothon dello Sherlockfest_it, prompt "Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento." C:
Ride, John, mentre preme la testa contro il muro, le gambe aperte e una mano che scivola sulla sua coscia tesa. Ride mordendosi il labbro inferiore, gli occhi stretti stretti mentre deglutisce, il pomo d’Adamo che va su e giù piano, languido, mentre la vista si riempie di stelle.
Sente ancora la voce di Sherlock nelle sue orecchie, il suo tono cupo che gli accarezza l’orecchio, il cervello; sente ancora le sue mani sul collo mentre si preme contro di lui, il respiro che man mano diventa come il suo, affannato, rantoloso.
“Lo sai che è pericoloso, John?” gli aveva detto sulle labbra, prima di morderlo. Si preme ancora di più contro la parete, sollevando il bacino, la mano che ormai frega piano tra le gambe.
Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento.
Il suo cervello è una poltiglia grigia gonfia solo del nome di Sherlock, del pensiero del suo corpo, delle sue labbra a forma di cuore. Si sfiora il collo con la mano libera e sente il dolore pulsare dove il suo coinquilino lo ha morso solo poche ore fa - capillari che si spezzano, una macchia viola e larga sulla sua pelle ormai chiara.
Non avrebbe mai creduto, trasferendosi, che sarebbe finita così. Non lo sconvolge il fatto di essere attratto da Sherlock, ha imparato a cooperare con l’omosessualità quando aveva dieci anni e Harry quattordici; lo sconvolge Sherlock. E basta.
Semplicemente.
L’appartamento è avvolto da un silenzio debole, disturbato dal brusio del televisore acceso al piano di sotto, a tratti dalle molle che cigolano sotto il suo peso, sotto i suoi movimenti.
John porta la mano sotto l’elastico dei pantaloni, accarezzando il pube, sentendo i peli irti contro le dita. Scende e mugola, rilassandosi nuovamente contro il materasso, le labbra umettate da una lingua che non riesce a stare ferma.
Vorrebbe che fosse lì solo per fargli vedere che cosa gli sta facendo - è annientamento, il pericolo non ha il suo stesso odore. Solleva il bacino per abbassare gli indumenti, darsi un minimo di libertà; geme piano e basso, afferrando la sua erezione. Il pericolo, lui, non sa nemmeno cos’è.
Sente le orecchie farsi bollenti, mentre china la testa per guardare la mano scivolare lenta sulla sua eccitazione, il nome di Sherlock che pulsa nella sua testa, martellante. Quasi gli viene la nausea, ad avere la testa così piena - è l’inizio della fine, pensa, gemendo più acuto. I movimenti cominciano a farsi più rapidi, John chiude gli occhi e pensa Sherlock è qui, mi sta guardando. Studia la mia mano che si muove, le gocce di sperma sulla carne arrossata, prende appunti sulla mia erezione che si ingrossa e le vene che pulsano, e io penso solo a quanto vorrei infilarglielo in gola.
Vorrebbe esser capace di dar forma materiale ai propri pensieri. Si spinge con la testa, allontanandosi dal muro e inarcandosi su se stesso, le gambe che si aprono ancora mentre la mano libera scende ad accarezzarlo tra le gambe. Geme più forte adesso, incurante di Mrs. Hudson che starà guardando la televisione, sicuro che Sherlock non tornerà prima di cena. Si spinge contro la mano finché il respiro non si fa troppo corto, e poi via, esplode perché non ce la fa più, perché Sherlock è troppo per la sua mente, per il suo corpo, per la sua intera vita.
È letale.
Si lascia andare sul materasso con la mano ancora stretta attorno al suo sesso, chiedendosi se tornerà mai a respirare normalmente.
Sherlock sulla porta gli impedisce qualsiasi tentativo di salvarsi la vita. È tutto inutile.
Resistere è inutile, pensa sorridendo.
Che lo annienti. Ne sarà più che felice.