Titolo: Pantera nera su Manto bianco
Fandom: Sherlock BBC (PIU O MENO)
Personaggi: Jim Moriarty, fem!Sebastian Moran
Rating: Nc-17
Betareader:
mikamikarin, con il supporto morale di
eatintoothpasteAvvertimenti: what if, language, genderswap, het (IO MI CHIEDO PERCHE' L'HET E' UN AVVERTIMENTO?), cose disgustose, una consistente dose di cafonaggine.
Conteggio parole: 2780 (
fiumidiparole)
Riassunto: Si è già rotta di aspettare che il vecchio bavoso nell'appartamento di fronte al palazzo dove si trova si sieda per leggere il giornale; il suo boss deve ringraziare Dio che sia una donna professionale, perché altrimenti col cazzo che avrebbe perso altro tempo sul tetto di un complesso di uffici nel centro di Sacramento.
Note: Questa è una SHERLOCK CBS fic. Nel senso che l'America ha deciso di fare la sua versione moderna di SH e in tlist sono nati vari vaneggi, tra i quali citiamo John il californiano surfista, Sebastian mitragliatore folle e Moriarty talebano. Sebastian in qualche strano processo è diventato Sebastiana - guai a chiamarla così sennò vi fa il culo a strisce (e a stelle). E comunque, vi avviso da ora, STA FIC FA SCHIFO AL CAZZO. Nel senso che no, davvero, fa proprio schifo!*ride* E quindi non prendetevela con me se a fine fic - ma probabilmente basterà metà - vi verrà un vago senso di nausea che sfocerà in vomito per dieci giorni. VI AMO. C:
La sua chioma bionda ondeggia sulla sua schiena, solleticando appena il sedere tondo e alto. I rayban le coprono gli occhi di un azzurro acceso, la bocca piccola e rossa mastica senza poca grazia un chewing-gum alla fragola.
Si è già rotta di aspettare che il vecchio bavoso nell'appartamento di fronte al palazzo dove si trova si sieda per leggere il giornale; il suo boss deve ringraziare Dio che sia una donna professionale, perché altrimenti col cazzo che avrebbe perso altro tempo sul tetto di un complesso di uffici nel centro di Sacramento.
Il sole tramonta sul fiume, dietro le fronde piene degli alberi.
Otto e quaranta, tic toc, tic toc.
La donna si porta gli occhiali sulla testa, tirando indietro la frangia. Il bersaglio ha appena poggiato il culo flaccido sulla poltrona di pelle rossa, e il suo viso è così paonazzo che nessuno vuole sapere davvero cosa stesse facendo prima di arrivare in cucina.
Nelle orecchie di lei c'è solo il rumore del chewing-gum.
Ginocchio a terra, fucile di precisione poggiato sul parapetto troppo basso per essere a norma di legge - non ci sale mai nessuno, lì sopra, non è roba per segretarie troppo occupate a limarsi le unghie e i loro capi troppo occupati a palpare culi giorno e notte - e si prepara a concludere il suo lavoro, così incasserà i suoi dollaroni e potrà comprarsi un altro paio di pantaloni di pelle, perché sicuramente questi non li indosserà più.
Prende la mira, gioca con il labbro inferiore. E il chewing-gum cade.
"... fanculo." esclama, sputando sopra il dolce mangiucchiato.
E poi, un sibilo appena percettibile, il proiettile che silenzioso percorre dieci metri di distanza e si conficca ben bene in mezzo agli occhi di quel mostro che per merito suo, ora è sparito dalla faccia della terra.
Ci vorranno altre trentadue ore, prima che qualcuno si accorga della sua assenza. Nessuno si fa domande su uno scapolo che manca da lavoro nel suo giorno libero.
La donna si rimette in piedi, sbattendo le mani sulle ginocchia per togliere via la polvere. Rimette in spalla il fucile, la cintura di cuoio che preme sul petto mettendo in evidenza il suo seno prosperoso. Rientra nel palazzo che l'ha vista evitare accuratamente le telecamere di sorveglianza finché lei ne ha avuto bisogno, perché una volta che ops, c'è un corto circuito nella sala registrazioni, non c'è più bisogno di nascondersi.
