Morte del linguaggio e solitudine generazionale

Jun 19, 2009 15:01




In questi ultimi tempi, per motivi "professionali", mi capita spesso di avere a che fare, in via virtuale, con ragazzi e ragazze molto più giovani di me. Non mi addentrerò nello specifico, ma non temete: non sono né un pederasta né il Presidente del Consiglio.
In realtà il punto su cui voglio concentrarmi è un altro: la disarmante, terribile, spaventosa pochezza di linguaggio delle nuove generazioni.
Come tutti sanno, non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma direi che le statistiche (quella da me raccolte) giocano a favore della mia tesi: più i ragazzini hanno a disposizione strumenti di comunicazione, meno imparano a comunicare.
Già tempo fa ho puntato il dito contro chi abbonda nell'utilizzo di "k", "x" o abbreviazioni varie. Ci possono stare negli SMS, che sono stringati per antonomasia, ma non in una mail senza limiti di spazio. Odio chi scrive "kiamami" al posto di "chiamami", o chi scrive "qualc" al posto di "qualche", etc etc.
Alcuni esperti parlano di metalinguaggio, mentre secondo me è tutto causato dalla fretta, anzi, dalla frenesia, che caratterizza tutti noi, anche chi non ha un cazzo da fare nella vita. Da qui la necessità di ridurre le parole, risparmiare sulle lettere, sulla punteggiatura. Perfino le maiuscole sono sempre più degli UFO: ne vedo pochissime, quando in realtà basterebbe premere un semplice tastino per scrivere correttamente un nome proprio o la parola che viene dopo un punto.
Ma forse questo aborto di metalinguaggio non è nemmeno il problema più grave.
Il fatto è che molti ragazzini (e includo gente che va dai 20 anni in giù), non hanno proprio nulla da dire. O, se ce l'hanno, preferiscono farlo in altro modo che non tramite la scrittura. Basta vedere le risposte stringatissime a certe mail. "Ok, va bene, ciao", dove magari c'era la necessità di una replica argomentata, fatta di controdomande, di stimoli comunicativi.
Date un'occhiata a certi forum. Trovete thread (discussioni) pieni di commenti con firme lunghissime e piene di foto colorate (nonchè pesantissime da caricare), ma solo poche sillabe per rispondere al commento precedente. Anzi, oramai la maggior parte delle discussioni la risolvo a colpi di smile, visto che c'è il pulsantino da cliccare, gesto semplice e automatico. Un riflesso pavloviano, se preferite.

Luoghi per natura adibiti alle argomentazioni e allo scambio di pareri (i forum, i blog), diventano così dei semplici muri su cui ciascuno pone il proprio graffito tribale. Una firma primitiva che esprime partecipazione o dissenso, ma poco altro.
Non c'è confronto, non c'è dialogo. Il vuoto pneumatico, l'agonia dei neuroni massacrati a furia di ore passate davanti a youporn o a facebook, che fa della comunicazione minimalista il suo punto di forza. Proprio i social network sono forse colpevoli di questo suicidio globale della voglia di dialogare. Un paradosso? Non saprei. Pensateci: la gente ci tiene a far sapere al prossimo che si sta sedendo sulla tazza del cesso o che ci è ubriacati come spugne, ma assai raramente si parla di qualcosa di più concreto. E dire che basterebbe poco farlo: i miei "amici" facebookiani riescono a sfruttare le potenzialità più interessanti del network, e non solo quelle più stupide.

Dunque stiamo andando verso un progressivo imbarbarimento del linguaggio e della comunicazione interpersonale? Per quello che vedo io direi di sì. A quanto pare le nuove leve hanno molte ore da perdere con ciò che detta la moda consumista del momento, ma poco per sfruttare le grandissime potenzialità del web e della connettività globale.
Purtroppo il sottoscritto ha un filo di nazionalsocialismo latente e, nel vedere l'inutilità palese di certa gente che cresce "sbagliata" già da adolescente, pensa a quanto sarebbe utile sterilizzare taluni genitori, per impedire di mettere al mondo altri futuri ignoranti, razzisti, psicopatici, gretti, meschini e via elencando. Se ci può essere ancora speranza per chi è conciato così a 15-16 anni, non c'è invece più redenzione per chi a 20 non ha ancora fatto nessun passo avanti. E poi scopri che è tutta gente che frequenta l'università, ma che non sa argomentare un'idea, un discorso, un pensiero...

Gli psicologi (quelli che non sono cialtroni, che non vanno a Porta a Porta per puntare il dito contro i fumetti e le canzoni rock) parlano di solitudine generazionale. Siamo connessi con tutti e riusciamo a non parlare con nessuno. 
Fantastico, non trovate?

riflessioni, polemiche, facebook

Previous post Next post
Up