Fics: Al posto di King's Cross; Piccole, inspiegabili ossessioni; Proteste e sgabuzzini

Sep 22, 2011 17:42

Bene, quache settimana fa avevo postato queste tre fic, scritte per il contest Sfida Serale sul Forum di EFP. In attesa di poter postare le fic dell'edizione successiva (manca il banner), ho altre tre fic, scritte poco dopo le tre linkate, sui prompt che non avevo scelto per la sfida finale. Sperando che LJ collabori, vediamo se intanto posso postare queste?

Fandom: HP
Titolo: Al posto di King's Cross
Prompt: Albus Silente/Gellert Grindelwald - Opera teatrale (di Beatriz Aldaya)
Rating: PG
Personaggi: Albus/Gellert
Avvisi: Ovviamente Slash implicato, ma nulla di che.
Riassunto: Albus è l'autore e il regista della sua opera. E Gellert?

Al posto di King's Cross

La sala del teatro era barocca e sfarzosa, illuminata da decine di fiammelle sospese nell'aria, piccole luci riflesse sul legno scuro che accarezzavano il rosso sangue delle poltrone e del sipario chiuso. Rosso ed oro si rincorrevano per la stanza, rendendola calda agli occhi come una fornace. Eppure c'era un senso di tristezza e l'aria sapeva di chiuso. Le quinte serrate e il vuoto di pubblico parlavano di uno spettacolo ormai concluso, e un leggero strato di polvere copriva i tappeti e segnava gli schienali delle poltrone. In tutto quello spazio vuoto, nessun suono produceva un'eco.
Eppure c'era qualcuno; Gellert lo notò subito, appena i suoi occhi si abituarono a quel gioco di luce peculiare e a quel mondo sospeso. Era poco più che una figura scura, scarsamente definita, seduta in prima fila.
Silenziosamente, Gellert percorse il corridoio che separava le due file di poltrone in attesa, insinuandosi nella sala immensa e vuota, appena a disagio davanti alla grandezza di quel decadimento.
La figura non si mosse quando Gellert giunse alle sue spalle; il vecchio mago guardava verso il palco nascosto, col mento posato sulle mani intrecciate, e non sussultò quando Gellert si schiarì la voce.
-Perché qui?-
Albus Dumbledore non rispose subito. Gellert lo udì trarre un gran sospiro, poi lo vide girarsi e sorridergli. Se avesse avuto bisogno di respirare, non avrebbe saputo come farlo.
-Vuoi sederti al mio fianco?- chiese Albus, gli occhi luccicanti per la luce delle fiammelle e per un'emozione profonda.
-Sempre- rispose Gellert. Prese posto sulla poltrona vicina, accomodandosi scomposto e girandosi verso Albus, in attesa di una spiegazione che però non sembrava voler arrivare. Albus continuava a guardare le quinte serrate con quell'espressione bizzarramente concentrata. Gellert tentò di fare lo stesso, ma non vide altro che un vecchio sipario polveroso e tarlato. Tuttavia gli bastò per capire: non era mai stato capace di vedere oltre le cose quanto lo era Albus.
-Lo spettacolo è finito- disse. Dietro l'affermazione casuale si nascondeva tutt'altro.