Cinque minuti e ventisette secondi dopo, lei torna a camminare per le vie di Sacramento, con la sua enorme borsa giallo fluo sotto braccio e il giubbino di pelliccia sulle spalle, la pantera che brilla sotto la luce dei lampioni appena accesi - Ed Hardy, 300 dollari, niente di speciale.
Qualche metro più in alto, una testa continua a gocciolare sangue dalla fronte.
Mai mettersi contro Jim Moriarty.
Specie se ha dei cecchini con controcoglioni. E delle tette da paura.
La prima cosa che entra in villa Moriarty sono, appunto, le sue tette da paura, una quinta gonfia fino a scoppiare coperta da una canottiera bianca sotto l'ammasso di pelo del giubbino firmato.
"Jim, sono tornata." sbotta torturando un altro chewing-gum, stavolta alla menta - ha finito un pacchetto, mentre tornava a casa: una l'ha ingoiata, due le sono cadute e tre, ben amalgamate alla sua saliva, le ha sputate addosso a un'imbecille che stava per metterla sotto l'auto.
Percy, il pinscher di casa, arriva con la coda scodinzolante tra le gambe alla porta, accucciandosi in timore non appena la donna toglie gli occhiali da sole. "Levati dal cazzo, coso." esclama, mentre la borsa cade con un tonfo sordo sul pavimento e il giubbino vola fino alla poltrona di pelle bianca.
Passano pochi secondi prima che una voce melodica riempi l'androne, canticchiando il suo nome. "Oh, Seb, finalmente!"
"Non voglio commenti. Il tuo lardone ladro del cazzo ha mosso il culo più tardi del previsto. Voglio lo straordinario."
"Sì sì, cucciolo, tutto quello che vuoi." Jim Moriarty, Westwood e sorriso smagliante, cammina sulle punte quasi ballando, buttando le braccia al collo della donna e baciandola con trasporto. "L'importante è che tu abbia fatto il tuo lavoro."
"Come se non lo facessi mai."
Seb se lo scrolla di dosso, togliendosi le scarpe - tacco dodici rosa fluo, una strisciolina azzurra che dal tallone si arriccia sulla punta.
"Dai, non fare l'arrabbiata. Lo sai che papino è sempre fiero della sua bambolina."
Seb si allontana di qualche passo e trova conforto nella sua migliore amica, la poltroncina leopardata che ha fatto comprare da Jim appositamente per lei.
Abbraccia il cuscino di pelle, strizzandolo contro il seno prosperoso. Jim si perde per un attimo a guardarla e sorride soddisfatto. Adora Seb, è la persona migliore nel suo team e, francamente, quella più appetitosa.
"Tu cosa hai fatto?" chiede lei, la voce priva di qualsiasi tono. Jim le si siede affianco, poggiando una mano sulla sua coscia e strizzandola appena sopra i jeans scoloriti e strappati.
"Ho seguito un po' quel palestrato di Sherlock Holmes... oggi era a Los Angeles, si sta avvicinando pericolosamente."
Seb poggia i piedi nudi sul tavolino di cristallo, sbuffando sonoramente. "Ma ancora con quel tizio? Se non la pianti vado e gli ficco una pallottola nel culo."
"No tesoro, no. Lasciami giocare ancora. Mi diverto."
La mano di Jim scorre lenta sulla sua coscia, fregando contro il jeans, salendo su fino al cavallo per poi riscendere al ginocchio. Gli piacciono questi pantaloni, danno davvero poco spazio alla fantasia. Sorride, senza staccare gli occhi dalla stoffa che si piega appena tra le gambe di lei.
Poca fantasia è sempre stata la parola d'ordine in casa sua. La canottiera di Seb ne è la prova: le sue tette scure per le troppe lampade spiccano da morire sotto la stoffa bianca e appena trasparente.
