[Sherlock BBC] Drops of blood in a blanket of fears

Sep 24, 2011 23:02

Titolo: Drops of blood in a blanket of fears
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: John Watson, Jim Moriarty
Rating: vari, ma principalmente Nc-17
Betareader: mikamikarin, eatintoothpaste
Avvertimenti: Non-con, blood, slash, vari, tanti.
Conteggio parole: 3525 (fiumidiparole)
Note: Scritta per , set epsilon. 50 frasi Jim/John centriche, alcune slash altre semplicementi DA PANICO, alcune pucci altre meno pucci. <3

#01 - Gelosia - Poteva avere tutto quel che voleva con un semplice schiocco di dita, Jim Moriarty; eppure, vedendo Sherlock Holmes agitare quel suo insulso cappotto sempre affiancato dal suo animaletto, provava un tipo di disgusto nuovo, profondo - il desiderio di avere quella persona per sé, il fastidioso e latente capriccio di un uomo a cui manca qualcuno di stupido e insignificante che lo lodi costantemente.

#02 - Lenzuola - John stringe le dita con forza attorno alle lenzuola, cercando di soffocare i singhiozzi contro il cuscino - per quanto ci provi, nulla riesce ad allontanare dalla sua mente il ricordo di Moriarty che lo bacia e lo accarezza tra le gambe, mentre il suo petto pesa di esplosivo e morte.

#03 - Caffè - Non fare il timido Johnny Boy, vieni a prendere un caffè con me, conosco un ottimo bar italiano nel centro di Londra - niente esplosivi, promesso C:!, recitava il biglietto preso dalla cassetta della posta; un caffè assieme a un bombarolo che ha una cotta deviata per lui, proprio ciò che gli mancava per completare la sua vita.

#04 - Interrogatorio - Jim stringe amorevolmente il braccio attorno alle spalle piccole e strette di Molly, sorridendo mentre lei gli racconta di quanto Sherlock, così freddo e distaccato, sia il totale opposto di lui - “L’unica persona con cui va un po’ d’accordo è quel dottore… come si chiama…”, borbotta, guardando il soffitto in cerca di un nome che non le viene in mente; e Jim sorride perché adesso ha davvero tutto ciò di cui ha bisogno per buttare giù l’ostacolo principale del suo grande piano.

#05 - Melodia - Jim sorride, pienamente soddisfatto della melodia che riempie le sue orecchie - non c’è niente di meglio della voce del suo dottore che grida e raschia contro la gola mentre lui affonda tra le sue natiche, inebriato dal suo corpo, dal suo odore, dal suo dolore.

#06 - Lavoro - Ogni volta che entra in ambulatorio, John ha l’impressione che qualcuno lo stia osservando - c’è un formicolio costante dietro il collo, qualcosa che lo tiene in allerta, la mano sempre pronta a correre al cellulare per chiamare Sherlock; quando un giorno la sua scrivania si riempie improvvisamente di fiori, assieme un pacco di caramelle a forma di bomba, John capisce che la sua non era un’impressione, ma l’ombra di Moriarty che lo fissava costantemente dall’altra parte della strada.

#07 - Denti - Moriarty affonda i denti nella spalla di John, stringendo forte sulla carne, inebriandosi della voce alta del dottore che si spezza quando preme sui nervi danneggiati: è il suono della vittoria, lo scricchiolio grave di un equilibrio mentale che si spezza senza speranza.

#08 - Libro - Ogni mattina, John Watson esce di casa con il cappuccio del cappotto sulla testa perché fa troppo freddo, si ferma da Speedy’s e compra un panino per sopravvivere alla giornata, dona il resto a un mendicante e poi lavora fino alle sei; John Watson è una persona così tremendamente normale che Jim riesce a leggere i suoi passi come un libro aperto, e ne è talmente ipnotizzato che non vede l’ora di distruggere la sua routine per creare attorno al suo nemico e al suo animaletto un po’ di caos.

