Sì, fic numero due. Sì, Ted/James. Sì, come si evince dal titolo, è discretamente collegata all'altra Ted/James con cui ho inaugurato il p0rnfest.
No, non è il seguito che qualcuno aveva richiesto; non ho trovato un prompt che mi ispirasse, per quello.
E' un prequel, ma si legge perfettamente anche da solo.
... Ok, certo che prima o poi scriverò anche il seguito. Ormai sta diventando una serie, no? XD
Fandom: HP
Prompt: James Sirius Potter/Teddy Lupin, Appartamento di Remus e Sirius
Rating: Nc-17
Personaggi: Ted/James, Bill e parenti assortiti en passant
Avvisi: Slash, Lemon, First time, Mutual Wanking
Meravigliosamente betata da:
zia_chu (impagabile e a tempo di record)
Disclaimer: JKR ha fatto nascere Ted e James. Il fandom li ha accoppiati, come era giusto. Io ci sto solo giocando.
Riassunto: Ted trova una casa. James trova risposte che nemmeno cercava.
Un Assaggio: "Ted è uno strano tipo di orfano; ha una famiglia gigante che gli vuole bene, una nonna fin troppo apprensiva e una bella casa. Non sembra uscito da un libro per bambini, abbandonato in un orfanotrofio o affidato a parenti crudeli."
Qualsiasi cosa, con Ted
-Vieni ad aiutarmi, James?- ti chiede Ted una mattina d'estate.
Ti giri verso di lui, senza far caso a cosa possa volere; in genere ti basta guardarlo, anche da lontano, e farai qualsiasi cosa ti chieda, anche se ti costringesse di nuovo a cambiare i pannolini dei tuoi cuginetti.
Ogni estate sembra che alla Tana spuntino bambini nuovi; la tua famiglia è infinita. Per fortuna tuo padre invita ancora anche Ted, nonostante lui abbia ormai ventitre anni; molti, per le gite di famiglia.
Ma Ted sembra divertircisi con quel genere di ricorrenze. E a te basta guardarlo.
-Con cosa?- chiedi quindi, guardandolo affacciato alla porta di camera tua.
Lui sorride e fa ciondolare davanti al tuo naso un mazzo di chiavi dall'aria vecchia e babbana. Il portachiavi è una specie di stellina di metallo arrugginita.
Le acchiappi per un riflesso e lui te le lascia. Te le rigiri nelle mani.
Sei sicuro di non averle mai viste prima. Ma conosci quello sguardo negli occhi di Ted, e promette avventura.
-Di chi sono?-
Ted si accomoda nella camera che dividete con Al, lì alla Tana, e si siede sul tuo letto.
-Erano di mio padre. Mia nonna le ha trovate buttando via vecchia robaccia, insieme con un vecchio contratto. Sapevi che la casa è ancora sua?-
Scuoti la testa. Sai tutto quel che c'è da sapere dei genitori di Ted, ed è pochissimo.
-E' l'appartamento dove ha vissuto dopo la scuola. Apparteneva a Sirius Black, ma evidentemente ci abitava anche mio padre, perché il contratto è intestato anche a lui-.
Adesso capisci perché Ted ha quella faccia soddisfatta.
Cerca casa ormai da mesi; ma se quell'appartamento era di Black e di suo padre, l'unico erede possibile è lo stesso Ted.
Sei al settimo cielo per lui.
-Hai una casa?-
Ted annuisce, con gli occhi che gli brillano. -La nonna sta controllando con un esperto, ma sembra che legalmente appartenga a me-.
-E' fantastico!- esclami, saltando su come un ragazzino.
Dovresti ricordarti che hai diciotto anni, ormai; ma con Ted non ti senti a disagio nemmeno a comportarti da moccioso.
-Vieni a vederla con me?- ti chiede lui. Tu annuisci e ti infili una maglietta al volo, praticamente già pronto ad uscire.
L'ha chiesto a te, e non a Victoire. Già questo ti rende così felice che quasi lo travolgi uscendo dalla stanza.
E' un vecchio appartamento polveroso, disabitato da anni.
Il quartiere è il peggiore possibile, per viverci; pericoloso, pieno di locali notturni e conseguenti schiamazzi, a malapena servito da autobus e metro. Il posto adatto a te, forse.
