Writing Day 9 - Le idee di rivolta non sono mai morte

Nov 16, 2013 18:53

Fandom: Game of Thrones - d'accordo, ASOIAF. Spoiler futura quarta stagione, ecco.
Nota: Killer!Sansa

«No…»
Quel solo monosillabo la rese euforica. La regina si era rizzata a sedere, lasciando cadere a terra le coperte; nel buio, era possibile distinguere la sua mano tremare.
Di chi pensava che fossero quegli occhi che la fissavano dall’altro lato della stanza? Credeva appartenessero a un lupo? Un lupo, sì, appartenevano a lui… appartenevano a una lupa.
La sua era morta molto tempo prima, quando lei era ancora una bambina e i suoi sogni erano pieni di cavalieri e dame - quelli di adesso sono cosparsi di sangue e teste mozzate, di lupi cuciti su carne umana, di gole tagliate, di sangue, sangue, sangue. A fissare la regina, che appariva così debole, così indifesa, non era Lady: era una lupa ancor più pericolosa di quanto fosse sua sorella, che all’esterno della Fortezza Rossa era intenta ad aprirsi la strada fra il sangue - altro sangue, ma sangue di Lannister, sangue marcio.
«Vostra grazia» la derise Sansa, apparendo dal buio. Non era un lupo, ma Cersei Lannister parve esserne ancor più spaventata. «Mi dispiace avere interrotto il tuo sonno.»
La regina era diversa da come lei la ricordava: aveva un aspetto emaciato, il volto era una maschera scavata. I suoi bei capelli biondi erano spariti, lasciando il posto a un piccolo caschetto che la rendeva ridicola, ma gli occhi verdi restavano, orgogliosi e malvagi, e di questo Sansa era grata - non sarebbe stato soddisfacente uccidere una donna esile come lei, non senza il ricordo della persona crudele che era stata. E che era ancora, Sansa lo sapeva bene.
«Che ci fai qui?» soffiò Cersei, di colpo tornata in sé. «Chi ti ha fatta entrare? Dove sono le mie guardie?»
«Temo che tu conosca già la risposta, maestà.»
Sansa girò intorno al letto, silenziosa come il battito d’ali di un uccellino, e prese in mano la corona che la regina aveva posato prima di addormentarsi. Scostò una tenda per far filtrare la luce della luna, posò la corona sulla propria testa e osservò il riflesso che le restituiva lo specchio.
«Devo dire che mi dona.»
«Quella corona è mia!»
Cersei saltò in piedi, veloce quanto la malattia glielo permetteva, e tentò di strapparle la corona di dosso, ma Sansa fu più rapida ad afferrarle il polso e a fargli effettuare una torsione innaturale.
«AH!»
«Non ti ucciderò, non ti darò la clemenza di una morte rapida. Già» sussurrò, avvicinandola a sé con un strattone «non avrò clemenza. Sai di chi altro non l’ho avuta? Di tuo figlio.» Portò le labbra al suo orecchio. «L’ho ucciso io. Li ho uccisi tutti e tre.»
Cersei tentò di morderla, lottando come una leonessa, ma a Sansa bastò una spinta per farla ricadere sul letto e poterle rivolgere le ultime parole guardandola dall’alto in basso, come per anni aveva sognato di poter fare.
«La malattia ti sta uccidendo, Cersei, e lo sta facendo con calma, facendoti soffrire, portandoti via ogni cosa poco a poco, come ho fatto io. Per cinque anni ho pregato di vederti morta, ma ora pregherò perché tu resti in vita più tempo possibile. Ti veglierò, starò con te notte e giorno, fino al momento in cui potrò esibire la testa di tuo fratello di fronte ai tuoi occhi. Poi ti lascerò con quel che resterà di Jaime e allora, solo allora, ti concederò di morire.»

Sansa si svegliò di colpo, ritrovandosi nella sua camera a Nido dell’Aquila.
Aveva sognato una stanza buia, una donna vicina alla morte, occhi di lupo. Ricordava ancora il cozzare degli scudi e le grida di battaglia fuori dalle finestre, ma ora intorno a lei regnava la calma.
Sorrise, beandosi di quel sogno, e pensò a quanto poco mancasse perché tutto ciò si realizzasse: Petyr aveva fatto di lei una lupa con l’aspetto e la voce di un uccellino e Sansa non vedeva l’ora di mettere in pratica i suoi ultimi insegnamenti.
“Il tempo dei lupi è arrivato.”

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