#09 - Chiave - “Sei capace di leggere le persone con uno solo sguardo, eppure non riesci a trovare la cosa più banale del mondo, un cuore che ti batta nel petto; e sai cosa Sherlock, hai avuto per mesi la chiave per risolvere questo caso affianco a te, ma adesso è troppo tardi, perché me ne prenderò cura io.”

#10 - Sguardo - Jim l’informatico ha qualcosa di affascinante, a prescindere dalla maglietta attillata e la mutanda verde fluo che sbuca dai pantaloni; ha gli occhi grandi, enormi per un essere umano - e quando lui si volta per sorridergli, John sente un formicolio nel petto, e non sa se esserne felice o preoccupato.

#11 - Biancheria - Jim si rotola nel letto sorridendo, mentre strofina le dita contro la stoffa morbida dei boxer di John; è quasi sicuro che non si accorgerà che il suo paio preferito di boxer - suo di Moriarty, ovviamente, non è davvero sicuro che John abbia una predilezione particolare per della biancheria - è scomparso nel nulla; così saranno felici tutti e due: per una volta ha fatto qualcosa di buono, anche se in ogni caso, non se ne sarebbe pentito assolutamente.

#12 - Massaggio - “Su, Johnny Boy, rilassati,” sussurra Moriarty al suo orecchio, freddo e viscido come un serpente a sonagli mentre le dita stringono sulle spalle, muovendosi in cerchi concentrici “non voglio farti male - non ancora almeno; non ti dispiacerà.”

#13 - Sete - John vede Jim Moriarty come un salvatore quando, dopo giorni di agonia passati stando legato ad una sedia con corde troppo strette, lui si avvicina con un bicchiere di acqua fresca, tenendogli il mento per aiutarlo a bere - non c’è modo di pensare a niente di diverso, perché ormai non ha più forze per fare null’altro.

#14 - Regalo - “Potrei regalarti il mio cuore, se solo lo volessi - ma anche se non vuoi, non che mi importi tanto.”, gli aveva detto una volta Moriarty per messaggio, nel cuore della notte; e John non ci aveva voluto credere, finché Sherlock non aveva più dato a quel mostro via d’uscita e, mentre lui trovava il suo cadavere sventrato, John trovava il suo cuore ancora caldo e sanguinante dentro una scatola rosa.

#15 - Fotografia - “Scapperai, oh lo so che scapperai.” mormora Moriarty sopra di lui, il ventre nudo che preme contro il suo ventre mentre il clic incessante della fotocamera rimbomba nelle sue orecchie con fastidio - lo fissa, sorride e scatta, come se fosse una cosa normale, come se fosse giusto; “Ma tornerai sempre da me, perché tu mi ami John, lo so - e finché non tornerai, queste saranno un valido sostituto.”

#16 - Istante - Non è che un istante, il momento in cui la vita di John viene circondata da mani forti, e l’aria calda sfiora le sue orecchie mentre i suoi occhi si coprono di un velo nero; è un istante, prima di capire che qualcosa non va, che la testa pulsa e che qualcuno gli sta parlando piano, quasi dolce, e la voce non è sconosciuta, ma non riesce proprio a collegarla a qualcuno; è un istante, prima di capire che è in trappola, prima di sentire la speranza scivolar giù assieme alla sua coscienza - “Tranquillo, Johnny Boy, ti tengo io.” sente, prima di non vedere più nulla.

#17 - Cane - “Tu non sei il mio cane, John.”, mormora Jim in ginocchio davanti alle gambe del dottore, il sorriso morbido che piega appena le sue labbra rosate mentre le mani poggiano sul cavallo dei suoi pantaloni; “Tu per me sei la persona migliore del mondo - è per questo che non mi lascerai mai più.”

