Per la prima volta, Neal era spaesato. Aveva truffato decine, centinaia di persone, aveva rubato inestimabili tesori, si era camuffato in mille modi diversi. Ma non gli era mai capitato di vesirsi da donna, prima d'ora. Lunghe ciocche di capelli neri si abboccolavano lungo la schiera, una sottile mascherina incorniciava i suoi occhi azzurrissimi, un sottile velo di rossetto gli colorava le labbra, le gote erano rese più colorite da un tocco di blush. Il lungo abito turchese esaltava la sua vita sottile e, grazie a un sapente gioco di imbottiture, retituiva alla vista il corpo perfetto di una giovane donna dalle forme generose, ma aggraziata. Sorrise, davanti allo specchio: era pronto.
Quando fece il suo ingresso nel palazzo, tutti si voltarono a guardarlo. Lui non badò a quelle attenzioni, e si diresse verso il suo obiettivo: Peter. L'uomo, l'unico agente della polizia che fosse mai riuscito ad avvicinarsi a lui così tanto dall'essere quasi sul punto di arrestarlo, di solito era accompagnato da sua moglie, la bella Elizabeth. Ma quella sera la donna aveva un impegno molto importante per il suo lavoro, e Neal ne avrebbe approfittato per avvicinarsi a Peter e conoscerlo meglio.
Quando fu a pochi passi di distanza da Peter, vestito con la divisa della polzia, Neal fece un piccolo inchino, sorridendo, e gli porse la mano. L'uomo l'afferrò, mostrando un leggero imbarazzo. Portò un braccio a stringere il fianco del truffatore, e cominciò a ballare a ritmo del walzer che si andava diffondendo nella stanza. - Ci siamo già visti? - domandò, fissandolo negli occhi. Neal scosse la testa. Premette un pulsante, avviando il simulatore vocale fornitogli da Mozzie. - No, è la prima volta che vengo qui. Ma l'ho vista da solo, e ho pensato che gli avrebbe fatto piacere un po' di compagnia. - In effetti ero solo, stasera. Ma non sarebbe stato un problema. Mia moglie ha avuto un incarico importante, e sono solo felice per lei. - Capisco. Continuarono a ballare sulle note che cambiavano, parlando del più e del meno, per più di un'ora. Peter non aveva abbassato del tutto le difese, non lo avrebbe mai fatto, ma appariva molto più rilassato e disponibile al dialogo di quanto non fosse mai stato in presenza di Neal. Non che ci fosse qualcosa di cui stupirsi. - Quindi, hai detto che ora sei sulle tracce di un truffatore... - disse Neal, che ormai era passato a dargli del tu. - Diciamo di sì. Non posso darti molti dettagli del mio lavoro, ma posso dirti che è un osso duro. Ma che sono sicuro di catturarlo. Neal, che all'inizio sorrideva compiaciuto, ora era estremamente intrigato dalle parole dell'uomo. - Ah sì? e come puoi esserne certo? - Perché tutti gli uomini commettono errori, prima o poi. - Sorrise amabilmente, poi cambiò discorso. - Piuttosto, dimmi di te. Sembri conoscere ogni cosa di me, mentre io non so neppure il tuo nome. Neal sbatté le ciglia, coperte di mascara. - Il mio nome? Che sbadata, mi chiamo Katerine. Mi interessano molto i miteri e le indagini di polizia, ma questo lei lo avrà già notato. - Sì, ne avevo una vaga idea, - ironizzò l'agente. Continuarono a ballare, fino a che non scoccò la mezzanotte. - Un po' come Cenerentola, per me è ora di andare, - si scusò Neal. - Capisco. Grazie della piacevole serata, allora. Neal si sporse, e gli diede un veloce bacio sulle labbra. Durò un attimo, ma diede i brividi ad entrambi. - Buona serata a te, agente Burke. Spero ch ci rivedremo presto, - disse il truffatre, e si allontanò. Non visto, Peter sillabò con le labbra - Ne sono sicuro, Neal Caffrey. Ne sono sicuro.
