Aug 02, 2007 02:20
Questi ultimi capitoli, di qui alla fine, sono in prima persona.
Un Assaggio da questo blocco: "Corro per i corridoi del castello. Ovunque, attorno, pareti di pietra illuminate appena dalle torce, e lunghi, spaventosi, tratti di buio. Non vedo, non sento neppure il rumore dei miei passi. Sto fuggendo. Scappo, devo nascondermi, devo arrivare... non so da cosa fuggo. Ho paura. Fa freddo e c'è qualcosa che avvolge le mie gambe e mi rallenta, stringe di più ad ogni passo, come un velo. Un sudario. "
Capitolo 39
Gli Incubi di Sirius Black
Notte tra 7 e 8 Giugno 1977
Parla Sirius
Corro per i corridoi del castello. Ovunque, attorno, pareti di pietra illuminate appena dalle torce, e lunghi, spaventosi, tratti di buio. Non vedo, non sento neppure il rumore dei miei passi. Sto fuggendo. Scappo, devo nascondermi, devo arrivare... non so da cosa fuggo. Ho paura. Fa freddo e c'è qualcosa che avvolge le mie gambe e mi rallenta, stringe di più ad ogni passo, come un velo. Un sudario.
Devo correre. E' assurdo, conosco il castello, ci sono cresciuto. Eppure non so dove sono. Un'altra scala, un altro corridoio. So che c'è qualcuno, oltre me, ma non li vedo... Devo fuggire. Devo arrivare, presto!
INDEGNO! La voce di mia madre rimbomba nelle mie orecchie. Mia madre non dovrebbe essere qui, eppure... una porta aperta di lato. Non entrare, non guardare, Lei ti vedrà... Appena un'occhiata mi basta. Lei, nello studio, si fa ritrarre da un uomo in vesti nere. Sa che sono lì, mi ha guardato, cosa c'è dietro la sedia? La testa! No, quello no! Orrore, paura. Non voglio.
Scappo, corro, non devo fermarmi, non posso, mi prenderà. Fuggo. Devo trovare Remus, devo trovare James! Peter, Lily, qualcuno! Il Preside! Quello laggiù non è il preside? Devo raggiungerlo, lui mi proteggerà! Corro più forte. Sono così vicino... giro l'angolo e non c'è più, nessuno, solo un altro corridoio buio, torce e la porta.
In fondo c'è la porta del dormitorio, quello è un luogo sicuro, posso nascondermi, posso... ci sono loro, mi aiuteranno.
Eppure anche il dormitorio è buio, non c'è nessuno, nemmeno i bauli, e i letti sono vuoti, come quando inizia la scuola, prima di disfare i bagagli. Ma la scuola stava per finire! Ah, no, forse l'ho solo sognato. Sognare...
Le tende del letto di Remus sono chiuse. Forse sta dormendo- Remus non dorme mai con le tende chiuse.
-Remus?- chiamo, e poi più forte ma nessuno risponde. Torna la paura, devo scappare! Devo andare, mi prenderanno, qui non c'è nessuno! Non posso aspettare, non devo aprire le tende, non posso! Non è giusto... vergogna, angoscia... Non ho parlato più con Remus, e adesso le tende sono chiuse.
La mia mano si avvicina al tessuto rosso. Piano, piano. Chiudo gli occhi, so che c'è qualcosa che mi farà urlare, mi farà paura, qualcosa di orribile lì dietro... ma se c'è Remus... ma se c'è allora io...
Sfioro appena il tessuto con le dita e lo afferro. E tiro, sposto la tenda, ho ancora gli occhi chiusi, respiro li apro e guardo e-
-Sirius?-
Scatto a sedere mancandolo di un soffio. Dove sono? E' buio, ma riconosco il dormitorio. Non lo stesso di prima, no... quello era un sogno, anzi, un incubo. Uno dei miei patetici incubi, lo so, li ho sempre avuti fin da bambino. Mi sento davvero stupido, non mi succedeva da parecchio, ma il cuore mi batte ancora a mille. Sono sudato e nonostante sia ormai caldo di notte, ho i brividi per il freddo del sogno. Il lenzuolo si è avvinghiato alle mie gambe, e questo mi fa sentire soffocato, imprigionato. Odio avere qualcosa che mi lega, io devo essere libero.
Ed è calciando via quel fastidioso pezzo di stoffa che mi accorgo che seduto di fianco a me c'è qualcuno. Remus. Chi altri? Remus ha il letto di fianco al mio, e non russa come James che dorme dall'altra parte, anche se il suono del respiro pesante di Ramoso in questo momento mi sembra una musica per come è familiare. Come anche la presenza di Remus.
Non so come sia possibile, ma Remus ha sempre sentito quando avevo un incubo, fin dal primo anno. E si è sempre alzato, per controllare come sto, per farmi compagnia, a volte, mentre riprendo sonno. Se riprendo sonno, il che non è affatto automatico. Comunque sia, non avevo incubi come questo da parecchio. L'ultimo, penso, è stato questa estate, e a casa mia- non è più casa mia- di certo non c'è mai stato nessuno che si svegliasse per me.
In ogni caso, adesso c'è Remus seduto sul mio letto, e so che dovrei mostrare un po' più di entusiasmo, dopo tutte le volte che in questi mesi ho immaginato di parlargli in una situazione simile, di dirgli tutto... ma ora, non so perché, non voglio dirgli nulla, voglio solo che rimanga qui. E' familiare averlo qui mentre il respiro piano piano si calma, mentre il sogno sbiadisce, e non voglio mai più trovare quelle tende chiuse, mai più...
-Remus.- dico, piano, e odio quando la mia voce sembra così infantile e insicura, ma non posso farne a meno. -Scusa. Ti ho svegliato.-
Scuote la testa nel buio, e sorride. Lo vedo appena il suo sorriso, ma in qualche modo spazza via anche quei pochi residui di paura che il sogno mi ha lasciato. Odio avere paura, io non ho mai paura, solo in quei dannati sogni.
Ma quando la paura si allontana, allora arrivano i dubbi. E' troppo vicino. So che è stupido, ma seduto così vicino a me, con tutta questa intimità tra le tende del mio letto, non è che può capire? E se capisse che non sono più il vecchio Sirius? E' stupido, lo so. Mi prende la mano, come ha sempre fatto, perché sa che sapere che è qui mi rassicura quando riemergo da uno dei miei incubi. Eppure adesso ho l'istinto di allontanarmi, e non perché non voglia la sua vicinanza, ma solo perché temo che attraverso la pelle in qualche modo capisca tutto.