"Ti vedo tesa." mormora poi, portandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. "Vuoi una sigaretta? Magari ti rilassa."
"No, che cazzo una sigaretta." Alza appena la voce, guardandolo dritto negli occhi. "Non voglio un cazzo di sigaretta. Voglio che mi bombi, Jim."
Lui non desiderava altro che sentirselo chiedere. La mano sulla sua coscia preme sulla carne e la obbliga ad aprire le gambe, prima di ricominciare a muoversi.
"Non aspetto altro."
"Duro. Forte. Ho bisogno di scaricare la tensione."
"Non preoccuparti bambola. Lascia fare a papà."
E papà dice e poi fa. Sempre. La canottiera salta via come niente, eccessivamente tirata dalle due sfere mastodontiche di plastica. Sotto, il microreggiseno di Dolce e Gabbana fa degnamente il suo lavoro di copricapezzoli - in verità no, perché qualcosa si intravede, oltre i bordi. Jim accarezza la pelle più scura e sorride, mentre Seb si sistema la chioma dorata dietro le spalle, la lingua che stuzzica il labbro superiore togliendo un po' di rossetto.
Passano pochi secondi prima che le labbra di lei si aprano attorno alla lingua di Jim, che si muove piano dentro la sua bocca, fregando contro la sua.
A Seb piace la lingua di Jim. Se potesse si farebbe baciare - e altro, soprattutto altro - costantemente, che tanto, insomma, ai cretini ci si può sempre pensare in un altro momento. Si aggrappa alla faccia dell'uomo, aprendo per bene la bocca per farlo entrare. Geme già forte, quando le dita di lui si intrufolano sotto la stoffa sottile del reggiseno, facendolo saltare di colpo.
Lo adora.
La sua lingua sa di bourbon e tabacco, ed è il sapore più arrapante del mondo. Seb sente la sua saliva riempirle piano la bocca, mentre i rumori umidi delle loro lingue mandano scariche violente al basso ventre. Si chiede perché Jim non le abbia ancora strappato via i pantaloni - tanto, strappo più strappo meno!
Per fortuna il suo boss capisce tutto al volo.
Lui esce dalla sua bocca con un filo di saliva che ancora li unisce, che si sperde nell'aria non appena le sue labbra sfiorano il collo abbronzato della bionda. Mentre i denti mordono la carne, saggiandone il sapore per poi risucchiarla tra le labbra, le mani di Jim scivolano rapidamente ai pantaloni, il bottone a clip che si slaccia senza troppa resistenza.
"Mhh, Seb." mormora Jim al suo orecchio, lasciando che la lingua accarezzi l'orecchio. Tamburella appena con le dita sul suo pube, sorridendo malizioso. "Non avrai troppa fretta?"
"Troppa fretta sto cazzo, Jim. Muoviti e bombami adesso."
"Ah-ah-ah. Le cose si fanno in due. Alzati, su, fammi vedere il tuo culetto."
Seb obbedisce senza più fiatare, portando i piedi a terra e alzandosi dal divano. Le unghie grattano sui suoi fianchi, lunghe e lucide, mentre le dita scivolano dietro la vita dei jeans. Con un movimento di bacino, lascia che la stoffa cominci a scivolarle lungo le cosce scolpite, mettendo in mostra il suo perizoma verde fluo - ultimamente è in fissa col fluo, fa spiccare la sua abbronzatura. "Dai dai, sul tavolo." ordina, dandole un colpo leggero sulla natica - a Jim piace vedere il sedere della sua cecchina preferita diventare appena rosso per poi confondersi con il color cioccolato della sua pelle.
Quando finalmente Seb è china sul tavolo, Jim si toglie lo sfizio di levarli il perizoma, osservando quasi con dolcezza il sesso già abbondantemente umido della donna. "Oh, ma guarda..." mormora, facendo scorrere un dito sulla pelle bagnata e glabra - cerette e luce pulsata che hanno cancellato quasi totalmente tracce della sua maturità sessuale.
Almeno fisicamente.