#18 - Rossetto - John trema appena, quando entrando in bagno volge lo sguardo allo specchio: prima della sua faccia scavata dagli eventi recenti c’è una scritta fastidiosa, rosa come le labbra di Molly qualche giorno prima, al laboratorio; vuole staccare gli occhi da quel colore acceso, spaccare il vetro con un pugno e chiudersi in camera, ma l’unica cosa che fa è permettere al suo cuore di battere velocemente, mentre legge e rilegge quel Tornerò a prenderti scritto a caratteri cubitali, la nausea che si addensa sulla gola.

#19 - Orologio - Tic tac tic tac, tempo che scorre, tempo che scivola sul suo petto come una cascata di vita che se ne va, Jim che lo tiene d’occhio, Jim che fissa intensamente la sua schiena - può sentire il suoi occhi fare su e giù dalla nuca al sedere, mentre John si infila il parka e pensa che l’unica cosa che gli dispiace è che la sua nuova vita non sia durata così tanto da poter dire di essere felice.

#20 - Computer - “Ho… portato il caffè, pensavo ti potesse fare piacere.” mormora John entrando in sala, Jim seduto davanti al computer con un auricolare all’orecchio - è istantaneo, lui che si gira a guardarlo e che sorride tendendo le braccia, col viso appena illuminato dal monitor; sorride di un sorriso dolce, e John per un istante pensa che vorrebbe che Sherlock somigliasse almeno un po’ a lui.

#21 - Salato - Jim bacia le lacrime di John con un sorriso dolce sul volto, il sapore appena salato che si deposita sulla sua lingua e lo rilassa terribilmente - non importa se l’altro sta soffrendo, se invoca il nome di Sherlock così forte che la voce raschia la gola: John è lì, è l’unica cosa che importa.

#22 - Pelle - Gli piace il corpo di John, il colore della sua pelle appena abbronzata, i segni rossi che continua a lasciare coi denti, con il coltello che affonda nella cicatrice, nel petto, nella pancia - tutto gli piace di John, Jim non può non pensarla diversamente; gli taglia la coscia e glielo succhia piano, sentendo dolore e piacere mescolarsi nella sua bocca, e non ha bisogno d’altro per stare bene.

#23 - Dolce - John non riesce a non confrontare il disgusto che prova con la dolcezza che Moriarty mette nel spogliarlo, nell’accarezzare la sua pancia nuda e lasciarci sopra piccoli baci; c’è qualcosa di distorto e sbagliato, che contrasta con il suo ultimo ricordo di quell’uomo (la bomba che brilla sul suo petto, l’acqua della piscina che si increspa sbattendo piano contro i suoi bordi) - c’è Jim l’informatico tra le sue gambe, e non il peggior psicopatico di Londra: tutto si mescola, confondendolo e nauseandolo, mentre l’altro sorride e gli slaccia i pantaloni.

#24 - Maglia - “Indossa sempre questa maglietta, ti fa così - ahn… così carino, Johnny Boy…” sussurra Jim nell’orecchio del dottore, mentre le sue dita spariscono dietro una trama a righe, mentre il suo corpo scivola lento sopra l’erezione di John, tremando d’eccitazione, gli occhi di entrambi fissi su quel movimento così suadente, così affascinante, così insolito; John poggia la testa sulla spalla dell’altro e geme, senza riuscire a scollare gli occhi dall’eccitazione di Jim che sbatte sulla sua pancia, mentre l’altro inizia a muoversi lento su di lui - ed è tutto strano, ed è tutto dannatamente surreale.

#25 - Gelo - Nonostante i suoi occhi grandi e caldi, John non riesce a vedere nello sguardo di Moriarty nient’altro che gelo, l’indifferenza sottile di chi è unico al mondo - la stessa indifferenza che vede costantemente riflessa negli occhi di Sherlock.

#26 - Pallone - John non ha modo di pensare ad altro, la testa gonfia di pensieri come un pallone troppo pieno d’aria; Moriarty lo guarda, lo tocca e gli sorride dietro le palpebre, canticchiando sulle sue labbra che non apparterrà mai a nessun altro, che John sarà sempre suo - e quando apre gli occhi, la testa fa male, e lui non capisce più che cosa passi per la sua mente.

