Qualche giorno fa, citando vecchi film, ho postato la locandina di "Rollerball", il bel film di Norman Jewison, datato 1975. Ovviamente di Rollerball è già stato fatto anche un remake un po' insipido diretto da John McTiernan (2002).
Il film prende spunto da un racconto di William Harrison pubblicato su Esquire. In breve, eccovi la sinossi:
Nel 2018, in un mondo dove una gigantesca Corporazione è riuscita a eliminare la divisione in nazioni, la fame, l'inquinamento, la sovrappopolazione, assicurando a tutti il benessere, l'aggressività repressa della popolazione trova sfogo nel rollerball, sport brutale che mescola il football americano con il pattinaggio a rotelle, l'hockey e il motociclismo. Un campione, idolo delle folle, entra in conflitto con gli alti dirigenti.
Rollerball è un film che incrocia temi distopici a quelli di un sottogenere molto amato dal pubblico e un po' snobbato dalla critica: stiamo parlando della fantascienza che ipotizza un futuro prossimo venturo in cui le folle sono tenute al guinzaglio dando loro dosi abbondanti di "sport" estremi e violenti, una sorta di evoluzione-devoluzione dei reality che oggi ci stracciano i marroni.
A volte in questo genere di film e romanzi c'è una critica sociale di fondo, ma l'aspetto più evidente e spettacolare sono proprio loro: gli atleti-campioni che, come moderni gladiatori, sudano sangue e lacrime per allietare il pubblico televisivo sempre più beota e assetato di violenza.
Se Rollerball è l'opera più famosa di questo filone, possiamo anche dire che non è certo l'unica. Vediamone un po', saltando dal cinema alla narrativa:
Boston 2010: XXI Supercoppa
E' il 31 dicembre del 2010. Tra poche ore, comincia la finalissima di palla ovale tra la squadra dei San Francisco Prospectors e quella dei Minuteman del New England. T. K. Mann, asso dei Prospectors, si sta preparando negli spogliatoi. A 34 anni si sente vecchio, e il suo sanguinario rivale, Harv Matision, ha giurato di fargli la pelle... Perchè nel 2010 il football americano, che già oggi è uno degli sport più violenti che esistano, si è trasformato in uno scontro tra gladiatori. Gli atleti scendono in campo corazzati come guerrieri medioevali, armati di clave, giavellotti, pugnali, carabine, e la partita, anziché allo stadio, si svolge in un quartiere urbano, sgomberati per l'occasione e disseminato di telecamere. Tutto è pronto per la XXI Supercoppa. Ma mentre assistiamo, ora per ora, alla cronaca della truce battaglia, una serie di flash-back altrettanto drammatici ci rivela a poco a poco perchè questa particolare Supercoppa sia diversa da tutte le altre. Ci sono misteriosi retroscena, strane interferenze, ciniche macchinazioni, dietro la grande partita. E T. K. Mann, eroe al tramonto, ha ancora parecchie carte da giocare: prima fra tutte quella della vendetta.
Questo Urania del 1976 (numero 712), scritto da Gary K.Wolf, è il romanzo perfetto per i fans di questo sottogenere della fantascienza. Le tematiche non sono poi tanto diverse da Rollerball, ma cambia decisamente lo sport descritto dall'autore. Qui si tratta di una sorta di football americano iperviolento e il cui campo di gioco si estende a tutta la città. Anche qui il protagonista, un eroe al tramonto, troverà la forza per ribellarsi al Sistema prima di essere del tutto sostituito dalle nuove leve, ben felici di giocare con la morte pur di avere soldi, donne e droga.
Skill
In un futuro molto vicino, il Gioco globale ha soppiantato Hollywood. Non è Matrix, è peggio. Nuovi idoli sono acclamati da un pubblico globale. Non più calciatori, attori o rockstar. Sono ragazzini esasperatamente "cool", videogiocatori professionisti. Skin, il campione dei campioni, possiede lo skill, l'abilità. Sarà lui, riuscendo a visualizzare le sfaccettature della realtà che il Gioco nasconde, a svelare la verità passando attraverso una quantità di dolore e di violenza che non avrebbe mai immaginato.
Il libro di Alessandra C. (scrittrice molto brava, e anche ex-modella, per chi ancora avesse dei dubbi sulla veridicità del binomio bellezza-bravura) sembra riprendere e attualizzare "Boston 2010", anche se qui il contesto è quello moderno, con la Rete, i videogiochi spara-spara e tutto il resto. Skill è un romanzo del 2004, che consiglio a tutti di recuperare, perchè è intenso e per niente banale.