-Esattamente- rispose Albus, con un sorriso soddisfatto e triste insieme, girandosi a guardare il vecchio amico e nemico di una vita. -Sei stato bravo, Gellert- disse.
Lui scosse le spalle. Improvvisamente era nella conversazione, completamente, al di là di ogni metafora. Eppure in quel luogo erano le metafore a creare la realtà e la forma andava salvaguardata.
-Altri hanno fatto tanto di più. La mia parte era facile. Io dovevo solo morire- disse.
Albus ridacchiò. -Davvero?- chiese, con tono leggero. Gellert sapeva interpretare quel tono, con molta più chiarezza di quanto aveva creduto: Albus non era d'accordo con quella sua affermazione.
-Dillo tu a me- rispose. -Eri tu l'autore di quest'opera. Tua la visione d'insieme, tuo l'intreccio, tua la regia, anche quando non lo sapevamo. E tua la vittoria, alla fine-.
-Ti ringrazio- rispose Albus, accennando un inchino col capo. -Eppure sei stato tu, e sono stati gli attori, a fare la storia- disse.
Gellert si fermò un attimo a riflettere. Sentiva il peso delle parole con una chiarezza accecante.
-Non ero uno degli attori?-
Albus scosse la testa. Gellert aspettò che spiegasse meglio quello che intendeva. Osservandolo in quei secondi di attesa, lo vide in difficoltà, come se per una volta non trovasse le parole. Gli occhi, persi a scrutare di nuovo il rosso del sipario, luccicavano ancora, ma non c'erano più fiammelle riflesse tra le sue ciglia umide.
-Avevi una piccola parte, come attore,- spiegò infine Albus, -con poche scelte e solo l'onore dell'essere stato all'altezza di te stesso. Eppure senza di te non avrei mai visto cosa Tom Riddle poteva diventare. Non avrei saputo capire la sua mente; ho visto le sue debolezze perché tu, prima di lui, non ne eri schiavo. L'ho confrontato con te ogni giorno, mentre questa guerra prendeva forma, ho visto chiaramente le differenze tra voi due e ho saputo dove colpirlo. Ed ho trovato il coraggio di imbastire tutto questo sapendo che lo avevo avuto, una volta, per affrontare te. Infine, ho compreso le sue mosse ricordando i nostri piani da ragazzi, le sue paure pensando alle nostre; ed ho sconfitto il timore della mia morte immaginando finalmente di rivederti e di essere libero di parlare con te-. Albus sospirò forte. Quando parlò di nuovo, la voce gli tremava un poco, colma di emozione, ma chiara e sicura ancor più del solito. -No, Gellert, non sei stato un personaggio di quest'opera. Tu ne sei stato l'ispirazione-.
Gellert sentì Albus muoversi ed immaginò che si fosse voltato a guardarlo; non lo sapeva, perché aveva chiuso gli occhi, anche se non erano bastate le sue palpebre a far da diga per le lacrime.
Senza riuscire a parlare tese una mano sul bracciolo della poltrona fino ad incontrarne un'altra da stringere forte. Quel non-tempo e quel non-luogo cessarono di aver importanza, e dunque di esistere, lasciando finalmente spazio in eterno a quel gesto e a quella vicinanza. Con la mano stretta tra le dita di Albus, Gellert non ne sentì la mancanza.

