Aug 02, 2007 02:13
Fiuu...
Un Assaggio da questo blocco: "Sirius aveva sempre sinceramente creduto che il dovere di un buon Malandrino fosse quello di non lamentarsi mai di una punizione meritata. Quello che per tanti studenti era motivo di tristezza, per lui doveva esserlo di orgoglio. Faceva parte del gioco venire beccati quando si combinavano guai coscienziosamente praticamente ogni giorno, e le stesse punizioni erano i rischi del mestiere. "
Capitolo 35
Punizione e Confidenze
2 Marzo 1977
Sirius aveva sempre sinceramente creduto che il dovere di un buon Malandrino fosse quello di non lamentarsi mai di una punizione meritata. Quello che per tanti studenti era motivo di tristezza, per lui doveva esserlo di orgoglio. Faceva parte del gioco venire beccati quando si combinavano guai coscienziosamente praticamente ogni giorno, e le stesse punizioni erano i rischi del mestiere.
Però quel giorno di marzo non poteva evitare di pensare che quella punizione faceva veramente schifo.
Le serre erano umide e innaturalmente calde, e la pioggia che scrosciava sui vetri non faceva altro che aumentare quell'umidità. Sirius dopo meno di mezz'ora passata a concimare quei milioni di piante era sudato fradicio, la camicia incollata alla pelle e i capelli disgustosamente appiccicati alla fronte. Sudava talmente tanto che gli bruciavano gli occhi, cominciava ad avere mal di schiena a furia di stare chinato su quelle piante orribili, e ormai si era convinto che non esistesse al mondo un odore più disgustoso di quello che gli stava impregnando i vestiti. L'odore dolciastro delle piante medicinali unito a quello rivoltante del concime e, da qualche minuto, anche a quello del suo sudore, gli stavano facendo venire il voltastomaco.
Inoltre quelle piante assurde dovevano essere trattate nei modi più disparati, e né Sirius, né Peter che, in condizioni non tanto migliori, lavorava poco distante, avevano mai prestato abbastanza attenzione ad erbologia per sapere come. Il che implicava che dovevano spesso consultare un grosso libro che la Professoressa Calendula aveva messo a loro disposizione, non solo per sapere quale tipo di disgustoso concime usare, ma anche per evitare di avvicinarsi imprudentemente ad una graziosa pianticella che potesse loro staccare un dito con un morso.
Sirius, poi, voleva disperatamente essere in punizione con James, o con Remus magari, invece che con Peter. Con James ci sarebbe stato da ridere, come sempre. E Remus probabilmente avrebbe saputo dove mettere le mani, sebbene neanche lui avesse proseguito lo studio di erbologia dopo i GUFO. Invece Peter sbuffava e non gli rivolgeva la parola. Non gli rivolgeva la parola da un po', in effetti. Sirius l'aveva notato da qualche giorno, quindi quella mattina l'aveva coinvolto nel preparare quello scherzo mal riuscito proprio per cercare di tirargli su il morale. In genere per quel tipo di attività (stregare le armature velocemente e prima di lezione) James era più indicato come complice, ma l'incantesimo era talmente semplice quella volta che Sirius poteva farlo in fretta da solo, quindi tutto quello che gli serviva era un buon palo, e Peter si sarebbe di certo offeso se non l'avesse chiesto a lui.
In ogni caso, pensava Sirius mentre si rialzava pulendosi distrattamente le mani luride sui pantaloni altrettanto luridi, Peter avrebbe potuto per lo meno chiacchierare, per far passare il tempo. Invece se ne stava all'altro capo della fila di piante, tutto concentrato sul suo lavoro, come se davvero gli importasse di estirpare quella vitalba infestante. Strano comportamento, quello di Peter in quegli ultimi giorni. Cose come studiare fino a dopo che tutti erano andati a letto in sala comune, rifiutare una mano per i compiti e prestare attenzione tutto concentrato persino ad Incantesimi non erano assolutamente nello stile di Codaliscia.
Più ci pensava, più Sirius non sapeva se aveva voglia di ridere o di urlare. Prima James che si comportava da idiota per mesi, chiudendosi nelle sue paranoie fino quasi a diventare ridicolo. Poi Remus e quella sua assurda convinzione di essere un mostro, qualche settimana prima. E adesso anche Peter era impazzito. Di quel passo sarebbero finiti tutti al San Mungo prima ancora del diploma, lui per primo, se continuava a guardarsi attorno e a vedere i suoi amici comportarsi come folli senza avere idea del perché.