-Hai avuto un incubo?- mi chiede, senza lasciare la mia mano. Sono teso, e questo è davvero, davvero stupido. Annuisco perché temo che se parlassi anche solo per dire sì, sentirebbe quanto la mia voce è terribilmente agitata. E anche se penserebbe che sia per colpa del sogno, non credo sia così.
Improvvisamente si sporge verso di me, e per un attimo sento come se il letto si spostasse da sotto, e non voglio assolutamente pensare a cosa ho creduto che potesse fare, o arrossirei come una ragazzina. E lui lo vedrebbe, dannazione, lui nota sempre queste cose. E se mi prendesse in giro mi incasinerei ancora di più, quindi no, grazie.
In ogni caso, voleva solo sistemarmi il cuscino, che era finito quasi dall'altra parte della testata. Devo essermi agitato mentre sognavo. Che credevo volesse fare, per Merlino? Darmi un bacio? Mi verrebbe da ridere se non fossi così teso, quella è una cosa che farei io, prima di pensare come al solito. Remus, anche se avesse voglia di una nuova pazzia da fare con me, aspetterebbe per lo meno di essere certo che io fossi del tutto sveglio.
Però non mi ha lasciato la mano. E non posso, davvero, fare a meno di muovere leggermente la mia, di sfiorare appena con il pollice il dorso della sua, cercando e percorrendo la piccola cicatrice lì sopra. Remus dice sempre che è la sua cicatrice preferita, quella, perché non se l'è fatta con la Luna piena, ma cadendo dalla scopa l'estate del secondo anno, mentre a casa di James giocavamo a Quidditch. Mi sento così stupido, ma adesso so che non è una mia fantasia, che lui è davvero qui, che il sogno non è la realtà.
-Vuoi raccontarmi che cosa hai sognato?- mi chiede piano, mentre si sistema più comodamente sul materasso vicino a me.
Scuoto la testa in silenzio. Non voglio parlarne, davvero. Preferisco non pensare alle tende chiuse del suo letto, adesso. Non voglio chiedermi cosa significa averle sognate, né perché nel sogno lui non c'era quando avevo bisogno di lui.
E soprattutto eviterò di nuovo di chiedermi, come ho fatto per giorni, che cosa significa averle trovate così davvero qualche giorno fa. Sto diventando paranoico. Quasi sono pentito di essermi ripromesso che almeno in questa questione, per una volta, penserò sempre prima di fare una delle mie stupidaggini stratosferiche. Perché ogni volta che penso, ovviamente, non posso fare a meno di chiedermi mille volte cosa significhino tutti i gesti e le azioni che fa, anche le più banali. Vorrei buttare tutto all'aria e semplicemente... baciarlo. Ma posso davvero rischiare di rovinare tutto?
Non è una considerazione da codardo, non propriamente. Sono convinto che non sia così, e Peter è d'accordo, per quel che conta. Perché se ci penso bene, e ultimamente ci penso anche troppo, un'infinità di cose che sono indispensabili a tutti quanti noi per stare bene sono a rischio. La nostra amicizia, in fondo, è la cosa che rischia meno di finire, perché neanche io sono così sciocco da pensare che Remus manderebbe tutto all'aria per una cosa del genere. Nessuno di noi lo farebbe.
Ma la fiducia? La serenità con cui Lunastorta può affrontare la Luna piena senza vergogna? I nostri scherzi, che sembrano sciocchi, ma che alle volte significano tanto?
E poi ci sono piccoli momenti più personali da rischiare, i suoi abbracci senza parole che sono la cosa più consolatoria che esista, la serenità che provo in sua presenza, i momenti come questo, in cui a dispetto di tutto, delle tende chiuse e dei silenzi di questi giorni, lui è qui, per me, e mi stringe la mano e mi tiene compagnia senza bisogno che io glielo chieda.
Cerco di immaginarmi come sarebbe sapere di non avere più tutto questo, e la prospettiva è così spaventosamente simile a quella dell'incubo, che rabbrividisco. Non voglio.
In ogni caso, non devo avere l'aspetto di qualcuno tranquillo e pronto per tornare a dormire, perché Remus è ancora seduto sull'angolo del letto e mi sta guardando con un'espressione che significa chiaramente che se non sono in vena di dirgli che cosa ho sognato di così tremendo da svegliarci entrambi, me lo leggerà direttamente nella testa. A volte credo che potrebbe farlo davvero.
E' come uno scontro di volontà questo silenzio che si è creato, spezzato di tanto in tanto da qualche lieve movimento o dai normali rumori della notte. Lui vuole che gli racconti cosa ho sognato, perché dice che fa bene parlarne, e io non ho affatto voglia di riviverlo. In genere vince lui, ma stanotte non ho bisogno della sua comprensione istintiva per sapere che cosa mi turba. Me ne rendo conto con una chiarezza allucinante, adesso.
Mi manca lui. In qualunque modo. Sono stati dei mesi di silenzio, gli ultimi, mesi senza confidenze e prese in giro, e mi rendo conto solo ora che non gli ho nemmeno più chiesto se si sente ancora un mostro o se ha capito che è solo una sua paranoia, quasi più stupida di una delle mie. E' imperdonabile come mi sono comportato, e devo finirla qui. Probabilmente finirà per essere una delle mie cazzate, ma mi sposto di lato, lasciandogli spazio nel letto, sperando che il messaggio sia abbastanza chiaro.
Lo vedo dubitare un attimo, teso come se stesse chiedendosi qualcosa, ma solo per un istante. Si stende vicino a me, naturalmente, sistemandosi comodo e coprendoci entrambi con il lenzuolo che avevo calciato via, e dopo qualche secondo di assestamento siamo entrambi comodi, vicini e pronti per parlare. Non importa di cosa, è sempre stato così. Sembra che il dormitorio stesso sia stato progettato perché, in questi letti grandi e accoglienti, due persone possano passare le serate a confidarsi qualsiasi cosa.
E naturalmente cominciamo a parlare. Non è che abbia poi così importanza di cosa stiamo discutendo, dei punti del Quidditch e della speranza di Griffondoro di vincere la Coppa delle Case, o di come ultimamente James passi un sacco di tempo con Lily Evans, almeno rispetto a prima. Quello che conta davvero, è che parliamo per ore forse, come non facevamo da davvero troppo tempo.