Fandom: HP
Titolo: Piccole, inspiegabili ossessioni
Prompt: Sibilla Cooman/Severus Piton - Pozione d'amore
Rating: PG
Personaggi: Piton, la Cooman e Lumacorno en passant
Avvisi: Het (no, dai nulla di che)
Riassunto: Sibilla non capisce cosa le stia succedendo

Piccole, inspiegabili ossessioni

Sibilla non era mai stata una grande pozionista. Tutt'altro, per la verità: a sedici anni ricordava chiaramente di aver fatto saltare quattro denti alla sua vicina di banco, perdendo per un momento il controllo del calderone. Aveva così deciso che Pozioni non le piaceva, che era una materia inutile ed infine che davvero era vergognoso che si trattasse di una materia obbligatoria, ad Hogwarts, quando Divinazione restava relegata al rango di un'opzione per i ragazzi del terzo anno. Non aveva stima di chi perdeva tempo dietro i calderoni arrugginiti e luridi, e provava persino un po' di disgusto quando sentiva l'odore tipico dei reagenti alchemici e il lezzo degli ingredienti freschi. Il Professor Lumacorno, poi, aveva qualcosa di viscido nel modo di fare e qualcosa di falso nel sorrisetto sotto i baffi da tricheco. Quando Sibilla aveva cominciato ad insegnare ad Hogwarts, lieta che il Professor Silente avesse riconsciuto il suo talento e l'avesse assunta, aveva cercato di nascondere l'antipatia per quello che era stato il suo vecchio professore; si era anche offerta, in segno di amicizia tra colleghi, di leggergli le carte e si era sforzata di mostrarsi dispiaciuta davanti ai segni inequivocabili di una sua imminente dipartita. Ma quello, invece che esserle grato, aveva preso ad evitarla nei corridoi, con una scortesia che aveva annientato tutti i suoi buoni propositi.
In parte si era sentita sollevata quando lui era finalmente andato in pensione, immaginando che si fosse deciso ad ammettere la gravità delle sue parole e avesse scelto di trascorrere in tranquillità il poco tempo che gli restava.
Però poi era arrivato Severus Piton.
Sibilla si era comportata amichevolmente con lui, per pura cortesia professionale, ma il suo atteggiamento non era affatto stato ricambiato. Severus Piton si teneva talmente a distanza che non era mai nemmeno riuscita ad accenargli alle ombre scure che quasi vedeva accalcarsi intorno a lui, promettendo un destino infausto. In effetti, il giovane professore aveva preso a comparire nei sogni di Sibilla così spesso da sembrarne quasi l'unico protagonista. Anno dopo anno, da quando erano diventati colleghi, Sibilla aveva aperto gli occhi sul nuovo giorno sempre più spesso con l'immagine di quel viso spigoloso davanti agli occhi, come un'ossessione persistente.
E poi c'era il suo odore, che non mancava mai di stupire Sibilla, quando si incrociavano nei corridoi: il puzzo degli ingredienti, che aveva reso dolciastra e nauseante la presenza di Lumacorno, rimaneva in maniera ancor più consistente nell'aria quando Severus era presente. Tuttavia non era sgradevole: mischiato al sentore della sua pelle creava un'armonia spigolosa e particolare, che Sibilla ricordava di aver sentito solo un'altra volta nella vita: quando Lumacorno, al suo quinto anno, aveva portato in classe un calderone di Amortentia per metterli in guardia dai rischi di pozioni apparentemente innocue. Lei non ricordava chiaramente l'odore della pozione d'amore; ma quando Severus le passava vicino, immancabilmente, le sembrava di poterlo afferrare di nuovo, per un attimo, e questo la sconcertava.
Severus Piton infestava i suoi sogni, dunque, e l'odore della sua pelle era quello di una pozione d'amore. La sensazione persistente che attorno a lui si raccogliessero le nubi di un destino crudele provocava a Sibilla ansia ed angoscia, ed ogni volta che lui la evitava, lei sentiva ancor più pressante il bisogno di avvicinarglisi.
No, Sibilla non capiva proprio cosa le stesse succedendo.

Fandom: HP
Titolo: Proteste e sgabuzzini
Prompt: Regulus Black/Severus Snape, "Non ci provare."
Rating: Nc-17
Personaggi: Severus/Regulus
Avvisi: Slash, Lemon, dub-con?
Riassunto: Regulus fa sempre quello che gli pare.