Sirius si era stufato di tutta quella situazione, in realtà. Aveva già i suoi problemi, non di poco conto, con il caos che si agitava nella sua testa ogni volta che ripensava a quello che aveva capito la passata Luna piena (e ci pensava dannatamente spesso, addirittura durante gli scherzi, cosa che ad essere onesti quella mattina stessa gli aveva un po' bloccato i riflessi quando aveva visto quella dannata scala andarsene per i fatti suoi.). E poi doveva badare a se stesso, e la sua vita non era proprio rose e fiori in quel periodo, nonostante si ritrovasse fin troppo spesso perso in qualche riflessione che gli faceva stringere lo stomaco in modo quasi piacevole. E c'era Remus, anche se Sirius non era proprio sicuro che fosse giusto pretendere di badare anche a lui.
Insomma, in tutto quel caos, non era proprio il caso che Peter cominciasse a fare il misterioso. Non potevano impazzire tutti insieme i Malandrini, o sarebbe stata la fine. Era necessario che Codaliscia aspettasse il suo turno, adesso era Sirius che aveva diritto di dare di matto, e gli altri si mettessero in fila. Bisognava chiarire questo problema, e subito.
-Oh, Codaliscia! Si può sapere che accidenti ti prende? Un gatto ti ha mangiato la lingua, o ti sei preso la malattia di James? Perchè non parli?- chiese al suo amico.
Forse, pensò Sirius, era stato un po' brusco. Peter aveva alzato gli occhi e la sua espressione era sembrata quasi di panico.
-Cosa? No, niente. Io... ecco... sì, be', sono solo un po' stanco.- rispose incerto Pete, guardando la pioggia che batteva sui vetri della serra come se fosse uno spettacolo interessante.
Ok, evidentemente Sirius era stato decisamente troppo brusco. Era Remus quello bravo nel convincere gli altri ad aprirsi, ma questo non significava che Sirius avesse il diritto di terrorizzare il povero Codaliscia, per quanto alle volte potesse essere divertente. Il ragazzo decise quindi di provare ad essere un po' più gentile perché, a parte le cazzate e le battutacce sui gatti, animali di cui Peter aveva una discreta paura, quello che aveva davanti era uno dei suoi migliori amici. E persino Sirius era capace di comportarsi da persona seria (be', quasi) quando era importante che lo facesse per i suoi amici.
Si avvicinò quindi a Peter, che nel frattempo era tornato a prestare attenzione alla sua vitalba infestante, e gli posò una mano sulla spalla in un gesto amichevole. La reazione di Peter lo lasciò di sasso per un attimo. Il ragazzo saltò via come se si fosse scottato, poi si allontanò di un passo e lo guardò come se avesse davanti un qualche essere strano con una testa di troppo.
Quella reazione spropositata stupì Sirius, e quello sguardo, spaventosamente simile ad alcune occhiate che aveva ricevuto a casa sua nel corso degli anni, lo fece immediatamente incazzare. Si sforzò di stare calmo, ma non era facile. Se c'era un motivo per cui valeva la pena di essere praticamente un senzatetto, era non dover più sopportare di essere guardato come un insetto disgustoso. E non esisteva un solo motivo valido per cui Peter dovesse guardarlo così, e non parlare, per di più. Non aveva fatto niente. Voleva solo parlare con lui, ed era davvero chiedere troppo che adesso, almeno, Peter si spiegasse?
Forse Peter aveva notato la tensione e la rabbia nello sguardo di Sirius, perché si affrettò a ricomporsi.
-Scusa, Sirius, ero concentrato e non ti ho sentito avvicinarti... mi hai spaventato, sì, ecco tutto.- balbettò Peter.
-Questa è una cazzata.- ringhiò Sirius.
-No, vedi... è che sono un po' nervoso in questo periodo e...-
-Balle.- lo interruppe Sirius. Peter non era capace di mentire.
-Io... ecco vedi è che...-
-Piantala di prendermi in giro, Peter. Se c'è qualcosa che non va, dimmelo e basta.- sbottò Sirius.
Peter alzò gli occhi verso di lui e deglutì. Sirius ebbe l'impressione di vedere un lampo inusuale di determinazione nei suoi occhi, prima che Peter dicesse:
-Mi dà fastidio che mi tocchi.-
Sirius rimase di sale. L'istinto gli suggeriva di fare qualcosa a metà tra urlare e massacrare Peter di botte. Invece rimase fermo respirando forte, gli occhi sgranati, e si sforzò con tutto se stesso di non fare nessuna delle due cose.
-Per quale assurdo motivo?- chiese, ma temeva di conoscere la risposta, e allo stesso tempo si chiedeva come poteva essere così dannatamente trasparente.
Peter sospirò, ma a quanto pareva era determinato ad andare fino in fondo con la questione.
-Senti, Sirius, mi dispiace, non prendertela. Ma... ho scoperto di quel bacio, e ecco... Non posso evitarlo, mi infastidisce...-
-Quale bacio?- chiese Sirius, ma sapeva di cosa Peter stava parlando.
