19/02/2010
E così, con ben cinque giorni di ritardo, l'ultima meraviglia di Ville è diventata mia.
A dispetto della pioggia incessante e dei giri a vuoto alla Ricordi. A dispetto dell'ombrello rosso appena comprato e già rotto, e dell'ombrello rosa vecchio e del biglietto scivolato dalla tasca alla pozzanghera. E della donna viscida e delle lamentele che continuerò a fare per ogni cosa su cui ho bisogno di essere rassicurata.
Già.
Perché oggi non importa cosa sia successo o succederà o potrebbe succedere ma non è successo o qualsiasi altra cosa mi e vi venga in mente.
Oggi contano solo questo disco e la voce ed i sospiri più belli e sensuali che io abbia mai ascoltato adorante in tutta la mia vita.
Credo che della passione comune sia rimasta l'unica a portarne il segno e non soltanto all'interno del polso.
E dirò anche che questa cosa non mi dispiace.
Perché c'è sempre una parte di noi che cambia e non è mai la stessa per ciascuno.
Perché a cambiare, di me, sono state la voglia di far festa e la propensione alle romanticherie. La felicità nel prendersi cura di qualcuno cui si tiene. La necessità di condividere ogni pensiero simmetrico.
E perché c'è sempre una parte di noi che non muta, ed è inevitabilmente la peggiore di ciascuno.
Perché a restare, in e con me, sono alcune paure e la tendenza alla solitudine. La costante ricerca della perfezione che non esiste come la vorrei, se non nelle canzoni di questa sera e del 7 marzo 2006 e del tatuaggio destro.
Non c'è da aggiungere altro, perché davvero sto bene.