Sono rilassato, a mio agio, e se ancora nella mia mente si agitano in profondità le acque scure del mio incubo, so che finché reggerà questa atmosfera riuscirò a tenerle a bada. E' un sollievo averlo qui, e basta.
Ovviamente, nella tranquillità di questo momento, finisco come mio solito per rilassarmi fin troppo, e ad un certo punto, nel cuore della notte, apro la bocca e lascio uscire una frase senza preoccuparmene.
-Mi sono mancate le nostre chiacchierate ultimamente, Remus.- dico, tranquillamente, nel bel mezzo di un discorso sul grande scherzo che James sta cercando di architettare per chiudere l'anno scolastico in bellezza.
Così, dal nulla, nel momento in cui si aspettava solo di sentire una delle mie uscite su quanto fossero odiosi i Serpeverde, la mia boccaccia da sola butta fuori questa frase che sottintende un discorso così complesso che non so se sono in grado di ascoltare.
Lui però non sembra risentirsi di questo repentino cambio di argomento, anche se lo sento tendersi leggermente. Si siede sul letto, tirandosi le ginocchia al petto, in una posizione pensierosa che gli ho visto assumere spesso. Io resto steso. Se devo morire (di vergogna, probabilmente) preferirei farlo in piedi, ma visto che non ha senso mettermi in piedi sul letto, tanto vale stare comodi.
-James mi ha detto che l'altra sera, alla festa, mi stavi cercando.- dice, come se fosse una risposta.
Come dicevo, a volte sono del tutto certo che Remus possa veramente leggere nella mia testa, e se questa frase è una risposta alla mia affermazione, qualcosa deve aver intuito davvero. Comunque sia, le apparenze devono essere rispettate, sono il suo migliore amico, e come tale devo rispondere.
-Sì, ma meno male che non ti ho trovato. A quanto pare te la stavi spassando, eh?- chiedo, cercando di suonare ironico e complice, ma suonando solo stupidamente geloso alle mie orecchie. Sono sempre stato un pessimo attore.
-Già.- risponde, guardando un qualche punto fisso nel buio davanti a lui.
Vorrei disperatamente stare ancora sognando, perché la conferma così naturale di quello che ho pensato, nella sua risposta, mi fa star male. Ma ormai me lo sono tirato addosso questo discorso odioso, e la finzione deve andare avanti. Cerco di ricordarmi come avrei reagito l'anno scorso nella stessa discussione, e mi preparo a sostenere un'ottima imitazione di me stesso.
-La Garden, eh? Ti è sempre piaciuta quella ragazza. Allora, com'è?- chiedo, sperando contro ogni logica che il sorriso sulla mia faccia non sia un ghigno torto.
Lui mi guarda un attimo, indecifrabile come sa essere solo Remus, e poi torna a fissare il suo interessantissimo buio.
-Vuoi davvero fare questo discorso, Sirius?- mi chiede all'improvviso.
Ah, già, dimenticavo che lui conosce il trucco. Non mi aspettavo questa domanda, e da sotto la mia maschera malamente cucita in faccia, rispondo la verità.
-No.- dico, cercando di ignorare l'amarezza delle mie stesse parole. Bene, pare che il momento della verità sia arrivato. Preferisco non chiedermi cosa succederà adesso, penso che mi limiterò ad essere sincero una volta tanto, e vada come vada.
Remus è rimasto per un attimo pensieroso. Quando si muove, sono sicuro che si alzerà e se ne andrà da qui, e che tutto finirà così. L'idea mi fa male, ma del resto non riesco ad immaginare come sia possibile che Remus, intuitivo com'è su queste cose, non abbia capito molto se non tutto dal mio no.
Invece, a sorpresa, si sposta per stendersi di nuovo vicino a me. Anzi, se è possibile, è ancora più vicino di come era prima. Stiamo dividendo lo stesso cuscino, accidenti! So che dovrei sentirmi emozionato, eccitato o qualcosa del genere. Riesco solo a pensare che darei qualsiasi cosa adesso per non perderlo, ma che se mi chiederà di dirgli la verità, lo farò e basta. Non voglio più trovare le tende chiuse perché non gli ho parlato.
Sto ancora cercando di convincermi che avrò il coraggio di farlo davvero, quando sento la sua mano che si posa sul mio braccio. Apro gli occhi che non sapevo di aver chiuso, e mi sta guardando. In questo momento vorrei davvero essere in grado di capire la sua espressione. Sembra pensieroso. Però non sembra che voglia andarsene o che ce l'abbia con me. La mano su mio braccio non è ferma, ma accarezza leggermente la pelle, prima con un movimento breve, circolare, poi passando dal gomito alla spalla come se stesse cercando di scaldarmi. Il dormitorio sembra insolitamente silenzioso, ma non so se mi accorgerei se crollasse la torre di Griffondoro in questo momento, a meno che non lo facesse allontanare da me.
Remus, che forse può leggermi nel pensiero, non si allontana, anzi, si fa ancora più vicino, finché non mi abbraccia. Strano, pensavo che mi sarebbe scoppiato il cuore se mi avesse abbracciato così, invece adesso la cosa più spontanea che mi viene da fare è di abbracciarlo a mia volta, appoggiare la fronte tra la sua spalla e il collo e restare fermo. Non ho capito come sia successo, ma non l'ho perso.
-Cosa c'è che non va Sirius?- mi chiede sottovoce, mentre mi accarezza i capelli, facendomi reprimere un brivido ogni volta che mi sfiora il collo.
Cosa c'è che non va? C'è che sono due mesi che ho voglia di stare con te più di quanta ne abbia mai avuta, e che sono due mesi che quasi non parliamo. C'è che la sera della festa ero abbastanza sbronzo per dirti tutto e abbastanza sobrio da non fare il deficiente, e quando ho trovato il coraggio di cercarti tu te ne eri andato con lei. C'è che mi sento uno stupido. C'è che non riesco a non pensare che uno stupido lo sono davvero. Insomma, guardami, me ne sto qui a farmi cullare come un bambino dopo un brutto sogno, e sono incapace di dirti una bugia per salvare la nostra amicizia, e so che capirai lo stesso, ma invece che baciarti e farla finita con la messa in scena del buon amico e basta, preferisco illudermi che non ti perderò. C'è che mi sto comportando come se avessi il diritto di pensare che dopo questa sera non troverò più le tende chiuse.
