Social Networking: una delle espressioni più utilizzate e cercate sui motori di ricerca.
Originariamente col termine rete sociale si identifica un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Le reti sociali sono spesso usate come base di studi interculturali in sociologia e in antropologia.
Il numero di Dunbar, conosciuto anche come la regola dei 150 afferma che le dimensioni di una vera rete sociale sono limitate a circa 150 membri. Questo numero è stato calcolato da studi di sociologia e soprattutto di antropologia, sulla dimensione massima di un villaggio (in termini più attuali meglio definibile come un ecovillaggio). Viene teorizzato nella psicologia evoluzionista che il numero potrebbe essere una sorta di limite superiore all'abilità media degli esseri umani di riconoscere dei membri e tenere traccia degli avvenimenti emotivi di tutti i membri di un gruppo.
La versione di Internet delle reti sociali è una delle forme più evolute di comunicazione in rete, ed è anche un tentativo di violare la "regola dei 150". La rete delle relazioni sociali che ciascuno di noi tesse ogni giorno, in maniera più o meno casuale, nei vari ambiti della nostra vita, si può così "materializzare", organizzare in una "mappa" consultabile, e arricchire di nuovi contatti.
Il fenomeno delle social network nacque negli Stati Uniti e si è sviluppato attorno a tre grandi filoni tematici: l'ambito professionale, quello dell'amicizia e quello delle relazioni amorose.
Attualmente, i due social network più gettonati sarebbero Myspace e Facebook, rispettivamente con 107 e 73 milioni di utenti, stando all'articolo "How Netlog Leaps Language Barriers", pubblicato dal Wall Street Journal il 1 novembre 2007. Proprio in questi giorni leggiamo di un incremento delle iscrizioni a Facebook (che personalmente trovo molto più scialbo e “invasivo” rispetto a Myspace).
Diversi sono i fattori che influenzano il successo dei social network:
- la possibilità di instaurare nuove relazioni ed interagire con individui anche molto distanti da noi;
- la presenza di strumenti ed infrastrutture che facilitano la collaborazione online;
- l'idoneità a supportare la nascita e lo sviluppo di nuove iniziative e relazioni di business;
- il senso di intimità nelle relazioni tra gli utenti;
- la garanzia per gli utenti di esercitare un certo controllo sui dati generati.
D'altra parte, come sempre accade, questi vantaggi hanno anche un rovescio della medaglia: proprio a causa del falso senso di intimità, gli utenti di queste reti manifestano la propensione a rivelare informazioni personali con più facilità rispetto a ciò che accade in una relazione tradizionale, dimostrandosi nel contempo poco selettivi nella scelta delle persone con le quali allacciare nuovi contatti.
Gli esperti identificano i principali rischi dell'uso di questi network:
- rischi relativi alla riservatezza dei dati;
- rischi concernenti le identità digitali;
- rischi di natura tecnologica;
- rischi di natura sociale.
Ok, questi sono i dati, più o meno. Se volete approfondirli troverete tonnellate di articoli in Rete, con informazioni specifiche su argomenti quali il furto di dati sensibili, il furto di immagini e personalità, la difficoltà nel cancellarsi dai database di questi network.
Personalmente non ho un Myspace, né un profilo Facebook. Tuttavia utilizzo il primo grazie alla mia collaborazione con
Sotto i Riflettori, visto che ho l'autorizzazione a utilizzare il loro profilo per gestire contatti ed eventuali interviste.
Ammetto che Myspace è uno strumento decisamente affascinante: offre contatti diretti con le persone, la possibilità di “dialogare” con artisti noti e stranoti di tutto il mondo (cantanti, scrittori, attori etc etc), nonché lo spazio per pubblicizzare il proprio lavoro tramite l'utilissima bacheca.
Allora perchè non ho aperto un MS tutto mio? Perchè non voglio che i miei dati vengano registrati in modo indelebile in un vasto database facilmente consultabile con un qualunque motore di ricerca.
La mia privacy, come quella di tutti voi che avete un blog, è già ampiamente compromessa, se avete utilizzato i vostri veri nomi. Ma non credo sia il caso di implementare questa compromissione di dati personali registrandosi con nome e cognome su network di questo tipo. Il pensiero è tutto mio, è chiaro! Nessuna condanna di alcun tipo per chi lo fa...
Comunque lasciamo perdere per un attimo i vari rischi riguardanti il furto di password e l'intromissione in operazioni di online banking (dici poco!) e pensiamo ancora più in grande.
C'è chi ipotizza che il social networking su Internet sia la nuova frontiera del totalitarismo silenzioso, o quantomeno l'attualizzazione dell'orwelliano progetto del “Grande Fratello”.
Chattando con la vostra amichetta conosciuta su Facebook esponete anche il vostro computer a centinaia di piccole intrusioni invisibili da parte di programmi-spia, atti solo a carpire qualunque cosa riguardo ai vostri gusti, a come utilizzate il Web, a cosa e chi cercate sui motori di ricerca. Questo non si traduce solo in una marea di spam non desiderato, ma anche a una vera e propria catalogazione attraverso la quale è possibile ricostruire la personalità di ciascuno di noi, facendo un'analisi degli acquisti fatti online, dei siti visitati e dei networking frequentati. Non solo: contando che Myspace, Facebook e altri spingono l'utente a inserire foto e dati personali (mail, preferenze sessuali, “amici” preferiti etc etc), vi accorgerete che è fin troppo facile conoscere tutto (o quasi) di un utente solo attraverso quello che fa in Rete.