-Hai capito, Sirius. Senti, io voglio davvero essere vostro amico, ma questa cosa mi dà un po' fastidio... N-non voglio comportarmi da stronzo, ma mi ci vorrà un po' per abituarmi. Potete... evitare di starmi troppo vicino, per un po'?-
Sirius era convinto di essere stato molto discreto, per quanto gli era possibile essendo pur sempre Sirius Black, e non si spiegava come Peter potesse aver capito che lui provava qualcosa per Remus. L'unica cosa davvero spiegabile di quella questione era il fatto che Peter si sentisse a disagio, in realtà, dal momento che quel tipo di argomenti lo avevano sempre infastidito anche in via teorica. Doveva aspettarselo, pensò, e anche se non gli faceva piacere, pensava di poter avere la pazienza di sopportarlo.
Però Peter aveva capito male le cose, e Remus non c'entrava nulla. Questa era una cosa che Sirius voleva chiarire, almeno. Se Codaliscia si sentiva a disagio con il fatto che a lui piacesse un ragazzo, allora gli sarebbe stato lontano, anche se gli dispiaceva. Ma Remus non si meritava certo di venir evitato per una sciocchezza fatta mesi prima! Non sarebbe stato giusto.
-Ok, Peter, va bene. Però ascoltami, è importante: Remus non ha nulla a che fare con questo, davvero.-
-Che c'entra Remus, adesso?- chiese Peter a sorpresa. -Lui non sapeva neanche di te e James!-
Sirius cadde dalle nuvole.
-James?- chiese, evidentemente stupito.
-Sì, tu e James avete una storia, no?- chiese Peter, e Sirius si accorse dal suo sguardo che ne era davvero convinto. Quasi rise della stupidità di tutta la situazione. Il fatto che se ne stesse nella serra, sudato fradicio, a parlare con un Peter talmente a disagio che si stava rosicchiando le unghie, e che per di più avessero parlato per almeno dieci minuti di due cose completamente diverse, aveva qualcosa di comico.
-Frena, Codaliscia. Io e James non abbiamo una storia! Come ti è venuto in mente?- chiese, sollevato.
-Vi ho... sentiti parlare ad Incantesimi qualche settimana fa. James diceva che tu l'hai baciato.-
-Oh, ok. Quel bacio. Non significa niente, Peter. Era solo curiosità. James si chiedeva da un po' come fosse baciare un ragazzo, sai? Allora gli ho tolto il dubbio. Ma non c'è nulla tra di noi, non l'ho mai visto più preso dalla Evans!- rispose Sirius, sollevato. Dopotutto, Peter non aveva capito la verità, e dopo le sue recenti riflessioni, lo sollevava non dovergli spiegare tutto. Si sentiva troppo in imbarazzo a parlarne persino con James.
Anche Peter sembrava sollevato.
-Oh, io... non avevo capito niente!- esclamò.
-Proprio così, Pete, vecchio mio. Allora mi pare che sia tutto a posto, giusto?- chiese Sirius, speranzoso.
La pioggia sui vetri aumentò, e per un attimo fu l'unico rumore a risuonare nella serra.
Poi Peter chiese:
-Ma perché hai pensato che parlassi di Remus prima?-
E Sirius seppe che per l'ennesima volta aveva aperto la bocca prima di pensare, e si era fregato con le sue mani. Cominciava davvero ad odiare quel lato del suo carattere.
A quel punto, fregato per fregato, decise di dire la verità. Aveva davanti Peter, che non era James, ma era comunque uno dei suoi migliori amici. Gli pesava non avere nessuno con cui parlare di quella rivoluzione di sentimenti degli ultimi giorni. Parlarne con Remus era del tutto fuori questione, e nonostante avesse chiarito con James e ne fosse felicissimo, sapeva che era meglio che gli desse un po' di tempo perché dimenticasse la gelosia che aveva provato, prima di scaricargli addosso il peso di quella nuova certezza che aveva scoperto di avere. Peter invece era il confidente ideale in quella situazione. Anche perché Sirius lo conosceva bene, e sapeva che quello che spaventava e infastidiva Peter erano le cose che non conosceva o non capiva. Sirius sapeva che se gli avesse spiegato bene la situazione, Peter avrebbe capito. O almeno sperava, ma decise di rischiare.
-Ho pensato a Remus perché sono innamorato di lui.- rispose, sicuro. Ok, l'aveva detto. Faceva un effetto strano, ma l'aveva detto ad alta voce, e questo semplice fatto lo faceva diventare molto più vero. Non si tornava indietro.
Peter era rimasto a fissarlo a bocca aperta. Sirius poteva quasi vedere i meccanismi del suo cervello che si muovevano frenetici, digerendo quella strana informazione.