Sfortunatamente, o forse fortunatamente, il mio cervello pensa tutte queste cose in pochi secondi, cosicché tutto quello che esce dalla mia bocca è un semplice:
-...Le tende chiuse.-
Un bambino di cinque anni che racconta alla mamma un brutto sogno, ecco cosa sembro quando uso quel tono. Ci manca solo che mi metta a piangere adesso, poi lo sfacelo sarà completo.
-Cosa?- mi chiede Remus.
-Nel sogno ti cercavo e non riuscivo a trovarti. Le tende del tuo letto erano chiuse.- dico.
Perfetto, esattamente come sospettavo. Pensare al sogno l'ha riportato a galla anche nel nido sicuro del suo abbraccio, e se non ho paura, adesso, sento tutta l'angoscia dell'incubo.
E ovviamente, invece di dimostrare il fatto che ho diciassette anni e sono un adulto in grado di sopravvivere ad un incubo, dimostro che in realtà sono solo un ragazzino spaventato e scoppio a piangere.
Erano anni che non piangevo. Non ho pianto quando sono scappato di casa a Natale, anche se ci sono andato vicino. Non ho pianto quando mi sono reso conto di provare per Remus qualcosa di pericolosissimo per la nostra amicizia, e non ho pianto quando, nonostante mi mostrassi sicuro di me, ho temuto di aver rovinato il mio rapporto con James, con quel litigio. Non ho pianto quando io e Remus ci siamo allontanati al punto da non riuscire più a parlare.
In realtà, io odio piangere, odio la debolezza e il fatto che poi tutti cerchino di consolarti. Ma so benissimo che se non piangi al momento giusto, poi queste lacrime stupide ti presentano il conto ad un certo punto, e una cosa sciocca come un incubo o un abbraccio le tirano fuori tutte, con gli interessi. E ovviamente ho scelto proprio questo momento per tirare fuori queste lacrime vecchie, proprio con la persona giusta.
Geniale, Sirius Black, che bella figura di merda.
Remus non ne sembra turbato affatto, però. Ovviamente se ne è accorto, dal momento che gli sto piangendo letteralmente sulla spalla, e che penso potrei rovinargli di più la maglietta del pigiama solo se mi ci soffiassi anche il naso. Ma non dice niente, come se non gli sembrasse stupido, si limita a tenermi abbracciato e a continuare ad accarezzarmi i capelli e la schiena, finché inspiegabilmente non riesce a calmarmi.
Sposto finalmente la testa dalla sua spalla fradicia, e mi allontano quel poco che mi basta per guardarlo in faccia. Non sta ridendo e non è arrabbiato. Mi sorride, solo, tranquillamente come se capisse, e poi il suo sorriso si allarga appena quando mi vede in faccia. Ah, devo essere davvero un bello spettacolo, se gli occhi sono rossi almeno quanto mi bruciano e se il mio naso è gonfio come me lo sento.
-Scusa.- dico, impacciato, tirando su col naso. E adesso?
-Quanto sei scemo, Sirius?- mi risponde a sorpresa. E poi: -Pensi che ci sia qualcosa di male a piangere ogni tanto?- continua.
Oh. Taccio, non ho idea di cosa dire. Sono contento però di sapere che non mi considererà un idiota per aver pianto come un bambino, anche se ad essere sinceri, ha motivi molto più validi per farlo. Per considerarmi un idiota, intendo.
A corto di parole, mi sistemo di nuovo vicino a lui, che comunque mi tiene ancora abbracciato. Sorride ancora, ma il suo sguardo si è fatto di nuovo pensieroso e adesso, anche se guarda verso di me, sembra fissare qualcosa di molto interessante dietro al mio orecchio sinistro.
-Senti, Sirius...- mi dice, ancora assorto.
Lo ascolto. So che sta per parlare seriamente, e che qualunque cosa dirà sarà importante.
-Quella faccenda delle tende... Penso che non le troverai più chiuse, sai?-
Se avessi voglia di ridere, sarebbe questo il momento giusto per farlo. Peccato che difficilmente abbia avuto meno voglia di ridere che adesso.
-Dubito che Eloise possa gradire una cosa del genere, Remus.- rispondo, cercando di tornare nel ruolo di bravo amico e di nascondere dietro ad un sorriso falso quanto sia suonata tetra quella frase.
-Be', credo che questo sia un problema di Vince, allora.-
Vince? Che c'entra adesso l'ex della Garden? Sospetto fortemente di aver appena fatto una faccia confusa degna di un pesce, ho anche aperto un paio di volte la bocca senza sapere cosa dire, perché Remus decide di spiegarmi.
-La settimana scorsa, Sirius, ho consigliato a Eloise di fare pace con Vince, invece che fingere di essere interessata ad altri, e ieri mi ha fermato in corridoio per dirmi che in effetti sono tornati insieme.-
Ci metto qualche istante a realizzare il significato delle sue parole.
-L'hai scaricata?- chiedo, incredulo. Remus che si porta a letto una ragazza e la scarica dopo due giorni? Una delle ragazze più belle di Hogwarts, per altro?
Annuisce.
-Ma hai una cotta per lei da quando avevi dodici anni!- esclamo, ancora incredulo. E' impazzito?
Remus ride, ma prima che io possa confermare la mia tesi sulla sua pazzia improvvisa, mi spiega:
-Avevo una cotta per lei quando avevo dodici anni, Sirius. Mi è passata da un pezzo.-
-Oh.- è l'unica cosa che riesco a rispondergli. Oh. E quindi?
-E quindi basta. Non è lei che mi interessa, e ho capito che non aveva senso sprecare del tempo con lei e prenderla magari in giro.-
Per l'ennesima volta in questa notte strana, non so cosa dire mentre assimilo lentamente la sua frase. Per fortuna Remus non sembra altrettanto a corto di parole.
-Mi dispiace davvero per le tende chiuse, Sirius. Anch'io volevo parlare con te.-
Siamo ancora stesi vicini, siamo ancora abbracciati. E' quasi surreale stare qui, in questa atmosfera intima, e trovarmi a pensare che forse... che forse con le sue parole sta cercando di farmi capire qualcosa. C'è un significato dietro quello che ha appena detto? Posso permettermi di capire che avrebbe preferito parlare con me che essere con lei? Che forse...
-Dobbiamo parlare Remus, parlare davvero.- dico, prima di potermelo rimangiare. Lui annuisce.
-Sì, Sirius, credo anch'io che dobbiamo parlare. Ma non adesso.- mi risponde serio.