Meno a Ted. Guardi la sua faccia mentre apre la porta, ma sembra eccitato, molto più che deluso o spaventato.
Ti si stringe un po' il cuore.
Quando eri bambino pensavi che Ted mettesse il muso per fare i capricci, come tutti. Ma adesso ti rendi conto che lo faceva quando per l'ennesima volta qualcosa gli ricordava i suoi genitori.
Ted è uno strano tipo di orfano; ha una famiglia gigante che gli vuole bene, una nonna fin troppo apprensiva e una bella casa. Non sembra uscito da un libro per bambini, abbandonato in un orfanotrofio o affidato a parenti crudeli.
Però è un orfano, e tu hai capito cosa significa guardandolo. Un orfano è qualcuno che, per quanto senta parlare dei suoi genitori, non ne ha mai abbastanza.
Difficile capirlo, per il figlio del grande Harry Potter.
Eppure tu sai sempre cosa prova Ted.
Non solo perché i suoi capelli sono improvvisamente azzurri, come sempre quando è avido di informazioni.
Ma perché ce l'hai sotto la pelle, quello strano ragazzo che proprio non è come un fratello.
Stanza dopo stanza, la casa è una piccola delusione.
Nessuna fotografia, nessun libro; qualche mobile sparso, in cucina ed in bagno, e un vecchio orologio a muro fermo da chissà quanti anni. Un paio di tavoli male in arnese.
L'appartamento è stato accuratamente svuotato, chissà quanto tempo prima.
Ted ha smesso di sorridere alla seconda stanza vuota. Il salotto non l'ha toccato; lo studio dove ormai rimangono solo gli scaffali a muro, molto di più.
Ci si sta immaginando suo padre, chino su un libro. Potresti giurarci.
Si mangia la stanza con gli occhi.
Se avessi ancora sei anni gli prenderesti la mano.
Ma ne hai diciotto, e lui è il ragazzo di tua cugina, dopo tutto.
L'appartamento ha una sola stanza da letto. Ti stupisce, finché non ti viene in mente che anche tu hai diciott'anni e dividi abitualmente la stanza con Al, o con Ted, o con entrambi. Eppure ti sei sempre immaginato i Malandrini come degli uomini, molto più grandi, durante la guerra, dei ragazzi che siete ancora tu e Ted.
Fa un effetto strano.
Comunque anche la stanza è vuota. Non ci sono rimasti nemmeno i letti; solo due mensole che dovevano fungere dai comodini.
Una è annerita e bruciata. Ted si precipita a guardarla, come se avesse trovato un tesoro. Sfiora con le dita la macchia integra circolare all'interno della bruciatura.
-Ho la lampada che era su questo comodino- ti spiega, con la voce così emozionata che anche a te comincia a sembrare una scoperta importante. -La base è bruciata. Chissà come hanno fatto...-
Ridacchi e ti avvicini a lui per guardare meglio.
Improvvisamente ti viene in mente un cimelio pacchiano che hai sempre visto in camera di Ted.
-Il drago di plastica? Quello mezzo fuso, con la lampadina tra i denti?- chiedi.
Ted annuisce.
E' all'incirca la cosa più stupida che Ted possieda.
-Credevo fosse di tua madre- commenti. La madre di Ted era famosa per essere bizzarra; suo padre, a quel che ti risulta, era quello serio, dei due.
-Anch'io. Magari era di Black- risponde Ted.
Questo già ti torna molto di più. Sirius Black, da quello che ti hanno raccontato, era un tipo strano.
-Questa stanza mi piace- decreta Ted, guardandosi intorno.
Vorresti poter concordare con lui.
Ma la finestra dà su un cortile di cemento e sul muro di una fabbrica, il pavimento forse era di legno, tanto tempo fa, ma ora è da buttare e l'intonaco cade a pezzi. E' solo quell'ombra di ricordo che gliela fa piacere.
-Penso che verrò a vivere qui, sai?- ti dice ancora, sognante, accarezzando il muro umido con le dita.
Non sai cosa dirgli, ma pensi che se vuole una casa squallida sono affari suoi.
A te basta sapere che passerai lì dentro più tempo possibile.
