Dec 24, 2007 02:29
L'avevo detto, io, che Twilight non sarebbe arrivato a Natale...
E' che quando mi metto a leggere mi faccio paura da sola. Oggi, ad esempio.
Mi sono alzata a mezzogiorno passato, sono andata a pranzo fuori, ho visto per un paio d'ore un'amica, aiutato per i preparativi del pranzo di Natale, riordinato la casa dal disastro della festa di ieri sera, riletto un paio di fic in corso, appunto, di rilettura.
E letto Twilight. Tutto.
Mi rendo perfettamente conto di non essere una lettrice normale.
Il libro mi è piaciuto abbastanza, il che è strano: in genere sono un filino più lenta di così, a meno che quello che leggo non mi piaccia molto più che abbastanza.
Per chi potesse essere interessato, commento sotto al cut.
Come dicevo, complessivamente il libro mi è piaciuto, anche se oggettivamente non è affatto un capolavoro. In generale, non ha grosse pecche o cadute di stile, il che, di questi tempi, è già molto. Un po' prevedibile, forse, nel suo svolgimento. E un filino piatto dal punto di vista del coinvolgimento emotivo, sebbene sia ben chiaro che io sono fuori età-target.
In sostanza, è esattamente il tipo di libro che avrei adorato con tutta me stessa a tredici, quattordici anni, e che alla veneranda età di ventisei, mi ricorda appunto le mie letture di allora.
Cose decisamente positive.
-Scorre via veloce, e non si inceppa mai. La trama è scorrevole e immediata, senza momenti morti e senza inceppi di sorta. Una ragazza goffa e insignificante cambia città, e nella nuova scuola incontra un gruppo di personaggi strani, isolati, evitati dagli altri. Che questi hanno un segreto, è chiaro fin da subito. La protagonista si innamora di uno di loro, e la sua attrazione non cede quando scopre che il suo amato è un vampiro, bellissimo e dotato di senso morale, che la ricambia se possibile ancora più intensamente.
A questo si aggiunge l'elemento avventuroso, un antagonista interessante anche se appena accennato, una fuga rocambolesca e l'immancabile lieto fine.
Niente di trascendentale: principalmente è una storia d'amore, ma come dicevo, si legge molto bene.
-I protagonisti, che avrebbero tutte le premesse per essere insopportabili, risultano piacevolmente credibili.
Isabella Swan, la voce narrante, dal nome mi puzzava di Mary Sue lontano un miglio; e forse, tecnicamente, lo è anche. E' un po' il classico brutto anatroccolo che fa innamorare di sé il più bel personaggio possibile (e parecchi altri, senza nemmeno tentare), grazie alle sue doti nascoste; vede oltre le apparenze mostruose ed è disposta a sacrificare qualunque cosa in nome dell'amore; ha poca stima di sé per la sua goffaggine, ma nasconde più di quello che sembra. Insomma, qualcosa di già visto.
Eppure non riesce a risultare antipatica. E' realistica, direi. Quando la mattina si precipita tra le braccia del suo amato, si pente un attimo dopo, pensando di avere l'alito pesante. Sviene al solo pensiero di pungersi con un ago, e al ballo della scuola col suo principe azzurro ci va contro voglia, e con una gamba ingessata.
A tratti fa tenerezza; l'impressione che lascia è di essere davvero il brutto anatroccolo che si sente, e non un meraviglioso cigno che nessuno aveva mai visto prima. Resta una ragazza normale, ecco.
Edward Cullen è tutto un altro paio di maniche. E' un vampiro bellissimo e infallibile, potente e pericoloso, dalla morale ferrea e dallo sguardo ipnotico. Legge i pensieri di chiunque ed è decisamente superiore a qualunque misero umano. E' arrogante, freddo, e come se non bastasse, profondamente morale, un vampiro che sceglie di non uccidere mai un essere umano, e di nutrirsi solo del sangue poco appagante degli animali.
Eppure, a dispetto del suo essere perfetto, ragiona come il ragazzino di diciassette anni che appare, e a volte dà prova di una sconcertante ingenuità, di un infantilismo radicato. E' perfetto e quasi onniscente, sì, ma non spicca per autostima, nonostante tutte le sue arie.
Si innamora di Bella come un deficiente, e non del suo carattere meraviglioso, o banalità simili: semplicemente del suo odore, come un animale. Rimane sempre in bilico tra la terribile tentazione di bere il sangue di lei, e quella molto più umana di perdere il controllo in tutt'altro senso. Una paura non da poco, vista la sua immensa forza fisica. Lo sforzo di controllarsi è immenso, ma soprattutto, è credibile: nei momenti più sbagliati finisce sempre per affiorare quel tanto di bestiale che si sforza così disperatamente di nascondere.