-Sirius, non ti ho mai sentito usare la parola "innamorato".- disse Peter, incredulo.
-Già. Perché non sono mai stato innamorato.- rispose, ancora sicuro. Stava diventando più facile dirlo, e, stranamente, Sirius sentiva che confidarsi con Peter gli faceva bene.
Peter si sedette a terra a gambe incrociate. Poteva sembrare una reazione esagerata, ma nel codice di comportamento dei Malandrini, da anni, significava in realtà un invito a sedersi e a raccontare tutta la storia. Sirius accettò l'invito, stravaccandosi poco compostamente a terra, e raccontò.
Più parlava della nascita e dell'evoluzione dei suoi sentimenti a Peter che lo ascoltava silenzioso, più era contento di averlo fatto. Mentre raccontava coglieva tanti piccoli dettagli e segnali che non aveva mai ricollegato, e quando ebbe finito il discorso aveva un quadro molto più chiaro della situazione, al punto che si sentì molto stupido per aver realizzato quello che gli stava succedendo solo due settimane prima.
Peter sembrava meno stravolto di prima. Sirius sospettava che il suo racconto, semplice e diretto, avesse spaventato l'amico molto meno di quanto l'avesse fatto qualche informazione sparsa colta per caso. Con Peter era sempre così, anche con le materie scolastiche.
Infatti quando parlò, Peter sembrava decisamente molto meno schifato di poco prima.
-Non avevo proprio capito niente... Cioè, sono mesi che tu hai una cotta per Remus, e io non mi ero mai accorto di niente... Mi ero fatto un'idea diversa di come fosse provare dei sentimenti per un ragazzo.-
-Che vuoi dire?-
-Che mi sembra tutto così... normale.- rispose Peter, arrossendo. Sirius sospettò che il suo amico stesse cercando goffamente di scusarsi dei suoi pregiudizi.
-Già, be', beato te. A me è preso un colpo quando ho realizzato!- scherzò Sirius. Un po' era vero, un po' però non si era mai sentito così bene.
Peter sorrise, ancora assorto. A Sirius sembrò di cogliere un po' di qualcosa che sembrava dispiacere nel suo sguardo quando il suo amico alzò la testa, ma non avrebbe potuto giurarci.
-Ok.- disse Peter, -Ok. E' ancora un po' strano a pensarci, ma me ne farò una ragione, davvero.-
Sirius annuì. -Vuoi che ti stia lontano?- chiese, incerto.
-No. Te l'ho detto, mi sembra una cosa normale. Non mi fa lo stesso effetto di quello che pensavo prima.-
-Ok, allora.-
Sirius fece per alzarsi e tornare al suo lavoro, che era stato trascurato per quasi un'ora. Dovevano sbrigarsi se volevano fare in tempo a farsi una doccia prima di cena, e Sirius non si sarebbe presentato in Sala Grande con quell'odore disgustoso addosso. A meno che non dovesse sedersi per qualche strano motivo vicino a Mocciosus, pensò, il che avrebbe avuto probabilmente il lato positivo di farlo dare di stomaco davanti a tutta la scuola. Ma non voleva abbastanza male a nessun Griffondoro per fare una cosa del genere.
-Sirius?- chiamò Peter, mentre si rialzavano e tornavano al loro schifoso lavoro. Sirius si voltò.
-Lo accetteresti un consiglio?- chiese Peter, incerto.
Sirius annuì. Primo, non sarebbe stato gentile rifiutare un consiglio dopo che Peter aveva fatto tanti sforzi per capire e accettare la situazione. E in secondo luogo, cosa ancora più importante, Peter aveva la qualità di essere un buon ascoltatore e un buon osservatore, e questo poteva voler dire che i suoi consigli a volte potevano rivelarsi utili.
-Non parlarne con Remus per il momento.-
Sirius si stupì. Certo, aveva pensato di aspettare un po' e di osservare il comportamento di Remus, ma in genere gli amici non avevano il repertorio di consigli incoraggianti come "fatti avanti" e simili? Lui faceva così quando James parlava della Evans. Non che ci fossero stati mai risultati geniali, in quel senso, ma Sirius era segretamente convinto che la perseveranza avrebbe portato risultati nel caso del suo amico.
Si rimisero al lavoro, anche se Sirius continuava a rimuginare su quello che aveva detto Peter. Mentre versava lo sterco di Drago liquido sulle disgustose pianticelle azzurre dal nome impronunciabile, decise che forse, forse, era il caso di dare ascolto a Peter, almeno per il momento. Sirius stesso non sapeva se si stava convincendo di questo perché era la via più facile per non rischiare la sua amicizia con Remus, o perché Peter sembrava così convinto, ma quando la Professoressa Calendula riconsegnò ai due Malandrini le bacchette, congedandoli, qualche ora dopo, Sirius si era convinto a starsene buono ed aspettare, non sapeva esattamente cosa, prima di parlare con Remus di tutta quella faccenda.