#27 - Alba - John stringe le ginocchia al petto e trema, incapace di fissare altrove; e mentre il sole sorge, le ombre si allungano toccando la punta dei suoi piedi, Moriarty che ricamba l’occhiata con sguardo vitreo dall’altra parte del letto.

#28 - Oscurità - John sente qualcosa di morbido sotto le sue mani, mentre ad ogni movimento il rumore di catene tintinna nell’aria rendendola pesante; non c’è un filo di luce, nella stanza, soltanto ombre che inghiottono figure e colori, soltanto ombre che convergono in una sagoma dai contorni appena accennati, e gli occhi che brillano di una luce folle - “Benvenuto Johnny Boy”, sente sibilare, e il suo cuore subito si riempie di una sensazione sgradevole, l’animaletto chiuso in una gabbia troppo stretta per scappare.

#30 - Tatuaggio - Gli azzurri e tristi del dottor Watson si sono impressi nella sua retina come un tatuaggio - è il dolore di cui cibarsi, lo sconforto da cui trarre la forza di andare avanti e distruggere il mondo.

#31 - Occhiali - Un po’ gli è dispiaciuto per quel ragazzo dal viso morbido: per quanto potesse essere stato audace, a mettere il suo numero di telefono sotto un piattino sapendo bene che Sherlock l’avrebbe visto, a John dispiaceva che quel Jim fosse andato ad invaghirsi proprio del suo coinquilino - lo vede col viso chino sul pc, occhiali da vista sul naso e un broncio così tenero che forse, ma proprio forse, potrebbe spendere i pence che ha in tasca per comprargli una cioccolata calda al distributore delle bevande, piuttosto che metterli inutilmente da parte per le bollette come fa sempre.

#32 - Latte - “Su, su, Johnny Boy, bevi il latte o papà potrebbe non essere indulgente con te, oggi!” sussurra Jim morbido, mentre tira il guinzaglio fino a far piegare John in una posa innaturale; il dottore sibila a denti stretti, chinando la testa verso il piatto di plastica sul pavimento, cominciando a chiedersi se davvero valga la pena continuare a vivere venendo trattato come una bestia senza valore.

#33 - Taglio - “Perché John, vedi”, e gli occhi di Jim sono fermi sulla mano sanguinante del dottore, sul suo polso tenuto stretto e lama che volteggia nell’aria, “tu sei mio, e su questo non ci sono dubbi, ma in fondo, anche io sono un po’ tuo.”; Jim incide la carne, il palmo della propria mano che si colora di rosso sangue in pochi minuti - è il dolore di carne ferita che sfrega contro altra carne ferita, le grida di John che sanciscono la loro unione eterna.

#34 - Anniversario - Tornando a casa da lavoro, l’unico pensiero che continua a martellare la mente di John è di buttarsi nella vasca da bagno e rimanere lì finché la pelle non si raggrinzisce così tanto da farlo sembrare un alieno; ma quando varca la porta di casa e vede sulla sedia un cappotto, quel dannato parka del quale non può dimenticarsi così facilmente, il dottore trattiene il respiro e capisce che non avrà tempo nemmeno di svuotare la vescica, perché adesso è tutto bloccato, paralizzato dalla sua mente terrorizzata - “Buon anniversario!” spicca rosso sangue in un bigliettino appuntato sulla stoffa lucida.

#35 - Quadro - Non c’è una parete che non abbia un quadro, nel luogo dove Moriarty ha deciso di intrappolarlo; la cosa più inquietante, tuttavia, è la serie di fotografie appese al muro di fronte alla camera da letto dell’uomo - un collage di attimi rubati, un collage di una privacy che non esiste più da troppo tempo.