Ha ragione come al solito. Da fuori della finestra comincia a venire un tenue chiarore, e la stanza da qualche minuto è meno nera e più grigia. Domani ci aspetta una giornata importante, e siamo stati svegli quasi tutta la notte. In realtà, anche se non vorrei ammetterlo per nessun motivo, crollo dal sonno, e anche Remus ha l'aria stanca.
-Domani.- dico risoluto, e giuro a me stesso che non mentirò e non troverò scuse, che domani gli dirò tutto.
-Domani.- ripete.
Chiude gli occhi e penso che si sia addormentato, ma dopo qualche secondo mi tira verso di lui e stringe di nuovo quell'abbraccio che si era allentato mentre parlavamo. Senza aprire gli occhi, mi sfiora la bocca con le labbra in un bacio leggerissimo. E nonostante tutto, questo gesto non mi manda in confusione come dovrebbe essere, ma mi sembra naturale e giusto nel dormiveglia in cui sto scivolando.
So che mi sono addormentato prima di lui, dimenticando l'incubo e le tende nel suo abbraccio e nel suo odore familiare che mi avvolge, perché mentre scivolo nel sonno sento ancora la sua mano che mi accarezza i capelli.
Capitolo 40
La Partita del Secolo
8 Giugno 1977
Parla Peter
Quando mi sveglio questa mattina, nel dormitorio sempre uguale a se stesso, dovrei capire subito che c'è qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa che promette di fare di questa tranquilla domenica una delle giornate più memorabili nella storia dei Malandrini. Dovrei anche ricordarmi che oggi non è una giornata come tutte le altre, e non solo per il fatto che è domenica.
Invece, ancora intontito dal sonno, mi dirigo nel bagno, ed è solo qualche minuto dopo, al mio rientro nella stanza, che mi accorgo di quello che sta succedendo.
James se ne sta piantato nel bel mezzo della camera, con l'aria sperduta di chi non si ricorda nemmeno il suo nome, e giuro che è uno spettacolo buffissimo, con quei capelli ancora più incasinati del solito, il pigiama tutto storto e la bocca spalancata nel bel mezzo di uno sbadiglio.
-Siamo in ritardo per la lezione, Codaliscia.- mi dice a mo' di saluto, e ridacchiando tra me e me gli ricordo che è domenica, mentre comincio a frugare nel baule in cerca dei miei vestiti.
E qui cominciano a succedere le cose strane di questa strana giornata. James rimane immobile per qualche secondo, sempre piantato nel centro della stanza, poi sussulta come se l'avesse colpito un fulmine e se ne esce con una parolaccia irripetibile.
-La partita!- strilla poi, e improvvisamente ricordo.
Oggi è il gran giorno! La partita più importante della stagione, Griffondoro contro Serpeverde! Sembra semplicemente assurdo che fino a questo momento io me ne fossi dimenticato, ma la cosa più assurda è che se ne sia dimenticato James.
Questa partita deciderà da sola le sorti del Campionato di Quidditch, perché sia noi che i Serpeverde abbiamo vinto entrambe le partite precedenti, il che significa che chi vince oggi sul campo conquisterà non solo la gloria di battere la rivale di sempre, ma anche Coppa del Quidditch e quasi sicuramente anche quella delle Case. E nonostante l'importanza di questa giornata, ieri sera nessuno di noi si è sognato di mettere un incantesimo sveglia!
Lancio un'occhiata nervosa all'orologio babbano sul comodino di Remus (un oggetto a cui lui è molto legato, e mi sembra il minimo, rischiò di far saltare in aria la Torre al primo anno tentando di farlo funzionare con la magia!), e facendolo scopro in una volta due cose assolutamente inquietanti. La prima, che mi affretto a comunicare a James (che è sempre piantato nel mezzo della stanza), è che le squadre entreranno in campo esattamente tra venti minuti, quindi, se non si sbrigano, i Griffondoro faranno il loro trionfale ingresso senza il Capitano, il Cercatore ed un Battitore. Questa notizia ha il potere di risvegliarlo dal suo stato di caos mentale, e di far sì che si metta a rovistare tra le sue cose tentando contro ogni logica di riuscire ad essere pronto per scendere cinque minuti fa. James è assolutamente inaffidabile in momenti come questo.
In ogni caso, lascio perdere per qualche istante il mio amico, ignorando la sensazione di capogiro che dà vederlo cercare di precipitarsi contemporaneamente in cinque direzioni diverse. Già, perché oltre a essere in ritardo, stamattina abbiamo anche un altro problema.
Remus non c'è. Non è nel suo letto. Le tende del baldacchino sono aperte, e il letto è disfatto, come se ci avesse dormito, ma di lui non c'è traccia. E non esiste che Remus si sia svegliato prima di noi e che ci abbia lasciato dormire troppo in un giorno come questo, non lo farebbe mai!
Non faccio in tempo a chiedermi dove sia finito, che lo vedo. E' poco distante, in realtà, e come pensavo sta ancora dormendo. Nel letto di Sirius, però.
E qui mi dovrebbe venire il primo dubbio. Che diavolo ci fa nel letto di Sirius?
Ma invece che chiedermelo, mi avvicino silenziosamente ai miei amici addormentati, intenzionato a svegliarli prima che venga in mente a James di farlo a modo suo. So per esperienza che Sirius giocherà molto meglio oggi se non gli scoppia il cuore prima del risveglio per qualche urlo selvaggio o qualche cazzotto di Ramoso.
Di nuovo, sono ancora troppo intontito dal sonno per notare come in questa mattinata qualcosa non torni.
Remus dorme profondamente, cosa inusuale, visto che in genere ha il sonno così leggero da svegliarsi al primo accenno di movimento in dormitorio. E' supino, un braccio allungato di traverso sul cuscino, e dorme con la bocca spalancata, russando piano. Mi chiedo con una punta di invidia se solo io devo russare così forte da svegliare anche me stesso delle volte. In ogni modo, l'altro suo braccio è attorno alle spalle di Sirius, che sta dormendo rannicchiato contro di lui, abbracciandolo come un bambino farebbe con l'orsetto preferito. Anche Sirius ha la bocca aperta, ma invece di russare sembra quasi che stia sbavando sulla maglietta di Remus.
E a questo punto il primissimo piccolo campanello di allarme comincia a suonare nella mia testa, quando ho l'assurda sensazione di star facendo qualcosa di molto brutto di cui dovrei vergognarmi ad intromettermi in quel momento. Mi sento in imbarazzo mentre li chiamo piano per nome, cercando di svegliarli nella maniera meno traumatica possibile.
