Mar 09, 2010 21:52
Ieri sono andata al cinema a vedere Alice of Wonderland di Tim Burton, sono sempre stata fan del libro, del cartone e ora di questo film.
Per quanto differente dai precedenti mi ha colpito tantissimo e senza dubbio l'interpretazione di Jhonny Depp del Cappellaio matto è stata fenomenale. Per chi non ha visto il film non vorrei ed intende vederlo non vorrei spoileravi troppo quindi è meglio se saltare questo post se state leggendo, ovviamente.
Il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca, nel senso che alla fine era palese che Hatter provass qualcosa per Alice e che in qualche modo ricambiasse eppure la sua scelta di tornare nel mondo di Lassù mi ha rattristata, durante le scene finali cercavo tra la folla aspettandomi Hatter di sbucare all'improvviso ipotizzando che l'avesse seguita nel suo mondo, invece nulla.
Il fianale è molto aperto quindi non chiude del tutto la possibilità di un ritorno di Alice in Wonderland però mi spiace non averlo potuto vedere "dal vivo".
Morale della storia ho deciso di scrivere un mio epilogo del finale e di come avrei voluto che finisse. Spero vi piaccia e vi prego di perdonare eventuali errori di punteggiatura, grammatica, batittura e quant'altro!
Prima di inziare 2 piccole note.
Hatter è il nome originale di Cappellaio, ho utilizzato questo perchè Cappellaio stonava un pò nella narrazione.
Nel film il Cappellaio pone ad Alice un quesito "Che cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?" la risposta è entrambi hanno le penne. Nel mio finale però la risposta è diversa perchè vuole stare a significare che pur essendo due "esseri" completamente diversi sono entrambi reali con riferimento ad Hatter e Alice. Spero che abbia senso .. o forse sono uscita matta anche io!LOL
Enjoy ♥
Alice of Wonderland
Epilogo
Il vento soffiava in poppa e spingeva il vascello più veloce verso la costa, Alice respirò a pieni polmoni la brezza marina. Strano come l’odore del mare, l’umidità salmastra che si attaccava addosso fossero le stesse di Londra anche dall’altra parte del mondo.
Alice si scostò una ciocca di capelli dal viso, da quando era tornata dal Sottomondo aveva smesso di raccoglierli in intricate acconciature, aveva smesso di portare corsetti e di indossare le calze.
Chi è che decide cosa è appropriato?
“Se venisse deciso che è appropriato indossare il Merluzzo in testa l’indosseresti? “, così rispose Alice a sua madre mentre viaggiavano verso la tenuta degli Ascot, quando ancora i sogni che faceva fin da piccola erano oscuri quasi spaventosi, quando ancora non aveva ritrovato la sua “moltezza”, quando ancora non aveva capito che Impossibile è solo quando si decide che una cosa è tale.
Alice per l’ennesima volta da quando si era messa in viaggio per la Cina ripensava ad un altro viaggio più avventuroso e pericoloso di quello che stava intraprendendo. Inevitabilmente i suoi pensieri ritornavano al Mondo delle Meraviglie, come lo aveva soprannominato lei da piccola, quando la regina Rossa non aveva ancora preso il sopravvento, quando gli alberi non erano tristi e prendere il tè non era mai stato più divertente.
Come tutte quelle volte che ripercorreva quei ricordi un sorriso si formava sulle sue labbra e allora si chiedeva come stesse procedendo la vita laggiù, sei prati fossero ritornati verdi e rigogliosi come la prima volta, sei fiossi avessero ricominciato a cantare se..se Hatter avesse ripreso a fare cappelli, ripensando alla sua espressione entusiasta circondato da stoffe mentre decideva il cappello da fabbricare per la regina Rossa.
Hatter… tra tutti gli abitanti del Sottomondo era quello di cui sentiva di più la mancanza.