Capitolo 36
Aria di Tempesta
21 Aprile 1977
Vi è mai capitato che la vostra esistenza, prima così regolare, improvvisamente prenda un ritmo strano, imprevisto, e che vi sentiate sballottati nel tempo, alternando periodi frenetici in cui succedono troppe cose per poterle analizzare, ad altri così tranquilli e monotoni che quasi sembrano essere passati in un battito di ciglia quando ci si guarda indietro?
Questa era la domanda che Peter aveva voglia di fare a tutti gli studenti che incontrava, in quel pomeriggio di primavera.
Era una riflessione che non si addiceva molto al Malandrino. Peter stesso lo sapeva, eppure continuava a chiedersi incessantemente come fosse possibile che l'ultimo mese fosse passato così in fretta da farsi dimenticare.
Ricordava chiaramente la conversazione che aveva avuto nella serra con Sirius, come se fosse il giorno prima, anche se era avvenuta ai primi di marzo. Quello era stato senza dubbio un evento notevole, particolare, memorabile. E poi? Un periodo di nulla assoluto. C'erano state le lezioni, certo, ma anche il buon voto, che aveva straordinariamente preso in Trasfigurazione i primi di aprile, era passato quasi sotto silenzio nell'atmosfera ovattata che sembrava avvolgere la sua mente.
I Malandrini se ne erano stati insolitamente tranquilli nell'ultimo periodo. Non c'erano state azioni punitive contro i Serpeverde, né memorabili sfide a Quidditch, e neppure punizioni particolarmente eclatanti da svolgere. Nulla. Il tempo rispetto a Marzo era molto migliorato, tanto che quella primavera sembrava quasi volgere con largo anticipo all'estate. In effetti in quel momento la maggior parte degli studenti se ne stava nel parco della scuola, chi impegnato a studiare o ripassare (non era un periodo tranquillo dell'anno da quel punto di vista), chi con gli amici a scherzare, e un paio di Tassorosso del quarto anno insolitamente coraggiosi avevano tentato un bagno nel lago, ritirandosi in fretta dentro il castello poco dopo, ghiacciati fino alle ossa.
La scuola sembrava fervente di attività come al solito, ma per Peter quello continuava ad essere uno strano interludio, dopo il caos che aveva agitato la sua esistenza nei mesi precedenti. Possibile che non fosse successo proprio nulla? In realtà, ovviamente, qualcosa di rimarcabile c'era stato in quel periodo, ma non si trattava di eventi notevoli che meritassero di essere ricordati, quanto di quello che a Peter sembrava un riassestamento interno delle dinamiche del gruppo dei Malandrini.
Probabilmente anni dopo Peter si sarebbe ricordato una sola cosa che aveva fatto in quei quasi due mesi: osservare attentamente i suoi amici. E purtroppo, quello che aveva notato aveva confermato le teorie più pessimistiche che Peter aveva formulato nella sua testa già all'inizio di Marzo, dopo aver parlato con Sirius.
James era tornato il James allegro e indisciplinato che era sempre stato. Questo rappresentava un miglioramento notevole. Peter si era reso conto, dopo aver parlato con Sirius e avergli confidato il suo disagio, che in fondo aveva reagito con fastidio all'idea che ci potesse essere una relazione tra due suoi compagni di dormitorio soprattutto perché riteneva che una cosa del genere non fosse del tutto normale. Continuava, scioccamente, ad immaginarsi che James sarebbe improvvisamente diventato una persona diversa da quello che era. Invece, dopo il famoso bacio, James era ritornato il vecchio James, al punto che Peter si era ritrovato a pensare che dopo tutto poteva anche trattarsi di una cosa decisamente positiva.
Svaniti i timori di veder cambiare improvvisamente i suoi amici in persone strane, Peter si era tranquillizzato. Aveva ricominciato a parlare con James, e si era anche sforzato di non rimanerci male quando aveva capito che James era stato così preso da altro in quel periodo, da non essersi accorto che Peter si era allontanato. Ma questo non era importante.
La situazione sembrava migliorata, dunque, tra i Malandrini. Ma solo all'apparenza, purtroppo.
Perché Peter, osservando, si era reso conto che tra i Malandrini c'era una bomba pronta a scoppiare, e cosa si sarebbe salvato dalla sua esplosione non lo sapeva.