-Che dici- chiede Ted, -ci accampiamo qui per la serata e ci facciamo portare una pizza?-
Sorridi in maniera spropositata ancora prima di dirgli di sì.
Improvvisamente la casa ti piace molto di più.
Nelle settimane seguenti la casa diventa una specie di progetto su cui lavorate insieme.
Non sai bene perché Ted si presenti a casa tua tutte le volte che deve sistemare o ridipingere qualcosa, in abiti da lavoro e con gli attrezzi in mano.
Però sai che finora sei l'unico oltre lui ad aver messo piede nell'appartamento, e questo ti riempie di orgoglio, e ti eccita, anche se non sai perché; forse perché ti piace passare del tempo con Ted, soli tu e lui, a parlare e a ridere di tutti. Comunque sia, ormai casa di Ted è quasi una cosa vostra.
A metà di agosto ridipingete insieme i muri della camera da letto.
Qualche volta hai fatto lavoretti del genere, nella tua stanza o a casa di qualche zio; ma con Ted è molto più divertente. Il pavimento si può sporcare, tanto è da buttare. E Ted non dice mai di no ad una battaglia amichevole e stupida, così le prove di colore vi ritrovate a farle sui vostri vestiti e capelli.
Alla fine del pomeriggio sembri un arcobaleno e probabilmente hai della vernice anche nelle mutande; ma i muri sono gialli al punto giusto e Ted non riesce a smettere di ridere.
Vi ripulite alla meno peggio.
Mentre Ted si lava i capelli nel lavello scrostato, tu apri una delle burrobirre che vi siete portati dietro e ti siedi nella stanza, sul pavimento.
Giocherelli con la bacchetta mentre osservi i muri che avete appena dipinto, cercando di capire cosa, da tutto il giorno, non ti torni in quella stanza.
Adesso sembra più accogliente, con i muri chiari e luminosi e il soffitto risistemato.
Puoi quasi immaginare come sarà quando Ted ci andrà a vivere: pazzescamente colorata e ordinata, come tutte le sue cose. Incredibilmente Ted, a guardarla così.
Forse è per questo che per quanto ci pensi, non riesci proprio ad immaginarla come doveva essere al tempo in cui ci abitavano Sirius Black e il padre di Ted. Sembra che sia troppo piccola per ospitare i letti e le cose di due persone.
Ma probabilmente è l'odore della vernice fresca che ti confonde i pensieri.
-James!- chiama Ted dal bagno, -dove accidenti hai messo la mia maglia?-
Sorridi tra te, fingendo di non sentire Ted. E' solo uno scherzo innocente.
E poi sai che quando si accorgerà che l'hai nascosta tra i panini che vi ha preparato tua madre, Ted ti punirà facendoti il solletico, e francamente non vedi l'ora.
-Ted?- chiedi, qualche giorno dopo.
Lui si volta a guardarti abbassando la bacchetta. Ridacchi apertamente: ha una macchia di vernice verde sul naso che lo fa sembrare un pagliaccio. E non se ne è accorto.
-Che c'è?- ti chiede, un po' irritato.
Quando avete dipinto la camera potevate sporcare in giro, ma Ted vuole conservare le mensole dello studio e se state attenti non ci sarà bisogno di ridipingerle; quindi il lavoro è un po' più delicato, oggi.
-A che ti serve uno studio?- chiedi. Ted lavora per un'impresa di manutenzione magica, e nel tempo libero si dedica al Quidditch: nessuna delle due cose presuppone una stanza piena di libri, in casa.
-Non lo so- risponde lui, stringendosi nelle spalle. -A cosa serviva a mio padre? Mi piace l'idea di avere uno studio in casa-.
Continuate a dipingere le pareti a colpi di bacchetta; imprechi quando due grosse gocce di vernice ti finiscono, di nuovo, nel colletto della maglietta, scivolandoti lungo la schiena. Ti volti appena in tempo per vedere Ted con l'aria troppo innocente e la bacchetta troppo nascosta, alle tue spalle.
Fai finta di niente, rimettendoti a lavorare; solo dopo un paio di minuti, la tua bacchetta casualmente si alza oltre la tua spalla destra e un getto di vernice rossa colpisce Ted, appostato dietro di te, in piena faccia.
Alla fine della battaglia che si scatena, dovrete ridipingere anche le mensole.