Qui non abbiamo un futuro distopico nel vero senso della parola, bensì un futuro molto simile... al nostro presente. Violenza a parte, ciò che conta è l'immagine, il successo, la glorificazione di celebrità usa e getta, buone per un anno o due di gloria.
Come dite? Vi ricordano i protagonisti dei reality? Che maliziosi che siete...
L'uomo in fuga
Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per "L'Uomo in fuga", un sadico e famosissimo show televisivo in cui il protagonista, braccato dai cacciatori della Rete e da chiunque lo riconosca, guadagna cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è fortunato ed è ancora vivo allo scadere dei trenta giorni concessigli, un miliardo di dollari. Ben, che vuole quei soldi per curare la figlia malata, supera le selezioni... Stephen King pubblicò questo romanzo, e altri quattro titoli, con lo pseudonimo di Richard Bachman.
La Lunga Marcia
Dai confini con il Canada sino a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale, con un regolamento implacabile, per cento volontari: un passo falso, una caduta, un malore.., e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty, si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini della strada. Un incubo on the road che solo King (Richard Bachman) poteva concepire...
Anche l'ex Re, Stephen King alias Richard Bachman, si è misurato per ben due volte col tema degli "sport sanguinari". Sia "La lunga marcia" che "L'uomo in fuga" sono ottimi romanzi, ma personalmente preferisco quest'ultimo, un thriller distopico veramente superlativo, come poi King non ne ha più scritti, perdendosi in romanzi con zilioni di pagine inutili a discapito di ritmo, adrenalina e tempi narrativi.
De "L'uomo in fuga" è stato anche tratto un film del 1987, The Running Man, con l'inossidabile Arnold Schwarznegger nei panni di Ben Richards. La pellicola è un godibile film d'azione, molto "anni '80", però non ha quasi nulla a che fare con le atmosfere del romanzo da cui è tratta.
Le Olimpiadi della Follia
Facendo un passo indietro vi segnalo un altro Urania, "Le Olimpiadi della follia" (n°993), un'antologia di racconti curata niente meno che da Isaac Asimov, e con la partecipazione di autori come Robert Scheckley, Arthur C. Clark e Jack Vance. Eccovi la quarta di copertina:
L'idea è stata naturalmente di Asimov, che comparando le Olimpiadi antiche con le moderne ha visto come la "nobile tradizione" presenti oggi vistose crepe, pericolose incrinature, attraverso le quali si va introducendo un futuro di follia. Con i suoi collaboratori Greenberg & Waugh, Asimov ha quindi passato in rassegna la fantascienza "olimpionica" degli ultimi 20 anni ed ha articolato questa inquietante raccolta premettendovi una sua introduzione.
Per arrivare in tempi recenti (sicuramente dimenticandomi molte opere importanti), vi risegnalo la locandina del bel film, per quanto truzzo e pieno di adrenalina e testosterone: Death Race, che è sua volta il remake di un film del 1975, "Death Race - Anno 2000, la corsa della morte".
Non ho visto l'originale, ma questo rifacimento è davvero divertente! Certo, se cercate qualcosa d'impegnativo, guardate altrove... o forse direttamente in un altro blog :-)
Death Race (2008)
United States, 2012. Jensen Ames è un ex carcerato che vorrebbe rimanere fuori dal giro con un lavoro onesto, una moglie comprensiva e una bambina nata dalla loro unione. I tempi sono difficili, la crisi finanziaria in cui versa il paese crea tensioni e affama i cittadini che trovano negli sport estremi una via di fuga agli affanni quotidiani. Dopo essere stato licenziato e aver ritirato l'ultimo stipendio, Jensen torna a casa dove viene aggredito e abbattuto con un narcotico. Al risveglio stringe un coltello al fianco della moglie ferita a morte. Arrestato e innocente, viene condotto a Terminal Island, un penitenziario di massima sicurezza in mezzo all'oceano. Ingaggiato dall'algida direttrice Warden Hennessey, disputerà una gara di automobili tecnicamente modificate e armate di mitraglie e lanciafiamme. Costretto a gareggiare con l'identità e la maschera di Frank(enstein), un ex detenuto pilota morto in un incidente, Jensen dovrà vincere la corsa in cambio della libertà. Ma le automobili della “death race” non saranno l'unica cosa truccata dentro un gioco spedito e sporco.
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The Running Man: Ben Richard vs Subzero... indovinate che vincerà?