La notizia di oggi è senz'altro questa:
Gli extraterrestri esistono, ma Stati Uniti e governi di altri paesi tengono nascosta la verita'. Parola dell'ex astronauta americano Edgar Mitchell, che partecipo' alla missione lunare Apollo 14 del 1971, che ne ha parlato alla quinta edizione della X-Conference, un meeting organizzato dagli appassionati di Ufo e da ricercatori che studiano la possibilita' di esistenza di forme di vita aliene. ''Non siamo soli nell'universo'', ha detto Mitchell, secondo quanto riporta un servizio della Cnn. ''Il nostro destino, secondo la mia opinione, e' quello di diventare parte di una comunita' planetaria. Dovremmo prepararci ad andare oltre il nostro pianeta e oltre il nostri sistema solare per scoprire cosa c'e' davvero la' fuori''. Mitchell e' cresciuto a Roswell, nel New Mexico, luogo dove secondo la leggenda si sarebbe schiantato un Ufo nel 1947. I residenti della zona, secondo quanto ha raccontato oggi l'ex astronauta, furono costretti al silenzio ''dalle autorita' militari'' che li minacciarono di ''gravi conseguenze'' se avessero parlato. Ma i cittadini, ha aggiunto Mitchell, non volevano portarsi il segreto nella tomba. ''Volevano dirlo a qualcuno di affidabile e lo hanno detto a me, che ero uno della zona ed ero stato sulla luna''. Dieci anni fa, ha rivelato ancora Mitchell, l'ex astronauta fu ricevuto al Pentagono per discutere della vicenda ed un ammiraglio gli confermo' la storia, promettendogli che la verita' sarebbe stata presto rivelata all'opinione pubblica. Lo stesso ufficiale, ha detto ancora Mitchell, adesso invece nega. ''Consiglio a coloro che hanno dei dubbi di leggere libri e tutto quello che si e' scritto per cercare di capire cosa e' veramente successo. Perche' non c'e' dubbio che noi siamo stati visitati dagli extraterrestri''. Un portavoce della Nasa, Michael Cabbage, ha seccamente smentito ogni copertura. ''La Nasa non cerca gli Ufo, la Nasa non e' coinvolta in nessuna copertura a proprosito della vita aliena su questo pianeta, ne' altrove, in nessun periodo storico''. La storia di Roswell risale al 3 luglio del 1947, quando il proprietario di un ranch trovo' sui suoi terreni dei resti metallici. L'aeronatica militare statunitense parlo' prima di un incidente che aveva coinvolto un ''disco volate'' e poi modifico' la sua versione riferendo che il misterioso oggetto caduto a Roswell era un pallone sonda che svolgeva rilevamenti sulla situazione meteorologica. Dopo questo episodio, le autorita' americane cominciarono a smentire duramente ogni notizia di avvistamento di Ufo, atteggiamento che gli ufologi ritengono dettato dalla necessita' di nascondere la verita'.
(Fonte:
Asca)
Visto che è cosa utile approfondire un po' le notizie troppo spesso lette di fretta, ecco come la Rete ci propone la biografia di Edgar Mitchell, prima di questa sensazionali - o strampalate - dichiarazioni:
Edgar Dean "Ed" Mitchell (17 settembre 1930, Hereford, Texas) è stato un astronauta degli Stati Uniti d'America. Fu il sesto uomo a porre il suo piede sulla Luna nel corso della missione spaziale Apollo 14.
Nel 1952 Mitchell concluse lo studio di economia aziendale e si arruolò presso la marina militare americana (US Navy). Venne immediatamente addestrato e scelto quale pilota per voli di ricognizione. Nel 1958 assunse, quale ufficiale dell'aviazione del Air Development Squadron 5, compiti nel campo della ricerca. Nel periodo dal 1964 al 1965, Mitchell fu rappresentante della Navy nel progetto MOL. Il 4 aprile 1966 venne assunto alla NASA con il quinto gruppo degli astronauti. Il 1º ottobre 1972 lasciò la NASA per fondare una ditta in proprio, la Edgar Mitchell Corporation a Palm Beach, Florida. Mitchell è sposato e padre di cinque figli.
