Nov 29, 2006 20:20
Charlotte si accovaccia sotto il letto, non ce la fa più a stringere le mani sulle orecchie per far finta di non sentire... Charlotte alza le coperte e guarda in faccia il Bau Bau dagli occhi rossi e famelici... - parla, ti ascolto... dì pure tutto quello che cerchi sempre di farmi ascoltare, senza mai smettere. M.a.i. avanti, apri pure la bocca, osserverò i tuoi denti aguzzi con la posata e pallida paralisi propria di chi è rimasto senza forze, e mentre tu mi strapperai il cuore di nuovo, io non perderò di vista neanche il minimo trancio con cui ti ingozzerai; i miei occhi di vetro sfumato penetreranno in quelle membrane dilaniate, nei rivoli di sangue che ti coleranno dall’avida bocca, in quel buco nero che s’intravedrà in fondo alla gola ogni volta che sarai costretto a prendere respiro dalla truculenta abbuffata...tanto, per quel che resta di me... finirai presto. E io ti guarderò, senza battere ciglio, con l’anestetizzato coraggio di chi ormai sente che non ha proprio più nulla da temere. Si ha paura solo quando rimane qualcosa da amare... avanti, voglio ridere con te, non illuderti che le lacrime che solcheranno il mio viso saranno gocce di dolore estremo... è solo umore v.i.t.r.e.o. , così come sarò io quando, soddisfatto, ti sarai passato il braccio sulle labbra sporche. T.r.a.s.p.a.r.e.n.t.e. e a p.e.z.z.i. ... è un tipo di vetro che una volta frantumato non si può riparare. Se almeno ciascuna delle tante schegge che rimangono a terra non potesse tagliare e ferire tutto ciò che ho già perso prima di essermi concessa di trovarlo veramente... prima che l.u.i. trovasse me... se solo riuscisse a trovarmi... ma in questa scatola di cemento è così buio... non puoi raggiungermi... io non ci sono più... non saprei neanche dove farti vivere, ora che nei miei sogni di lana si stanno sciogliendo tutti i miei ombrellini di zucchero... se solo non fosse tutto così com’è... Charlotte ritaglia all’infinito i suoi origami bruciati... rimarrò nella consunta stanza del tempo per l’eternità.
Voglio cadere giù, sul fondo di una bottiglia di morfina. E
d.i.m.e.n.t.i.c.a.r.e.