Lunghe ciocche di capelli neri si abboccolavano lungo la schiera, una sottile mascherina incorniciava i suoi occhi azzurrissimi, un sottile velo di rossetto gli colorava le labbra, le gote erano rese più colorite da un tocco di blush. Il lungo abito turchese esaltava la sua vita sottile e, grazie a un sapente gioco di imbottiture, retituiva alla vista il corpo perfetto di una giovane donna dalle forme generose, ma aggraziata.
Sorrise, davanti allo specchio: era pronto.
Quando fece il suo ingresso nel palazzo, tutti si voltarono a guardarlo. Lui non badò a quelle attenzioni, e si diresse verso il suo obiettivo: Peter. L'uomo, l'unico agente della polizia che fosse mai riuscito ad avvicinarsi a lui così tanto dall'essere quasi sul punto di arrestarlo, di solito era accompagnato da sua moglie, la bella Elizabeth. Ma quella sera la donna aveva un impegno molto importante per il suo lavoro, e Neal ne avrebbe approfittato per avvicinarsi a Peter e conoscerlo meglio.
Quando fu a pochi passi di distanza da Peter, vestito con la divisa della polzia, Neal fece un piccolo inchino, sorridendo, e gli porse la mano.
L'uomo l'afferrò, mostrando un leggero imbarazzo. Portò un braccio a stringere il fianco del truffatore, e cominciò a ballare a ritmo del walzer che si andava diffondendo nella stanza.
- Ci siamo già visti? - domandò, fissandolo negli occhi.
Neal scosse la testa. Premette un pulsante, avviando il simulatore vocale fornitogli da Mozzie.
- No, è la prima volta che vengo qui. Ma l'ho vista da solo, e ho pensato che gli avrebbe fatto piacere un po' di compagnia.
- In effetti ero solo, stasera. Ma non sarebbe stato un problema. Mia moglie ha avuto un incarico importante, e sono solo felice per lei.
- Capisco.
Continuarono a ballare sulle note che cambiavano, parlando del più e del meno, per più di un'ora.
Peter non aveva abbassato del tutto le difese, non lo avrebbe mai fatto, ma appariva molto più rilassato e disponibile al dialogo di quanto non fosse mai stato in presenza di Neal. Non che ci fosse qualcosa di cui stupirsi.
- Quindi, hai detto che ora sei sulle tracce di un truffatore... - disse Neal, che ormai era passato a dargli del tu.
- Diciamo di sì. Non posso darti molti dettagli del mio lavoro, ma posso dirti che è un osso duro. Ma che sono sicuro di catturarlo.
Neal, che all'inizio sorrideva compiaciuto, ora era estremamente intrigato dalle parole dell'uomo.
- Ah sì? e come puoi esserne certo?
- Perché tutti gli uomini commettono errori, prima o poi. - Sorrise amabilmente, poi cambiò discorso. - Piuttosto, dimmi di te. Sembri conoscere ogni cosa di me, mentre io non so neppure il tuo nome.
Neal sbatté le ciglia, coperte di mascara.
- Il mio nome? Che sbadata, mi chiamo Katerine. Mi interessano molto i miteri e le indagini di polizia, ma questo lei lo avrà già notato.
- Sì, ne avevo una vaga idea, - ironizzò l'agente.
Continuarono a ballare, fino a che non scoccò la mezzanotte.
- Un po' come Cenerentola, per me è ora di andare, - si scusò Neal.
- Capisco. Grazie della piacevole serata, allora.
Neal si sporse, e gli diede un veloce bacio sulle labbra. Durò un attimo, ma diede i brividi ad entrambi. - Buona serata a te, agente Burke. Spero ch ci rivedremo presto, - disse il truffatre, e si allontanò.
Non visto, Peter sillabò con le labbra - Ne sono sicuro, Neal Caffrey. Ne sono sicuro.
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