[Axis Powers Hetalia] Fanfic: Thus saith the Lord

Feb 06, 2012 19:40


Titolo: Thus saith the Lord
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Alfred F. Jones (United States of America), Arthur Kirkland (United Kingdom of Great Britain, Scotland and North-Ireland)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Guerra
Rating: Giallo

Avvertimenti: OneShot, OOC, Non per stomaci delicati, Angst, Shonen-ai accennato.
Note: 1. Non è betata (quando mai D:)
2. Ambientata nella cara Rivoluzione Americana (1775-1783) cara a tutte quelle che, come me, adorano l'angst e la follia palese in questa coppia che scoppia (?);
3. Le frasi in corsivo appartengono alla canzone The Plague, tratta dal film The Prince of Egypt, canzone che trovo adatta anche a loro due.
4. I personaggi presenti nella fiction appartengono al creatore di Axis Powers:Hetalia! Di Hidekaz Himaruya.

5. Ringrazio in primis la Nika, che con il suo dannato video -e non solo quello-- mi ha ispirato questo piccolo pezzo di pura follia. Ringrazio in anticipo coloro che recensiranno e leggeranno questa piccola perla bitorzoluta da me partorita, assieme agli auguri tardivi di Buone Feste. Detto questo, più amore a questa coppia così autolesionista (?) e godetevi la lettura ♥



Thus saith the Lord

Le sentiva, le sentiva tutte, nessuna esclusione.

Mentre il cielo si faceva nuovamente nero, pronto a scaricare la loro pioggia e le loro grida abbaglianti in quel campo di battaglia che non sembrava altro che uno scenario macabro portato dal nero mantello pezzato e sgualcito di quella Morte che spesso veniva rappresentata come uno scheletro che ghignava come lui stesso stava ghignando in quel momento, a capo di quel suo esercito di folli contro un nemico alla quale proprio lui stesso, anni ed anni prima, non avrebbe mai pensato di arrivare a puntare le proprie armi verso quel petto vestito di rosso. Quelle voci non riusciva proprio a non smettere di sentirle, America, non poteva proprio ignorarle, era più forte di lui tendere l'orecchio verso loro.

Voci di uomini, donne, bambini, grida, lamenti, inni; erano qualcosa di estremamente dolce, di necessario, qualcosa che stava mandando il suo povero cervello in una sorta di sospirata lucida follia, estatico; ma quelle voci cantavano altro al cervello del piccolo biondino col moschetto in mano, ed erano soprattutto ingiurie, calunnie, maledizioni.

Maledizioni tutte rivolte verso una sola persona, verso una pallida schiena marchiata da cicatrici e ferite che lui stesso aveva visto e che lui stesso, assieme a quelle voci dentro e fuori la sua povera testa, malediva a gran voce con quella stessa lingua che con quella figura ormai condivideva da secoli.

Maledizioni che non erano che risposte ad altre maledizioni, ben più sottili di quelle che delle labbra --che un tempo non era per niente capace, ingenuo, di immaginare prive di sorriso-- stavano subdole invocando e lanciando contro di lui, contro il giovane bastardo ribelle in divisa blu che lui aveva cresciuto ed adorato, e che ora, ingrato, osava prendersi qualcosa che -ovviamente secondo il bizzarro punto di vista del suddetto padrone-- di certo non gli spettava e non gli sarebbe mai spettato.

Ma del resto, chi non ha mai desiderato essere libero?

Di poter decidere del proprio destino con le proprie gambe, di poter diventare forte e potente, aspirare ad emulare un modello di vita e di morale che era sempre stato sotto il suo naso e da lui amato ed adorato fino ad allora -o così lui credeva.

Ma lui, lui si aspettava di meglio, Alfred, non sarebbe diventato come lui, che ora vedeva chiaro, senza quel velo d'amore profondo che da sempre gli aveva sfocato la vista, illudendolo di vedere qualcosa che, in realtà, non aveva mai visto.

Un tiranno, uno sporco tiranno che, da quando quelle sue giovanili labbra avevano pigolato con cortesia e timore quella domanda, non aveva fatto altro che aprire una fattura squarciando il velo. Non più un fratello fidato, un padre rispettato, un amato atteso. Solo uno schifoso egoista assetato di potere.

Ahime, quello che uno schiaffo e delle parole assortite in peggio possono fare!