Seb sospira, decisamente eccitata. L'uomo riesce a vedere il suo desiderio fremere nel suo corpo, scuoterla in sospiri e arti instabili. Si mette sulle ginocchia, sorridendo. "Non avere fretta Seb, sai che rovina tutto."
Lei lo vorrebbe mandare a fare in culo. Ci ripensa pochi istanti più tardi, perché in verità finché è lei quella che riceve attenzioni, allora non ha problemi. Sente la lingua di Jim accarezzarla sotto le natiche, piano, così piano che vorrebbe dargli un colpo di culo per farlo cadere all'indietro.
O per farlo entrare dentro col naso, non sa ancora bene. La prima sensazione che avverte è solletico, ma non passano che una manciata di secondi, prima che subentri qualcosa di più forte. Jim la accarezza, raccoglie la sua eccitazione e la inghiotte rumorosamente, per farle capire che lui sa con perfezione che effetto provoca sulla sua persona. Lo odia, odia il modo in cui le fa spalancare le gambe, tendere il bacino all'indietro così da permettergli di andare più in fondo, di farla gemere più forte.
Sa che non durerà mai abbastanza. Jim non ama farla venire con la lingua, dice che da quella posizione non si gode abbastanza il suono della sua voce, e poi non può aggrapparsi al suo seno enorme, non può sentirlo ballare sotto le sue mani ad ogni spinta. E infatti, poche leccate dopo, quando l'eccitazione aumenta e saliva e liquidi si mischiano dentro di lei e sulla lingua di Jim, lui si ferma e le da un'altra pacca sul sedere, rimettendosi in piedi.
Seb si volta verso di lui, guardandolo con odio. "Perché ti sei fermato?"
"Perché adesso arriva il divertimento vero, tesoro."
La visione paradisiaca di Jim che si slaccia i pantaloni, lasciandoli scivolare fino alle caviglie, basta affinché la rabbia di Seb scivoli via dalle sue gambe e se ne vada sotto un tappeto per prepararsi a tremare. La donna si lecca le labbra, il rossetto ormai sbavato sulla sua bocca e su quella sporca del suo amante, e vede negli occhi dell'altro un guizzo eccitato, che prelude a qualcosa di decisamente interessante. Il suo cazzo sembra ancora più grosso, ora che ha smesso di premere contro la biancheria e gli indumenti troppo stretti per lui: trema appena d'eccitazione, eretto quasi fino all'ombelico. Con un gesto quasi morbido, Jim lascia scivolare una mano tra le gambe di lei, lasciandole sentire l'erezione dura tra le sue natiche. "Oh Jim." mugola la donna, allargando le gambe e puntellando i gomiti sul tavolo. "Muoviti..."
"Un po' di pazienza, un po' di pazienza."
Ci sono due dita che si muovono piano dentro di lei, che quasi sguazzano nella sua eccitazione. Le dita di Jim vanno su e giù, su e giù, spingendosi sempre più in alto; Seb sa che cosa succederà da lì a pochi minuti, per questo lascia che il mento trovi appoggio sul tavolo, mentre le mani scivolano a stringere il sedere con forza per aprirsi appena.
"Jim..."
La sua voce è calda e tremolante, mentre si offre spudoratamente al suo capo. Jim guarda le sue dita premere contro la carne, le unghie lunghe e la french bianco latte che spicca contro l'abbronzatura. Il suo sedere è così perfetto, così tondo, così sodo - grazie, con non ricorda ormai più quanti mila dollari spesi in chirurgia plastica - che non può resistergli. Jim lascia scivolare un dito dentro il sedere di lei, trovandolo caldo e stretto. Seb geme così forte che gli viene da ridere, perché tutto quel prostrarsi, tutto quel mostrarsi vulnerabile, vogliosa, lo fa eccitare ancora di più. Al primo dito se ne aggiunge presto un altro, che compie movimenti circolari, allargando Seb, facendola gemere più forte.