James non ha nessuno dei miei scrupoli. Non ho idea di come abbia fatto ad essere già vestito, se si può chiamare così il modo in cui è allacciata quella camicia, ma improvvisamente lo vedo passarmi di fianco e volare letteralmente sul letto di Sirius, che scricchiola pericolosamente sotto quel triplo peso, e cominciare a scrollare indifferentemente entrambi i nostri amici, urlando come un matto che è tardissimo, che se vengono squalificati per non essersi presentati la colpa sarà tutta di Sirius, e che porca miseria perché non l'hanno svegliato. Se non fossi così intontito gli farei notare che anche lui si è alzato in ritardo, ma ho ancora troppo sonno per avere la prontezza di contraddire James.
Mi limito ad osservare i suoi ottimi riflessi, quando Sirius, dopo un paio di "vai via" borbottati a mezza voce, si alza di scatto, improvvisamente sveglio, costringendo James a spostarsi di lato bruscamente per evitare di prendersi una sonora testata nei denti. Peccato che di lato rispetto a James ci fosse solo il bordo del letto, e Ramoso senza quasi accorgersene si ritrova per terra. Lo sento imprecare, lo vedo alzarsi e guardare malissimo Remus che nel frattempo si è messo a sedere sul letto e si sta guardando attorno con l'aria persa di chi non capisce che succede. Onestamente non capisco cosa c'entri Remus, ma stranamente James rivolge a lui le sue imprecazioni, e lui, anziché sembrarne sorpreso, sembra stia malamente cercando di non ridere.
In ogni caso sia Remus che Sirius dimostrano in questo frangente molta più prontezza mentale di James, bisogna ammetterlo, oltre che un notevole spirito di squadra. Remus non ha bisogno di riprendersi da sonno, evidentemente, per realizzare in maniera lucida che se io e lui possiamo anche fare un po' tardi, non dovendo giocare, Sirius e James devono sbrigarsi. Invece che prepararsi, quindi, ordina a James di sistemarsi la camicia e filare, e contemporaneamente riesce a rimediare in pochi secondi la divisa dispersa che Sirius cercava disperatamente da quando si era alzato quasi due minuti prima.
Remus ha uno spirito di organizzazione invidiabile, bisogna ammetterlo. In cinque minuti, Sirius e James stanno uscendo dal dormitorio, in anticipo di dieci minuti sul fischio di inizio, e con tutte le cinghie della divisa da Quidditch allacciate al posto giusto. Questo, per me che mi sveglio con loro in questo dormitorio ogni mattina, ha dell'incredibile.
Sulla porta, Sirius si ferma un attimo, e borbotta un "arrivo subito" a James che si sta precipitando per le scale. Poi si avvicina a Remus che ha cominciato a cercare nel suo baule i suoi vestiti per la giornata.
-Senti, Remus, io...- comincia, ma Lunastorta lo interrompe sorridendo.
-Vai, Sirius, non c'è tempo. Parliamo dopo.- gli dice, e Sirius annuisce.
-Promesso?- chiede poi.
-Promesso.-
E con questo incomprensibile scambio di battute, Sirius scompare per le scale.
Remus sta andando in bagno, ancora sorridente, e tutto si direbbe tranne che si sia svegliato molto bruscamente solo cinque minuti fa e, a giudicare dalle sue occhiaie, avendo dormito molto poco. Sembra stranamente contento quella mattina, e sono tentato di chiedergli perché, quando lui si volta e mi rimprovera.
-Sbrigati a vestirti, Peter, sono cinque minuti che sei piantato lì immobile! Ci perderemo il fischio di inizio.- dice prima di scomparire in bagno.
Oh, accidenti, la partita! Mi vesto rapidamente, cercando di contenere l'emozione per questo evento che ormai ha cominciato a prendermi, mano a mano che dalla finestra comincia a farsi sempre più forte il rumore degli studenti che prendono posto sulle tribune dello stadio poco lontano. Eppure, nonostante l'adrenalina, nonostante l'emozione e la speranza che sento per la partita che sta per iniziare, mi resta il vago senso che sia successo qualcosa di strano, e mentre esco dal dormitorio e con Remus mi dirigo verso lo stadio, mi chiedo se sono l'unico a non aver capito praticamente nulla di quello che è successo stamattina in camera.
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Dopo quasi quaranta minuti di gioco, la mia voce è dolorosamente rauca, e siamo ancora in parità. Ottanta pari, e non sono mancati i colpi di scena. Sirius si è preso un brutto Bolide sul braccio a cinque minuti dall'inizio, e da allora è costretto ad usare la mazza con la mano destra. Nonostante questo, sta giocando egregiamente, e anche Remus, che di solito non è un gran tifoso, lo sta incoraggiando in maniera entusiasta. Per essere una finale così importante, tutti in campo si stanno comportando in maniera abbastanza corretta.
Belt ha la Pluffa, e con una serie mirabolante di schivate segna, ma poi in pochi minuti prendiamo venti punti da Serpeverde e torniamo in svantaggio. James sta setacciando il campo alla ricerca del Boccino, ma quella maledetta pallina non si è ancora fatta vedere, e il Cercatore di Serpeverde gli sta alle costole. Uno dei Battitori avversari, Simon Craig, non perde di vista i movimenti dei Cercatori, e più di un Bolide è già passato troppo vicino a James per i miei gusti. Sirius se ne è accorto, e adesso non lascia mai James scoperto per troppo tempo. Questo significa che da entrambe le parti c'è un Battitore in meno a coprire i Cacciatori, che stanno incassando paurosamente.
La Pluffa passa di mano in mano ogni pochi secondi, e tremo ogni volta che finisce a Serpeverde. Il cronista ormai ha smesso di segnalare tutti i passaggi, sono troppo veloci così, e si limita ad annunciare quando una squadra sottrae la Pluffa all'altra e parte all'attacco.
Improvvisamente, nel bel mezzo dell'azione che porterebbe Serpeverde in vantaggio di venti punti, vedo James schizzare a velocità paurosa verso l'alto, in direzione della nostra tribuna. Alzo la testa e mi accorgo, come tutti i Griffondoro, che parecchi metri sopra di noi si vede chiaramente uno sfarfallio dorato che ondeggia pigramente.
E poi la situazione si fa caotica.
Quattro scope si lanciano in direzione del riflesso dorato, che sembra accorgersene e comincia a scappare a gran velocità, tallonato dai giocatori. In campo, il resto delle azioni sembra essersi fermato.