Eppure c'è qualcosa che non torna.
Te ne rendi conto quando portate nell'appartamento il primo divano sgangherato e la scrivania di Ted. Ma che cosa sia, lo capisci solo il giorno in cui, faticando come dei troll da soma, portate su per le scale del palazzo babbano un letto enorme.
Al e Hugo e zio Bill vi danno una mano; e meno male, o non ce l'avreste mai fatta.
-Non male questo posto, Teddy- dice Bill, e solo tu noti la smorfia del padrone di casa davanti al vecchio soprannome che ancora gli adulti gli appioppano. -Ma come mai hai trasformato la seconda camera in uno studio?-
Ted si acciglia un attimo. -Era già uno studio- risponde.
Bill si avvicina alle vecchie mensole ancora sporche di vernice, e poi sorride.
-Ah! Mi chiedevo perché le avessi dipinte a macchie!- dice, e Ted ride e racconta a zio Bill della battaglia della vernice di qualche giorno prima.
Tu però rifletti su quelle parole per tutta la serata; perché stringersi in due in una stanza e adibire l'altra a studio? Non sarebbe stato più comodo avere due camere?
L'unica risposta che riesci a darti è che lo studio fosse indispensabile; ma proprio non riesci a capire perché.
Il dieci di settembre l'appartamento è pronto.
I mobili sono tutti diversi, raccattati principalmente nelle soffitte e nei ripostigli dei vari parenti. La cucina puzza ancora di vernice e ci vorrà almeno una settimana per fare allacciare il telefono, ma Ted sta facendo i bagagli e si sta trasferendo.
Naturalmente ha chiesto il tuo aiuto; praticamente quel trasloco lo avete fatto in due.
Però c'è anche Victoire nella camera di Ted. La guardi aiutarlo a riporre le sue cose in due grandi bauli, e ti fa un po' rabbia; non c'è stata per tutta l'estate, impegnata con l'addestramento da guaritrice, ma adesso che la casa è pronta si comporta come se Ted non potesse muoversi senza di lei.
E' tutto un -Hai preso le scarpe?- e -Ti sei ricordato i lenzuoli?-, come se Ted fosse un bambino un po' stupido.
Lui sorride e risponde di sì, mentre meticolosamente svuota la sua stanza, senza dimenticare nulla.
-E' un peccato che tu non voglia fare una festa di inaugurazione della casa- chiacchiera Victoire, probabilmente per riempire il silenzio una volta chiaro che Ted ha davvero preso tutto.
-Perché? I ragazzi sono ad Hogwarts- risponde Ted.
Victoire storce il naso. -Potremmo anche fare una festa solo per gli adulti, no?- dice. -Abbiamo altri amici-.
Ti sforzi di credere che non ti ha guardato apposta, dicendolo.
-Non ho molta voglia di fare le cose in grande- ribatte Ted.
Victoire si limita a sorridergli, delusa.
Tu li guardi e non hai idea di come farai a sopportarli ancora; quando c'è Victoire Ted non è il tuo migliore amico sporco di vernice, né il ragazzo che mangia sempre i bordi della tua pizza; non impreca come un domatore di draghi sotto il peso del divano da portare per le scale.
E' solo il ragazzo perfetto della ragazza perfetta.
Alla fine accampi una scusa e li pianti a fare i bagagli da soli, ignorando l'espressione triste di Ted e rinunciando persino a quell'ultima parte del trasloco, pur di levarti di lì.
Ti senti terribilmente solo, quel settembre, a casa.
Lilù ed Al sono ad Hogwarts; tu invece hai finito la scuola e non hai ancora deciso che lavoro vuoi fare, quindi passi le giornate sul divano o sul tuo letto ad ascoltare la tua squadra di Quidditch che incassa una sconfitta dietro l'altra, desiderando che almeno tua sorella sia seduta sul divano di fianco a te, a darti consigli per capire cosa fare con Ted. E' la cosa più stupida dell'universo, ma la tua sorellina quindicenne è la persona più saggia che conosci.
Le hai scritto chiedendole perché Ted sia meno se stesso quando è con Victoire.
Ti ha risposto che è solo con te che Ted è più se stesso. E non hai idea di cosa fare con quell'informazione.