"Lo vuoi nel culetto, Seb?" mormora Jim, spingendo più forte dentro di lei. Non ha bisogno di una risposta, le basta vedere le sue condizioni fisiche per essere certo che la sua donna non stia aspettando altro. Passano pochi istanti, le dita che si aprono a forbice in lei con forza, prima che Jim le tolga e bagni ancora la sua fessura, ora dilatata e appena arrossata.
"Cristo Jim, muoviti!"
E lui obbedisce. Prende le mani di Seb, obbligandola a tenerle dietro la schiena. La sua erezione smette di sfregare, cominciando invece a spingere contro la fessura umida, facendosi spazio con difficoltà tra le carni di lei. Seb urla di piacere, la testa che preme contro il tavolo, la bocca spalancata e la lingua appena fuori - il piercing che brilla umido di saliva.
Stringe gli occhi, assaporando la pienezza che sono Jim riesce a darle, quella sensazione meravigliosa di stare per aprirsi in due ad ogni spinta.
Il ritmo diventa pian piano più incalzante, mentre Jim si piega sul corpo della donna, lasciandola libera per poter giocare con il suo seno mentre il bacino spinge e spinge, facendolo sospirare sulla pelle appena sudata di lei. Jim ama sentire le sue tette ballare sui suoi palmi, o stringere le dita attorno ai capezzoli così forte da farla gridare di dolore.
È una cosa che piace a entrambi, e più la fa e meglio stanno. "La mia piccola porcellina." sussurra Jim all'orecchio, mentre i colpi di bacino si fanno secchi e profondi, fitte di dolore e piacere che scorrono lungo la sua spina dorsale. Seb si spinge contro il bacino dell'altro, mentre stringe convulsamente il tavolo; le unghie sfregano contro il legno producendo un rumore leggero che si confonde a quello umido dei loro sessi, a quello dei loro ansiti caldi e continui.
Quando Jim la sente tendere sotto il suo corpo, lascia che una mano scivoli lungo la sua pancia e poi giù, fino al filo di peluria a cui Seb ha risparmiato la vita. "Sei così bagnata, Seb." " sospira, mordendole l'orecchio. La penetra con due dita, cominciando a muoverle da subito a ritmo con le spinte del bacino.
Sono gemiti e urla che si propagano per tutta la villa, che probabilmente tutti i suoi servi stanno sentendo - chiunque in quella casa sa che il capo se la fa con Seb la tettona, Seb la cecchina perfetta, Seb la troia.
Ma a nessuno dei due è mai davvero importato delle chiacchiere della gente inferiore.
Le spinte diventano un ammasso di movimenti sconnessi, così come le loro voci, finché finalmente Seb viene contro le dita di Jim con un ultimo affondo, gridando in culo alla Regina!
Jim ama il suo profondo amore per l'America.
Non gli ci vuole molto, prima che sfoghi il suo orgasmo tra le natiche di lei con un gemito roco soffocato sulla sua spalla. Sono pochi, brevi attimi di silenzio in cui tutto torna alla normalità, a cominciare dai loro respiri.
"Ah, Seb. Sei perfetta." sorride Jim, mentre le bacia la spalla. Lei nemmeno lo guarda, aspettando che esca dal suo corpo per potersi rimettere in posizione eretta.
"Guarda che anche se ti ho dato il culo" dice, con voce ancora affaticata, "i soldi li voglio lo stesso. Ho visto un paio di pantaloni D&G viola elettrico, e devono essere miei." Jim si allontana e la guarda con amore, mentre si volta e poggia il sedere sul tavolo senza curarsi del liquido che le cola dalle gambe. "Quindi..."
"Avrai tutto bellezza, non preoccuparti." Jim le stringe i fianchi e la bacia con trasporto, denti che mordono il labbro inferiore. Poi con uno schiocco leggero si allontana. "Più tardi. Ora devo tornare a controllare cosa sta facendo il mio amichetto. Sai, potremmo avere visite presto."
Seb sbuffa spazientita, sputando contro il pavimento. Vorrà dire che se li prenderà da sola.