Mitchell fu il pilota del modulo lunare della missione Apollo 14, la terza che riuscì a portare l'uomo sulla Luna nel 1971. Durante questa missione compì due attività fuori bordo per una durata complessiva di oltre nove ore. Mitchell fece parte degli equipaggi di riserva come pilota del modulo lunare nella missione precedente di Apollo 10 e in quella successiva di Apollo 16.
Tuttavia, sempre googlolando, scopriamo che Mitchell fece una prima dichiarazione "pro-UFO" già l'anno scorso, durante un'intervista radiofonica. Citando le sue testuali parole: "Mi e' accaduto di avere il privilegio di sapere....di avere....avere la certezza che noi siamo stati visitati su questo pianeta e il fenomeno UFO e' reale, anche se tuttavia e' stato coperto dai nostri governanti per un periodo di tempo molto lungo."
Nonostante la credibilità che può vantare un ex astronauto della NASA, va da sé che queste affermazioni fanno storcere il naso alla comunità scientifica, ma anche agli ufologi moderati, che mal sopportano certe dichiarazioni non avallate da prove concrete. E' possibile che i Governi riescano a celare ogni minimo indizio di un fenomeno così importante e diffuso? Pare quantomeno improbabile ma, si sa, a volte è proprio lo scetticismo a non farci vedere oltre un palmo dal naso...
I lunatici della Luna
C'è però chi accusa proprio gli astronauti che misero piede sulla luna di aver perso, chi più chi meno, la brocca.
A tal proposito vi cito un articolo di Nino Materi, da Il Giornale, in cui si parla anche del nostro amico Ed.
Con i piedi sono tornati sulla Terra, però la testa è rimasta tra le nuvole; anzi, molto più in alto delle nuvole: precisamente sulla Luna. Da anni i nove astronauti sono «lunatici», ma non nel senso che sanno tutto sul satellite. No, loro sono diventati «lunatici» (nel senso di mezzi matti) dopo l’indescrivibile emozione di aver messo piede sull’unico suolo «alieno» che un essere umano abbia mai calcato. Nove personaggi entrati nella mitologia spaziale per essere stati - insieme ad altri tre sfortunati colleghi deceduti negli ultimi anni - i soli a passeggiare tra i crateri extraterrestri.
Un’esperienza che lascia il segno. Eccome se lo lascia: i «maratoneti lunari» scesi dalla scaletta nel corso delle varie missioni Apollo - al momento - risultano infatti decisamente «fuori di testa». Il giornalista Andrew Smith, che ha dedicato alle loro storie il libro «Polvere di Luna» (Cairo Editore) non usa certo questa espressione, ma il risultato a cui è giunto al termine di una documentata inchiesta è proprio questo.
I fantastici supermoonmen made in Usa Charlie Duke, Edgard Mitchell, Richard Gordon, Buzz Aldrin, David Scott, Alan Bean, John Young e Gene Cernan dal loro volo cosmico non si sono più ripresi. Ecco le prove: Charlie Duke (cosmonauta lunare nel 1972) sulla Luna c’è rimasto tre giorni («le ore più euforiche della mia vita»), dopo di che è tornato a casa e per anni ha picchiato moglie e figli, riuscendo a darsi una calmata solo dopo aver trovato la fede: Charlie attualmente è a capo di un gruppo di preghiera cristiano a New Braunfels, Texas.
Rotelle leggermente fuori posto anche per Edgard Mitchell che, di ritorno dall’escursione nell’universo, si è dedicato anima e corpo alla ricerca di una non meglio precisata «intelligenza galattica». Preoccupante anche il bollettino medico di Gene Cernan, che da Apollo 17 non fu più lo stesso: «Depressione e sindrome da psico-implosione». Decisamente più terrena l’aspirazione di Alan Bean, reduce di Apollo 12, specializzatosi nel dipingere scene cosmiche. Unica stravaganza, il soggetto; sempre lo stesso: la Luna. Una fissazione al centro delle sedute psicanalitiche a cui Alan si sta sottoponendo da anni.
