L'allucinante mondo della provincia

Dec 23, 2007 11:56




(POST NON NATALIZIO!)

GARLASCO (Pavia) - La mamma di Chiara sospira. Ancora una volta fatica a crederci. Ma è davvero l’Alberto che ho conosciuto io? si chiede. Alberto Stasi, il fidanzato di sua figlia, uccisa a Garlasco il 13 di agosto, non soltanto è l’unico indagato per l’omicidio: da due giorni è inquisito anche per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. E lei, la signora Rita, non riesce nemmeno a immaginare quello spilungone un po’ timido davanti a un’immagine o a un filmato così carico d’infamia. È rimasta senza fiato quando il suo avvocato, Gian Luigi Tizzoni, le ha raccontato del nuovo capo d’imputazione. «Bambini? Ma, avvocato, anche questa adesso... ».

Rita ha ripensato a Chiara, al suo carattere. «Se davvero le cose stanno così, se veramente è stato questo il motivo che ha scatenato tutto...». È come vederla, Chiara, fuori di sé dalla rabbia per aver scoperto quel segreto così scandaloso del suo innamorato. «Io lo so com’era la mia Chiara» pensa ora sua madre. «Non lo avrebbe mai perdonato, non avrebbe mai fatto passare una cosa così. Si sarebbe arrabbiata moltissimo».

Adesso, dopo che la nuova accusa contro Alberto è sulle bocche di tutti, a Garlasco c’è qualcuno che si lascia scappare dettagli finora negati in ore di interrogatori davanti ai carabinieri. Una delle più care amiche di Chiara, per esempio. È una delle oltre cento testimonianze raccolte subito dopo il delitto. Sua madre aveva rivelato agli inquirenti che la ragazza, saputo dell’omicidio, non aveva contenuto la sua ira: «È stato quel bastardo, è stato lui» aveva urlato, riferendosi ad Alberto.

Gli investigatori decisero di battere quella pista ma lei sminuì tutto: «È vero, l’ho detto ma era solo un pensiero». Ieri, invece, è stata ancora una volta sua madre a precederla in una nuova rivelazione: «Mia figlia aveva ricevuto una confidenza. Chiara le aveva detto della mania di Alberto di guardare immagini hard e aveva anche aggiunto: se lui non cambia, lo dico a suo padre». Ma il riferimento alla «mania» di Alberto era per le foto osé di adulti, non per materiale pedopornografico.

Benvenuti nel fantastico mondo della provincia italiana! Dove tutti hanno qualcosa da nascondere, dove ogni peccato diventa di pubblico dominio, dove si è pronti a sputtanare il vicino che fino al giorno primo si salutava cordialmente.

Ora, ammettendo che la stampa italiana produce più carta igenica della Scottex, resto allucinato nel leggere con quanta fretta si sia attribuita l'etichetta di "pedofilo" a Stasi, magari per un paio di video scaricati tra i tanti che i nostri decerebrati adolescenti mettono ogni giorno in rete, ansiosi di farci conoscere le loro performance sessuali. Ma su questo non mi pronuncio: SE Stasi avesse realmente e consapevolmente scaricato delle foto di pedopornografia (ovvero non i video di due liceali che si fanno il filmino mentre trombano in classe!) sarebbe da condannare e basta. Punto.

La cosa che più mi allibisce è un'altra: secondo quanto si legge dalla dichiarazione dell'amica di Chiara, Alberto era stato "minacciato" di uno sputtanamento pubblico perchè guardava foto porno di e da adulti/o consenzienti/e. Il che, francamente, mi pare allucinante. Non sarebbe bastato mollarlo, mandarlo affanculo? Perchè ricorrere alla minaccia di una "gogna"? Specialmente sapendo che, nella provincia, la reputazione di uno come Alberto sarebbe stata rovinata per sempre. Sì, perchè certe cose si fanno ma non si dicono. I "grandi" vanno a mignotte sulle provinciali, i loro figli passano le nottate su youporn o a riprendersi mentre fanno sesso con le proprie fidanzate (consenzienti!), l'importante è che tutto rimanga nascosto, segreto.

Potrebbe essere dunque un movente di Alberto? L'omicidio per evitare la gogna pubblica? Sì. Nella logica assurda della vita di provincia, sì. Quando uno viene cresciuto ed educato a essere il ragazzo perfetto, lo studente modello, il chierichetto del Don, non può accettare che tutto questo un giorno crolli, che la sua reputazione venga svergognata, dicendo ai genitori (e magari ad altri: vedi l'amica) della sua passione per il porno, e magari per altro.

Ovviamente l'omicidio è ingiustificabile, specialmente per questi futili motivi. Eppure riesco macabramente a comprendere il perverso meccanismo che potrebbe aver fatto scattare il raptus. Povera Italia.

Povera Italia anche per la stampa che ci ritroviamo: visto che "il delitto di Garlasco" stava diventando fuori moda, han pensato bene di mettere nuovo pepe nella faccenda, tirando fuori subito la parola "pedofilo", senza probabilmente nemmeno verificare l'esattezza della notizia. Chiunque di noi un domani potrebbe essere trasformato in un mostro, anche per sbaglio. Prendiamo noi, scribacchini che inventiamo storie zeppe di omicidi e incubi: come sarebbe facile additarci come sadici, satanisti, maniaci o altro! Terribile, a pensarci. Questo al di là del fatto che Stasi sia o meno l'omicida. Credo che tutti abbiate capito quel che voglio dire.

attualità, cose quotidiane, riflessioni, delitto di garlasco, scrittura

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