Impariamo

Nov 04, 2011 18:49

Oggi (e nel week end) l’alluvione a Genova. Ho seguito tutto on line in diretta, in ansia perche’ mia sorella era per strada col telefono scarico, in ansia pensando ai miei amici e colleghi che lavorano in pronto soccorso, in ansia pensando agli amici che abitano e lavorano in zone colpite. Seguendo la diretta su ogni canale on line possibile ho anche avuto il piacere di seguire la costante polemica ai ‘responsabili’.
Quei responsabili che e’ giusto siano cercati ed identificati perche’ solo dall’identificazione di responsabilita’ si puo’ imparare ed evitare gli stessi errori. Ho sentito sindaco e presidente della regione dire testualmente che loro ripetevano da giorni che ci sarebbe stato un allarme meteo 2, ma i fatti ci mostrano quanto sia evidente che anche proclamare un ALLARME METEO 2 non significa molto.
Almeno in Italia.
Non sono in Italia, non posso certo parlare di come questo allarme meteo 2 sia stato comunicato alla cittadinanza, come la cittadinanza abbia o non abbia risposto, ma perche’, ad esempio, le scuole non sono state chiuse?
E’ chiaro che ci si e’ trovati di fronte a qualcosa di inaspettato e non lo dico ingenuamente, e’ un calcolo accurato: non si aspettavano cosi’ tanto da questa giornata. Forse qualcuno ha sbagliato e spero ci sia una ‘colpevolezza’ da cui poter trarre insegnamento perche’ in questo momento penso solo a come potremmo migliorare, penso a cosa dobbiamo fare per migliorare, penso che sia giusto interrogarsi e crescere e penso a cosa ho imparato io da Irene the hurricane, arrivata a Settembre su Manhattan.
Come sapete non e’ stato granche’, qualche danno a cose in alcune zone di New York, ah, il mio tetto, probabilmente l’unica casualty dell’upper west side: il soffitto della camera da letto (direttamente sotto il tetto) che la sera dopo l’arrivo di Irene ha formanto una bella grossa perdita d’acqua gocciolante indeterminatamente esattamente su tutto mio letto, esattamente dove dormo io. Tipo a sagomia mia, su misura. Irene bagascia.
Ma insomma niente di cui parlare: la notte di sabato, quando Irene era su di noi, little_baloo si e’ alzato, e’ andato alla finestra a guardare per un po’, e’ tornado a letto e io gli ho chiesto ‘che succede?’ ‘piove’ si e’ girato e si e’ riaddormentato.
Tante delle risoluzioni decise si sono rivelate eccessive: la chiusura dell’intera linea metropolitana, le evacuazioni, i centri d’accoglienza… la polemica sul sindaco, sull’allarmismo, sui soldi spesi c’e’ stata comunque, ma io ho imparato. Nei giorni precedenti Irene il quarto potere ha dedicato ampissimi spazi alla comunicazione di cosa sarebbe potuto accadere, il messaggio era: sta arrivando un evento atmosferico di natura imprevedibile, possibilmente anche catastrofico, quello che possiamo fare e’
1) tenerci informati
2) tenerci pronti
In ogni istituzione gli addetti alla sicurezza hanno preparato una check list delle cose da fare e spedita per email e per messaggio ai dipendenti, risoluzioni banali, ma estremamente utile: ricordarsi di salvare il proprio lavoro, fare un backup, spegnere i computers, i macchinari elettronici, sollevarli dal pavimento, allontanarli dalle finestre, assicurarci che le macchine essenziali in ospedale fossero correttamente collegate ai generatori di emergenza… cose cosi’ insomma.
Per ogni dipendente poi c’erano numeri di emergenza e una check list delle cose da fare a casa: comprare cibo per 2 giorni e soprattutto acqua, abbassare la temperatura del proprio frigorifero al minimo 12-24 ore prima dell’arrivo di Irene, avere una torcia funzionante a portata di mano, pile di ricambio, prelevare qualche soldo cash nell’eventualita’ che non funzionassero i bancomat, accumulare acqua (almeno 5 galloni/persona), sapere dove sono gli interruttori e i rubinetti di emergenza nell’appartamento, sapere dove sono gli estintori del palazzo, controllare che fossero in regola, preparare una borsa con il necessario per 2-3 gg, mettere i documenti in buste di plastica, la cartina con l’indirizzo del centro d’accoglienza piu’ vicino, due punti di incontro con i propri famigliari, uno vicino all’abitazione e uno piu’ lontano nel caso in cui non si potesse raggiungere la propria abitazione, salire ai piani alti in caso di innondazione, non restare nell’atrio dei palazzi, cercare ripari solidi (tavoli ad esempio) nel caso di crolli, non uscire anche se la tempesta sembra passata, aspettare comunicazioni ufficiali, non usare i telefoni se non in caso di necessita’ assoluta, non accendere candele in caso di mancanza di luce ma usare torce elettriche, indicazioni per coloro che abitano fuori manhattan, sui generatori, sulle radio… insomma, cose cosi’, banali, certamente, ma voi avreste fatto tutto cio’?
Una scheda speciale era destinata ai genitori, a come insegnare ‘giocando’ ai propri bambini a fronteggiare un’emergenza (‘… e nella borsa del bimbo/a non dimenticate il suo giocattolo preferito’).
Non so come avrebbe reagito Manhattan ad una vera catastrofe, di certo era pronta a tutto. E chi e’ poi Manhattan? E’ il sindaco Bloomberg con la sua voce sicura e il tono gentile e i suoi comunicati ufficiali ogni sei ore o e’ la gente di Manhattan? Quella che ha seguito le indicazioni avute o i pochi idioti che piuttosto erano in mare a coney island a prendere l’onda perfetta, o ancora i tanti che hanno comprato patatine, birre e preservativi? (scaffali letteralmente saccheggiati) (e, si, sono stata invitata ad un party ‘Welcome Irene!’ la notte di sabato, piu’ un’offerta di asilo per chi dovesse evacuare il proprio appartamento se nelle zone a rischio, ma ehi, siamo a manhattan, si puo’ non fare un party per celebrare qualunque cosa?).
Chiunque noi siamo, qualunque ruolo , amministratori, genitori, giornalisti, dipendenti, cittadini, per favore, miglioriamo. Impariamo.

news, nyc

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