Aveva notato tre cose. La prima era il comportamento di James nei confronti delle due persone che, secondo Peter, erano per lui le più importanti: Sirius e la Evans. Il Ramoso che aveva sviluppato una sorta di tic nervoso, quello di spettinarsi i capelli in presenza di Lily Evans, e che per anni aveva fatto il pavone ogni volta che lei compariva, era semplicemente scomparso. Come se non avesse mai avuto una cotta incredibile per lei, James ora le parlava nei corridoi, la salutava entrando in Sala Grande e spesso semplicemente chiacchierava con lei la sera dopo cena. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. A Peter quello sembrava il comportamento di una persona perfettamente a suo agio, il che poteva significare solo una cosa: la cotta di Ramoso per la Evans non c'era più.
Invece, Peter constatava ogni giorno, James sembrava un altro con Sirius. Ogni volta che i due parlavano sembrava che James si preoccupasse di essere al riparo da orecchie indiscrete, e per di più sembrava trovare ogni pretesto per passare del tempo da solo con lui. Spesso dalla sua espressione sembrava aspettarsi che Sirius gli dicesse qualcosa, qualcosa che James voleva sentirsi dire, da un momento all'altro. Peter era sicuro di sapere grosso modo di che si trattasse, e questo lo spaventava.
Probabilmente James era convinto, dopo il bacio tra di loro, di poter essere per Sirius più di un amico, e questo era terribile, perché Peter aveva la certezza che per Sirius non era così. Infatti Felpato in quel periodo aveva parlato spesso con Peter, e lui sapeva per certo che qualunque cosa Sirius provasse per Remus, era ancora lì e sempre più forte. E questa era la seconda cosa che Peter aveva notato.
Lui aveva continuato a consigliare a Sirius di non parlare con Remus, e Sirius, insolitamente remissivo, aveva seguito quei consigli. Peter sperava sinceramente che col tempo i sentimenti di Sirius sarebbero cambiati, per il suo bene. E questo a causa della terza cosa che il ragazzo aveva notato.
Remus passava più tempo del solito con James. Spessissimo era Lunastorta a cercare l'amico, sottraendo tempo anche ai suoi preziosi studi, e a volte Peter li sentiva parlare di nascosto di notte, dopo che Sirius si era addormentato. Di cosa parlassero non lo sapeva, ma a quel punto sapeva cosa stava succedendo, ed era questa la bomba pronta a scoppiare e a distruggere i Malandrini. E Peter aveva giurato a se stesso che avrebbe impedito che succedesse, ma non aveva idea di come fare.
Il punto era che Em aveva ragione quando a Capodanno aveva raccontato quella bizzarra teoria ad un Peter troppo ubriaco per prenderla nella dovuta considerazione. Continuava a darsi dell'idiota per questo. Em c'era arrivata prima, ma ora era tutto chiaro anche a lui, e il quadro della situazione faceva provare a Peter la sensazione che quel periodo di calma fosse solo una pausa fra la tempesta che c'era stata e quella, molto più terribile, che si prospettava all'orizzonte.
E qui i pensieri di Peter inesorabilmente si arenavano. Doveva fare qualcosa, ma a parte frenare Sirius, cosa che per il momento gli riusciva, non aveva la più pallida idea di cosa. A questo punto del ragionamento, per di più, in genere, Peter aveva un mal di testa incredibile.
Proprio per rilassarsi e distrarsi quel giorno Peter aveva deciso di incontrarsi con Em nel parco, per godersi la compagnia della sua amica e togliersi dalla testa quei tarli fastidiosi.
Mentre continuava a pensare aveva superato la quercia e percorso una buona parte del sentiero che costeggiava il lago, la cui superficie era appena agitata dai tentacoli della Piovra Gigante che sembrava essere emersa nel centro dello specchio d'acqua per godersi un po' di sole. Pochi metri più avanti, Em lo aspettava seduta nell'erba, e agitò una mano sorridendo quando lo vide avvicinarsi.
Peter ricambiò il saluto, allegro. Aveva proprio voglia di vedere la sua amica, in quel periodo l'aveva un po' trascurata, preso come era da altri impellenti problemi.
Em però non era da sola. Seduta nell'erba di fianco a lei c'era Lily Evans. Peter non si aspettava di vederla, e la salutò un po' esitante sedendosi vicino a loro.
Em, probabilmente vedendo la faccia stupita di Peter, si affrettò a spiegare a gesti che aveva incontrato la ragazza più grande qualche minuto prima, e che Lily aveva detto che le avrebbe fatto piacere fare una chiacchierata con lei. Peter poteva essere così gentile da aiutarle e parlare con loro?
Peter era sempre molto felice di aiutare Em. Sapeva che per la ragazzina era importante avere degli amici. Visto che evidentemente i suoi coetanei non erano abbastanza maturi per trattarla bene, pensò Peter, se aveva l'occasione di fare amicizia con qualcuno di più adulto come la Evans, Em doveva sfruttarla.