#36 - Ripetere - “Molly mi aveva avvertito,” sussurra Jim, la piega tenera delle sue labbra che si poggia sul bordo del bicchiere di plastica che fuma cioccolata densa “che Sherlock era una persona un po’ strana… ma come si dice, al cuore non si comanda, no?” ride quasi amareggiato; John lo guarda con l’affetto di un fratello, la mano sulla spalla e un sorriso di circostanza sul viso che diventa più dolce non appena il ragazzo lo ringrazia per la bevanda e una coccola discreta, ma ben accetta.

#37 - Sfumature - Certe cose Sherlock non è mai riuscito a capirle fino in fondo - cose stupide, cose come uno sguardo vacuo, il suono di una voce spenta; Sherlock non lo ha mai capito, Sherlock non ha mai colto le sfumature di John, il suo grido d’aiuto, i suoi tentativi di agitare le braccia e di fargli vedere i fili che un mostro ha attaccato ai polsi e le caviglie per manovrarlo come un burattino - fili che avrebbe voluto che Sherlock tagliasse, fili che distorcevano ogni comportamento normale, lasciandolo sfumare in dolore e angoscia e disperazione.

#38 - Significati - Quando Jim sorrideva, andava tutto bene, John sapeva di poter avere la speranza di arrivare a fine giornata senza nessun pericolo per la sua vita; quando Jim piegava le labbra in quel modo strano, gli angoli della bocca che si accentuavano spaventosamente, rendendo a sua espressione quasi distorta, John sapeva che qualcosa lo infastidiva, e lui doveva restare fermo e buono e pensare solo a sopravvivere; quando Jim smetteva di sorridere - e accadeva raramente, per fortuna - John sapeva che l’unica cosa da fare era chiudersi come un riccio e sfogare con le urla il dolore inflittogli finché non avesse perso sangue a sufficienza da poter far tornare tutto, lentamente, a una normalità che normalità non poteva più essere chiamata.

#39 - Ossessione - E’ quando Lestrade spara Moriarty nel petto trapassandolo da parte a parte che John smette di essere John e diventa una creatura senza identità, mentre grida di dolore; si butta su di lui per soccorrerlo, se lo stringe forte al petto e lo guarda senza capire cosa stia succedendo, sentendosi libero di tornare alla sua vita, sentendosi distrutto perché in fondo, la sua vita, se ne sta andando con l’ultimo respiro dell’uomo nelle sue braccia.

#40 - Sabbia - Prima di quel sei aprile, l’Afghanistan era una distesa di sabbia macchiata di sangue e relazioni perdute, prima di quel sei aprile, era stato sicuro di aver visto non l’Inferno, ma qualcosa che ci andava seriamente vicino; Moriarty sorride davanti a lui, adesso, e John è sicuro che persino l’Afghanistan con i suoi morti e le sue guerre sarebbe un posto più sicuro che stare lì in una piscina con chili di semtex sul suo corpo pronto a fare esplodere lui, Sherlock, e qualunque creatura nel raggio di chilometri - e tutto per pura, semplice, impossibile noia.

#41 - Aereo - John è rilassato contro lo schienale, gli occhi chiusi e il rumore dei motori dell’aereo che lo sta portando in Scozia nelle orecchie - Sherlock è partito lasciandogli un biglietto, Chiedi a Mycroft, ti dirà lui come raggiungermi; non è sicuro di essere contento di raggiungerlo, perché sa che potrebbe trovarsi davanti di tutto - ma cambia subito idea quando, dal nulla, un dito batte insistentemente sulla sua spalla e, aprendo gli occhi, John si ritrova Jim, un sorriso smagliante sulle labbra e due bicchieri di cola in mano.

#42 - Viaggio - Jim accarezza il collo rilassato di John con una mano, mentre sotto i loro piedi la terra si muove, portandoli lontani da Londra, lontani da tutto; “Non preoccuparti, Johnny Boy”, sussurra al suo orecchio piano, per non interrompere il suo sonno, “andremo lontano lontano, e nessuno potrà più disturbarci, saremo solo noi due e il tuo Sherlock avrà di che giocare, prima di trovarti vivo.”

