Ho letto recentemente Memorie di una geisha.
Mi è piaciuto molto, non so se sono in grado di spiegare perche’. Forse è l’atmosfera del giappone di quegli anni, i peschi in fiore, la determinazione della protagonista, i lottatori di sumo, il fascino di donne forti e intelligenti, il make up e i kimono, la lotta, la crudelta’, la devozione, l’invidia, la superstizione, la passione e l’amore.
Oggi mi ha chiamata Kelvin, il mio ex collega che mi ha chiesto se sono in citta’ perche’ vorrebbe incontrarmi per un caffe’, ci siamo dati appuntamento dopo un’ora dal Rockefeller center. Kelvin mi ha portato dei dolcetti giapponesi.
Passiamo un paio d’ore a chiacchierare, mi racconta del suo nuovo lavoro, dei colleghi, della vita a Brooklyn, di suo fratello, di tutto quanto è successo in questo ultimo anno da quando non lavoriamo piu’ insieme; Kelvin mi manca, è stato un collega davvero fantastico, sono stata contenta di averlo visto oggi.
Mi saluta di corsa, affrettandosi per prendere un autobus.
“Ah, quello al riso va mangiato oggi o al massimo domani! Take care!”
…
E qual è quello al riso?
...
Ehm-ehm mica potevo correre il rischio che quello al riso si sciupasse, no?