I tre cominciarono quindi a parlare, con Em che leggeva le labbra di Lily, e Peter che traduceva le sue risposte. All'inizio parlarono di scuola. Peter rimase sorpreso scoprendo che a Em piaceva tantissimo Pozioni, una materia in cui la Evans era particolarmente brava per altro. Anche la ragazza più grande sembrava stupita di questo fatto, ma Em non volle spiegare cosa ci trovasse di tanto interessante in un calderone che ribolliva.
L'argomento scuola fu superato in fretta, comunque. Em chiese alla Evans quali fossero i suoi gruppi musicali preferiti, e le ragazze scoprirono che ad entrambe piaceva un gruppo chiamato "gli Scarafaggi di Liverpool", che Peter, cresciuto tra i maghi, non aveva mai sentito nominare. Quando la Evans chiese, l'imbarazzo evidente dal suo rossore, come facesse Em ad avere un gruppo preferito, la ragazzina rispose semplicemente che le piacevano i testi delle canzoni e poi sua madre le aveva fatto vedere un disco, e Paul era decisamente carino.
Da quella conversazione Peter si rese conto che aveva tantissime cose da imparare su Em, cose che non aveva mai pensato di chiederle. Il pensiero lo rattristò un po'. Forse Em si sarebbe trovata meglio ad avere la Evans come migliore amica, invece di lui.
Ma poi Em volle a tutti i costi che Peter raccontasse la "vendetta" che i Malandrini avevano organizzato un paio di settimane prima, verso le sue antipatiche compagne di classe, e Peter di nuovo si sentì importante e stimato da lei. Quella era stata in effetti una sua idea, e ne andava molto fiero.
Raccontò alla Evans che le compagne di Em parlavano sempre tra loro dei Malandrini, in particolare di James e Sirius. Addirittura, secondo Em, un paio di loro avevano una cotta per i ragazzi più grandi. Per fortuna erano proprio queste due le ragazzine che si divertivano a tormentare Em in tutti i modi possibili. Dopo un commento particolarmente crudele che Peter aveva sentito in Sala Grande, i Malandrini avevano deciso di agire.
Erano andati ad aspettare Em fuori dalla porta dell'aula di Trasfigurazione, un giorno. Quando la ragazza era uscita, in gruppo con le compagne, avevano agito. Remus si era avvicinato a Em l'aveva invitata ad alta voce ad andare a vedere la partita Serpeverde-Tassorosso che ci sarebbe stata quel fine settimana insieme con lui e i suoi amici. Poi era comparso James, che le aveva fatto un galante baciamano e le aveva preso i libri per portarglieli. Infine, Sirius si era avvicinato e, strizzando di nascosto l'occhio a Peter che era arrossito (ma questo si guardò bene dal raccontarlo), aveva baciato Em sulla guancia, dicendo ad alta voce che era un onore baciare la ragazza più carina del primo anno. Poi i Malandrini avevano scortato Em alla lezione successiva. Le compagne erano verdi di invidia, e i ragazzi avevano promesso ad Em che avrebbero ripetuto la scena ogni qual volta quelle avessero deciso di riprovare a comportarsi male con la loro amica.
Lily Evans per una volta dimostrò di essere molto fiera del comportamento dei ragazzi. Persino lei, che aveva spessissimo condannato i loro dispetti, trovava che in quell'occasione si fossero comportati egregiamente. Peter si sentiva molto fiero di quell'episodio.
Mentre raccontava, Peter non si era accorto che al suo fianco Em si era addormentata sull'erba. Fu la Evans a notarlo e a farglielo notare.
Em dormiva serenamente, ovviamente non disturbata dal suono delle voci dei due ragazzi più grandi. Era rannicchiata di fianco a Peter, e sembrava un gattino, o una piccola fata, con la cortina di riccioli scuri che le copriva in parte il volto, e le braccia strette attorno alla cartella come fosse un orsetto. Stava calando la sera, e Peter, preoccupato che potesse prendere freddo, si tolse il mantello e glielo posò addosso con cura. La bambina si mosse appena nel sonno.
Quando Peter si girò, Lily Evans lo stava fissando. Sorrideva.
-Ti piace, eh?- chiese, non i modo malizioso, ma con un tono amichevole che Peter non le aveva sentito mai usare prima di quel pomeriggio, con lui.
-Sì- rispose Peter, preso un po' alla sprovvista.
-Si vede, sai?- continuò Lily. -Perché non glielo dici, Minus?-
Peter sospirò. -Anche Sirius me lo chiede sempre, se mi piace, intendo. Gli ho sempre detto di no, perché ho paura che mi prenda in giro.-
-Sarebbe molto scorretto, persino da parte di Balck.-
Peter alzò le spalle. -Non mi prende in giro con cattiveria.- rispose.