Comunque ti limiti a vagare per casa, cercando di non stare tra i piedi di tua madre; non hai nemmeno più sentito Ted da quando lo hai piantato a metà trasloco, senza una buona motivazione neanche vaga.
Per questo sei stupito quando te lo vedi spuntare in camera, un pomeriggio. Non l'hai neanche sentito entrare in casa; anche se probabilmente è colpa della radio a tutto volume.
-Ehi- ti dice, come saluto, -che ne dici di inaugurare il mio appartamento?-
Non vuoi ammettere di essere perso nel suo sorriso, ma è così. Basta non vederlo una settimana e ti senti completamente stupido davanti a lui, privo della naturalezza di quando passate tutti i giorni insieme, e distratto dai dettagli della sua barba ruvida e delle sue mani nervose.
-Credevo non volessi fare feste- rispondi, un po' a casaccio. Ted sorride ancora di più.
-Non voglio; non ho la minima intenzione di tenere un ricevimento con i pallosissimi amici di Victoire. Tu ed io, pizza e birra, ti va?- ti chiede.
Che razza di domande. Una serata con la tua persona preferita di sempre: potrebbe non andarti?
-Niente di piccante, sulla pizza- rispondi, alzandoti per uscire. -L'ultima volta sembravo uno dei draghi di zio Charlie-.
Ted ti passa un braccio sulle spalle, mentre ve ne andate.
-Affare fatto- conclude.
E poi state mangiando una pizza sul letto di Ted, con la sua seconda birra appoggiata sul comodino e la tua prima, quasi finita, per terra, a portata di mano.
State ridendo come due scemi. State ridendo come Ted e James, perché quel modo di tirar fuori una stupidaggine dopo l'altra è così tipicamente vostro da essere una specie di marchio di fabbrica.
La pizza non è piccante, la birra è fredda e la stanza di Ted è di tutti i colori dell'arcobaleno, come sapevi sarebbe stata.
Ti senti in una specie di paradiso.
-Perché sei andato via, l'altro giorno?- ti chiede Ted, mentre ancora si asciuga le lacrime della tua ultima battuta.
Il paradiso è un posto molto in alto, e precipitare non è affatto gradevole.
Che gli dici adesso?
Che faresti qualsiasi cosa per lui, incluso spaccarti la schiena per trascinare il divano su per tre piani di scale, ma che guardarlo con tua cugina è troppo?
Ted finisce la seconda birra con una sorsata, mentre aspetta la tua risposta.
Alla fine ti rendi conto che non gli puoi dire una balla. Non credi funzionerebbe, e poi è Ted, come fai a non essere sincero con lui?
-Non mi piaci quando sei con lei- borbotti, e accidenti, arrossisci anche.
-Sono sempre Ted- ti risponde lui, serio.
-Sei il suo Ted- ribatti. Vorresti darti una sberla.
E Ted ovviamente capisce, perché a dispetto di tutto il resto del mondo, voi due vi siete sempre capiti.
-Non il tuo Ted?- ti chiede.
A questo proprio non puoi rispondere. Allunghi una mano e cerchi la tua birra, per nascondere l'imbarazzo.
Naturalmente manchi il bersaglio, urti con le nocche il collo della bottiglia, e la rovesci.
-Merda!-
Salti su improvvisamente, cercando di afferrare la bottiglia al volo e riuscendo solo a spedirla sotto al letto.
-Cazzo, Ted, scusa!- imprechi, sporgendoti a testa in giù dal bordo del letto e allungandoti per raggiungere la malefica bottiglia.
Ti fischiano le orecchie e ti sporgi ancora, tendendo le dita sotto il letto, a pochi, distantissimi centimetri dal vetro. Perdi l'equilibrio in un secondo.
Non ti schianti a faccia in giù sul pavimento di Ted, solo perché lui allunga una mano e ti afferra per la cintura, tenendoti stretto. Così ancorato, riesci ad allungarti fino a raggiungere e recuperare la bottiglia.
Quando ti raddrizzi e ti volti Ted è così vicino che per un pelo non fai di nuovo cadere la bottiglia. Se praticamente appoggiato a lui, e il suo braccio ti cinge quasi la vita, ancora agganciato al retro dei tuoi pantaloni.
