Ultimamente tanti blogger (e non solo) fanno i fighini citando classici lette e riletti (a quanto pare) più volte, così da passare per intellettuali, dimostrandoci di camminare un metro sopra la merda in cui affoghiamo noi.
Non mi viene dunque in mente nulla di meglio da fare se non imitarli, riconoscendo in loro la presenza di menti superiori rispetto a noi del volgo, che ci accontentiamo di stupide storie fatte di zombie, vampiri, alieni, spie ed eroi.
Scherzi a parte, mi piace dedicare un post sui libri che mi hanno accompagnato nella mia formazione di lettore e, assai più tardivamente, anche in quella da scrittore.
Credo che ci sia un posto in ciascuno di noi per ricordare quei momenti di profonda intimità passati coi primi libri scelti di persona, ovvero senza l'intermediazione della mamma, della maestra o del catechista (specialmente del catechista!).
Penso che la lettura sia un'attività molto solitaria e interiore. Poche altre cose, nella mia vita, hanno scolpito il carattere e le attitudini che ora mi rendono unico, nel male (soprattutto) e nel bene. Così come capita un po' a tutti noi, no?
Insieme alla scoperta del sesso, alla presa di coscienza riguardo alla morte (che fino a una certa età viene percepita come irreale), alla formazione di ideali politico-religiosi, anche l'esplorazione dei propri gusti personali riveste un ruolo fondamentale in molte persone.
In me senz'altro.
L'approccio a quello che, generalizzando, possiamo chiamare "il genere fantastico", è avvenuta per gradi. In primis attraverso i librogame, di cui non mi occuperò in questo post, avendolo già fatto in precedenza.
Una certa predisposizione c'era già prima, leggendo i fumetti più orientati verso la fantascienza e il fantasy pubblicati su riviste per bambini, come "Il giornalino". Ma passiamo ai libri. Quella che ricostruirò qui sotto è una mappa di certo incompleta dei romanzi che ancora oggi riconosco come fondamentali nella mia formazione da lettore. Ovvero quelli che rimangono in mente, nitidissimi, nonostante siano passi venti e più anni.
Mancano, come vedrete, alcuni classici che sarebbero decisamente "cool" da citare. Ma io non lo farò. Non lo farò perchè voglio concentrarmi proprio sulla narrativa fantastica, di cui vado orgogliosamente fiero. Ovviamente ho letto dei capolavori di realismo, vita vissuta, filosofia e anche poesia (genere che è eoni lontano dai miei gusti). Ma nessuno di essi mi ha mai dato tanto quanto i libri che cito oggi. Che volete farci? Sarò molto banale, forse anche ignorante...
"Il mondo perduto"
di Arthur Conan Doyle (1912)
Il geniale Professor Challenger si trova impegnato in un'impresa ai limiti delle possibilità umane, in compagnia di un altro scienziato, di un giornalista e di un nobile sportsman. Prigionieri in un mondo davvero perduto, un'isola geologica sopravvissuta misteriosamente nel cuore della giungla amazzonica, i protagonisti si imbatteranno in fantastiche avventure tra dinosauri, pterodattili, iguanodonti e uomini scimmia.
L'isola del tesoro
di Robert L. Stevenson (1883)
La storia di pirati più famosa di tutta la letteratura è nata, quasi per gioco, dalla mappa di un'isola dipinta da un ragazzo, il figliastro di Stevenson. Con il suo disegno ha dato vita al luogo immaginario dove lo scrittore ha ambientato le indimenticabili avventure del giovane Jim Hawkins, del dottor Livesey e di Long John Silver, partiti a bordo dell'Hispaniola alla ricerca del tesoro del leggendario capitano Flint.
L'uomo di Fuoco
di Emilio Salgari (1904)
Il giovane Alvaro de Correa e il mozzo Garcia sono gli unici sopravvissuti al naufragio della nave su cui erano imbarcati. Si ritrovano sulle spiagge pericolose, perchè infestate da tribù bellicose (indiani antropofagi!) e da animali d'ogni genere, del Brasile. La loro unica salvezza è quella di raggiungere alcuni insediamenti civili spagnoli sulla costa nord, ma per farlo dovranno affrontare mille insidie, tra cui veleni letali. Per fortuna hanno con loro le "armi da fuoco", oggetti sconsciuti a quei selvaggi e temute per il loro fracasso e per la loro letalità.
Il Signore degli anelli
di J.R.R.Tolkien (1955)
« Un Anello per domarli,
Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli
e nell’oscurità incatenarli »Serve altro?
Il giorno dei Trifidi
di John Wyndham (1951)
Bill Masen si risveglia in ospedale. Dopo essersi ristabilito da alcuni problemi agli occhi, si accorge che uno strano silenzio lo circonda. Si toglie le bende e l'orrore lo attende: il mondo è diventato cieco in seguito a una pioggia di meteore, la civiltà sembra approssimarsi alla fine, in attesa di un futuro violento e caotico. Ma vi è una minaccia persino maggiore: i Trifidi, piante geneticamente modificate che si nutrono degli esseri umani, si sono accorte del loro vantaggio ecologico e si apprestano a occupare lo spazio vitale di cui hanno bisogno...
Dracula
di Bram Stoker (1897)
DIARIO DI JONATHAN HARKER
(Stenografo)
"3 maggio, Bistrita. Lasciata Monaco alle 20,35 del 1° maggio, giunto a Vienna il mattino dopo presto: saremmo dovuti arrivare alle 6,46, ma il treno aveva un'ora di ritardo. Stando al poco che ho potuto vederne dal treno e percorrendone brevemente le strade di Budapest mi sembra una bellissima città. Non ho osato allontanarmi troppo dalla stazione, poiché, giunti in ritardo, saremmo però ripartiti quanto più possibile in orario. Ne ho ricavato l'impressione che, abbandonato l'Occidente, stessimo entrando nell'Oriente, e infatti anche il più occidentale degli splendidi porti sul Danubio, che qui è maestosamente ampio e profondo, ci richiamava alle tradizioni della dominazione turca."
I mostri all'angolo della strada
raccolta di racconti di H.P.Lovecraft
Mitica antologia letta e riletta, comprendente i migliori racconti del solitario di Providence. Aggiungiamoci anche la copertina illustrata da quel genio di Karel Thole, e ne salta fuori un volume che ancora oggi custodisco gelosamente nella mia libreria polverosa.
Forse H.P.L. è lo scrittore che, più di tutti, ha segnato la mia vera maturazione come lettore e appassionato di un certo genere di narrativa. Ogni suo racconto ha ancora oggi una freschezza e un'attualità tale da provocarmi soddisfazione anche dopo l'ennesima rilettura.
Abissi d'acciaio
di Isaac Asimov (1953)
New York è irriconoscibile: niente più torri e grattacieli, ma un’immensa metropoli ’coperta’ che non viene mai a contatto con l’aria, dove milioni di uomini e donne brulicano come formiche su strade mobili. Dove, soprattutto, i robot stanno soffiando i posti di lavoro agli uomini a un ritmo sempre più preoccupante. E alle porte di New York si stende come una sfida Spacetown, la città degli Spaziali dove tutto è lusso e ariosità , superbia e ostentazione. C’è da meravigliarsi che uno dei tanti terrestri scontenti ammazzi uno Spaziale, e che il caso rischi di diventare un incidente interplanetario? Per risolverlo bisogna ricorrere al miglior poliziotto della City, Lije Baley, e affidargli come compagno il miglior poliziotto di Spacetown, R. Daneel Olivaw. Il guaio è che quella ’R’, significa robot.
... e tanti altri....