[Avengers] Thor/Loki, Un'altra ancora II

Oct 14, 2012 11:29

Prompt: The Avengers, Loki&Thor o Loki/Thor, Un'altra possibilità (e un'altra, e un'altra ancora)
Titolo: Un'altra ancora (II)
Autore: melitot_pd
Wordcount: 800+
Disclaimer: no own, no sue
Avvertimenti: toni slash, flashfic, angst
Note: per la Sfida 1 della Staffetta in piscina, di piscinadiprompt. Seconda parte; qui la prima.



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Un'altra ancora
II

Lo prendono a tradimento, con un'imboscata. Non importa. Avrebbe potuto fermarli e non l'ha fatto.

Sono cavalieri di Asgard e con loro c'è un giovane stregone di Alfhèim, bardato di argento e foglie rosse. L'hanno trovato grazie a lui: è bravo, pensa Loki. Potrebbe rappresentare una sfida.
Considerato questo, si chiede perché siano tanto civili; non ne hanno bisogno. Cosa vogliono? A mano a mano che il torpore lo abbandona, comincia a guardarsi intorno. Forse lasciarsi prendere non è una buona idea. Forse dovrebbe-
Uno strappo familiare. Viene risucchiato in una breccia spaziale e, all'altro capo, c'è il sole.

Non perdono tempo: ha appena riconosciuto le colline che è già sceso dal Bifrost, dentro le mura, nella cittadella, per corridoi e passaggi discreti.
I colori corrono veloci. E' confuso. Prova rabbia per questo, ma è una rabbia distante, ancora indecisa. Norne, a questo si è ridotto.
L'ultimo cavaliere rimasto lo guida oltre una soglia e, tenendolo per una spalla, lo costringe su una sedia a schienale alto. Loki gli ringhia contro - no, è già sparito. Veloci, la qualità dell'addestramento è salita; o forse no, visto che l'hanno lasciato solo. E' soltanto dopo qualche istante che si accorge di un respiro vicino - uno schiarirsi di gola. Oh.
Si gira. Adesso riconosce il posto; sono nelle vecchie stanze di suo fratello, trasformate in studio di stato. Formale, dorato, accecante: se hanno ristrutturato sperando di sconvolgere i postulanti ci sono riusciti. Deglutendo, alza gli occhi.
Thor è davanti alle vetrate orientali, mani strette dietro la schiena. Gli dà le spalle - sempre, ormai - ma lo osserva con la coda dell'occhio.
In quella luce sembra Odino, per i Nove, ed è colpa di Loki.
La gola gli si chiude. Il suo corpo diventa tutto un nodo di fame e miseria. Nessuna delle due sarà alleviata, lo sa, e non spera in niente; ci fa caso solo per colpa di una vecchia, patetica speranza d'accettazione, riaffiorata alla memoria in quelle sale. Può solo immaginare il motivo per cui il nuovo Padretutto l'ha fatto prelevare dal buco in cui esisteva. Qualche problema di magia, forse; forse un pericolo tra i cui denti buttare l'ultimo degli stregoni del passato, come nell'antica Midgard si gettava acqua sugli incendi. Di certo non è lì per esser perdonato.
Poi, di punto in bianco, Thor rompe il silenzio e Yggdrasil si capovolge sull'asse.
«Ti perdono» dice.
Loki rialza la testa di scatto. Il viso di Thor è tirato, ma sotto la patina del sovrano resiste l'uomo che ha sempre conosciuto.
(Amato. Amato.)
«Ti perdono, ma per l'amore di tutto quanto è sacro, basta. Basta. Non posso più vivere così.»
Il sangue lo abbandona, ed è tanto meraviglia quanto paura. Dalle ceneri del loro legame emerge un'ultima possibilità. Ma ne ha sprecate così tante, perché questa volta dovrebbe essere diverso?
Thor si avvicina. «Mi hai sentito, Loki? C'è ancora in te la persona che eri prima che della nostra separazione? Dimmi che l'hai ritrovata.» Si protende, e il principe emerge dalla cappa del re. «Dimmi che sarai ancora mio alleato, mio consigliere, mio-e che abbandonerai, no, che hai abbandonato la strada del risentimento. Dimmi che verrai a me con onestà se non con amore.» La sua intensità non si è affievolita; brucia ancora. «Perché mi guardi così? Pensi che sia un pazzo sentimentale? Forse. Non m'interessa. Non m'interessa cosa diranno i parenti, i politici, i pettegoli, i regni. Francamente, possono andare a farsi fottere: sono abbastanza vecchio da distinguere fra le cause perse e quelle che non posso perdere.»
E' impossibile. Ma suo fratello non sa mentire a volto scoperto. Thor lo afferra, lo tira su di peso come se fossero tornati ragazzi; e dalla bocca di Loki esce una specie di risata.
«Non sei vecchio» dice, di tutte le cose che dovrebbe dirgli.
È quella giusta, però. Thor sorride.
«Ti perdono» mormora, lasciando che le loro fronti si tocchino. «Sono stato debole, pensavo di arrendermi. Ma ti perdonerò ancora e ancora, finché sarà necessario, finché non ti avranno perdonato tutti.»
E' un giuramento a condizionale data - Thor sa che Loki è già a metà strada, ha avuto la dimostrazione in secoli di calma e silenzio. E' molto più che un avventuriero, oggi; ma va bene così. Loki vuole che sia così. (Lo terrà al sicuro.)
«E finché tu non avrai perdonato te stesso.»
E me, per le mie mancanze. Questo non lo dice; Loki sente ugualmente.
Cerca nei suoi occhi, ancorato alla realtà dal calore della sua mano, e accenna un sorriso. «Ma non dimenticherai.»
«Vorresti che lo facessi?»
«No.»
Si lascia tirare avanti, e Thor lo abbraccia con cautela - retaggio di secoli incerti - finché la stretta non viene ricambiata. Quasi soffocato, Loki si sente a casa. Finalmente.
«Ti proteggerà» mormora. «Ti proteggerà.»

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