To celebrate the need of comrades.

Dec 27, 2009 19:57

Titolo: To celebrate the need of comrades.
Autrice: martu89
Beta: zoedriver
Fandom: RPF Letteratura americana(?)
Personaggi: Jack Kerouac/Neal Cassady - citati Allen Ginsberg e Carolyn Robinson.
Rating: NC-17?
Warning: mmh
Conteggio parole: 1402 (open office)
Note: Alloooooora, questa fanfic avrebbe potuto partecipare al p0rn fest, ma la sanzina89 mi ha giusto affidato il prompt quando non si potevano più spedire prompts, quindi insomma, ciao!xD Ma non per questo ho deciso di non scrivere, insomma, è un prompt incredibilmente bello e andava scritto. 
In realtà ho amato molto scrivere questa fic, innanzittutto perchè per la prima volta nel mia vita sono riuscita a scrivere e a infilarci qualcosa che ho studiato e amato!xD Non è che io abbia studiato la Beat Generation a Letteratura Anglo Americana (cosa che mi pare assurda) però sono riuscita a metterci, anche solo di nome, altri autori che ho fatto e che si collegano bene e senza sforzi all'argomento trattato. Ok, magari per chiarimenti vi faccio una piccola spiegazione almeno sulla storia e su chi parlo e cito. Se non avete voglia di leggerla, saltatela pure non è necessaria, anche perchè potrebbe essere noiosa.!xD
[breve(?) speigazione]
Beh, chiaramente il personaggio principale è Jack Kerouac esponente della Beat Generation, autore di "On the Road" ("Sulla Strada") e etc etc. Jack conosce Neal Cassady e Allan Ginsberg alla Columbia University verso la metà degli anni '40 ed è proprio Cassady ad essere un po' la guida e l'ideatore dei fondamenti della Beat Generation. Le relazioni tra i tre non sono mai stati solo di amicizia, difatti sia Kerouac che Ginsberg sono stati amanti a lungo di Cassady. Carolyn Robinson è stata la seconda moglie di Cassady nonchè amante di Kerouac e decise di separarsi da Cassady quando trovò il marito, Ginsberg e la prima moglie di Cassady a letto insieme!xD
Oltre agli autori della Beat Generation vengono citati tre autori dell'800: Thoreau, Emerson e Whitman. Tutti e tre fanno parte della corrente americana del Trascendentalismo, una corrente più o meno paragonabile al Romanticismo europeo, ma più selvaggio, diciamo. Emerson e Thoreau sono stati principalmente dei teorici e dei filosofi. Io cito di Thoreau Walden, in cui lui parla della sua esperienza di due anni in completo isolamento nei boschi e nelle terre selvagge (che poi Walden ha ispirato appunto Into the wild!). Dall'altra parte, Whitman è stato un poeta, dichiaratamente gay. Infatti, nella sua raccolta di poesie più famosa Foglie d'Erba c'è un capitolo solamente dedicato a poesie omossessuali (chiaramente censurato all'epoca), poesie bellissime tra l'altro, leggetele! Ed è proprio da Calamus (il libretto di poesie gay) che proviene il titolo di questa piccola fic!
Insomma, ho voluto citare i Trascendentalisti nella mia fic perchè sono effettivamente stati un motivo ispiratore per la Beat Generation, in fin dei conti parlano tutti delle stesse cose: la libertà, il vagabondare senza un meta, la natura, etc etc.
[/breve(?) spiegazione]
Dedichine varie: innanzitutto alla cara Marta (sanzina89 ) che mi ha dato questo prompt assolutamente bellissimo e che mi ha fatto venir davvero voglia di scrivere (cosa che accade di rado ç_ç); poi alla mia sorellina, nonchè omonima preferita, lamechante perchè è troppo troppo troppo tempo che non le scrivo qualcosa, inoltre lei mi ha regalato una ficcina davvero adorabile per natale ( here!) e volevo ricambiarla in qualche modo; last but not least, alla mia zoedriver che non solo mi ha betata ma mi ha introdotto a questo fandom RPF storico/letterario adorabile (con questa fic, che dovreste davvero davvero leggere!), che cavolo, mi piace da morire e mi fa venir voglia di scrivere con costanza. Quindi, se avete idee promptatemi!**