Non fai in tempo a deglutire nervosamente, perché Ted ti bacia prima.
Ti piacerebbe non doverlo ammettere nemmeno con te stesso, ma è il tuo primo bacio e non te lo aspettavi così.
La bocca di Ted sa di birra, è morbida e calda e la sua lingua ti sfiora le labbra quasi istantaneamente.
Sei troppo stupito anche per collaborare; ti lasci solo baciare per qualche secondo, e prima ancora che tu realizzi davvero che stai baciando Ted Lupin, lui si è già allontanato da te e ha le mani nei capelli arancioni.
-Cazzo- è l'unico commento che ti senti di fare. Sei veramente un coglione.
Sono almeno quattro anni che gli vai dietro come un cagnolino di giorno e te lo sogni la notte, e l'unica cosa che sai dire dopo che ti ha baciato è "cazzo"?
Meriti di morire vergine.
Alla fine è lui a riprendersi per primo.
-Scusami, James- comincia, -pensavo che fosse quello che volevi-.
-Certo che è quello che voglio- rispondi. Sei troppo allucinato per ragionare. -Da quando ero un moccioso-.
Ted ti guarda con la testa inclinata di lato, come cercando di capire quel che stai dicendo.
-Non mi sei sembrato entusiasta- ti dice, incerto, ma tu scuoti la testa.
-Mi hai colto di sorpresa-.
Dalla faccia Ted non ti crede. -Puoi sempre riprovare, se vuoi- aggiungi. Sembra un pigolio, ma Ted si avvicina lo stesso.
-Sì?- ti chiede.
-Sì- rispondi, e ti sorride prima di baciarti.
Sono le due ore più belle della tua vita. Non fate altro che parlare tra di voi, e baciarvi, e parlare e baciarvi ancora. Dopo i primi cinque minuti hai capito il meccanismo e conciliato le differenze tra la realtà e la tua fantasia da adolescente. Hai scoperto l'attrito gradevole della barba corta di Ted contro la tua mascella e il potere incredibile delle sue mani che circondano il tuo viso. L'odore del suo collo è intossicante.
Ted ha sgombrato il letto con un colpo di bacchetta, e adesso ci siete solo voi due, sopra le coperte, e la notte che avanza. E tantissimi baci. Ti gira la testa.
-Vuoi dormire qui?- ti chiede Ted ad un certo punto, dopo averti baciato la punta del naso. Ti sembra ancora così un sogno che annuisci senza pensare.
Ted sfiora con un dito il bottone che chiude i tuoi jeans. -Vuoi?- ti chiede.
Non è che ti prenda il panico. E' che ti prende un po' di panico all'idea di essere uscito di casa per una pizza con il tuo migliore amico, e di finire la serata a letto con il tuo... amante?
Sarebbe più facile atteggiarti ad uomo di mondo; ma a Ted non riesci mai a dire bugie.
-Io non l'ho mai fatto- confessi, alzandoti a sedere e arrossendo furiosamente.
Che figura da fesso. Se Ted ti prenderà in giro per il resto delle vostre vite te lo sarai meritato.
Invece lui ti accarezza la schiena, in maniera rassicurante.
-Non dobbiamo fare niente che tu non voglia- ti ricorda. Annuisci, poco convinto.
Se vuoi avere una speranza di competere con Victoire, non puoi permetterti queste indecisioni.
-James- ti chiama Ted, e ti giri a guardarlo. I suoi capelli sono viola, il tuo colore preferito. Tiri fuori un piccolo sorriso, perché quando eri un bimbo dicevi che i capelli viola di Ted erano i tuoi capelli, e diventavi geloso se li faceva vedere a qualcun altro. Ma ti faceva sentire bene quando li faceva per te. Ti fa sentire meglio anche adesso.
-James, volevo chiederti di dormire qui anche prima di baciarti, sai?- ti dice. -Solo dormire. Non ti salterò addosso, giuro-.
Il suo tono è rassicurante. -Non ho paura- ti senti in dovere di aggiungere.
-Non ne hai motivo- ti dice, tirandoti contro di lui e dandoti un bacio leggero sulla fronte.
Finisce che vi stendete sotto le coperte ancora vestiti, inaugurando il letto di Ted semplicemente addormentandovi vicini, come quando eravate bambini e alla Tana non c'erano abbastanza letti per tutti, e voi dovevate dividervene uno.
