Crepuscolaria - 5 -

Nov 12, 2008 14:32



 TOM + IRAIDA (1)

Tom vide l'auto avvicinarsi come in un sogno: un'Alfa 146 bianca che attraversava il largo vialone antistante la stazione, da sola, a fari spiegati.
Le andò incontro, oramai sobrio nonostante il Bourbon che si era scolato poche (quante?) ore prima. Da quanto si era svegliato, una ventina di minuti fa, era il primo segnale di vita che vedeva. Senza timore si piazzò in mezzo all'incrocio, col semaforo che continuava a farsi i fatti suoi lì di fianco.
L'Alfa era un taxi. Si fermò a dieci metri da Tom, quindi ne scese una donna. Notò che era carina: sui trenta, carnagione olivastra, capelli scuri raccolti in una coda, lineamenti delicati, quasi eleganti, in contrasto col giubbino di pelle che indossava.
Iraida invece si accorse di avere davanti un barbone. Lo si capiva dagli abiti luridi, dagli anfibi bucati e dalla barba sfatta. Nonostante tutto era pur sempre un essere umano. L'unico, a quanto pareva. Però preferì prendersi le sue precauzioni: estrasse la Ruger a tamburo dalla fondina, tenendola puntata verso terra.
- Chi sei? - gli chiese.
- Tom... Tom Lagguardia. - Parlava con un accento straniero, anche se il suo italiano era comprensibilissimo.
- Iraida - si presentò la taxista, senza aggiungere altro. - Sai che cosa sta succedendo?
Tom scosse la testa. - Io dormivo là dentro, in stazione. Quando mi sono svegliato ero solo. Solo, capisci? Qui intorno non c'è nessuno!
Il tizio doveva aver bevuto parecchio, ma i suoi occhi (verdi) tradivano soprattutto paura.
- A me è capitato lo stesso. Anche da dove vengo io sembrano spariti tutti. - Indicò il viale appena attraversato. - Non va nemmeno la radio del taxi. E non ho un cellulare.
- Forse hanno evacuato la zona... - Tom non ci credeva più, ma non riusciva a pensare ad altro.
- Allontaniamoci da qui e cerchiamo qualcuno.
“Questa donna ha buonsenso, oltre a essere figa”, pensò Lagguardia. - Salgo in taxi?
- Monta davanti. - Iraida rinfoderò la pistola. Quel tipo gli piaceva poco, ma non aveva il lusso della scelta. Appena furono entrambi a bordo rimise in moto. Girò attorno all'incrocio, allontanandosi dalla stazione. Se quel Tom l'aveva già esplorata, era inutile tornarci.
- Dove andiamo? - chiese il barbone.
- Qui in zona dovrebbe esserci un ospedale. Se è successo qualcosa, i primi soccorsi saranno lì.
Tom conosceva il posto. - È una buona idea. - Mentre il taxi scalava in terza, si guardò intorno. Tutto sembrava normale, a posto, tranne che non c'era in giro anima viva. La cosa strana era che in strada non c'erano nemmeno delle auto abbandonate a casaccio, come se fossero sparite insieme ai loro proprietari. Si ricordò vagamente una delle storie bizzarre che gli raccontava suo padre: il mistero della Mary Celeste. Suo padre, quel gran bastardo di un italiano. Ricordava sprazzi di quella storia: un vascello fantasma, l'equipaggio scomparso nel nulla, nessun segno di lotta.
- Tu sei un... - Iraida faticò a trovare un termine non offensivo.
- Un homeless, esatto. E tu?
- Il mio mestiere lo stai vedendo. Se intendevi altro, sono di origine armena.
Dopo lo scambio di battute, tacquero per qualche minuto, mentre il taxi svoltava in un'altra via deserta, che da un lato era fiancheggiata da uno striminzito parco cittadino. L'ospedale era lì dietro. C'era un'ambulanza, di un modello vecchio, ferma accanto al parco, con gli sportelli spalancati e le luci accese. Un altro segno di vita, finalmente.
Iraida gli si affiancò con cautela, sbirciando al suo interno. Non si vedeva anima viva. Mise in folle, lasciando il motore acceso. - Stai qui - disse a Tom. - Scendo a vedere.
- Vengo con te.
- Non dire cazzate. Stai a malapena in piedi.
- Guarda che io ho servito nella Prima Divisione di Fanteria dell'esercito americano, il Big Red One. Secondo battaglione, 34esimo reggimento “Dreadnaughts”: caporale Lagguardia. - Fece un saluto militare, quindi scese senza aspettare il consenso della donna.
Iraida lo seguì, imprecando. Con la Ruger di nuovo in mano controllò l'ambulanza: vuota. Lì davanti però, vicino all'ingresso al parchetto, c'era una barella appoggiata a terra, abbandonata. C'era qualcosa che non coincideva col resto dello scenario. Ma cosa?
Tom intanto controllò la radio dell'ambulanza. - Nemmeno questa funziona! Come se ci fosse... una... un'enorme interferenza elettromagnetica. - Si grattò la testa. Ai tempi dell'esercito ne aveva sentite di stronzate del genere. Ma non di gente che spariva.
Iraida non lo ascoltò nemmeno: dal cavalcavia in fondo alla strada stava arrivando qualcosa. Un veicolo, a giudicare dal rumore. Si piazzò dietro lo sportello dell'ambulanza, impugnando il revolver. In meno di un'ora tutto sembrava cambiato. Pensò a Sara, la sua bimba. Anche lei era sparita?
Un furgoncino bianco sbucò nel loro raggio visivo. Era uno di quelli usati da muratori, imbianchini, gente così. Puntava verso di loro, a velocità sostenuta.
- Fucking Jesus! - bestemmiò Tom, spaventato. - Che fa quella testa di cazzo?
Iraida rispose puntando la pistola verso il furgone. Se non avesse frenato subito gli avrebbe sparato. Ma l'autista del veicolo frenò a trenta metri, sgommando in modo assordante nel silenzio notturno. Entrambe le portiere anteriori si spalancarono contemporaneamente.
- Uscite piano - urlò Iraida, ricordando l'addestramento da poliziotta. - Sono armata!
I due obbedirono. Erano una coppia, un uomo e una donna, tra i trentacinque e i quaranta, vestiti bene, ma dall'aria stravolta. L'uomo alzò le mani, mentre la donna avanzò incurante della pistola.
- Si può sapere che diavolo sta succedendo in questa città?!?

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I capitoli precedenti: Crepuscolaria

Note a margine: come accennato precedentemente, proporrò "Crepuscolaria" anche in formato eBook, appena finito di scrivere. Al contempo lascerò la possibilità di seguire il racconto a puntate, per chi ha detto che preferisce questo formato. Devo dire che scrivere e pubblicare così ha il grande vantaggio di riuscire a fare un editing in tempo reale. Non solo: i capitoli brevi mi sembrano azzeccati, in quest'ottica, anche se a volte è complicato essere coincisi.

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