I mastini della guerra, più il libro del film, fa parte del mio immaginario da decenni (strano, eh?); non sono un grande appassionato di film ambientati nel continente nero ma mi scatta il parallelo con la narrativa di genere dell'800 e del primo '900 dove l'elemento africano era di per sè sinonimo di grande avventura. Anche oggi non è che si scherzi, si sta giocando in questi anni una partita geopolitica che l'Occidente ha già perso e che ci consegnerà un territorio ancora una volta per la maggior parte sotto mani straniere (Cina, Arabia Saudita, Corea del Sud, Kuwait), stravolto dalle tensioni etniche e religiose e condizionato dai confini assurdi eredità del colonialismo.
Consiglio - ma probabilmente li conosci già - i libri (fiction e non) del corrispondente di guerra americano Phil Caputo (Pulitzer nel '73, mi pare). Il suo romanzo "Horn of Africa" è cupissimo, ma considerando che è del 1980, ha delle intuizioni notevoli sulla situazione africana (e sul ruolo giocato dai contractor). Il più recente "Acts of Faith" copre il Sudan in tempi recenti, ancora con un occhio alle iniziative private di occidentali lungimiranti e poco scrupolosi. Caputo ha anche scritto un bel libro sui leoni di Tsavo, ed una notevolissima storia del conflitto del Vietnam (dove servì come fotografo militare).
A me l'hanno già detto. Io notoriamente nel tempo libero mi imbuco alle feste degli antropologi ed esprimo le mie opinioni sul colonialismo britannico, cosa che non manca mai di far degenerare quelle noiose occasioni in belle risse a base di bottiglie spaccate e catene di motocicletta... In fondo piace anche a loro.
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Il suo romanzo "Horn of Africa" è cupissimo, ma considerando che è del 1980, ha delle intuizioni notevoli sulla situazione africana (e sul ruolo giocato dai contractor).
Il più recente "Acts of Faith" copre il Sudan in tempi recenti, ancora con un occhio alle iniziative private di occidentali lungimiranti e poco scrupolosi.
Caputo ha anche scritto un bel libro sui leoni di Tsavo, ed una notevolissima storia del conflitto del Vietnam (dove servì come fotografo militare).
Davide Mana
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Io notoriamente nel tempo libero mi imbuco alle feste degli antropologi ed esprimo le mie opinioni sul colonialismo britannico, cosa che non manca mai di far degenerare quelle noiose occasioni in belle risse a base di bottiglie spaccate e catene di motocicletta...
In fondo piace anche a loro.
Davide "Frontiera del Nordovest" Mana
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