Quando ti svegli nel cuore della notte, sei completamente steso su Ted.
Peggio ancora, ti stai strusciando contro Ted, perso esattamente a metà di un sogno erotico particolarmente interessante.
Peggio ancora, ma ancora più interessante, Ted è completamente sveglio e ti sta guardando. Non ci sono tende alla finestra, e la luna è abbastanza luminosa da permetterti di vedere la sua faccia pensierosa.
E naturalmente senti e ti rendi conto che sta ansimando un pochino. I suoi occhi sono puntati su di te, e come potrebbe essere diversamente?
Ti stai masturbando nel sonno contro la sua gamba. Che vergogna.
-James- ti dice, quando si accorge che sei sveglio, ma tu non lo lasci finire, eccitato dalla sua vicinanza e dal sogno, e lo baci sulla bocca, stringendoti di più a lui.
Non sai cosa stai facendo, ma non ti interessa particolarmente.
Vuoi solo calore e sollievo, e per entrambi hai bisogno di Ted.
Ti aggrappi alla sua bocca e alle sue spalle e speri che lui sappia cosa fare, e capisca, e cazzo, lo faccia adesso.
Ted ha questa incredibile capacità di comprenderti, che non ti sei mai davvero spiegato.
Fa scivolare le mani sul tuo sedere e ti tira contro di lui, incoraggiandoti a continuare, baciandoti e mordendoti la bocca. Tira la stoffa dei tuoi pantaloni verso il basso, cercando di toglierteli; poi ci rinuncia, lo senti allungare il braccio verso il comodino e tastare alla ricerca della sua bacchetta.
Stacca un istante la bocca dalla tua per sussurrare qualcosa, e improvvisamente i tuoi pantaloni non ci sono più, e nemmeno i suoi, e siete entrambi in mutande. Non hai nemmeno avuto bisogno di smettere di muovere i fianchi contro di lui. A volte adori essere un mago.
Ma poi Ted ti infila una mano nelle mutande e non capisci più nulla.
Lasci che faccia quello che vuole; sei perso in una frenesia incredibile, hai bisogno di più calore, di più frizione, di più Ted.
Quasi urli quando prende in mano il tuo uccello e stringe appena un po'; già ti fa impazzire anche solo l'idea della sua mano che ti masturba, ma la sensazione è ancora più potente, ruvida ed eccitante come la sua bocca, la sua faccia e le sue dita.
Senti che ti viene incontro mentre ti abbassi su di lui, senti il suo uccello duro contro la coscia e riesci solo a pensare che è Ted, che è così a causa tua e siete insieme, insieme, finalmente.
La mano sul tuo sedere si insinua sotto la tua biancheria, ti massaggia le natiche e poi il solco tra di esse, finché un dito si posa, leggerissimo, sulla tua apertura. Ti sfiora appena, assurdo, rispetto alla velocità con cui Ted ti masturba.
Vorresti toccare Ted come lui tocca te, ma non ce la fai; riesci solo a muoverti e a baciarlo, e già così potresti impazzire.
Poi il dito che ti stava sfiorando comincia a premere, pianissimo, con una cautela infinita, come se non volesse davvero entrare dentro di te, ma solo...
Sei costretto a staccarti dalla bocca di Ted, perché quando la punta del suo indice ti penetra appena, qualcosa di infinitesimale, basta l'idea a farti venire con un grido.
Merlino, è stato esplosivo.
Quando ti riprendi, Ted ti sta sorridendo. Non si sta più muovendo; ti guarda e ti massaggia piano il sedere e la base della schiena, come se cercasse di tranquillizzarti.
-Cazzo, Ted- sbotti, arrossendo.
Lui si muove per baciarti, e lo senti ancora duro contro la tua gamba.
Non è giusto; senza nemmeno pensarci allunghi una mano e tocchi per la prima volta l'uccello di Ted.
-Non sei obbligato, se non vuoi...- ti dice.
Scuoti la testa. Sa tanto di paranoia da fratello maggiore.
E comunque la tua reticenza sembra svanita. Non c'è qualcosa che non faresti, con Ted.
