Qui vi beccate sei drabble (grossomodo) sui prompt sfidanti della sfida Multifandom Drabble Fest su
it100 . Prompt assortiti e drabble ancora più assortite. Dunque.
Fandom: Libri di Walter Moers
Titolo: Breve biografia di un Vermicchione felice
Rating: G
Conto parole: 299 (
mdf)/ 296 (
FdP)
Personaggi: Danzelot lo Spaccasillabe
Avvisi: Gen
Disclaimer: Danzelot e il resto di questo meraviglioso mondo appartengono a Walter Moers.
Prompt: Scrivere una drabble di massimo 300 parole su un fandom "poco noto" (con poche storie sui principali archivi) con prompt "notorietà", Squadra #1
Essere un Vermicchione famoso era quello che Danzelot aveva desiderato da giovane, quando aveva iniziato a comporre versi sotto la guida severa e illuminata del suo padrino poetico. Si era beato, mentre sudava sulla grammatica e sulla metrica, di immaginarsi adulto ed osannato, accolto nelle case dei grandi critici di Forte Vermicchio con tutti gli onori riservati agli autori che ammirava. Si era figurato ogni fase della sua vita di famoso poeta, giungendo persino a fantasticare della splendida elegia che la città inconsolabile gli avrebbe riservato per le sue esequie solenni.
Poi aveva scoperto l'orto. L'amore per la letteratura, per i versi precisi che ormai aveva imparato a far quadrare fino all'ultima sillaba, si era fatto leggermente da parte mentre spendeva tempo ad ammirare la naturale pefezione delle fragoline che maturavano a fianco dei cavoli, il lucido colore delle melanzane pronte per la raccolta, l'innegabile poesia dei meli e dei filari d'uvaspina. Affiancare queste due passioni, l'orto e la poesia, era stato un successo così grande ed intimo da eclissare definitivamente la sua brama di notorietà. Con tra le zampe la prima edizione fresca di stampa de Il godimento dell'orto si era sentito completo.
Si era poi fatto una reputazione da critico onesto e sincero, e Danzelot lo Spaccasillabe aveva accolto con gioia l'occasione di fare da padrino poetico a giovani menti, e di consigliare promettenti scrittori nel corso degli anni, dedicando il tempo restante al suo orto. Aveva incontrato l'Unza, in pagine altrui, e ne era stato lieto. Per un periodo era stato persino un armadio pieno di occhiali, sebbene nessuno gli credesse quando lo raccontava.
E dopo la morte era diventato famoso grazie alla penna del suo affezionato figlioccio. Ma, se pure non aveva mai saputo di aver raggiunto la notorietà tanto sognata, era comunque stato felice.
Fandom: Originale
Titolo: Rivoluzioni altrui
Rating: PG
Conto parole: 297 (
mdf)/ 295 (
FdP)
Personaggi: Originali
Avvisi: Accenni Het
Disclaimer: Qui invece è tutto mio, tranne la Rivoluzione
Prompt: Scrivere una drabble da massimo 300 parole di genere storico con prompt "Rivoluzioni", Squadra #1
Dall'interno la Rivoluzione non sembrava poi eccezionale. Certo, ci si chiamava citoyen per strada, invece che per nome, per lo meno quando ci si avventurava per i vicoli pieni di gente di Parigi. Mathieu comunque ci andava di rado; aveva altro a cui pensare, la terra da coltivare e gli animali che dovevano pur mangiare, o sarebbe stato un inverno duro. A Marthe sarebbe piaciuto recarsi qualche volta in città, ma con Maxime e la piccola Marianne attaccati alle sottane non era saggio portarsi dietro sua moglie, di quei tempi, nelle strade piene di gente con le coccarde e i fucili. Parigi era cambiata, e quando Mathieu affrontava le due ore di cammino che separavano la sua baracca dalla città, lo faceva con un poco di timore, dentro di sé. Ricordava quando da bambino accompagnava suo padre: rimaneva affascinato dalle belle strade lastricate, dai Messieurs imbellettati con le lussose carrozze e dal profumo dei fiori della vecchia Eveline. Adesso per strada c'era silenzio e paura, oppure la folla armata di quel che capitava, e odore di polvere da sparo. Avevano persino distrutto la bottega del fornaio Fabron, e quello, Mathieu lo conosceva, era solo un pover'uomo che sudava per dar da mangiare ai suoi cinque figlioli, mentre la moglie attaccava bottoni per pochi spiccioli o un cesto di carote. Così Mathieu aveva preso ad aver un po' di paura di Parigi, ed a sbrigarsi in fretta se doveva andare in città.