Sirius, all'inseguimento di James, cerca di mandare un Bolide contro il Battitore avversario, ma sfortunatamente sbaglia mira, e questo è un gravissimo errore. Perché in questo modo, facendolo passare così vicino al Serpeverde senza colpirlo, gli serve il colpo successivo su un piatto d'argento. Sento Remus di fianco a me trattenere il fiato.
Il Bolide supera il Serpeverde e compie una lunga parabola, poi comincia a tornare indietro. Inoltre ha rallentato abbastanza da permettere a chiunque abbia un po' di esperienza di capire esattamente dove passerà. Sirius, dalla posizione in cui è, non riuscirà mai ad intercettarlo.
James è ad un soffio dal boccino quando, con un ghigno soddisfatto, Craig gli spedisce contro il Bolide intercettandolo con la mazza. Sirius non arriverà mai a pararlo e James non se l'aspetta...
E poi tutto cambia. Dal basso, con una mossa azzardatissima, Steve Light spedisce il secondo Bolide a tutta velocità in direzione di Sirius. La grossa palla nera quasi arriva prima del suo "Black!" urlato a squarciagola, ma Sirius sente il richiamo, e si gira appena in tempo.
Con un movimento così veloce che sia io che Remus tratteniamo il fiato, Sirius fa un mezzo giro su se stesso colpendo il bolide con la mazza e accompagnandolo prima di scagliarlo con tutte le sue forze direttamente verso James.
Tutto lo stadio adesso trattiene il fiato.
James sta sfiorando con le dita le ali del Boccino quando il Bolide del Serpeverde e quello lanciato da Sirius si scontrano a mezz'aria, schizzando via in direzioni opposte a meno di un metro dalla coda della sua scopa.
Sirius schiva per un pelo uno dei due Bolidi di ritorno, mentre quasi non stacca gli occhi dalla mano di James che si chiude attorno al Boccino d'oro.
Ci vuole qualche istante prima che lo stadio assimili quello che è successo in pochissimi secondi. Poi comincia l'esultanza sfrenata della nostra curva, e gli abbracci, le grida, i cori si diffondono come un'onda mentre i giocatori si riuniscono a terra esultando attorno a James che alza vittorioso la mano che ancora stringe il Boccino.
Abbiamo vinto! La partita è nostra, la Coppa è stata conquistata da Griffondoro!
L'euforia attorno a me è enorme, contagia anche gli studenti più tranquilli, e persino la McGranitt è schizzata in piedi e si è unita al coro vittorioso, dimenticando per qualche minuto la sua rigida compostezza. Attorno a me le facce sono felici, è c'è un caos incredibile. Persino Remus sta urlando a squarciagola, e i suoi occhi sono quasi lucidi.
La sensazione di vittoria è bellissima in questo momento.
Passa qualche minuto in cui sfoghiamo tutti la nostra euforia, mentre i Serpeverde tentano inutilmente di contestare una qualche scorrettezza che non c'è stata. Posso giurare che conosco il regolamento del Quidditch quasi come le mie tasche, e da nessuna parte c'è scritto che non sia lecito colpire con un Bolide l'altro Bolide per deviarlo.
La situazione si calma appena quando Silente in persona fa avvicinare i giocatori di Griffondoro al palco laterale su cui si trova esposta in bella vista la coppa. Le parole del Preside, che si complimenta con la squadra per gli allenamenti e il duro lavoro che hanno consentito loro di arrivare a questa vittoria, echeggiano nello stadio improvvisamente silenzioso.
Approfitto di questo momento per fare cenno ad Em, che è seduta nella fila davanti, vicino a Lily Evans, di raggiungermi, se vuole. Mi si scioglie il cuore, e per un attimo dimentico la partita, quando lei sorride e mi si avvicina e mi abbraccia. Probabilmente sono diventato rosso, e sono contento che ci sia solo Remus a vedermi, perché sono certo che sia Sirius che James mi prenderebbero in giro a vita.
E purtroppo, a rovinare questo momento perfetto, da dietro di noi arriva una vocetta malevola che, appena abbastanza forte perché io la senta, dice:
-Oh, ecco la sorda amica di Minus, mi pareva strano che fosse lontana dal suo schiavetto!-
Sto per voltarmi e urlargli qualcosa, quando sento la mano di Remus sul mio braccio che mi trattiene. Il mio amico ha la faccia torva, evidentemente ha sentito, e scommetto che nemmeno lui ha gradito l'affermazione. Però, dimostrandosi come al solito il più saggio del gruppo, mi sussurra:
-Se ti giri e gli rispondi Emanuelle capirà che ha detto qualcosa. Andiamo.-
Con un cenno della testa indica il palco laterale, poco lontano, sotto il quale si sta radunando una folla di Griffondoro festosi, e dal quale James e Sirius ci fanno ampi gesti perché li raggiungiamo.
Prendo per mano Em, e insieme seguiamo Lunastorta e la Evans che si fanno strada nella calca. Remus ha ragione, non voglio che il commento di un idiota guasti questa festa. Con fatica, facendoci strada in questa massa di gente, raggiungiamo il palco e i nostri amici.
Sulla struttura di legno ci sono già parecchi nostri compagni di casa che esultano sotto gli occhi benevoli del Preside. La coppa passa di mano in mano prima tra i giocatori, e poi tra tutti i ragazzi festosi che saltellano.
Nel caos, tengo stretta Em per non perderla, fino a quando non riusciamo finalmente a salire sul palco dove la ressa è un po' meno fitta, sebbene la confusione sia molta di più. James passa a Em la Coppa mentre Lily si complimenta un po' timidamente con lui. Em solleva il pesante trofeo sopra la testa prima di passamelo.
La Coppa è pesante, ma è una bellissima sensazione averla in mano, anche se non è stata vinta per merito mio. Mi giro per passarla a Remus, e in quel momento succede di tutto.
Vedo Sirius che si districa dall'abbraccio cameratesco di Steve, e si dirige verso di noi quasi di corsa. Si ferma un passo davanti a Remus, senza degnare nessun altro di uno sguardo. Riesco ad osservarlo per un brevissimo istante, mentre resta fermo come se stesse pensando a cosa dire. Sembra veramente stanchissimo in questo momento, ma i suoi occhi cerchiati (non deve aver dormito bene stanotte) brillano come raramente succede, e sorride come non lo vedo fare da mesi. Apre la bocca come per parlare, ma poi la richiude, senza smettere di fissare Remus.