E in quegli anni la frattura si era aperta, aperta sempre di più, aperta fino a quando qualcos'altro aveva deciso di spaccarsi, all'interno di quel ragazzino dagli occhi azzurri come il cielo che, improvvisamente, iniziarono a dipingersi di rosso.

Il rosso del sangue di una guerra destinata a diventare Rivoluzione.

Il rosso del liquido che straripava dal suo povero cuore, illuso e spezzato nell'amare ed odiare quella stessa persona che si era detto capace di annientarlo senza pena alcuna quando prima quelle stesse labbra nemiche avevano più volte sottolineato quanto lo amasse e quanto fosse prezioso per lui.

Il rosso colore dei suoi occhi che godevano come un matto al vedere l'inglese là, inginocchiato sotto di se, di ammirare quelle labbra che si mordevano violente per non esternare quelle maledizioni che stava lanciando lui col suo sguardo verde pieno delle fiamme dell'odio.

Poteva chiaramente sentirle, quelle voci, sussurrare quello che sembrava essere destino futuro e certo segnato nelle sue vene da quelle singole lettere.

E la sua, quella del suo nemico, del suo padre ed amato, era là, a sovrastarle tutte quante con il suo rancore e il suo odio, cariche di folle dolore e promesse di sangue.

I send a pestilence and plague
Into your house, into your bed
Into your streams, into your streets
Into your drink, into your bread
Upon your cattle, on your sheep
Upon your oxen in your field
Into your dreams, into your sleep
Until you break, until you yield.

Sembrava che alle terre verdi del Nuovo Mondo era stato profetizzato un destino simile e forse anche peggiore di quello che le lande deserte d'Egitto subirono a mano del popolo ebreo d'Israele: pestilenze e piaghe avrebbero distrutto tutta quella gente e quelle famiglie che avrebbero seguito il ribelle nella sua folle causa fin dentro la loro casa privandoli della vita che Dio aveva loro dato, avvelenando rive, ruscelli e fiumi e rendendo strade e foreste inattraversabili e loro nemiche, intorbidendo le vivande e facendo marcire il cibo che con fatica avrebbero preparato per saziare la fame carnale del corpo del nemico. Tutto sarebbe morto al tocco del ribelle, accasciandosi a terra sotto atroci dolori e con la schiuma alla bocca, bestiame compreso. Ma il destino peggiore era previsto per lo stesso ribelle dalle parole del britannico sottomesso, alla quale sarebbe toccato vivere faccia a faccia con quelle piaghe tremende anche quando i suoi occhi azzurri si sarebbero chiusi per non vedere quello che la sua smania egoista di libertà aveva portato, tormentandolo e trapanandogli il cervello fino a quando la sua sanità mentale non sarebbe finalmente venuta meno, ponendo fine alla sua ignobile esistenza e ricongiungendolo al Diavolo suo creatore.

E lui, masochista che non era altro, desiderava di più, la follia che quelle parole sembravano profetizzare per il suo povero cervello pronto a spaccarsi in due in quell'esatto istante, moschetto alla mano e mano ferma con la spada che tranquillamente alzava e feriva la persona che prima, sopra tutti e quasi sopra lo stesso Dio, amava.

Più odio, più odio per le stelle degli Stati Uniti!

Più risentimento e rancore per quel nuovo mostro, quel novello folle che quella guerra aveva fatto nascere avvolgendone il candido corpo nel sangue e nelle tenebre!

Perchè, no, non sarebbe più tornato indietro.

Avrebbe rovinato l'Inghilterra, fosse l'ultima cosa che giurava di fare con quelle stesse sue mani guantate strette attorno alla sua amata arma, fosse la sua più grande maledizione, la più potente di tutte.

L'Inghilterra sarebbe morta per mano della sua stessa creatura maledetta e demoniaca.

I send the swarm, I send the horde
Thus saith the Lord

E se Dio desidera un matto, come nuova potenza del mondo, l'avrebbe avuta.

In quello stesso istante, il suo cervello si sarebbe spaccato in due, la sua follia avrebbe finalmente preso forma, impossibile da reprimere. In quella stessa grandiosa e gloriosa Rivoluzione, tutto ciò che da lui è amato sarebbe diventato soggetto del suo stesso odio, e sarà sterminato dalle sue stesse mani, quelle stesse mani che avevano sempre stretto un piccolo rosario d'avorio con devozione alla preghiera, e che con quella stessa devozione avrebbe colorato i propri occhi del sangue nemico.

Perchè è Dio a comandarlo.

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