Ovviamente resta il fatto che Internet è uno strumento splendido e di ampi orizzonti. Per anni ha costituito il baluardo della vera libertà di informazioni e di espressione. Ora occorre solo essere più cauti in quel che si fa, oppure avere almeno la consapevolezza di essere “spiati” da persone (o computer) che potrebbero fare usi ambigui dei nostri dati riservati.
E questo senza tirare in ballo
Echelon e la sua presunta capacità di intercettare il traffico informatico mondiale, specialmente le e-mail.
Ci sono autori che hanno scritto ottimi romanzi su queste tematiche. Lo spunto è ottimo per creare libri d'intrattenimento avvincenti e accattivanti, però a volte c'è (o pare proprio che ci sia) anche una presa di posizione contro l'instaurazione di una globalizzazione informatica con possibili secondi fini.
Il primo romanzo che voglio citare è “
Il Viaggiatore” di John Twelve Hawks.
Sinossi
"Fin dalla adolescenza ha tentato in ogni modo di sottrarsi al proprio destino e di condurre una vita normale, a Londra, immergendosi nello studio, nel lavoro, nell’amore. Ma la ventiseienne Maya non è una giovane qualunque. Come suo padre, appartiene a un’antica e quasi estinta stirpe di guerrieri, gli Arlecchini, che armati di spada proteggono gli ultimi, sparuti, Viaggiatori, anime elette capaci di muoversi fra mondi paralleli dove ricevono la forza e la saggezza con cui nutrire gli uomini della Terra.
Proprio per questo i potenti affiliati della Tabula, una setta segreta che tenta di ottenere il controllo assoluto della società, li considerano un pericolo e li perseguitano da tempo immemorabile. Una lotta senza quartiere per il controllo dell’umanità si combatte, infatti, sotto la superficie della storia.
Ma il tradizionale equilibrio tra le forze del bene e quelle del male si è infranto con l’avvento dell’Immensa Macchina, e la Tabula sembra ormai prossima alla vittoria definitiva. Ma forse esiste ancora una possibilità. Da qualche parte, in California, vivono Gabriel e Michael Corrigan, i figli di un Viaggiatore scomparso.
La missione a cui Maya decide infine di votarsi, dopo l’uccisione del padre, consiste nel rintracciare i due fratelli prima dei mercenari della Tabula e metterli in salvo. Come un moderno David che non ha rinunciato a battersi contro il gigante Golia, armata solo del suo puro idealismo e di una caparbia volontà di resistenza, la giovane si trova coinvolta in un’impresa epica per difendere l’ultima speranza di un mondo libero."
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“Il Viaggiatore” mischia cospirazionismo, thriller informatico, atmosfere a metà tra Orwell e Matrix, condendole di un pizzico di urban fantasy. Il risultato è apprezzabile, molto divertente ma anche latore di un messaggio che chi vuole può cogliere: viviamo tutti nella “Grande Macchina”, e siamo prigionieri delle nostre stesse vite moderne e iper-connesse. Questo a discapito delle libertà personali, di chi vuole sottolineare la propria diversità o di chiunque scelga di non passare l'intera esistenza in modo unicamente materialista.
L'autore, di cui tra l'altro si sa pochissimo, prende spunto dall'idea di Jeremy Bentham, filosofo e giurista inglese vissuto tra '700 e '800: il
Panottico. Si tratta di una prigione che, con alcuni accorgimenti architettonici e tecnologici, poteva essere gestita da un solo guardiano, in grado di sorvegliare più prigionieri senza essere visto. Bentham lo definiva come "un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima".
Attualmente sto leggendo il secondo libro di questo autore, “The Dark River” (purtroppo per ora solo in lingua originale), e presto ve ne farò avere una recensione.
Altro libro che concentra parte delle attenzioni sul rischio di social networking informatico, pur trattando anche di altri argomenti altrettanto interessanti, è “
I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano”, di cui tempo fa ho pubblicato un'entusiasta recensione (che confermo anche adesso, ci mancherebbe!).
Nel romanzo di Valter Binaghi Internet viene usato dai “poteri occulti” per rimbambire la gente con un'offerta di pornografia sempre più votata verso i genere extreme e freak, distogliendo l'attenzione delle persone dal mondo che li circonda, dai veri problemi di una società sempre più frammentata, disumanizzata e allo sfascio. Non solo: attraverso alcuni siti di giochi online (altra forma di social networking), alcuni ragazzi vengono spinti in giri pericolosi, che vanno dal satanismo di bassa macelleria (le bestie di Satana), al sostegno di sette fittizie e basate su un sacco di balle finto-new age (sì, proprio quella setta lì del nostro amico Tommaso Crociera..) fino anche al coinvolgimento con la tratta internazionale di prostituzione.
Tesi forse estreme, troppo allarmiste, ma che non fa male leggere, fosse anche per la semplice passione verso le “teorie del complotto” e le atmosfere orwelliane viste in sala moderna e italianissima.
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Per approfondire:
http://www.myspace.com/http://www.facebook.com/“Uscire da myspace”: un articolo critico sul social networking.
Sotto i Riflettori:
http://sottoiriflettori.blogspot.com/George Orwell:
http://it.wikipedia.org/wiki/OrwellianoSito ufficiale di John Twelve Hawks:
http://www.johntwelvehawks.com/Il Panottico di Jeremy Bentham:
http://it.wikipedia.org/wiki/Panottico Recensione di “I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano.”Il blog di Valter Binaghi:
http://valterbinaghi.wordpress.com/