Talent show

Jun 03, 2009 14:32




Oggi non posso fare a meno di segnalarvi il mastodontico post di Elvezio dedicato al "sistema narrativo" italiano.
Un durissimo attacco a critici, recensori ed editori.
Non sempre (e nemmeno questa volta) concordo con tutto ciò che scrive Elvezio, ma c'è da dire che molte delle cose che denuncia sono vere e verificabili. Poi ciascuno la può pensare come vuole, ma i fatti sono fatti, le opinioni non c'entrano.
Questo il post.

Non voglio togliere spazio alle parole di Elvezio, ma qualcosa mi va di dirlo anche qui, visto che il tutto nasce anche dalla recensione de "La Sete" che io e lui abbiamo pubblicato a poche ore di distanza.
E' innegabile che il mondo della narrativa di genere italiano sia condizionato da una lunga tradizione di conoscenze, amicizie, scambi di favori e strette di mano. Del resto in tutti i campi funziona così (da noi!), non riesco a capire come potrebbe essere altrimenti per quel che riguarda l'editoria.
Conoscere gente dell'ambiente letterario che apra la strada a un pivellino che si presenta coi suoi primi racconti è indubbiamente il migliore aiuto immaginabile. Ovviamente questo richiede qualcosa in cambio. Quel che può fare anche un emerito sconosciuto, ai tempi del Web 2.0, è sostenere chi lo aiuterà, proponendo recensioni positive su blog, forum, chat e siti di vendita online. Non è poco come sembra, visto che nel periodo in cui tutto un certo tipo di acquisti viene fatto documentandosi in Rete, le opinioni assumono un loro peso specifico.
L'autore X mi promette che farà il mio nome al suo editore? Bene, in cambio io gli recensirò con parole mielose l'ultimo romanzo, facendo pubblicità a destra e a manca.
Non voglio nemmeno addentrarmi nel paludoso terreno delle fanzine, dei portali specializzati etc etc.

Come forse saprete, io di solito preferisco pubblicare recensioni positive. Perchè è più gratificante, perchè non sono cattivo abbastanza per prendermela con chi meriterebbe e perchè di solito sono portato a leggere ciò che penso possa piacermi.
Non sono un critico professionista, ma penso di capirne abbastanza dei generi che leggo da più di venti anni. Abbastanza per dare un giudizio soggettivo per quel che riguarda il contenuto e oggettivo per quel che riguarda la forma.
Dal canto mio odio quei recensori (e qui cito Gamberi Fantasy, senza link, se volete cercatevelo da soli) che personalizzano i loro attacchi, amano "trolleggiare" e partono da presupposti soggettivi, ma che trasformano in verità assolute. Intendo dire: se a me piace Stephen King (esempio stupido) e decido che lui è il top, questo sarà il mio parametro di giudizio per valutare gli altri autori. Ma trovo sbagliatissimo dire che King è "il migliore" e quindi gli altri, a calare, sono delle merde a prescindere.
Questo è lo stesso motivo per cui disdegno può parte dei manuali del tipo "come scrivere un romanzo fantasy", "guida al thriller perfetto" etc etc. Poste le basi stilistiche, chi può decidere cosa è bello e cosa no? Chi può sapere qual è per me la giusta dose di elemento fantastico in un romanzo? Tanto o poco? Non vi pare tutto molto soggettivo?

L'Itaglia dei talenti

Chiusa questa parentesi, secondo me le vere colpe devono ricadere per forza sugli editori che si occupano di narrativa di genere senza avere le basi.
A parte Gargoyle (horror), Delos (fantascienza) e pochissimi altri, quali sono le case editrici che hanno competenza specifica nei campi di cui pubblicano romanzi e racconti? Quasi nessuna. Ok, gli editori sono tutti a fine di lucro, ma non dovrebbero anche garantire la qualità di ciò che offrono ai lettori? Immaginatevi un meccanico che di punto in bianco decide di disegnare capi d'abbigliamento. Forse riuscirà anche a vendere qualcosa, ma non credo che chi s'intende di moda potrà ritenersi soddisfatto.
Del resto (di nuovo) perchè stupirsi? Siamo nel paese in cui i cantanti che vendono di più sono degli imbecillotti usciti dai talent show, gente che fino a pochi mesi fa si occupava di tutt'altro. Manca del tutto lo spirito di sacrificio, la gavetta e la valorizzazione di chi sputa sangue in un determinato campo artistico senza preoccuparsi di fare marchette o public relations.

Che poi tutto ciò è tanto per dire.
Non cambierà nulla e forse nemmeno m'interessa. Come ho già detto, amo scrivere ma campo bene anche senza fare lo scrittore.

Comunque leggetevi il post di Elvezio, comunque la pensiate.

riflessioni, polemiche, consigli di scrittura, scrittura

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