Apre la porta dell'appartamento con violenza e gli occhi lucidi. Lui è lì che legge Thoreau, in quella sua versione ormai consunta e stropicciata di Walden. Con gli occhi lucidi e la sigaretta tra le labbra. Jack è quasi certo che gli occhi di Neal non siano lucidi per lo stesso motivo per il quale lo sono i suoi.
“Piove, leggo Thoreau.”
Neal scuote la cenere della sigaretta per terra sopra a riviste porno e poesie di Whitman.
“Sai perché mi piace Thoreau? Lui crede davvero nelle stronzate che dice. È coerente. Non come quella testa di cazzo di Emerson che - cazzo.” La sigaretta gli cade tra le pagine del libro e un'altra bruciatura fa compagnia a quelle di altre chissà quali sigarette in altrettanti chissà quali giorni di pioggia. Lui la butta via e ne accende un'altra.
“Jack, Jack, cazzo, senti qua. «Non l'amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia... datemi solo la verità.» Che grandissimo mucchio di cazzate! Dico io, se Thoreau avesse mai scopato non sarebbe mai andato in un bosco a cercare sé stesso. Avrebbe scelto, che so, un strada, un bordello, ...”
Neal guarda per la prima volta Jack da quando è entrato. Il cappotto gocciolante, i capelli fradici, le scarpe bagnate. Acqua ovunque.
“Cazzo, Jack, perché sei venuto qui con la pioggia?”
Oh, si era preparato infiniti discorsi tra sé e sé, lunghi monologhi da adolescente mentre camminava e la pioggia inondava le prime rughe del suo volto. Davvero, si era riempito di buone parole, saldi principi, frasi intricate. Ma tutto si scioglie come un un cubetto di ghiaccio nel Sahara, tutto viene spazzato via nell'esatto istante in cui Neal alza gli occhi e lo guarda. Il suo sguardo sfacciato e innocente e malizioso. E, dio, Jack non sa come descriverlo. Si sente come un bambino davanti a lui, un bambino nudo e tremolante. Il che è anche abbastanza assurdo, perché lui ha quattro anni in più di Neal.
Ma era stato sempre così.
Ricordava il giorno in cui aveva per la prima volta incontrato Neal. Era stato alla Columbia. Neal fumava e leggeva Whitman. Le lunghe dita che reggevano la sigaretta, lo sguardo da intellettuale, gli occhi bassi e le parole bisbigliate. E Jack all'epoca era quasi certo di odiarlo. perché - perché uno così non puoi che odiarlo. Sapeva solo di provare l'irrefrenabile desiderio di comprare tutte le poesie di Whitman, scolarsele tutte in un sorso e avere qualcosa in comune con lui. Jack era troppo giovane ed ingenuo, non era ancora stato svezzato dalla vita per capire che in realtà ne era attratto fisicamente, intellettualmente, sessualmente e in tutti i modi in cui si può essere attratti da una persona.
Jack ripensa ai tempi della Columbia e ad Allen lì con loro che -
Allen.
“Allen...”
“Cosa c'entra ora quel piccolo bastardo?”
E Jack arrossisce. Nascondersi, uscire, correre, fuggire, espatriare, buttarsi nell'oceano, morire. perché, cazzo, Neal non lascia mai un discorso sospeso e. Jack avrebbe dovuto ammettere di essere la bambina capricciosa e viziata che vuole il padre tutto per sé e vorrebbe che il fratellino non lo guardasse nemmeno e, figuriamoci, toccarlo.
“Ma nulla, è che. Insomma. Sì.”
Neal sembra tante cose, ma non lo è nessuna. Sembra essere scostante e distratto, sembra che non gliene freghi più di tanto, sembra non conoscere Jack. Ma la verità è che lo conosce molto meglio di quanto chiunque altro al mondo. Sa osservare con noncuranza. Non gli erano mai sfuggiti i mille piccoli modi con cui Jack affannosamente cercava di compiacerlo. Come lo venerava timidamente, con amore, con costanza. Neal amava essere adulato, essere il dio di qualcuno.
“Sei geloso di Allen? Cazzo, Jack, davvero, gelosia? Credevo fosse passata di moda. Cazzo, non sono mica stato geloso quando ti portavi a letto Carolyn. Ti dirò che mi faceva anche bel po' piacere. perché, cazzo, non sono mai stato un buon marito, ma lei se lo meritava un buon marito. Amo le donne, sì. Ma, sai, prediligo i culi dei bei ragazzi. E Allen è sempre stato un buon compagno di scopate. Se avessi saputo che volevi anche tu una botta - tutte le volte che dormivano a casa tua, insomma, se avessi saputo ti avrei invitato ad unirti a noi. Se avessi saputo -”