L'idea ti colpisce. Non hai paura, nemmeno un vago panico. Saresti pronto a qualsiasi cosa.
-Vuoi scoparmi?- gli chiedi, arrossendo per la parolaccia, ma non sapendo come altro chiederglielo, senza sembrare ridicolo.
Ted ti guarda strano; poi tira indietro la testa e ride.
Ma non ti sta prendendo in giro; i suoi capelli erano già rossi e sono avvampati alla tua proposta quanto le tue guance. L'idea gli piace.
-Adesso stai davvero correndo troppo, James- ti dice, e deliberatamente solleva un poco i fianchi, spingendosi contro la tua mano.
Sei così soddisfatto e contento che ti sembra solo naturale infilare le dita nelle sue mutande e prendere in mano il suo uccello. Non è molto diverso dal farti una sega, tranne che è completamente diverso, perché è Ted.
Lui si tende quando aumenti il ritmo, cercando di muovere le dita come piace a te e chiedendoti cosa piaccia a lui, invece.
-Così?- gli domandi, scrutando il suo volto sudato.
-Più veloce- ti risponde, e poi, -ecco, perfetto- quando obbedisci.
E poi anche Ted Lupin, che sa sempre cosa dire, diventa incoerente mentre lo masturbi velocemente, finché china il mento contro la tua spalla e ti morde la pelle mentre viene.
Lo guardi, infinitamente affascinato dai suoi occhi chiusi e dalla sua bocca aperta, quando si abbandona sul cuscino.
Lo baci piano e lui ti stringe più forte.
Vi eravate addormentati lontani, nel letto. Ma adesso sembra molto più giusto e perfetto restare abbracciati, e, quando sollevi la testa dal suo petto per sistemarti contro la sua spalla, ti accorgi che da quel punto della stanza vedi perfettamente la luna, fuori dalla finestra; uno spicchio di cielo tra i casermoni, come se la vista fosse progettata per essere giusta solo da quel letto.
Ti addormenti di nuovo, e sicuramente sogni ancora di Ted.
La mattina dopo, appena sveglio, ti chiedi se sia stato tutto un sogno.
Ted non è nel letto; ma la porta è aperta e senti il rumore della doccia. E il cuscino ha ancora abbastanza del suo odore da farti ricordare ogni dettaglio della notte appena trascorsa.
Ti giri sulla schiena e pensi all'assurdità di tutto: ieri mattina eri il ragazzino perso dietro una cotta che non andava via, geloso del ragazzo di tua cugina, che sapeva cosa fosse un bacio solo dai racconti della sua sorellina minore; oggi invece sei l'amante dell'oggetto delle tue fantasie. Hai fatto sesso con Ted. O qualcosa di molto simile. Potresti persino fare davvero sesso con lui, in futuro, se riuscirai ad impedirgli di andare in paranoia.
Ti rigiri nel letto, contento e appagato, e posi per caso lo sguardo sul comodino.
Una lampada orrenda, a forma di drago con una lampadina in bocca, mezza fusa e bruciacchiata.
E' quello che ti mancava per fare il collegamento.
L'appartamento di Remus Lupin e di Sirius Black. Un appartamento con due camere, una delle quali trasformata in uno studio. Una lampada così orribile che solo dopo una notte spettacolare se ne può sopportare la vista. E il letto enorme dove sei stato con Ted, un letto a due piazze, che è l'unico modo in cui due persone possano dormire in una camera di quelle dimensioni.
Persino i vostri cazzo di secondi nomi.
-Porca miseria!- esclami, senza pensarci.
Devi aver urlato forte, perché l'acqua nella doccia si ferma e Ted si precipita nella stanza, nudo e gocciolante.
-James, tutto bene?- ti chiede, ansioso.
Gli sorridi. -Tutto bene, tranquillo- gli rispondi.
Non hai idea di come farai a spiegargli che avete passato la notte a fare sesso nella camera dove suo padre faceva lo stesso con un altro uomo. Non hai idea di come prenderà la notizia, né di cosa succederà quando lo scoprirà.
Però il problema passa in secondo piano quando lui si avvicina e ti bacia di nuovo, come ieri sera, più di ieri sera...
In qualche modo farai, pensi abbracciandolo.
Puoi fare qualsiasi cosa, finché sei con Ted.