Non sono qui per parlare ancora dell'erasmus, perchè ho espresso il mio pensiero in modo chiaro e conciso nello scorso post.
Non son qui nemmeno per insultare il mondo per l'uscita della mia amata Noemi. Perchè, voglio evitare. Sto morendo di tristezza.
E non sono qui nemmeno per commentare l'anteprima del nuovo album degli Aram. Dio, me ne guardi, piuttosto.
MA. Son qui per fare innanzitutto gli auguri a quell'amore della
brit_clo! Buon compleanno, caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaara! <3
Poooooi. Ho scritto una piccola e insulsa fanfiction che ora qui posto. Non ho molto da dire al riguardo, sinceramente. Se non che doveva essere tutt'altro, ecco, non so tenere a bada nemmeno una stupida fic. Ed è sconclusionata, illogica, e fastidiosa. E la Mara è terribilmente OOC. ç__ç Ma diiiiiiitemi voi che ne pensate!
Titolo: My sweetheart the drunk(s)
Autore:
martu89 Fandom: X-Fandom (RPF)
Pairing/Personaggi: Mara/Bastard - citati Noemi, Matteo, Jury, Daniele
Rating: G
Conteggio parole: 405 words
Avvertimenti: flash-fic
Disclaimer: Questa fanfiction è un'opera di fantasia e si ispira solamente ai protagonisti della corrente edizione di X-Factor. Non intendo ledere nessuno e figuriamoci se scrivo a scopo di lucro.
Note varie: first of all, dedico questa fic alla
brit_clo , giacchè è il suo b*day, e alla
eide_oconrad , anche se il suo è stato qualche giorno fa! Auguri! Spero di rivedervi presto! <3 E mi dispiace avervi fatto solo questa miseria, volevo fare qualcosa per ognuna, ma, davvero, sono pessima con la grafica. ç___ç Poi ringrazio la
perlinha per l'amorevole betaggio e per avermi consigliato il titolo dal (quasi) omonimo album di Buckley. <3 (Soffro di una pesante allergia ai titoli)
Poi. La ship non è ovviamente una ship vera e propria! XD Non sono così perversa, cavolo. XD Però la prima cosa che ho notato, sin dal bootcamp, è il profondo amore che Mara nutre per i Bastard e trovo che sia una cosa dolcissima, e da questo nasce questa fic! Enjoy! <3
Scoppia a ridere. E ride. E ride. E ride. Stringe le mani raggrinzite sul ventre molliccio. E continua a ridere. Il loft non è vuoto. L'aria è pesante di alcol, fumo e musica. Una festa, un'altra. Non che ci voglia molto per iniziare una festa lì. Qualcuno avrebbe attaccato a cantare vagamente una canzone nota a tutti, e qualcun altro avrebbe portato qualche bottiglia di vodka o gin o qualsiasi altro alcolico abbastanza forte da farli ubriacare in poco tempo. E poi ci sarebbero stati canti e danze finché la notte non sarebbe sfumata nell'alba, lasciandoli stremati sul pavimento.
Era un onore essere presenti a uno di quegli strani riti dionisiaci.
Dionisiaci. Ride ancora. Spalanca la bocca troppo colorata per una donna della sua età. Ride con gli occhi e i polmoni.
Allunga la mano verso il bicchiere poco lontano da lei. Soffoca la risata in un sorriso contrariato. Il bicchiere è vuoto. Alza lo sguardo.
Daniele russa beato su una poltrona, un rivoletto di bava gli pende felice dalle labbra. Jacopo, Michele e Federico son seduti in circolo a terra, birra in mano, chiacchierano tra loro solo guardandosi. Matteo canticchia distratto, girando tra le mani un calice di vino rosso. Jury non si vede spesso, ma si sente sempre. Sta suonando. Noemi, seduta davanti a uno specchio, fa nuvole di vapore sorridendo assente e disegna cuori con le dita.
E lei li fissa tutti con breve e improvvisa lucidità.
In fin dei conti son tutti pianeti a sé stanti, che venerano lo stesso sole. Ma sono da soli. Felicemente soli. Cantano insieme, parlano e sorridono tra loro, da lontano, come temendo di urtarsi ed esplodere.
Però lei non è un'artista. Per lei è tutta questione di bianco o nero. Di mi piace o non mi piace. Di bene o male. Di collocabile o non collocabile. E si è ritrovata alla fine con il cuore stantio.
Eppure.
Jacopo, Federico e Michele si alzano e si avvicinano a lei, le si siedono attorno.
Eppure loro.
Jacopo le appoggia la testa su un braccio.
Eppure prova per loro un amore che non credeva più possibile. Pensava che l'età, il lavoro l'avessero resa sterile alla vita, alla felicità. Invece, sorride mentre loro cantano.
Michele si allunga e afferra la prima bottiglia che trova. Riempie il bicchiere a Mara. Poi passa la bottiglia agli altri due.
“Grazie,” mormora lei.
E, no, quel grazie non è per il gin.