Ma nella sua campagna la Rivoluzione non si sapeva cosa fosse; le vacche facevano il latte e il grano andava tagliato, e la zuppa di fagioli di Marthe era sempre la migliore.
Mathieu tornava a casa, baciava Marthe e i bambini, e pensava che dopotutto queste Rivoluzioni non erano proprio cose che riguardavano uno come lui.
Fandom: Harry Potter
Titolo: Un pomeriggio di Aprile
Rating: G
Conto parole: 399 (
mdf)/ 372 (
FdP)
Personaggi: Malandrini
Avvisi: Gen
Disclaimer: James, Remus e Sirius sono di JKR
Prompt: Inserire all'interno del racconto questa citazione "La gallina non è un animale intelligente" ( canzone di Cocchi e Renato ), Squadra #2
James e Sirius non amavano spendere i pomeriggi di sole al chiuso in dormitorio, se potevano evitarlo. Bighellonare all'aperto era molto più divertente, e dovevano avere un buon motivo per starsene rinchiusi quel giorno di aprile. Un motivo che probabilmente non aveva nulla a che fare con lo studio, nonostante fossero seduti l'uno di fronte all'altro sul letto di James, invaso di libri e pergamene sparpagliate.
-Se diventassi un pesce?- chiese James, incuriosito. -Potresti morire prima di rendertene conto, ci pensi?-
Sirius sbuffò.
-Te l'ho già detto: quando ci saremo, avremo un'idea vaga di quel che stiamo per diventare. Se sentirai il bisogno di aver vicino dell'acqua faremo i nostri tentativi vicino al lago-.
James storse il naso. -Non vorrei diventare un pesce, comunque,- disse. -Non servirei molto a Remus nel lago, no? Preferirei magari un falco, o un altro tipo di uccello-.
Sirius sogghignò. -Attento a quel che chiedi. Ti ci vedo a diventare una gallina!-
-Questo non è possibile- ribatté James, pulendosi gli occhiali, come se quella conversazione fosse del tutto normale. -La gallina non è un animale intelligente- disse.
-E con questo?- chiese Sirius. James gli fece una linguaccia.
-Gli animali che diventeremo devono somigliarci in qualche modo... il libro dice "appartenerci"- commentò, con aria volutamente saccente.
-Appunto- rispose Sirius, -ti vedo benissimo come gallina- ghignò.
James fece per afferrare un cuscino e lanciarglielo, ma proprio in quel momento la porta del dormitorio si aprì.
Remus Lupin si affacciò, scrutando la scena dei due ragazzi immersi nella loro conversazione con interesse.
-Che state combinando, voi due?- chiese.
Con aria casuale, Sirius spostò i libri sul letto perché quelli più legittimi coprissero quelli più compromettenti. Senza fretta, come se non avesse nulla da nascondere.
-Trasfigurazione- rispose James, con disinvoltura. -Sirius ha difficoltà con gli incantesimi Evanescenti- aggiunse.
Sirius gli lanciò un'occhiataccia, ma non disse nulla.
Remus scosse la testa.
-Qualsiasi cosa stiate organizzando, sono sicuro che non voglio esserci quando la realizzerete,- disse, per abitudine. -Venite al lago? Mary McDonald sta dando da mangiare alla Piovra Gigante- aggiunse.
-Sicuro- rispose Sirius, alzandosi. -E, Remus? Sono sicuro che al momento giusto vorrai esserci, stavolta- disse, raggiungendolo e passandogli un braccio sulle spalle.
James chiuse la porta del dormitorio dietro di loro, annuendo alle parole dell'amico. Remus sospirò.
-Sai, Sirius,- disse, -saresti molto più convincente se non dicessi così tutte le volte-.
Fandom: Harry Potter
Titolo: Il letto
Rating: PG-13
Conto parole: 320 (
mdf)/ 317 (
FdP)
Personaggi: Albus/Gellert
Avvisi: Slash implicato, Angst
Disclaimer: I presonaggi sono di JKR, che grazie al cielo mi ci lascia giocare. XD
Prompt: Lenzuola sfatte, Squadra #2
Albus deve ancora rifare il letto.
Gli sembra assurdo pensare una cosa del genere proprio quel giorno, tra tutti. Il lutto spinge inevitabilmente a concentrarsi sulle piccole cose, futili e sciocche e proprio per questo così facili da prendere come simbolo della vita. Ma il letto con le lenzuola aggrovigliate non è una piccola cosa, e non è nemmeno un simbolo.