Un cuore coraggioso che si nascondeva sotto un viso troppo pallido e dei capelli di un arancione innaturale. Una lealtà d’animo da far invidia a qualsiasi eroe dei libri di avventura che Alice adorava leggere.
Hatter non aveva modi raffinati, un sorriso curato o se per questo un aspetto ordinato…molti uomini del mondo di Quassù sarebbero inorriditi dal suo aspetto fuori dall’ordinario, ma Alice non poteva che non ricordare la sua espressione affabile, la sincerità dei suoi gesti, priva delle facezie che gli uomini Londinesi atteggiavano.
Alice sospirò per l’ennesima volta, questi pensieri erano diventati il suo nuovo “incubo”.
“Sangue di Ciciarampa per farti tornare a casa” le aveva detto la Regina Bianca porgendole il piccolo flaconcino colmo di liquido viola, “Se è questo quello che vuoi” infine aveva aggiunto.
Tornare a casa era veramente quello che aveva voluto?, più di una volta si era posta questa domanda. A Hatter aveva risposto che c’erano domande a cui doveva rispondere.. cose da fare.. e poi?
Non aveva pensato al poi. Una volta che le domande avevano trovato una risposta, che le cose erano state fatte, Alice era di nuovo sola. Incompresa.
La mattina ancora pensava a cose impossibili prima di fare colazione, continuava a sognare ad occhi aperti e a fare domande che le persone che la circondavano trovavano sconcertanti, inappropriate e folli. La differenza ora, era che prima era una nulla tenente figlia di un sognatore morto prima di realizzare le sue visioni in balia del volere degli altri, mentre ora era socia di un’importante compagnia navale che suo padre stesso aveva creato. La gente non approvava il suo stile di vita, ma si frenava dal criticarla apertamente non volendo rinunciare alla fetta di guadagno che le sue “visioni”, così le definivano, portavano nelle loro tasche.
Un altro sospiro. Se non avesse deciso di tornare, avrebbe partecipato alla ricostruzione del Sottomondo, sarebbe stata libera di pensare e dire quello che voleva senza incappare in espressioni allibite, imbarazzate e di rimprovero.
Sarebbe stata circondata da amici che le volevano bene . L’espressione afflitta di Hatter le tornò in mente, prima del loro addio, quando aveva deciso di tornare a casa.
Casa, tra le tante definizioni Alice non poteva che non pensare a questa: <> Perché questa descrizione non combaciava con quella in cui viveva? Bei mobili, bei vestiti ma non era il posto in cui desiderava stare né riposante e congeniale. Perché Il Sottomondo combaciava perfettamente con la definizione di casa. Era veramente quella la sua casa? Bere il sangue di Ciciarampa era stato un errore madornale?
Alice non potè dare una risposta a quelle sue elucubrazioni, quando un urlo dalla vedetta di turno annunciò Terra!
Alice aguzzò lo sguardo verso l’orizzonte dove una cresta disomogenea si stagliava, troppo indefinita per scorgere la vegetazione, ma abbastanza da capire che erano ormai arrivati a destinazione. Il porto di Hong Kong era orami una visione concreta e non più una follia.
“Tuo padre sarebbe stato fiero di te, Miss Kingsley” le disse Lord Ascot che le si era avvicinato in quel momento per vedere meglio la costa della Cina che si stagliava come una terra promessa davanti ai loro occhi.
***
Erano finalmente a terra. Un mondo così diverso che Alice pensò che due occhi solamente non bastassero a cogliere tutto quello che c’era da vedere.
Dall’avvistamento della costa fino a quel momento nella sua camera d’albergo non aveva potuto riprendere il filone di pensieri che l’aveva assorbita poco prima dell’avvistamento, ma adesso nella solitudine della sua camera sentiva quei pensieri riaffiorare che lo volesse o meno.
Alice guardò dalla finestra che si affacciava sul giardino, da subito aveva appreso con quanta dedizione gli abitanti di queste terre dedicassero alla natura circostante. Ampli giardini con fontane di pietra e alberi di ciliegio adornavano questi piccoli angoli di paradiso.