E, badate bene, che sapeva e aveva sempre saputo. Ma amava quella creaturina più grande di lui solo sulla carta d'identità. L'amava nelle viscere più profonde del suo corpo e nei bronchi meno malandati dei suoi polmoni. E non che non avesse mai avuto voglia di sbatterselo. Sapeva però che Jack avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, qualsiasi, qualsiasi davvero. E non che avesse di solito una coscienza, ma davvero, temeva che si sarebbe sentito veramente un gran bastardo a sfruttare quella bestiolina.
E si sente un gran bastardo anche in quel momento, avvicinandosi a Jack e sfilandogli il cappotto e la maglia e i pantaloni. Abbracciandolo con lo scusa che il freddo e l'umidità gli avrebbero fatto prendere la febbre. Jack è immobile e si fa fare tutto con l'arrendevolezza con cui un cucciolo si fa grattare la pancia. Jack pensa che non sta pensando, che aveva sognato a lungo quel momento nelle notti solitarie, con una mano che si muoveva rapida sotto le coperte.
Neal lo bacia, succhia con avidità e desiderio le sue labbra, gli lascia in bocca il sapore di tabacco scadente e di cameratismo passato.
Neal lo prende per mano e lo trascina verso il letto. Poco più di una branda con un materasso sporco e sfondato, le lenzuola strappate e piene di macchie. Jack pare riluttante a stendersi su quel mucchio di stracci cenciosi.
“Dai, non farti pregare, da bravo.”
Jack si accoccola, lo sguardo intimorito e incredulo. Se ne sta sul bordo, su di un fianco, con la paura di occupare troppo spazio con il suo esile corpo. Neal gli si stende affianco. Gli circonda il petto con un braccio.
“Fatti più vicino. Tu me l'hai chiesto con quegli occhi supplichevoli. Non avere paura, adesso.”
E fa forza con quel braccio e lo attrae a sé, tanto che possa sentire che è completamente nudo. Che è troppo tardi per ripensarci.
Jack non fa resistenza e allunga la sua mano timida e fredda sulla schiena di Neal. Quella schiena d'acciaio che aveva sopportato la fame, i pugni, la galera. E la mano scende giù, giù giù. E improvvisamente pensa ad Allen, ad Allen nudo, ad Allen che era stato più volte dove si trova ora la sua mano.
E rabbia, dolore e bottiglie di gin scolate nella solitudine di una panchina.
Ma poi riflette e ride. Ride tra sé. Che Allen non c'è. C'è ora lui tra le braccia di Neal.
E prende a baciare Neal con foga, come se non ci fosse abbastanza tempo per gustarsi tutta la dolcezza della sua saliva. E sente l'erezione di Neal puntare sempre più contro la sua pancia.
Neal allora prende il controllo della situazione, ha lasciato fare al bambino anche troppo a lungo. Lo fa girare nuovamente.
“Questo, forse, potrebbe farti male, all'inizio.”
Gli parla accarezzandogli i capelli, soffia le parole nel suo orecchio con un affetto e una cura che non aveva mai avuto per nessuno dei suoi precedenti amanti.
E Jack si squarcia. E grida. E sfibra le corde vocali urlando.
Ma il ritmo serrato fa sembrare quel dolore sempre più piacevole. O forse è il dolce su e giù della mano di Neal che cerca di cullarlo?
I cori di gemiti si alternano sempre più veloci.
Jack pensa che il paradiso deve essere quel letto, che il paradiso deve essere così. Dolore e piacere che bruciano insieme. Jack pensa che - no, non riesce più a pensare.
È come una luce accecante che ferisce i suoi occhi nonostante le palpebre chiuse. È come stare affogando e respirare acqua dal naso e annaspare. È come cadere, sbattendo la testa nell'angolo più aguzzo, e sanguinare senza rendersene conto.
E Jack viene copiosamente sulle lenzuola. Altre macchie.
Neal lo segue poco dopo. E non si alza, non si accende una sigaretta, non va a leggersi Whitman come farebbe di norma dopo ogni scopata.
Invece, allunga il braccio attorno al petto di Jack, gli bacia il collo e lo abbraccia. E mentre Jack cerca di riprendere fiato, si addormenta.

fanfic: american literature, fanfic

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