-Quindi non è per questo che non dici niente a Em. Allora perché?- chiese di nuovo Lily.
Peter rimuginava su quella cosa da tempo, in realtà. Si era sforzato di non pensarci, ma Em gli piaceva davvero, davvero tanto, e non era facile. Lily Evans aspettava, e Peter si decise a rispondere.
-Tra due settimane compirò diciassette anni. Lei ne compirà dodici in estate.- disse, come se spiegasse tutto.
La Evans alzò un sopracciglio con aria perplessa.
-E' la differenza di età che ti blocca, Minus?- chiese.
Peter annuì.
-Sono poco più di cinque anni.- disse la Evans, con tono pratico. -Tra qualche tempo non sembreranno tanti. Mio padre ha 8 anni più di mia madre, sai?-
Peter aveva già riflettuto su questo.
-Tra qualche anno non sarebbe un problema, forse, ma adesso sì. Io sono quasi un mago adulto, e lei è una bambina.-
La Evans lo fissò negli occhi. -Quindi vuoi dirmi che per questo non le dirai mai che ti piace?- chiese.
Peter soppesò la risposta. Sapeva che quella a cui era giunto da tempo era l'unica soluzione possibile. Sperava che andasse bene anche alla Evans, o non l'avrebbe mai lasciato in pace, e lui voleva evitare di pensare troppo a quell'argomento, per non rischiare di dire qualcosa di sbagliato quando Em poteva vederlo o peggio tradire la sua decisione.
-Glielo dirò. L'anno prossimo, però. E' già abbastanza complicato, voglio essere sicuro di quello che provo. Quest'estate la vedrò al massimo un paio di volte. Se i miei... sentimenti sono veri, allora dureranno. Se invece non è una cosa seria, mi passerà.-
La Evans rimase per un attimo in silenzio, come se stesse riflettendo su qualcosa che Peter non sapeva. Poi parlò.
-E' un'idea molto buona questa. Prima di complicare le cose è meglio essere sicuri...- disse, e a Peter sembrò che stesse parlando più a se stessa che a lui. Infatti la ragazza aggiunse: -Credo che seguirò il tuo esempio.-
-C'è qualcuno che ti piace?- chiese Peter.
-Sì- rispose la Evans, arrossendo. A Peter venne un sospetto.
-Qualcuno che conosco?- chiese.
La Evans annuì. Non c'era bisogno di aggiungere molto altro. Il rossore della ragazza e il suo sguardo che sembrava voler sfidare Peter a prenderla in giro parlavano da soli.
-James.- disse Peter, e non era una domanda. La Evans annuì di nuovo, diventando se possibile ancora più rossa. A Peter si strinse lo stomaco, e si girò a guardare la sua Em addormentata per non rischiare che Lily gli leggesse in viso quanto gli dispiaceva per lei.
-Allora facciamo un patto.- disse dopo un po'. -Dopo l'estate. Ci pensiamo entrambi quest'estate, e ne riparliamo nel nuovo anno scolastico, ok?- chiese speranzoso alla Evans. Gli dispiaceva davvero pensare che James era stato cotto di lei per tanto tempo, e che, adesso che a lei piaceva, lui non fosse più interessato.
-Ok, Minus. Affare fatto.- disse la ragazza. Si strinsero la mano, poi lei si alzò spolverandosi la gonna della divisa.
-E' quasi ora di cena. Rientriamo?- chiese la Evans.
Peter, a disagio, annuì.
-Vai avanti- le disse, -io sveglio Em e arriviamo.-
-Ok.- scherzò Lily -Ti lascio con la tua bella addormentata allora. Ciao, Minus. E grazie.-
La Evans si incamminò verso la scuola. Peter rimase seduto qualche minuto a pensare, poi scosse dolcemente Em per svegliarla. Mentre la ragazzina si stropicciava gli occhi e gli sorrideva, pensava a quello che stava succedendo.
I suoi consigli a Sirius e alla Evans potevano aver ritardato di qualche tempo la tempesta, ma Peter temeva che si sarebbe scatenata lo stesso prima o poi. Lui non aveva il potere di fermarla. Non aveva il potere di impedire che le persone di cui gli importava, James, Remus, Sirius, la Evans, Em e lui stesso, soffrissero degli effetti di quella maledizione dei sentimenti non ricambiati che stava per abbattersi su di loro. Si chiese, mentre silenzioso con Em al suo fianco percorreva la strada verso la scuola, se, quando la tempesta arriva, abbia senso davvero cercare di lottare o non convenga piuttosto abbandonarsi ai flutti e cercare, contro ogni previsione, di sopravvivere il più possibile indenne. Non seppe darsi una risposta.
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