-Sei stato bravissimo.- dice Remus tranquillamente, e mi rendo conto che riesco a sentirlo a stento io che gli sono di fianco. Ma Sirius sembra aver capito benissimo, a giudicare dal suo sorriso luminoso.
-Sono stato fortunato.- risponde. -Quel Bolide alla fine era un rischio enorme.-
-Ma se tu non avessi rischiato, non avremmo vinto la partita.- dice Remus, posando la mano sul polso sinistro di Sirius, gonfio e livido per la botta che ha preso durante i primi minuti di gioco.
Sirius nemmeno sembra accorgersi di quel gesto che probabilmente gli ha fatto male, e improvvisamente sembra serio, come se stesse riflettendo su qualcosa di vitale importanza.
-Dici che vale la pena di rischiare, Remus?- chiede, con un tono incerto che non sembra da lui.
-Sì, certe volte sì.- risponde Remus, e non faccio a tempo a chiedermi di che diavolo stanno parlando, che succede qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
Sirius butta le braccia la collo di Remus e lo bacia.
Penso di aver spalancato la bocca come un pesce a questa vista. Ok, Sirius è sempre stato maledettamente impulsivo, lo sanno anche i muri a Hogwarts, ma non era lui che due giorni fa mi giurava che non avrebbe fatto cazzate con Remus? Perché senza dubbio baciarlo all'improvviso davanti a tutta la scuola non si può definire un colpo di genio.
Remus, però, a sorpresa, non sembra risentito, anzi. Adesso ha abbracciato Sirius, lo stringe per la vita e palesemente sta ricambiando il suo bacio. Mi vergogno parecchio, ma una morbosa curiosità non mi consente di distogliere gli occhi da loro. Per prima cosa, non ho mai visto due uomini baciarsi, e poi, improvvisamente, mi rendo conto che avevo a quanto pare fatto un piccolo errore di calcolo cercando di interpretare i sentimenti di Remus.
Dopo qualche secondo, comunque, Remus e Sirius si staccano, ma prima che io possa intervenire per far loro notare se non altro che sono in pubblico, Remus si avvicina di nuovo e dice qualcosa a Sirius, così piano che nemmeno io da questa distanza lo sento. Ma riesco comunque a seguire la conversazione leggendo il movimento delle sue labbra.
-Avevi fretta stamattina, eh?- chiede ridacchiando, senza accennare a mollare Sirius, che gli sorride.
-Sì, perché?-
-Non ti sei nemmeno lavato i denti!- scoppia a ridere Remus.
Sirius diventa assolutamente rosso, e fa una faccia sbigottita che gli avevo visto fare soltanto in forma di Felpato prima di oggi.
Remus di nuovo ride, ma poi gli sussurra "Non me ne frega niente" e lo bacia di nuovo.
E a questo punto mi sento decisamente di troppo, e rivolgo altrove la mia attenzione.
Anche Em li sta guardando e ridacchia, e sono sicuro che non si è persa nemmeno una parola. Incrocia il mio sguardo e mi fa segno di vittoria con la mano, e mi chiedo se con il suo intuito poderoso avesse già capito che sarebbe andata a finire così. E in quel caso, perché diavolo non me lo abbia detto.
E poi improvvisamente noto uno strano silenzio tutto attorno al piccolo spazio occupato da noi Malandrini sul palco. Tutta la scuola sta guardando nella nostra direzione. Questo silenzio che ha interrotto i cori della festa è percorso da risatine e commenti fatti in tono malizioso, e improvvisamente realizzo cosa significa che tutta la scuola stia guardando verso di noi. Verso Remus e Sirius. Che si stanno baciando, mi ripeto, davanti a tutta la scuola, insegnanti inclusi, su un palco, con l'attenzione di tutti puntata addosso. Per nulla al mondo vorrei essere nei loro panni adesso e soprattutto nei prossimi giorni.
Sospetto che loro non si siano accorti di nulla, almeno fino a quando la McGranitt non riesce faticosamente a farsi strada verso il nostro angolo di palco, e a staccare Sirius da Remus prendendolo per un orecchio.
-Signor Black! Signor Lupin!- esclama, meno ad alta voce di quanto mi sarei aspettato, in modo da non richiamare l'attenzione di chi non avesse ancora visto la scena.
-Insomma, un po' di discrezione! Ma vi sembra il luogo?- chiede, e Sirius e Remus, basiti, sembrano rendersi conto solo in questo momento di dove sono e di cosa hanno appena fatto davanti a tutta la scuola. Sirius arrossisce e Remus sbianca, e penso che la McGranitt abbia pietà di loro, perché, con una voce molto meno severa del solito, li invita a seguirla subito nel suo ufficio.
Per una volta, meno male che c'è la McGranitt. Immagino che per loro sia meglio sorbirsi una delle sue ramanzine, piuttosto che restare in pasto alla folla in questo momento.
Mentre qualche minuto dopo ritorno con Em verso la scuola, infatti, fioccano già commenti ironici e crudeli da tutte le parti.
-Ehi, Minus!- chiede uno studente del secondo anno. -Perché non hai mai detto che i tuoi amici sono dei finocchi?-
-Come ci si sente a dormire nella stessa camera con due checche?- ridacchia un Corvonero antipatico del nostro stesso anno.
E via dicendo. Quando finalmente io e Em arriviamo nel dormitorio, ancora vuoto, mi sono già abbondantemente stufato dei commenti detti a mezza voce. Posso solo immaginare cosa passeranno quei due matti stasera a cena, sempre che scendano... Ma che diavolo gli è saltato in mente, mi chiedo adesso, di fare una cosa del genere? Possibile che non si siano resi conto di cosa si sarebbero attirati addosso? E per la cronaca, che razza di fine ha fatto adesso James?
L'ultima domanda non c'entra, ma chiedo ugualmente ad Em, che si è seduta a gambe incrociate sul mio letto e sta mangiando una cioccorana, se l'ha visto.
Mi risponde che sì, l'ha visto vicino al palco che parlava fitto fitto con Lily Evans, e che probabilmente non si è nemmeno accorto di quello che è successo. Del resto è così preso da lei, che è normale! Mi dice ridendo.
Un attimo. James... E Remus... Ma allora non avevo capito niente davvero! Mentre chiedo ad Em di spiegarmi bene quello che sa, con il libro dei segni sotto mano, perché questa volta non posso sbagliare, ripenso a stamattina, e improvvisamente capisco cosa mi sembrava così strano: come poteva avere senso quello che stava succedendo, se dall'inizio avevo capito tutto sbagliato?
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