E' un ricordo; forse anche una penitenza.
Albus lo guarda e gli pare di scorgere, per un istante, la traccia vaga di una testa bionda posata sul cuscino. E' come se vedesse una fotografia; come se le lenzuola trattenessero una memoria precisa delle forme asciutte e della pelle morbida dell'ultima persona che ha dormito nel letto di Albus.
E' come se Gellert fosse ancora in casa. Una traccia della sua presenza, un flebile ricordo del suo odore.
Quelle lenzuola lo faranno impazzire, eppure non riesce in alcun modo a sistemarle. Non può toccarle. Non può smettere di guardarle. Può solo finire in fretta di vestirsi, e scendere per il funerale di Ariana.
Quella sera tardi, quando torna nella sua stanza, dopo aver pianto fino ad avere gli occhi gonfi e pesti, dopo che Elphias gli ha medicato il naso spezzato, il letto è in ordine e rifatto. Le lenzuola sono state cambiate, e Albus rimane un attimo incredulo, finché non ricorda che Bathilda ha promesso che dopo la cerimonia sarebbe passata a riordinare la casa, come cortesia verso i fratelli in lutto.
Il ricordo è scoparso con un semplice gesto della bacchetta di una vecchia strega. Albus fissa l'ordine nella sua stanza, intontito, pensando che dovrebbe sentire solo un grande vuoto, per la morte di Ariana, per aver perso l'ultima traccia felice del passaggio di Gellert.
Ma è solo un giovane uomo, sfinito da tutte quelle emozioni, e tutto quel che prova è sollievo.
Poi, dopo tre giorni di angoscia e di veglia, nel letto appena rifatto Albus riesce per la prima volta a dormire.
Fandom: Harry Potter
Titolo: Lo specchio mentiva
Rating: PG
Conto parole: 202 (
mdf)/ 199 (
FdP)
Personaggi: Gellert (Albus/Gellert implicato)
Avvisi: Slash sottinteso
Disclaimer: Possiedo solo lo specchio. XD
Prompt: Drabble di 202 parole esatte con prompt "Specchio", Squadra #4
Aveva davanti uno specchio, eppure quello che vi era riflesso non era lui. L'uomo aveva persino i suoi capelli biondi, il sorriso tirato e il segni della preoccupazione che si sentiva sulla fronte, quando appoggiava la testa sulle mani e rimaneva perso a riflettere. Lo specchio, dunque, non era fedele al suo compito di rimandargli un'immagine precisa di quello che si sentiva.
Perché Gellert si sentiva ancora il ragazzo entusiasta che aveva vissuto due mesi nascosto a Godric's Hollow, oltre quarantacinque anni prima. Allora aveva riso, e sognato, e conosciuto una gioia completa, carica di promesse che nessuno dei paesi conquistati gli aveva dato. Quell'estate lontana aveva speso le giornate a fare progetti, ciascuno dei quali si era realizzato.
E si erano portati via quel ragazzo nel processo, rendendolo un uomo incapace di riconoscersi nella propria immagine riflessa.
Ma Gellert aveva vinto. E dunque era nel giusto, e dunque, in fondo, lo specchio mentiva. Gellert non permetteva a quelle piccole note stonate di turbarlo più di tanto; relegò lo specchio nell'angolo della sua mente in cui custodiva anche due occhi azzurri che lo scrutavano, splendidi e colmi di disapprovazione, pensando come ogni giorno che doveva dimenticare quelle sciocchezze. Per il Bene Superiore.
Fandom: Harry Potter
Titolo: Un piccolo neo
Rating: PG
Conto parole: 100 (
mdf)/ 96 (
FdP)
Personaggi: Bill/Fleur
Avvisi: Het (OMG XD)
Disclaimer: Decisamente di JKR.
Prompt: Scrivere una drabble di cento parole esatte con prompt "Imperfezione", Squadra #4
Era solo un piccolo neo. Non faceva differenza.
Fleur gli era piaciuta subito; si erano guardati un attimo, prima di incontrarsi alla Gringrott, e qualcosa era già scattato. Ma tutta quella perfezione, quando si incontravano ogni mattina al lavoro, aveva fermato Bill. Era semplicemente troppo, forse.
Finché non aveva notato il neo. Fleur l'aveva proprio sul lato del collo candido, e tentava di coprirlo con i capelli, come se se ne vergognasse. A Bill era piaciuto subito: la rendeva più vera.
Quel giorno le aveva parlato per la prima volta.
Era solo un piccolo neo. Aveva fatto tutta la differenza.