Buzz Aldrin, invece, ha preferito attaccarsi alla bottiglia e per lui uscire dal tunnel dell’alcolismo e della depressione è un’impresa disperata: quando ci dà dentro col Jack Daniel’s pare elabori dei rivoluzionari «progetti spaziali» presi sul serio solo dal suo barista di fiducia. Richard Gordon sbarca (è proprio il caso di dirlo) il lunario facendo il conferenziere showman in tour fantasy senza trascurare neppure il gettone di presenza offertogli in occasione delle convention dei fan di Star Trek. Visioni mistiche a go-go per Jim Irwin che giura di aver udito il «sussurro di Dio ai piedi dei maestosi e dorati Appennini lunari». Al suo ritorno sulla Terra, ha infatti lasciato la Nasa per tuffarsi nella volta celeste della Chiesa cattolica.
Lo stesso Neil Armstrong è forse quello che ha pagato di più il prezzo della sua celebrità, trincerandosi nel silenzio quasi autistico di chi non riesce a tollerare l’eterno ripetersi della domanda: «Che cosa hai provato quando sei sceso sulla Luna?».
Ma quando Andrew Smith scoprì che erano rimasti solo in nove - nove dei dodici uomini che avevano messo piede sulla Luna dal 20 luglio '69 al 15 dicembre '72 - decise che era arrivato il momento di porre lo stesso quesito a tutti i superstiti di quella grande epopea. Grande in ogni senso, considerato che il «programma lunare» costò 25 miliardi di dollari degli anni ’60 e che, al suo apice, la Nasa inghiottiva il 5% del bilancio federale statunitense. Ma che cosa aveva ottenuto l’umanità dal capriccio di chi volle lanciare la sua nazione verso la Luna? Smith non dà risposte, ma regala scenari.
Quando nel ’72 la conquista spaziale del presidente Kennedy raggiunse il momento di implosione, «un fan nero dei Rolling Stones era stato picchiato a morte ad Altamont»; «JFK, Bob Kennedy e Martin Luther King non erano altro che un ricordo sbiadito». «Il Vietnam si era davvero concluso - nota Smith - e la controcultura sorta in contrapposizione alla guerra si stava disperdendo nel nulla, come la sabbia al vento del deserto; mentre montava il Watergate, il conflitto razziale subiva un’escalation». Smith è lui stesso un baby-boomer classe ’61 e quella è anche la sua storia, la storia di chi è cresciuto cullato dal sogno colorato dei Beatles e della rivoluzione pacifista dei figli dei fiori. Ed ecco tornare sempre la vecchia domanda: come si vive dopo che hai attraversato la solitudine di «the dark side of the moon»? «Fra tutti gli eventi che hanno scosso il mondo, l’allunaggio di Apollo 11 è l’unico che non ha a che fare con la morte», scrive Smith... Vero. A vederlo così, da lontano, sembra un sogno collettivo, una favola da fumetto della vita reale.
Tra il 1969 e il 1972 sei astronavi raggiunsero il suolo lunare. A bordo di ognuna, tre uomini: uno che restava in orbita sul modulo e due che scendevano a terra. Quindi 12 uomini in tutto hanno camminato sulla Luna. Si ricordano soprattutto i primi due, Armstrong e Aldrin e le parole del primo quando scese nella zona chiamata Mare della tranquillità: «Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità».
In tre anni, quella che sembrava essere la più grande avventura dell’umanità finì, sulla Luna non ci andò più nessuno e l’uomo (l’uomo americano soprattutto) da un lato volse gli occhi verso pianeti più lontani e dall’altro ridusse per decenni le gigantesche spese legate allo spazio persuaso anche del fatto che non c’era più nessuna gara da vincere con i rivali della Guerra fredda.
Altro interrogativo interessante di «Polvere di Luna»: come nacquero e perché i complottisti della teoria della montatura, del «falso allunaggio». Alla giornalista che gli aveva posto la domanda, Buzz Aldrin spaccò il muso sferrandole un cazzotto.