Casa.
Voleva tornare a casa, ma non nella umida e nebbiosa Londra, voleva tornare a Wonderland.
All’improvviso tutto le sembrò così chiaro e nitido. Questo non era il suo posto, questa non era più il suo mondo, semmai lo fosse stato. Orami da tempi immemori , da quando era abbastanza grande da ricordare i suoi sogni che anelava a qualcosa che questo mondo non poteva darle. Amava sua madre e sua sorella, ma erano troppo assorbite da questa vita per capirla completamente. Hatter.. lui si che la capiva.
Ormai era troppo tardi.
A migliaia di chilometri di distanza dal buco in cui era sprofondata era impossibile tornare a casa, sempre se fosse stato ancora possibile tornare. Tanta era la paura di tornare in quel posto e scoprire che il suo unico punto di contatto con il Sottomondo era scomparso e di esso fosse rimasto una semplice tanta di un Bian coniglio.
Alice appoggiò la fronte sul vetro freddo della finestra, una lacrima calda le scese sulla guancia e poi un’altra e un’altra ancora.
Con la coda dell’occhio un movimento colse la sua attenzione.
C’era qualcuno nel giardino.
Con la luce fioca dell’imbrunire era difficile distinguere le figure, vide un cespuglio muoversi, poi più nulla. Dopo pochi minuti un’altra volta scorse una figura bianca aggirarsi per il giardino.
Alice sentì il cuore batterle in petto sempre più forte, un senso di speranza invaderla.. e se… ma non fece in tempo a dare voce ai suoi pensieri quando la figura si fece più distinta illuminata dagli ultimi raggi di sole, prima del tramonto.
Stava sognando.
Alice si diede un pizzicotto sulla spalla “ahi”.
Non era un sogno.
La realizzazione che quella fosse la realtà la invase insieme ad un senso di eccitazione misto a gioia, incredulità..sarebbe tornata a casa.
Alice corse verso la porta, correndo per il corridoio verso l’uscita che portava al giardino.
“Fa che non sia troppo tardi” si ripeteva mentre correva giù per le scale.
“Miss Kingsley!”
Alice si fermò di colpo nel sentire la voce di Lord Ascot.
“Miss Kingsley dove sta andando così di fetta?” le chiese l’uomo anziano.
Alice col fiatone, prese le mani dell’uomo e rispose”Lord Ascot la ringrazio per l’opportunità che mi ha dato, per aver creduto nelle mie idee e avermi permesso di realizzare il sogno di mio padre.”
“Miss Kingsley.. Alice sono io che le sono grato ..”
“Aspetti” lo interruppe Alice “ Ora che le difficoltà sono finite le chiedo di prendersi cura di mia madre e di mia sorella, di dare loro quello che spetta della mia quota della società” Alice azzittì Lord Ascot che cercava di capire il senso delle sue parole “ me lo prometta, la prego”
“Sul mio onore, Miss Kingsley” rispose l’uomo.
“Bene. Non preoccupatevi per me, starò bene.. più che bene” disse Alice e con questo riprese la sua corsa verso il giardino con un peso in meno sul cuore sapendo che sua madre e sua sorella non sarebbero state da sole.
Una volta uscita Alice si guardò in torno alla ricerca del Bian Coniglio..
” Bian Coniglio?Sono Alice..Dove sei??” disse cercando tra i cespugli.
“Alice.. “
Alice si voltò al suono del suo nome”Bian Coniglio!”
“Alice… sono venuto a prenderti!” rispose.
La gioia di Alice nel vedere il suo amico fu smorzata dalla paura che fosse accaduto qualcosa di brutto nel Sottomondo.
“E’ successo qualcosa? La regina Rossa si è liberata?” rispose Alice non riuscendo a nascondere il suo timore.