Proteste e sgabuzzini

-Non ci provare, Black- scattò Severus, sottraendosi bruscamente alla mano dell'amico, posata sul suo polso.
Regulus rise. Non era solo abituato a quei modi schivi e bruschi; li trovava anche incredibilemente affascinanti.
In effetti, probabilmente, se l'amico non fosse stato sempre e comunque così restio a quegli incontri, Regulus non li avrebbe amati altrettanto.
Era un equilibrio strano, il loro. A Regulus piaceva Severus, soprattutto quando lasciava inconsapevolmente che si intravedesse qualcosa della sua essenza dietro la scorza schiva e dignitosa che ricopriva le sue insicurezze. Regulus adorava tirare fuori qualcosa di così personale; era uno dei motivi per cui inseguiva Severus, costantemente e discretamente. L'altro motivo erano proprio i tentativi dell'amico di non aprirsi con lui, di tenerlo alla larga e di non farsi toccare. Da bravo Black, Regulus tollerava poco i divieti, e tendeva a prendersi quello che voleva.
Nel caso in questione Severus, che si era fatto trascinare, se pur riluttante, nello sgabuzzino delle scope.
E che non amava molto essere preso in giro da Regulus; o almeno, così sembrava dallo sguardo irritato che aveva messo su, dopo essere stato deriso per le sue proteste.
-Lo dici tutte le volte- bisbigliò Regulus, avvicinandosi di nuovo all'amico. Più casualmente possibile, allungò una mano, posandola sul fianco di Severus, e lo sentì irrigidirsi, ma non scostarsi. -Ti prego- continuò, avvicinandosi ancora, -risparmiami  i tuoi scrupoli. Non possiamo fare sempre gli stessi discorsi-.
La mano di Regulus fece in tempo a scivolare sulla stoffa della divisa fino alla fibbia della cintura, ed a slacciarla, prima che Severus rispondesse.
-A volte sei tale e quale a tuo fratello- disse, tra i denti.
Regulus non voleva prendere in giro Severus, in quel momento: aveva altri piani. Però proprio non poté evitare di ridacchiare ancora.
-Anche mio fratello fa queste cose?- chiese, facendo scivolare le dita sotto la stoffa dei pantaloni dell'amico.
-No!- protestò Severus. -Che razza di immagine!-
Sembrava sinceramente disgustato all'idea.
-Sei tu che mi hai paragonato a lui in questo momento- gli ricordò Regulus. Rapidamente, calò i pantaloni e la biancheria di Severus, e sorrise nel vederlo eccitato, nonostante le sue proteste.
-Mi riferivo al fatto che fai sempre e comunque quello che vuoi, ignorando quello che vogliono gli altri- sbottò Severus, appoggiandosi alla parete e smettendo, finalmente, di cercare di scostare le mani di Regulus.
-In questo ci somigliamo, sì- rispose Regulus. Fece scorrere lentamente una mano lungo la coscia di Severus, godendosi completamente il brivido istintivo dell'amico. -Anche se al momento credo di avere un'idea abbastanza chiara di cosa vuoi-.
L'eleganza era un tratto piuttosto caratteristico dei Black; Regulus riuscì a sentirsi comunque dignitoso anche mentre si inginocchiava di fronte a Severus. Se poi fosse riuscito anche a farlo tacere, pensò, leccandosi le labbra, sarebbe stato ancor più perfetto.
-Che cattivo gusto- commentò Severus, con un'eco della sua abituale ironia tagliente, nonostante la sua voce fosse tutt'altro che sicura.
Regulus dovette dargli atto che ci voleva una notevole forza di volontà per parlare di cattivo gusto, in quel momento.
-Ti divertirai molto di più, se smetti di protestare- disse. Poi si sporse in avanti, lasciando che l'erezione di Severus gli scivolasse tra le labbra e godendosi, finalmente, il suono dell'amico che tratteneva il fiato e la risposta che di sicuro stava per dargli.
Durante il sesso, per lo meno, Severus Snape non sentiva la necessità di graziare tutto il mondo con la sua opinione.
Regulus smise di ridere e di scherzare, mentre si applicava al massimo per ottenere da Severus abbastanza silenzio per godersi la sensazione di quel che stavano facendo. Era forse quello che preferiva: più ancora del puro piacere erotico dell'uccello di Severus nella sua bocca, e dei sospiri che poteva strappargli semplicemente muovendo la lingua o le labbra, amava la consapevolezza di saper annullare ogni sua protesta, ogni rispostina sarcastica ed intelligente, ogni pretesa superiorità dell'amico, e controllare ogni sua sensazione, per qualche momento.
Severus gli sfuggiva; la loro amicizia non dava a Regulus spazio per sentirlo vicino e la maschera sprezzante che l'altro metteva su impediva qualsiasi esternazione d'affetto, tra loro. Il sesso invece li avvicinava; in maniera primordiale ed istintiva, spazzava via qualche barriera e permetteva alla sincerità di trovarsi uno spazio. Il piacere rendeva onesto il viso di Severus: Regulus lo osservava, dal basso, tingersi di rosso man mano che lui succhiava più decisamente, contorcersi ogni volta che con la lingua accarezzava un punto sensibile, coprirsi di un leggero sudore quando aumentò il ritmo, aiutandosi con la mano per portare l'amico all'orgasmo.
Severus chiuse gli occhi mentre veniva; Regulus tenne aperti i suoi, lasciandoli fissi sul suo viso, godendosi quella perdita di controllo con tutto se stesso. Non c'era niente dell'espressione selvaggia di altri, nei suoi lineamenti, e Severus non emise un suono; eppure Regulus sapeva che in quel momento, nel culmine del piacere, l'amico era finalmente se stesso: silenzioso e quieto, quasi non volesse farsi notare, concentrato e teso, con il suo abituale nervosismo, e una volta tanto appagato, come raramente Regulus lo vedeva, in altre situazioni.
A Regulus piaceva quel Severus, semplicemente. Quindi, per quante proteste lui mettesse su in proposito, sapeva che ci sarebbero stati altri sgabuzzini, altri momenti passati ad ignorare le sue frasette sarcastiche, e semplicemente altri giorni in cui Regulus, come il Black che era, si sarebbe preso la libertà di portare l'amico oltre quel limite, solo per vederlo veramente.

rating: pg, altre ship, rating: nc-17, albus/gellert, my fic

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