#43 - Bosco - Non c’è niente di meglio che un bosco abbandonato e Sebastian che ti guarda le spalle, per far scoppiare qualche fuoco d’artificio in attesa che scenda la notte, quando finalmente il suo dottore preferito sarà suo per una mezza serata in cui gli farà conoscere i piaceri del terrore che scorre in vena.

#44 - Bracciale - A John piacerebbe, quell’intricato complesso di fili che si ritrova al polso - la lucina blu che lampeggia è attraente, quasi ipnotica, e quelle più piccole e rosse armonizzano così tanto che sì, davvero, potrebbe anche essere apprezzabile, se non fosse che il regalo che Jim gli ha appena fatto potrebbe farlo diventare poltiglia nel giro di pochi secondi.

#45 - Sesso - Il suono umido delle loro bocche eccita Jim da morire; è il preludio a qualcosa che ama estremamente, un rumore che si sposta assieme alle sue labbra, che scivola sull’ombelico di John e si sofferma a strattonare la pelle coi denti, il rumore che scivola fino al basso ventre, quando le gambe del medico si allargano e lui spinge, spinge, senza fermarsi - è il rumore bagnato del sesso che gli penetra sottopelle e lo scuote in piccoli brividi di piacere, caldi e assuefanti.

#46 - Polvere - Jim stringe John in vita e lo bacia forte, senza curarsi dei detriti attorno a loro, senza curarsi della gente che rantola, di Sherlock che a pochi metri da loro chiama il suo coinquilino con voce roca e spezzata - si sente potente, Jim, più del solito, almeno; perché ha spezzato il cuore di due persone in un colpo solo, rendendo polvere il cuore del suo nemico peggiore, rendendo polvere l'anima dell'unico uomo che è riuscito a dargli la terribile sensazione di vuoto nella sua esistenza, la sensazione che qualcosa mancasse nella sua vita per rendere il cerchio perfetto.

#47 - Penna - Non c’è un motivo particolare perché John prenda ogni giorno un caffè al distributore: semplicemente da quel punto ha una vista perfetta del ragazzo che nemmeno un giorno prima ha cercato di attaccare bottone con Sherlock, della sua bocca piccola e rosa, dei suoi denti bianchi che mordicchiano una penna e che a John rigirano lo stomaco come se fosse un pancake non ancora cotto.

#48 - Lingua - John non capisce più niente quando la lingua di Jim si intrufola tra le sue labbra cominciando letteralmente a mangiarlo, i denti che sfregano contro i suoi, contro la bocca già umida e rossa - Jim lo assaggia, lo morde con la stessa forza di un animale, gemendo mentre con le mani lo tocca dappertutto; la lingua non si ferma, lecca, lo scalda in modi che John non è sicuro di aver mai provato - e non capisce, nella confusione nella sua testa e nello stomaco, come sia possibile che tutto questo, in fondo, gli piaccia da morire.

#49 - Note - Moriarty scorre la lista dei suoi appunti su un blocco di scarsa qualità - John Watson, 38, ogni mattina si reca sul posto di lavoro vestendo in modo un po' antiquato - chi usa ancora così tanti maglioni nel 2010, seriamente!; non ha particolari interessi, se non quello di stare costantemente dietro il suo coinquilino (o il suo padrone, sembra un animaletto così fedele); amante del pericolo, considerando che con uno stress post traumatico dovrebbe stare lontano dai guai e invece più ci si spinge dentro e più è contento - gli piace, questo John Watson; sa che si divertiranno da morire, tra poco tempo.

#50 - Manette - Non c’è niente di più eccitante del rumore delle manette che tintinnano con forza contro la testiera del letto, mentre Moriarty tiene le gambe del dottore larghe, lasciandole riposare sopra le sue spalle mentre spinge forte, scopando con violenza un corpo che ormai non oppone più resistenza.

!1frase, pg, !fanfiction, fandom: sherlock bbc, personaggio: jim moriarty, personaggio: john watson, pg-13, nc17

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