“No Alice, la Regina Bianca mi ha mandato a prenderti, ha percepito il tuo desiderio di tornare nel Sottomondo e mi ha inviato da te.”
Alice tirò un sospiro di sollievo sentendo la gioia pervaderle il cuore” Sì Bian Coniglio, voglio tornare a casa” rispose tendendo la mano verso l’animale.
***
Il viaggio verso il Sottomondo fu meno agitato dell’ultima volta, in men che non si dica erano già arrivati dall’altra parte. Nei pochi mesi che era andata via Alice già riusciva a scorgere i notevoli cambiamenti che il governo della Regina Bianca aveva apportato. Non più ombre scure e intimidatorie si nascondevano agli angoli del bosco, il sole splendeva e un senso di pace e beatitudine aleggiava tutto intorno.
Le prime persone che incontrò Alice al suo ritorno a Wonderland furono la Regina Bianca e Bayard che l’aspettavano all’ingresso del castello.
“Bentornata Alice” l’accolse la Regina.
“Sono contenta di essere tornata e devo ringraziarvi infinitamente per avermi dato la possibilità di fare ritorno.” Rispose Alice.
“Alice tu ci hai salvato dalla distruzione e per questo te ne saremo sempre grati, questa sarà sempre casa tua e sarà sempre pronta ad accoglierti.”
“Grazie” rispose Alice con il cuore troppo gonfio di emozioni per poter aggiungere altro.
Al castello incontrò molti dei suoi compagni di avventura, ma più con lo sguardo cercava tra la folla, più non riusciva ad intravedere la chioma arancione e il suo fido cappello tra le persone che la circondavano.
“Cerchi il Cappellaio, mia cara Alice?” lo Stregatto era comparso al suo fianco.
“Stregatto! “ disse Alice colta di sorpresa.
“Bentornata, tesoro..” rispose con tono suadente il felino.
“Contenta di essere a casa”rispose Alice.
“Contento di averti di nuovo qui e ora bando a i convenevoli, credo che sia l’ora del tè non credi, mia cara?”
L’unica risposta di Alice fu un sorriso mentre seguiva lo Stregatto nel ventre del Bosco.
***
Nella piccola radura la lunga tavola imbandita catturò l’occhio di Alice, le teiere erano pulite e scintillanti, le tazze rotte erano scomparse rimpiazzate da altre più nuove, dolcetti invitanti accompagnavo il tè, rendendo la tavola imbandita ancora più festosa.
Le risate dei commensali erano chiassose accompagnate dal suono metallico di cucchiaini che sbattevano contro la porcellana delle tazze, dal tonfo di oggetti che venivano scagliati in aria.
Il Leprotto e il ghiro continuavano a battibeccare mentre Hatter li ascoltava divertito sorseggiando il suo tè.
Tutti e tre ignari della sua presenza finchè lo Stregatto non li interruppe indicando loro il nuovo arrivo.
“E’ Alice!” urlò con voce stridula il ghiro saltellando sulla tavola!
“Sì Sì è Alice!!! E’ tornata!” rispose il Leprotto con fare saccente.
Alice li salutò calorosamente per poi spostare il suo sguardo su Hatter che nel frattempo era rimasto a capotavola in silenzio.
Alice gli andò in contro.
Hatter le sorrise, prendendole la mano e baciandogliela lievemente “Bentornata mio Paladino”
Alice sorrise “Spero di non essere in ritardo per il tè”
“Non è mai tardi per una buona tazza di tè!”rispose gioiosamente il Cappellaio mentre le versava la bevanda fumante in una delle tazze vuote.
“Mia cara Alice, sai cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?” le chiese Hatter mentre beveva il suo tè.
Alice posò la tazza sul tavolo e strinse la mano del cappellaio “Sono entrambi reali.”
Il cappellaio sorrise” Giusto mia cara.. giusto” continuando a stringere la mano di Alice.
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