Inoltre, una delle cose più gradevoli del personaggio, è che non minimizza mai i suoi vantaggi sovrannaturali, anzi, ne abusa spesso e volentieri: si apposta in casa di Bella e la guarda dormire, legge i pensieri degli altri (con quelli di lei, stranamente, non gli riesce) per origliare alle sue conversazioni, insomma, gioca sporco e non se ne vergogna: come farebbe un qualunque adolescente alle prese con la prima cotta. E questo lo rende un vampiro, paradossalmente, molto umano, almeno ai miei occhi.
-La voce narrante in prima persona: normalmente non mi piace particolarmente (sono sempre stata una fan della terza persona da che mi ricordo), ma qui è molto azzeccata: tutte le sciocche banalità di Isabella ingentiliscono i tratti più cupi o smaccatamente romantici della storia, lasciando di fatto molto leggero il quadro complessivo del racconto. Inoltre, per una lettrice dell'età adatta, è facilissimo identificarsi nella protagonista, cosa che non è affatto automatica: ma, come dicevo, Isabella davvero, per una volta, è una ragazzina che potrebbe essere chiunque, per quanto banale.
E, altro punto di merito, in questo modo il libro riesce ad essere mediamente introspettivo, senza mai appesantirsi nella forma; essendo io abbastanza allergica all'introspezione fine a se stessa, ho apprezzato parecchio questo aspetto.
-Un paio di descrizioni del territorio. In almeno un paio di punti ho distintamente pensato che l'autrice stesse descrivendo dei luoghi che conosce bene e ama profondamente, perché le immagini hanno quel vivido particolare che riesce di descrivere con una fotografia mentale molto chiara; e in più, si sente l'amore per quella particolare natura tra le righe. In quei passaggi la scrittura diventa particolarmente evocativa, sganciandosi decisamente dalla sostanziale semplicità del resto, e arrivando un buon gradino più in alto della media dello stile di tutto il libro.
Cose fondamentalmente negative.
-I nomi dei personaggi. Sanno veramente molto di già sentito. Parecchi potrebbero essere presi da opere più o meno famose, ma visto che in generale sono parecchio chiare le principali influenze del romanzo, trovo di cattivo gusto citare nomi presi da quei libri che nessuno può ignorare l'autrice abbia letto.
So che non è un difetto grosso, ma dubito che chi scrive di vampiri e ne scrive in certi termini non abbia letto Anne Rice, per fare un esempio. Laurent è un personaggio molto secondario del libro, e molto secondario anche nell'opera della Rice, certo: ma siccome il contesto e quel poco di caraterizzazioni sono simili, trovo "poco fine" citare il nome. Per un attimo ho pensato che fosse un cameo dello stesso personaggio, anche. Ma visto che non lo è, diciamo che ho storto il naso per il cattivo gusto.
E ci sono un altro paio di esempi almeno, anche se come sempre in queste cose, lascio all'autrice il beneficio del dubbio: può sempre essere un dettaglio casuale.
-Il finale. Anche per un libro che chiaramente presuppone un seguito, è troppo aperto, sopratutto dal momento che la risoluzione del conflitto, nella parte avventurosa, non avviene "on stage", per così dire. Mi piace, dopo una conclusione chiara, l'insinuazione che la storia continui: ma qui risulta proprio anticlimatico.
-In alcuni dialoghi non è sempre chiaro chi stia parlando. E' una cosa che ultimamente riscontro spesso nei libri: una volta si usava andare a capo, quando il dialogo veniva interrotto dalla voce narrante, solo se l'interlocutore cambiava. Ora invece pare che si usi andare a capo comunque, e forse manco io di elasticità.
Nella mia testa, quando Gianni incontra Luca, se il dialogo è:
-Ciao.- disse Gianni.
-Come stai?-,
la seconda battuta la dice Luca, non Gianni. Mi rendo conto che è un'inezia, ma sono stata costretta a rileggere più di un passaggio perché non mi tornava chi stesse parlando.
E infine, un'ultima considerazione neutrale, direi.
Forse sono io ad aver letto più libri della media, su questo genere, ma la trama mi ricorda moltissimo quella di un altro libro, un libro per ragazzi, che adoravo quando ero una ragazzina: Il bacio d'argento.
Non ricordo abbastanza nei dettagli la trama per dire esattamente quanto siano simili, ma la storia in soldoni è la stessa: l'umana che si innamora del vampiro buono. Anche l'atmosfera somiglia molto.
Non è necessariamente un male: dopo tutto, mi sono piaciuti entrambi.
Ma siccome ho notato più volte questa cosa, già che tanto ho scritto per quasi due ore e ho rotto le scatole anche a me stessa, valeva la pena di specificare questo dettaglio.
E con questo, direi che, finalmente, ho concluso questo capolavoro di noiosissima pedanteria.
Per tutti coloro a cui del commento al libro non importa nulla, invece, va un enorme e sentititssimo
BUON NATALE!
E buonanotte a tutto il Web.
opinioni non richieste,
commenti noiosi,
auguri,
qualcosa di me,
sproloqui assortiti